MORELLI, Carlo
MORELLI, Carlo. – Nacque il 4 maggio 1730 a Gorizia, primo dei quattro figli di Pietro Antonio e della baronessa Elena Taccò.
La famiglia paterna, che si fregiava del predicato nobiliare di Schönfeld, era stata accolta nel patriziato della contea di Gorizia nel 1684. Il nonno di Morelli, Giacomo Antonio, laureato in diritto a Padova, aveva consolidato il prestigio familiare ricoprendo a lungo la carica di cancelliere del Tribunale provinciale goriziano; il padre aveva occupato l’ufficio di esattore camerale nella confinante contea di Gradisca. Entrambi i genitori erano morti nel 1747, lasciando ai figli un patrimonio decoroso, consistente in case e terreni a ossegliano e nel borgo di Studeniz, appena al di fuori della cinta urbana di Gorizia. Nel 1756 Morelli, designato unico erede, ottenne anche la giurisdizione di Studeniz, acquistata dallo zio paterno Antonio, sacerdote, che in qualità di tutore aveva destinato il fratello minore alla vita ecclesiastica e al matrimonio le due sorelle.
Sulla formazione di Morelli si hanno scarse notizie. Nel 1742 entrò nei corsi inferiori del Collegio dei gesuiti a Graz; probabilmente proseguì gli studi a Vienna, ma rimane incerto se li abbia effettivamente completati. Nella capitale austriaca, in ogni modo, ebbe la possibilità di frequentare importanti ambienti politici e culturali, grazie alla protezione del concittadino Johann Karl P. Cobenzl (1712-1770), influente uomo di Stato, dal 1753 ministro plenipotenziario nei Paesi Bassi austriaci. Fu in relazione con l’archivista di corte Joseph Sperges, con il gesuita Erasmus Frölich, docente di storia, archeologia e diplomatica al Collegium Theresianum, con Carlo Antonio Martini, professore di diritto all’Università di Vienna, capostipite dei cameralisti austriaci, consigliere di corte e più tardi ministro; conobbe anche il poeta cesareo Pietro Metastasio.
Esordì nella vita pubblica nel 1750 con la partecipazione agli Stati provinciali goriziani, l’organismo di autogoverno e di rappresentanza per ceti che eleggeva al proprio interno, con regolare stipendio, i componenti degli uffici ai quali era affidata l’attività amministrativa e giudiziaria della Contea. Nel 1753 fu accolto come uditore presso il Tribunale provinciale. Già l’anno seguente, tuttavia, le riforme di Maria Teresa d’Asburgo modificarono profondamente la struttura amministrativa locale. Le contee di Gorizia e di Gradisca vennero riunite, unificando i rispettivi Stati provinciali, che furono privati di gran parte delle loro funzioni. Le competenze giudiziarie e quelle politiche passarono a un nuovo organismo collegiale di nomina sovrana, il Consiglio capitaniale. Morelli vi fu aggregato come soprannumerario, senza remunerazione e senza diritto di voto. In questa veste però ricevette un incarico di rilievo direttamente dal governo di Vienna: dal 1756 al 1757 visitò le città marittime francesi e italiane per raccogliere notizie sui commerci e la navigazione.
Dal 1762 tornò a prestare la propria opera presso gli Stati provinciali, con il compito di riordinare l’archivio della Contea, dall’inizio della dominazione asburgica, nell’anno 1500, fino alle recenti riforme amministrative. Concluse questo lavoro nel 1765, predisponendo anche un indice degli atti organizzato per materie. Ancor oggi la relativa sezione dell’Archivio storico provinciale di Gorizia mantiene l’ordinamento dato da Morelli e il suo Indice è lo strumento primario di consultazione.
Il 25 agosto 1764 fu eletto all’unanimità deputato dell’ordine equestre. Nello stesso mese, su designazione del governo di Vienna, fu nominato anche consigliere del Consesso commerciale, l’organismo collegiale che aveva il compito di dirigere e sostenere le iniziative economiche. In questa carica si segnalò per i pareri improntati a posizioni liberistiche, in genere poco condivise dagli altri membri del Consesso, fautori del tradizionale protezionismo.
