MILANUZZI, Carlo
– Figlio di Milanuzzo e donna Felice, nacque a Santa Anatolia o Santa Natoglia (odierna Esanatoglia) in territorio marchigiano, intorno al 1590 e non oltre il 1592.
I registri battesimali della cittadina sono conservati a partire dal 1592, ma non si riscontrano attestazioni del M. (Bartocci, p. X). Residente in Santa Anatolia dalla seconda metà del secolo XIV fino a tutto il secolo XVII, la famiglia aveva occupato con regolarità ruoli amministrativi di rilievo nella vita del luogo.
Nulla si sa circa gli anni di giovinezza del M., trascorsi in un disagiato contesto fino all’ingresso nell’Ordine agostiniano, avvenuto forse nel locale convento di S. Agostino. È possibile, prima che gli studi religiosi ne favorissero l’allontanamento dalla cittadina natale, che in quello stesso convento il M. si sia formato quale musicista sotto la guida del valente organista frate Martino (ibid.).
La prima attestazione del M. lo vede nel 1616 maestro di cappella e organista della chiesa agostiniana di S. Stefano in Venezia (nel 1636 nella dedica della propria opera musicale a stampa Hortus sacer deliciarum egli accenna al soggiorno di vent’anni prima). Contemporanea è la testimonianza secondo la quale, il 21 febbr. 1616, il Pubblico consiglio della cittadina natale gli elargì 25 scudi come compenso di altrettante copie del proprio poema in ottava rima Vita et morte di s. Anatoglia (ibid., p. XI).
Sia la rilevante attività musicale del M. sia quella letteraria, minore per quantità e inferiore per qualità, ebbero poi sempre in Venezia il loro luogo di massima espressione. È per esempio lì che il M. diede alle stampe tutte le proprie opere edite, anche durante i periodi di permanenza in conventi agostiniani o istituzioni ecclesiastiche di altre città. A loro volta le opere a stampa del M. informano, nell’indicazione del ruolo dell’autore nonché nelle lettere di dedica, circa gli incarichi da lui assunti e i patrocini da lui ricercati.
Nel 1619 il M. fu attivo a Perugia come organista della chiesa di S. Agostino, e nel 1622 a Verona come maestro di cappella della chiesa agostiniana di S. Eufemia. Nel 1623-30 tornò a Venezia come organista e quindi come maestro di cappella di S. Stefano; del 1623 è la pubblicazione di un suo sonetto in lode del compositore nei Frutti d’Amore in vaghe et variate arie, op. XXI di Giovanni Ghizzolo, mentre del 1625 sono sia l’edizione dei «raggionamenti pastorali» Giacinto felice et Amarilli consolata, lavoro poetico con il quale il M. si dichiara per la prima volta membro dell’Accademia dei Ss. Vigilanti di Treviso con il nome d’arte de «Il Terreno», sia quella dell’Arpa amorosa tocca con poetica mano, voluminosa raccolta di idilli, scherzi, sonetti e madrigali con soggetto spesso licenzioso e talora autobiografico (l’autore vi piange la recente morte della madre, avvenuta poco tempo dopo quella del padre, e ricorda una sorella consacrata suora nel convento di S. Margherita di Sassoferrato con il nome di suor Felice Nicola).
Nel 1629 il M. soggiornò inoltre a Finale Emilia, e nella coeva edizione delle Messe a tre concertate tornò a firmarsi con il ruolo di maestro di cappella di S. Eufemia a Verona. Nel 1632 pubblicò a Venezia un lavoro letterario in prosa, Celeste origine e miracolose gratie del pane benedetto del glorioso padre s. Nicola da Tolentino.
