MURENA, Carlo
– Nacque nella fortezza di Collalto (oggi Collalto Sabino) il 16 luglio 1713 da Giuseppe e da Dorotea Rolli.
Si dedicò inizialmente agli studi umanistici che poi abbandonò per occuparsi di architettura, probabilmente in seguito all’incontro con Nicola Salvi, nel cui studio, a Roma, cominciò a operare come architetto. La data del suo arrivo nell’Urbe non si conosce con esattezza, ma si può ritenere sia riconducibile al periodo in cui iniziò l’apprendistato presso Salvi. La permanenza nella città papale si rivelò vantaggiosa per la sua carriera tanto che, già negli anni Trenta, appare accanto a Luigi Vanvitelli. La collaborazione iniziò probabilmente fra il 1737 e il 1738: secondo le fonti, Murena fu posto, grazie al suo protettore, il cardinale Francesco Barberini jr., sotto la direzione di Vanvitelli all’epoca in cui quest’ultimo «costruiva il Lazzaretto di Ancona» (Milizia, 1781; Ticozzi, 1832). A partire dal 1739 il suo nome compare costantemente accanto a quello di Vanvitelli, delle cui invenzioni progettuali si rivelò fedele interprete sin dagli esordi della sua attività architettonica: partecipò alla costruzione del convento di Montemorcino (1739-63), presso Perugia, ricoprendo, nello specifico, il ruolo di direttore dei lavori e, nel 1740, fu incaricato dagli olivetani di disegnare gli ornamenti delle cappelle della chiesa annessa al monastero di S. Maria in Campis nei pressi di Foligno (Marinelli, 2004).
A partire dal quinto decennio del Settecento fu attivo sia a Roma sia fuori. Dal 1740 è documentata la sua presenza a Fiumicino dove si occupò, prevalentemente, della manutenzione delle «passonate», ma anche di problemi idraulici più complessi; nel 1751 sostituì Vanvitelli a tutti gli effetti (Carbonara Pompei, 2008, pp. 22 s.).
Nel 1743 eseguì, su incarico degli olivetani, il disegno della nuova chiesa abbaziale di S. Croce di Sassovivo presso Foligno (Marinelli, 2004, pp. 101-103). A Gubbio, realizzò, insieme ad Antonio Francesco Berardi, l’ospedale Grande della città (i disegni furono presentati nel 1746 ma i lavori iniziarono solo nel 1749; Menichetti, 1975 e Carbonara Pompei, 2008, pp. 19, 34 s. nn. 34-45). A Roma, prese parte forse fin dal 1748 al restauro di S. Maria degli Angeli alle terme di Diocleziano per poi succedere a Vanvitelli, nel 1751, come direttore del cantiere; dal 1750 al 1763 firmò, come sostituto di Vanvitelli, numerose stime per lavori «fatti per servizio dell’Acqua Felice» (Carbonara Pompei, 2008, pp. 23, 40 s. nn. 112-116); nel 1751 subentrò ad Antonio Rinaldi come giovane di Vanvitelli nella ricostruzione del complesso conventuale di S. Agostino, avviata nel 1746 e per la quale dal 1754 è indicato, nella documentazione agostiniana, come «sostituto» del maestro; dal 1751, dopo la partenza di Vanvitelli per Napoli, curò l’esecuzione di numerose sue opere e iniziò a dedicarsi alla didattica. L’esperienza acquisita come collaboratore di fiducia di Vanvitelli gli garantì, inoltre, la direzione personale di alcune fabbriche. Nel 1750 risulta essere architetto ufficiale del cardinale Federico MarcelloLante (Randolfi, 2005, p. 198); l’anno successivo fu impegnato nella realizzazione, su suo progetto, della cappella Guidi di Bagno, nella basilica dei Ss. Bonifacio e Alessio, incarico ottenuto grazie alle sue conoscenze familiari: la sorella Isabella risiedeva, infatti, con la madre e lo zio Domenico Rolli (letterato e fratello del poeta Paolo Rolli), nell’abitazione di monsignor Ricciardo Guidi di Bagno.
La famiglia Murena, grazie anche all’amicizia con Urbano Vanvitelli, fratello di Luigi, riuscì a inserirsi nell’ambiente culturale romano, tanto che Isabella e uno dei fratelli, Francesco, entrarono a far parte dell’Arcadia (Sisinno, 2000, pp. 15, 18).