Come deputato degli Stati, Morelli si impegnò attivamente nell’azione di risanamento della finanza pubblica locale. L’iniziativa di rivedere i conti degli esattori delle imposte fece però diminuire rapidamente la sua popolarità. Nell’agosto 1770, alla scadenza del mandato, non fu rieletto. Rientrò tuttavia nella politica locale come rappresentante dell’amministrazione centrale: il 20 aprile 1771 fu nominato dal governo di Vienna membro effettivo del Consiglio capitaniale di Gorizia. L’anno seguente ebbe un incarico nella neoistituita Commissione commerciale, alla quale erano state trasferite le competenze del Consesso commerciale, nel frattempo soppresso. Come consigliere capitaniale Morelli fu anche delegato alle due Commissioni scolastiche istituite per avviare il programma di istruzione popolare e per riorganizzare gli studi superiori, nel quadro della generale riforma scolastica in atto nei territori asburgici dopo la soppressione della Compagnia di Gesù nel 1773. Fu inoltre nominato membro della commissione incaricata della revisione dei fedecommessi e infine in quella per la rilevazione dei feudi. Per gli impegni della carica Morelli si recò molte volte a Vienna, dove ebbe anche udienza dalla sovrana. Nel 1773 accompagnò nel Württemberg alcuni nobili goriziani, tra i quali un nipote, a iscriversi all’Accademia militare di Stoccarda. Soggiornò spesso in Carinzia; nel 1778 sposò a Klagenfurt la giovane baronessa Francesca Valvasor, dalla quale non ebbe figli.
Risale a questi anni anche l’amicizia con il conte Karl von Zinzendorf (1739-1813), colto e influente uomo di Stato, governatore di Trieste dal 1776 al 1782, che si servì più volte della sua collaborazione. Uno degli incarichi più importanti che Morelli ricoprì in relazione con il Governo di Trieste fu quello di referendario sul territorio di Aquileia, restituito all’amministrazione goriziana e oggetto di imponenti interventi di bonifica. Ebbe anche il compito di occuparsi della secolare questione del ricco monastero benedettino di Aquileia, che la nobiltà del Friuli veneziano aveva tradizionalmente riservato a sé, riuscendo a fornire la giustificazione legale alla soppressione del monastero, decretata nel 1782.
Questi furono anni particolarmente intensi anche sotto il profilo culturale. Morelli aderì alle principali istituzioni goriziane dell’epoca: nel 1772 si iscrisse alla Società d’Agricoltura, istituita a Gorizia nel 1765, e fu tra i soci fondatori dell’Accademia degli Arcadi Romano- Sonziaci, che aveva tra i propri fini, a parte la produzione poetica e letteraria, soprattutto lo studio dei problemi relativi allo sviluppo economico del territorio. Morelli, che assunse lo pseudonimo di Adamastore Ermioneo ed ebbe la carica di censore, compose in tedesco per la prima riunione pubblica, tenuta il 12 febbraio 1781, un elogio (perduto) dell’imperatore Giuseppe II.
In questo periodo maturò anche l’idea di scrivere la storia della Contea di Gorizia durante il dominio asburgico, mettendo a frutto le conoscenze acquisite nel riordinamento dell’Archivio provinciale. Nel 1773 pubblicò, con dedica a Maria Teresa, il Saggio storico della Contea di Gorizia dall’anno 1500 all’anno 1600, stampato a Gorizia dal tipografo Valerio De Valeri. Nel primo dei due libri in cui si articola l’opera inquadrò le vicende politiche e militari della Contea nel contesto della storia della monarchia austriaca; nel secondo analizzò la struttura istituzionale, giuridica, economica e religiosa della provincia, concludendo con le biografie dei goriziani illustri di quel secolo. otto anni più tardi completò il volume sul Seicento che, ancora con il titolo di Saggio storico, ottenne il visto della censura il 13 marzo 1781, ma non andò mai in stampa. Forse Morelli non volle compromettere il piano dell’opera che ormai concepiva unitariamente su un arco temporale esteso almeno a tutto il regno di Maria Teresa.
