MONALDI, Carlo.
– Nacque probabilmente a Roma intorno al 1683, come si desume dall’iscrizione alla base della statua di S. Gaetano Thiene, realizzata dal M. nel 1730 in S. Pietro in Vaticano, nella quale si dichiara romano e di anni 47.
Non si hanno notizie certe sulla formazione, ma è stato ipotizzato un suo alunnato nell’orbita della scuola di scultura romana di Camillo Rusconi. Poco più che ventenne partecipò ad alcuni concorsi di scultura dell’Accademia di S. Luca: nel 1705 (Terza classe, 3° premio), nel 1707 (Seconda classe, 1° premio), nel 1709 (Prima classe, 3° premio), nel 1710 partecipò senza essere premiato e nel 1711 ottenne il 1° premio per la Prima classe. I temi assegnati ai partecipanti erano tratti da famosi episodi storici di Roma antica o proponevano di copiare opere conservate nei maggiori palazzi della città (I premiati dell'Accademia…).
Nel 1698 venne pagato per la statua della Umiltà (Pedroli Bertoni), nella prima nicchia sinistra della navata maggiore di S. Maria Maddalena a Roma nell'ambito del ciclo raffigurante le Virtù della buona Confessione.
Si tratta di una delle prime opere del M.; se la sua data di nascita fosse infatti confermata al 1683, al momento della realizzazione della statua doveva essere appena quindicenne. Celebrata da Riccoboni per la leggiadria della figura in cui si riconoscono echi del Correggio (Antonio Allegri) e delle finezze pittoriche della plastica di Camillo Mariani, è apprezzata da Wittkower (p. 398) come più barocca rispetto alle opere successive del M.; è da rilevare come l’impeto di forti contrasti di luci e ombre e l’esasperata contrapposizione di masse plastiche, tipicamente berniniane, si attenuino dando maggiore importanza a elementi lineari e cromatici, modulati più in superficie.
Un incontro importante per la carriera del M. fu quello con l’influente ministro generale dei frati minori francescani Giuseppe Maria Figueiredo Fonseca da Evora detto il Portoghesino (1690-1752), ambasciatore a Roma di Giovanni V re del Portogallo, che curò per il sovrano anche le relazioni culturali e artistiche e fu coordinatore, da Roma, della grandiosa decorazione scultorea del palazzo-monastero (detto Palacio nacional) voluto dal sovrano a Mafra. Su commissione di padre d’Evora il M. nel 1720 realizzò la statua di S. Francesco d’Assisi, collocata nell’ordine inferiore della tribuna della cattedra in S. Pietro in Vaticano (il documento di pagamento in Roma Lusitana, p. 40). In questa prestigiosa occasione artistica il M. realizzò una scultura dove gli effetti di sottile pittoricismo si concentrano nella delicata espressione di commossa religiosità del volto del santo. La buona considerazione artistica ottenuta in questi anni dai lavori del M. certamente contribuì a fargli ottenere l’incarico di insegnante di scultura all’Accademia artistica portoghese istituita a Roma nel 1720 (ibid., p. 25). Dall’ottobre del 1720 entrò a far parte della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon; quando i confratelli decisero, nel 1728, di restaurare a loro spese tutta la cappella di S. Giuseppe di Terrasanta nel Pantheon, al M. venne richiesto il rilievo in stucco con il Riposo in Egitto per la parete destra della cappella. Nella composizione prevale un linguaggio decorativo col quale il M. compone ritmicamente le figure caratterizzate da una essenzialità dei gesti e delle espressioni.
Il 4 giugno 1730 il M. venne ammesso come accademico di merito nell’Accademia di S. Luca, dopo aver accettato la richiesta degli accademici di rinunciare ad appartenere alla Compagnia dei Falegnami e a esercitare l’ufficio di «Bombardiere dentro Castel Sant’Angelo...» ( Pirrotta, p. 104; tutte le altre cariche ricoperte dal M. nell’Accademia sono annotate nella scheda di F. Noack consultabile sul sito della Biblioteca Hertziana di Roma). Tra il 1729 e il 1730 il M. realizzò per l’ambasciatore veneziano a Roma, Barbon Morosini, la fontana in travertino con la raffigurazione dello Sposalizio di Venezia con il mare nel cortile grande del Palazzo di Venezia a Roma.
I putti in pietra recanti gli scudi con i nomi delle conquiste veneziane (Cipro, Dalmazia, Morea e Candia) vennero aggiunti nel 1930 da G. Prini. La composizione ideata dal M. volge i concitati spazi circolari barocchi in una originale visione dal ritmo avvolgente delle figure eleganti e risolte con un cromatismo modulato e lineare tipico del «barocchetto» romano.
Particolarmente significativa appare la partecipazione del M. alla decorazione scultorea della cappella Corsini in S. Giovanni in Laterano a Roma, voluta da Clemente XII (dedicata a S. Andrea Corsini) per ospitare il suo sepolcro e quello del cardinal Neri Corsini senior. L’architettura della cappella fu affidata ad A. Galilei e i lavori, anche di scultura, si svolsero tra il 1732 e il 1735. Nel 1732 Clemente XII decise di utilizzare per la cappella alcune colonne di porfido e un'antica fontana termale di porfido collocate nel Pantheon; la statua marmorea che doveva servire per il suo predecessore Benedetto XIII sarebbe stata ritoccata dal «famoso scalpello di C. Munaldi» (Kieven; Montagu). Nel corso dei lavori la statua in marmo di Clemente XII realizzata dal M. fu ritenuta poco soddisfacente e, nel 1735, fu sostituita da una di G.B. Maini e trasportata nel palazzo Corsini di Firenze (Kieven attribuisce al M. il busto in bronzo di Benedetto XIII, del 1728, nella sagrestia di S. Pietro in Vaticano per confronto con la statua di Firenze). Ai lati della statua del pontefice il M. aveva realizzato, tra il 1733 e il 1734, le due statue della Abbondanza e della Magnificenza. Le due allungate figure sono costruite con una impostazione obliqua dove le ampie e ricche vesti alternano larghe pieghe a increspature più profonde che creano un effetto di grande eleganza e leggerezza. Per il modello della facciata di S. Giovanni in Laterano richiesto a Galilei, il M. intagliò statue e bassorilievi (1732).