Tra il 1750 e il 1760 Murena figura, conPietro Bernasconi, come assistente di Vanvitelli nella realizzazione della nuova chiesa di S. Agostino in Ancona. Sempre nelle Marche fu presente nel cantiere del santuario della S. Casa di Loreto, dove fra il 1751 e il 1758 è documentato, come sostituto di Vanvitelli, nei lavori per la costruzione del nuovo campanile del palazzo apostolico (Grimaldi, 1975). Nello stesso decennio si occupò, sempre in sostituzione del maestro, di verificare i conti relativi a lavori compiuti a Roma nelle case di proprietà della Congregazione lauretana (Carbonara Pompei, 2008, p. 25). Contemporaneamente ebbe altri incarichi importanti: nel 1754 fu nominato architetto del capitolo di S. Pietro, ruolo che mantenne fino alla morte. Per ordine dei canonici rimodernò, fra il 1755 e il 1759, la chiesa romana dei Ss. Michele e Magno (ibid., pp. 83-107) e nello stesso periodo si occupò, tarando misure e conti, della manutenzione delle loro proprietà immobiliari esistenti in Roma e dintorni. Sempre a Roma, tra il 1755 e il 1760, collaborò con Vanvitelli alla costruzione per i certosini di una loro casa in via Giulia (Casiello, 1979) e fu anche impegnato nell’esecuzione materiale della cappella Sampajo in S. Antonio dei Portoghesi.
Nel 1752 fu incaricato dalla comunità laziale di Sant’Oreste di progettare la «mola» della città, mentre nel 1754 si dedicò al disegno dell’altare e del tabernacolo del duomo di Terni nonché, come perito del marchese Frangipane, a una relazione sull’emissario del lago di Nemi (Fea, 1820). Nel 1755 partecipò a un congresso di tecnici indetto con lo scopo d’individuare una soluzione per l’insabbiamento del porto di Anzio (per il parere di Murena, cfr. Rasi, 1832, pp. 175-177). Nello stesso anno, fu chiamato dalle autorità di Fano a intervenire sul porto-canale. In seguito fu attivo ancora per Anzio (Carbonara Pompei, 2010, pp. 221-227).
Nel 1758 venne invitato, congiuntamente aPaoloPosi e a Carlo Marchionni, a presentare un modello per le porte della basilica Vaticana; sempre nel 1758 fu incaricato, insieme a Clemente Orlandi, della valutazione della «casa nuova», appartenente ai Rospigliosi-Pallavicini su piazza Pasquino (Randolfi, 1994, pp. 285, 289, n. 48). L’anno successivo fu interpellato, insieme a Giovan Francesco Fiori e MauroFontana, dalla Congregazione dell’oratorio di Roma per valutare i danni nell’oratorio dei filippini.
Nel 1759 fu eletto accademico di merito dell’Accademia di S. Luca, titolo che gli conferì il diritto di accettare allievi nel suo studio e di insegnare presso la medesima Accademia. Fra gli altri furono alla sua scuola Virginio Bracci, Andrea Vici, GiuseppePiermarini, GirolamoToma, Giuseppe Pistocchi, il ticinese Simone Cantoni e il giovane Carlo Vanvitelli, figlio di Luigi.
Fra il 1759 e il 1762 intervenne, modificando la precedenteidea progettuale di Carlo Maderno, nella chiesa di S. Maria in Trivio a Velletri. Prima del 1760 il cardinale Federico Marcello Lante gli commissionò il riassetto del palazzo romano di piazza dei Caprettari (Carbonara Pompei, 2008; Randolfi, 2010, pp. 91-101, 112, 118-123, 131, 181; per due camini disegnati da Murena, ibid., pp. 157-166). Nel 1760 progettò la chiesa della Trinità nel monastero delle monache francescane dell’Annunziata a Foligno. Nello stesso anno si occupò, in qualità di architetto del capitolo di S. Pietro, del restauro della chiesa e della casa parrocchiale dei Ss. Lorenzo e Urbano a Prima Porta (Della Volpe, 2005) nei pressi di Roma. Fra gli incarichi va, inoltre, menzionata l’attività per le clarisse del monastero romano di S. Silvestro in Capite (1759-64). Fra il 1761 e il 1762 realizzò l’altare maggiore di S. Lorenzo a Perugia.
Nel 1761, ottenne, autonomamente da Vanvitelli, l’incarico per l’allestimento di una facciata dipinta da eseguire, come apparato effimero, nell’ambasciata francese di Roma in occasione della nomina a cardinale di Jean-François-Josephde Rochechouart. Nello stesso periodo venne anche chiamato, in qualità di perito, a collaborare alle ricognizioni del tribunale delle Strade (Carbonara Pompei, 2008, p. 49, nn. 224 s.). Nel 1762 risulta come architetto coadiutore, mentre nel 1763 è documentato come sostituto e coadiutore di Vanvitelli, che ricopriva, all’epoca, il ruolo di architetto soprastante della R. Fabbrica di S. Pietro. Sempre a Roma, dal 1762 al 1764, seguì i lavori per l’altare maggiore della chiesa di S. Pantaleo e, nel 1763, si occupò, per conto del cardinale napoletano Giuseppe Spinelli, del consolidamento delle mura di palazzo Bonelli (oggi Valentini).