Sotto Giuseppe II le contee di Gorizia e Gradisca furono private della tradizionale autonomia e aggregate al Governo di Trieste. Nel 1783 il Consiglio capitaniale venne soppresso; agli Stati provinciali fu concessa solo la possibilità di farsi rappresentare presso la nuova amministrazione da due deputati, uno eletto dall’ordine signorile, l’altro dall’ordine equestre. Morelli ottenne questo secondo seggio grazie al decreto sovrano che annullò la votazione con cui gli Stati provinciali avevano eletto un altro candidato. Nel 1786 rimase unico rappresentante, perché la deputazione goriziana fu ridotta a un solo componente. In questa veste egli pronunciò alla Dieta goriziana del 23 ottobre 1787 un solenne discorso, in cui espresse serie preoccupazioni sulle condizioni della Contea; il testo venne subito stampato dal tipografo locale Giacomo Tommasini.
Nel frattempo Morelli era stato nominato commissario alla revisione del catasto fondiario, avviata nel 1785: un incarico di grave responsabilità, non solo per la difficoltà tecnica dell’intervento, ma soprattutto per i suoi effetti politici. La nuova rilevazione fiscale aveva infatti suscitato subito forte diffidenza, nella convinzione che avrebbe portato a un aumento insopportabile delle imposte. Lo stesso Morelli fu presto in disaccordo con i criteri di rilevamento e di stima che il governo imperiale aveva voluto imporre per rendere più veloce l’esecuzione del progetto. Nel 1788 chiese di essere esonerato dall’incarico: gli fu invece imposto di concludere l’opera entro l’anno seguente. La morte di Giuseppe II all’inizio del 1790 diede libero sfogo al malcontento generale e il successore Leopoldo II ritornò al precedente sistema contributivo. Il nuovo sovrano ripristinò anche le forme precedenti di governo locale nei suoi domini. Nella fase di transizione Morelli venne confermato al proprio posto, ma era ormai provato anche nel fisico. Dopo 36 anni di servizio ottenne di essere messo in pensione e la sua richiesta fu accolta il 6 giugno 1791.
Egli poté così occuparsi totalmente della sua opera storica. Aveva ormai deciso di intitolarla Istoria della Contea di Gorizia e di proseguirla fino al 1790, per coprire anche gli anni di governo di Giuseppe II; il nuovo dedicatario non sarebbe stato il sovrano in carica, come era avvenuto nel 1773, bensì l’amico Zinzendorf, l’uomo politico con cui aveva condiviso ideali e passioni. Morelli riuscì a condurre a termine l’opera negli ultimi giorni di vita, affidando alla moglie il compito di darla alle stampe.
Morì nella sua casa di Studeniz il 3 settembre 1792.
L’Istoria rimase a lungo inedita. Non ebbe infatti successo il tentativo della vedova di farla pubblicare a Trieste per sottoscrizione nel 1796; nel 1829 la donna affidò il manoscritto definitivo alla Società d’Agricoltura di Gorizia. Nel 1851 lo scrittore e uomo politico goriziano Carlo Favetti propose alla stessa Società la stampa dell’opera. Nel 1854 l’iniziativa fu ripresa dall’editore Giovanni Battista Seitz, che cominciò a pubblicare un’edizione commentata (a cura forse dello stesso Favetti), rimasta però limitata al volume sul Cinquecento. Nel 1855 l’erudito locale Giuseppe Domenico Della Bona curò l’edizione completa dei manoscritti, in tre volumi (Gorizia, Tip. Paternolli), con una breve biografia dell’autore; nel 1856 aggiunse un quarto volume di proprie Osservazioni e aggiunte.
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