MUSCETTA, Carlo
Storico della letteratura e critico militante, nato ad Avellino il 22 agosto 1912. Ha insegnato Storia della letteratura italiana nelle università di Catania, Roma e Parigi fino al 1983. La sua formazione avviene tra Avellino e i centri universitari di Napoli e Firenze. Fondamentale l'insegnamento politico e, in specie, meridionalistico di G. Dorso. Momento decisivo della sua formazione fu la lettura, negli anni del liceo, degli scritti, specie politici, di F. De Sanctis e, successivamente, la frequentazione dell'ambiente crociano e, in fecondo consenso e dissenso, dello stesso Croce. In direzione di un superamento critico dell'estetica crociana lo avrebbe poi avviato, mentre ne confermava e chiariva l'adesione a De Sanctis, L. Russo, suo maestro anche di vita e di antifascismo. Questo insieme di esperienze culturali vissute negli anni decisivi della lotta per la libertà e la democrazia si tradurranno, sul piano della prassi, in un'entusiastica e generosa adesione all'azionismo.
A De Sanctis M. ha guardato con lunga dedizione di discepolo ideale, assimilandone l'ispirazione etico-politica nella scrittura e nella didattica e riproponendone il pensiero estetico e critico, assunto come punto di partenza per nuove ipotesi interpretative e storiografiche. La sua fedeltà è testimoniata dai giovanili Studi desanctisiani (1932) e dagli Studi sul De Sanctis e altri scritti di storia della critica, raccolti nel 1980; dalla direzione dell'edizione integrale delle opere presso l'editore Einaudi; dal progetto dell'edizione nazionale, dall'organizzazione di un importante convegno internazionale (settembre 1984).
Negli anni dell'immediato dopoguerra un definitivo svolgimento nelle posizioni di M. sarà costituito dall'accoglimento del quadro teorico e ideologico del marxismo, fatto proprio e maturato nella forma gramsciana e lukacsiana. La sua prospettiva ne derivava concretezza e attualità nella misura in cui accoglieva il punto di vista classista. Sul piano della pratica critica però, della lezione crociana egli conservava (e sempre conserverà) la volontà di pervenire − intento ultimo della lettura dei testi letterari − all'individuazione del valore. L'ispirazione marxista d'altra parte rafforzava e orientava l'impegno militante, già suscitato dalla precedente esperienza azionistica.
Dalla militanza politica e soprattutto culturale sono segnati gli anni Quaranta e Cinquanta: consulente delle case editrici Einaudi e Feltrinelli, redattore de La ruota (1940-43), dirige il quotidiano Italia libera e le riviste Aretusa e Società. Grande successo ebbe in questo periodo l'edizione da lui curata di un'antologia di prose di V. Padula: Persone in Calabria (1950). Gli interventi critici di questi anni, di grande impatto innovativo, sono raccolti in Letteratura militante (1953) e Realismo e controrealismo (1958). In quest'ultimo volume è contenuto il noto saggio Metello e la crisi del neorealismo, in cui M. stroncava il romanzo pratoliniano, che segnava per lui la fine dell'equivoco neorealista, in nome di un più sostanziale e corretto realismo, che fosse conoscenza autenticamente critica della realtà storica. Sono qui riuniti temi e interessi che si ritrovano nei volumi Romanticismo, realismo, decadentismo (1960) e in Realismo, neorealismo, controrealismo (1976).
La sapienza critica, le acquisizioni culturali e le specificità di linguaggio così acquisite vengono spostate, negli anni successivi, in direzione di un prevalente ripensamento di autori e correnti del passato (un interesse certo presente anche nell'attività precedente). Si tratta di un ripensamento che, a partire dagli anni Sessanta, si lega a nuove e strenuamente problematiche acquisizioni e sperimentazioni metodologiche, dalla psicanalisi allo strutturalismo, alla linguistica, alla semiologia, a Bachtin. Tratto peculiare della critica di M. è infatti l'apertura alle più importanti sollecitazioni culturali, e il suo metodo è in continuo farsi, ma in senso dialettico, alla ricerca cioè di sintesi sempre più e meglio comprensive. Di questo periodo vanno ricordati i fondamentali saggi e interventi su G. G. Belli (Cultura e poesia di G. G. Belli, 1961; nuova ediz., 1981; Il Papa che sorrise al Belli, 1989) e Boccaccio (1965; radicalmente rinnovato, 1972). Importanti saggi su Bettinelli, Petrarca, Boccaccio, Leopardi, Tommaseo sono raccolti in Ritratti e letture (1961). Contemporaneamente M. ha svolto una indefessa attività di direzione editoriale: tra le varie iniziative spiccano gli 11 volumi della ricchissima antologia Parnaso italiano per Einaudi e i venti tomi della Letteratura italiana. Storia e testi per Laterza; e infine Parnaso europeo, i cui primi volumi sono apparsi a partire dal 1989.
Ristampe dei più importanti contributi e nuovi saggi degli ultimi anni sono raccolti in Pace e guerra nella poesia contemporanea (1984), Don Chisciotte in Sicilia (1987), Per la poesia italiana. Studi, ritratti, saggi e discorsi (1988; i, Da Dante al Leopardi; ii, Da Belli a Gramsci); Il giudizio di valore (1992). Ha anche curato un'antologia di scritti sul problema della mafia: La letteratura sulla mafia (1988).
Un'interessantissima operazione culturale e artistica è la traduzione de I fiori del male di Baudelaire (1984). Culmina in questa, ma anche nella contemporanea scrittura creativa in verso e in prosa, una vocazione alla produzione di forme linguistiche di raffinata allusività e pregnanza espressiva. Versi e versioni (1986) è una raccolta di poesie, mentre tra ricostruzione storica e memorialistica si muove Lo zio garibaldino (1989). Di più pungente attualità è il racconto autobiografico in forma d'epistolario L'erranza (1992).