Nel 1636 fece ritorno nella propria terra d’origine per assumervi il ruolo di maestro di cappella della cattedrale della Ss. Annunziata a Camerino, città dove l’anno seguente pubblicò un poema in ottava rima, Sette pungenti stimoli posti a’ fianchi del penitente (Bartocci, p. XIV). Come attestato della sua abilità oratoria, il 21 febbr. 1638 il Pubblico consiglio di Santa Natoglia lo nominò all’unanimità predicatore per la quaresima imminente (ibid.). Nel 1642 il M. lasciò le Marche per riprendere il ruolo di maestro di cappella e organista in S. Eufemia a Verona. Solo un anno dopo assunse i medesimi uffici nella chiesa di S. Mauro Martire a Noventa di Piave. Qualora non si riconducano a mero errore di composizione tipografica le diciture discordanti riportate nei libri-parte del Concerto sacro de’ salmi intieri, op. XXI, in un periodo concomitante o adiacente a quello dell’incarico noventano il M. potrebbe aver ancora esercitato il ruolo di maestro di cappella di S. Stefano in Venezia. La pubblicazione dell’ultima opera a stampa, Compieta intiera concertata con le antifone, e litanie della Beatissima Vergine, fissa nell’anno 1647 il termine post quem della morte del Milanuzzi.
La produzione musicale a stampa del M. è ricca e tramandata in ampia parte. Nel congedo alla prima edizione delle Messe a tre concertate, l’autore riconosce di aver sì «stampato opere di pochi fogli, perché ho hauta sempre la borsa di pochi soldi», ma in opposizione ai detrattori ne fornisce il cospicuo catalogo, oggi utile alla ricognizione completa delle raccolte fino al 1629. Nel 1630 l’eccellente esito commerciale delle musiche del M. indusse Alessandro Vincenti, suo editore di fiducia, a dedicargli «per debito, per merito, e per affettione» le Fanfalughe a due, tre, quattro, et cinque voci di Ignazio Donati; nelle parole di tributo, Vincenti lo definisce «baccelliere in sacra teologia, e predicatore agostiniano mio signore, et padrone osservandissimo», e gli conferisce così una statura sociale e morale contrastante con l’idea che il M. diede altrove di sé: circa il Primo scherzo delle ariose vaghezze, G. Gaspari considera, per esempio, che «le oscene poesie che trovansi in quest’operetta e che il Milanuzzi vestì di musica non erano per certo confacevoli alla professione religiosa del compositore; per cui è lecito il sospettare ch’egli menasse vita piuttosto secolaresca anzi che da frate» (scheda bibliografica nel Museo internazionale e Biblioteca della musica di Bologna). Nel congedo alla ristampa del Secondo scherzo, l’autore stesso paragona alla cicala il suo ingegno «il cui genio negar non posso che nel delitioso e piacevole giardino della musica e delle muse non si trattenga volontieri, e che non sia dell’uno e l’altro trattenimento tanto invaghito, che tralasciati (così vuol chi puole) gl’altri studij più gravi, par che solamente di questo si nutrisca».
Del M. si conservano le seguenti musiche, tutte stampate a Venezia. Genere sacro: Sacri rosarum flores, tum binis, ternis, tum quaternis vocibus, liber primus, op. I (1619); Vespertina psalmodia binis vocibus, ad organum accomodata … liber primus, op. II (1619); Letanie della Beata Vergine a quattro et otto voci … con il basso continuo …, op. V (1622; rist. 1642); Armonia sacra di concerti, messa, et canzoni a cinque voci, con il suo basso continuo per l’organo, op. VI (1622); Sacra cetra concertata con affetti ecclesiastici da cantarsi in organo a due, tre, quattro, e cinque voci … con l’aggiunta di sei motetti, ariosi, e commodi per un basso solo, libro secondo, op. XIII (1625); Concerto sacro di salmi intieri a due, e tre voci comodi, vaghi, et ariosi da cantarsi in organo con il suo basso continuo … libro primo, op. XIV (1627; rist. 1628 e 1636); Messe a tre concertate, che si possono cantare a sette, et undeci, aggiuntovi quattro voci, e quattro stromenti a beneplacito, col basso continuo necessario … libro primo, op. XVI (1629; rist. 1636); Hortus sacer deliciarum, ex quo flores, et fructus per voces, tum singulas, tum binas, tum ternas ad auditum accomodati, colleguntur suavissimi una cum missa, duabus, ac litaniis Beatae Mariae Virginis tribus vocibus decantandis in organo, op. XIX (1636); Concerto sacro de’ salmi intieri a due e tre voci comodi, vaghi, et ariosi da cantarsi in organo, aggiuntovi due violini per alcuni di essi salmi a beneplacito … libro secondo, op. XXI (1643); Compieta intiera concertata con le antifone, e litanie della Beatissima Vergine madre di Dio, da cantarsi in organo, a una, due, tre, e quattro voci, op. XXIII (1647); mottetto Anima miseranda, in L. Simonetti, Ghirlanda sacra scielta da diversi eccellentissimi compositori de varij motetti a voce sola, libro primo (1625; rist. 1636). Genere profano: Aurea corona di scherzi poetici scelti da la Ghirlanda dell’Aurora novamente posti in musica … a due, tre, et quattro voci, con il suo basso continuo … libro primo, op. III (1620); Primo scherzo delle ariose vaghezze, commode da cantarsi a voce sola nel clavicembalo, chitarrone, arpa doppia, et altro simile stromento, con le littere dell’alfabetto, con l’intavolatura, e con la scala di musica per la chitarra alla spagnola, op. VII (1622); Secondo scherzo delle ariose vaghezze … aggiontovi nel fine … alcune sonate facili intavolate per la chitarra alla spagnola, op. VIII (1622; rist. 1625); Terzo scherzo delle ariose vaghezze … con l’aggiunta nel fine di alcuni balletti, saravende, spagnolette, gagliarde, follie, ciaccone, et altre sonate, op. IX (1623); Quarto scherzo delle ariose vaghezze …, op. XI (rist. 1624); Sesto libro delle ariose vaghezze …, op. XV (1628); Settimo libro delle ariose vaghezze … aggiuntavi un’arietta a due voci con sinfonie di due violini, se piace, op. XVII (1630); Ottavo libro delle ariose vaghezze …, op. XVIII (1635); Nono libro delle ariose vaghezze …, op. XX (1643).
Fonti e Bibl.: G.O. Pitoni, Notitia de’ contrapuntisti e compositori di musica, a cura di C. Ruini, Firenze 1988, pp. 283 s.; E. Schmitz, Geschichte der weltlichen Solokantate, Leipzig 1914, pp. 39, 47, 49, 68 s.; S.L. Astengo, Musici agostiniani anteriori al secolo XIX, Firenze 1929, pp. 32-36; D.A. Perini, Bibliographia Augustiniana cum notis biographicis scriptores Itali, II, Firenze 1931, pp. 215-217; N. Fortune, Italian secular song from 1600 to 1635: the origins and development of accompanied monody, dissertazione, University of Cambridge 1953, passim; J. Roche, North Italian church music in the age of Monteverdi, Oxford 1984, pp. 22, 28 s., 35, 70 s., 75 s., 103, 136 s., 141 s.; R. Miller, The composers of S. Marco and S. Stefano and the development of Venetian monody (to 1630), dissertazione, University of Michigan 1993, passim; O. Mischiati, Bibliografia delle opere pubblicate a stampa dai musicisti veronesi nei secoli XVI-XVIII, Roma 1993, pp. 133-141, 304, 308, 356; R. Miller, New information on the chronology of Venetian monody: the «Raccolte» of Remigio Romano, in Music and letters, LXXVII (1996), pp. 22-33; C.M. Gavito, C. M.’s «Quarto scherzo» and the climate of Venetian popular music in the 1620s, dissertazione, University of North Texas 2001; P. Bartocci, Per la biografia di C. M. da Santa Natoglia, in C. M. da Santa Natoglia: musica sacra, a cura di C. Dall’Albero, Milano 2008, pp. X-XIV; D. Fabris, Prefazione, ibid., pp. V s.; The New Grove Dict. of music and musicians, XVI, pp. 672 s.
F. Lora