Tra il 1731 ed il 1733 il M., come la maggior parte degli scultori attivi nella cappella Corsini in S. Giovanni in Laterano, contribuì alla decorazione della cattedrale di Mafra in Portogallo voluta dal re Giovanni V.
Un'ampia corrispondenza, dal 1730 in poi, tra José Correa d’Abzen e padre d’Evora ci informa sulle vicende relative anche alla decorazione scultorea (Enggass, 1976; Roma Lusitana). Le opere realizzate dal M., eseguite a Roma tra il 1731 e il 1733, sono: il bassorilievo per il portale della basilica con la Madonna col Bambino e S. Antonio arrivato a Lisbona nel 1731 e «molto lodato finché non si vide il marmo deturpato da venature che si raccomandava di evitare», le statue di S. Domenico, S. Francesco, S. Sebastiano, S. Vincenzo, S. Teresa e S. Filippo Neri per la facciata esterna e la statua di S. Elia per l’interno. Nel museo di Mafra è conservata la statuetta in terracotta dipinta della S. Teresa e nel Palacio nacional di Mafra un bozzetto per S. Chiara attribuito al M. da Enggass (1976, p. 184). L’opera del M., insieme con quella di altri artisti come Maini, G. Lironi, A. Corsini e molti altri, costituisce una vera e propria antologia della scultura romana della prima metà del Settecento.
Tra il 1733 e il 1738 nell'ambito dei lavori di ampliamento del porto di Ancona, voluti da Clemente XII e affidati a L. Vanvitelli, che prevedeva la realizzazione del nuovo braccio del lazzaretto e della cappella di S. Rocco, il M. eseguì per il tempietto un bassorilievo in stucco con la Beata Vergine, il Bambino Gesù e s. Rocco.
L’ovale figurato, addossato a una coppia di colonne, diviene quasi un inserto architettonico e simbolicamente segna la direzione del mare. Nonostante l’opera sia molto rovinata, ancora dimostra una notevole qualità artistica per la sensibilità tardo barocca espressa nei volti della Vergine e di S. Rocco (Carreras).
Intorno al 1741 il M. eseguì la statua in travertino di S. Gregorio Magno (ordine superiore, seconda figura da destra; Cochetti) per la loggia di S. Maria Maggiore, uno dei più importanti cantieri promossi a Roma da Benedetto XIV, in cui lavorarono F. Fuga e i maggiori scultori del tempo. Ben più impegnativa fu la partecipazione del M., tra il 1741 e il 1745, alla nuova decorazione della navata centrale di S. Marco a Roma voluta dal cardinale A.M. Querini.
Dei dodici altorilievi in stucco dedicati agli Apostoli, eseguiti su disegni di Clemente Orlandi, il M. realizzò le storie di S. Giacomo Maggiore che battezza Ermogene, S. Filippo che battezza l’eunuco, la Vocazione di s. Matteo, l’Incredulità di s.Tommaso, S. Giacomo Minore, S. Paolo e il mago (parete destra a partire dall’ingresso; Tiberia, 1999). Se le composizioni del M. ripropongono un’organizzazione spaziale tipica del classicismo barocco, la sua maggiore abilità consiste nel riuscire a collegare le figure mediante un intenso sistema di sguardi intimi e pausati. Gli effetti coloristici sono ottenuti attraverso un sapiente ed elegante gioco di chiaroscuri.
Prima del 1740 il M. aveva eseguito il busto in marmo di Padre José de Fonseca d’Evora, collocato, con l’iscrizione dedicatoria, all’ingresso della Biblioteca Aracelitiana o Eborense voluta da d’Evora nel convento dell’Aracoeli (nel 1883 fu trasferita nel palazzo del Collegio romano). José de Fonseca, divenuto vescovo di Oporto nel 1741, continuò ad avvalersi dell’opera di artisti attivi a Roma in quegli anni, come si sa da alcune lettere del padre d’Evora che per una statua d’argento dell’Immacolata richiedeva l’esecuzione del disegno a Maini o, in mancanza di questo, a Bracci a Lironi o al M., e tutte si dovevano ispirare ai dipinti di Reni o di Maratta; nel 1754 un bassorilievo con la Madonna col Bambino, realizzato dal M., si era rotto nel viaggio tra Roma e Lisbona e pertanto se ne chiedeva un altro in bronzo a Maini o allo stesso Monaldi (Roma Lusitana, pp. 67, 69).
Tra le ultime opere del M. si ricordano il Monumento funebre del cardinale Prospero Marefoschi e il Monumento funebre del cardinale Raniero Simonetti realizzati tra il 1750 e il 1751 con l’architetto G. Theodoli in S. Salvatore in Lauro.
Nel 1754 il M. fu scelto dall’Accademia di S. Luca, con Filippo Della Valle, Pietro Bracci e Francesco Vergara, come insegnante all’Accademia del nudo in Campidoglio, voluta quello stesso anno da Benedetto XIV.
Non si conosce l'esatta data di morte del M., che dovette avvenire nel 1760, come si evince dal Libro delle Congregazioni dei Virtuosi al Pantheon, in cui è segnata una solenne messa per il defunto scultore M. il 12 sett. 1760.
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