Tra le opere meno studiate si segnalano la cantoria della chiesa di S. Fortunato a Todi e il paliotto d’altare (1752, realizzato in collaborazione), raffigurante L’Ultima Cena per il duomo di Siracusa (Bellafiore, 1963). Si ricorda anche la pianta topografica della città di Andria commissionata, probabilmente nel 1758, dal vescovo Francesco Ferrante (non Franceschini come indicato in Carbonara Pompei, 2008, n. 117, p. 41).
Morì, improvvisamente, a Roma il 7 maggio 1764 e fu sepolto in S. Giovanni dei Fiorentini.
Dopo la morte, avvenuta senza che potesse fare testamento, la sorella Isabella ne ereditò i beni e l’archivio personale, diventando, nel frattempo, anche amministratrice delle proprietà immobiliari dei Vanvitelli (Andrisani, 1987)
Fonti e Bibl.: F. Milizia, Memorie degli architetti antichi e modeni, II, Parma 1781, pp. 344 s; C. Fea, Varietà di notizie economiche …, Roma 1820, pp. 26-36; M. Missirini, Memorie …, Roma 1823; G.B. Rasi, Sul porto e territorio di Anzio, Pesaro 1832; S. Ticozzi, Diz. degli architetti…, III, Milano 1832, pp. 27 s.; N. Vaccina Lamartora, Andria, le sue vie e i suoi monumentia volo d’uccello, Andria 1911, p. 6; G. Bellafiore, La civiltà artistica della Sicilia …, Firenze 1963, p. 198; P.L. Menichetti, I 50 Ospedali di Gubbio. Storia e documenti, Città di Castello 1975; F. Grimaldi, Vanvitelli a Loreto, in L’attività architettonica di Luigi Vanvitelli nelle Marchee i suoi epigoni. Convegno vanvitelliano… 1974, Ancona 1975, pp. 113-124; S. Casiello, Per una casa dei certosini in via Giulia a Roma, in Luigi Vanvitelli e il ’700 europeo. Atti del Congresso internazionale di studi…, Napoli-Caserta… 1973, I, Napoli 1979, pp. 337-347; R. Pane, Disegni vanvitelliani inediti, ibid., II, pp. 9-26; G. Andrisani, Contributi alla storia dell’arte, Firenze 1987, pp. 123, 155; R. Randolfi, Palazzo Rospigliosi…, in Roma Borghese. Case e palazzetti d’affitto, a cura di E. Debenedetti, I, Roma 1994, pp. 281-292; S. Sisinno, Artisti gentiluomini nella repubblica delle lettere, in Aequa potestas, a cura di A. Cipriani, Roma 2000, pp. 14-18; N. Ossanna Cavadini, Simone Cantoni architetto, Milano 2003, p. 30 e passim; B. Marinelli, Documenti inediti …, in Archivi in Valle Umbria, VI (2004), pp. 101-111; L. Della Volpe, Urbano VIII e il recupero della periferia romana ..., Bollettino telematico dell’arte, 2005, n. 409, http://www.bta.it/txt/a0/04/bta00409.html; R. Randolfi, Villa Lante al tempo dei Lante, in Villa Lante al Gianicolo, a cura di T. Carunchio - S.Örmä, Roma 2005, pp. 171-227; S. Carbonara Pompei, Al crepuscolo del barocco. L’attività romana dell’architetto C. M. (1713-1764), Roma 2008 (con bibl.); O. Cirillo, Carlo Vanvitelli, Firenze 2008, pp. 13-19, 34; J. Gärms, Andrea Vici, allievo di Vanvitelli, in Andrea Vici. Architetto e ingegnere idraulico, a cura di M.L. Polichetti, Cinisello Balsamo 2009, pp. 30-33; M. Tabarrini, Piermarini, la formazione, in Giuseppe Piermarini (catal., Foligno), a cura di M. Fagiolo - M. Tabarrini, Perugia 2010, pp. 19-47; S. Carbonara Pompei, C. M. fra ingegneria idraulica e attività didattica, ibid., pp. 221-227; R. Randolfi, Palazzo Lante in piazza dei Caprettari, Roma 2010, pp. 91-101, 112, 118-123, 131, 157-166, 181.