CARLO MARTELLO d'Angiò, re titolare di Ungheria
Nacque da Carlo II d'Angiò (allora principe di Salerno) e da Maria d'Ungheria, nel 1271, primo tra otto maschi e cinque femmine. A tre anni fu fidanzato a Clemenza, penultima figlia di Rodolfo d'Asburgo, che fu condotta allo sposo giovanetto nel 1281. Scoppiata la guerra del Vespro, il padre di C. cadeva prigioniero di Ruggero di Lauria nella battaglia navale del golfo di Napoli (5 giugno 1284). Carlo I d'Angiò (6 gennaio 1285) costituiva erede il figlio prigioniero, e C., minorenne ancora, sotto la tutela dei conte d'Artois.
Compiuto il sedicesimo anno i due fidanzati passarono a nozze (1287), e l'anno appresso nacque da loro Carlo Roberto (v.). Ma l'esercizio del potere sovrano, le cure del governo e della guerra rimasero al conte d'Artois, accanto al quale fu da Martino IV posto il cardinal legato. Carlo II, liberato dalla prigionia, ma costretto a ripartire da Napoli per l'osservanza dei patti conchiusi, nominò suo vicario Carlo Martello (12 settembre 1289), con un consiglio di reggenza presieduto dal conte d'Artois. C. governò così il regno per cinque anni (fino al febbraio 1294). Ma, ucciso Ladislao re d'Ungheria (1290), Carlo II da Parigi rivendicò i diritti della moglie su quel regno; riuscito a formarvisi un partito, dalla regina Maria lo fece cedere al primogenito (6 gennaio 1292). In Aix ebbe luogo l'investitura e dal 20 marzo 1292 C. s'intitolò anche re d'Ungheria, alleandosi col re di Serbia e con Venezia per dare al titolo sostanza di realtà. Ma nell'Ungheria non pose mai piede. Dovette invece, nell'estate del 1293, recarsi nell'Abruzzo per far cessare le lotte intestine che travagliavano Aquila; e poi, nel febbraio 1294, ceduto il vicariato al conte di Monforte, andare in Toscana incontro al padre, che, pacificatosi finalmente con Giacomo d'Aragona, s'avviava dalla Provenza per ritornare a Napoli. E poiché, della numerosa e brillante brigata che Firenze mandò a incontrare il giovane angioino a Siena, dové far parte Dante Alighieri, a Siena è molto probabile che s'iniziasse, per poi consolidarsi a Firenze, dove si trattenne dal 2 0 dal 3 al 15 marzo, quell'amicizia tra il principe e il poeta, che fu immortalata nei canti VII e IX del Paradiso. Al seguito del padre a Perugia, a Napoli, a Sulmona, ad Aquila, a fare omaggio al nuovo pontefice, Celestino V, venne poi a Roma all'incoronazione di Bonifacio VIII (23 gennaio 1295). Dopo la cerimonia, Carlo II rimase a trattare col papa per poi ripassare oltralpe; C., riconosciuto vicario del regno siciliano (11 febbraio), fece ritorno a Napoli. Ma scoppiata la peste nell'estate di quell'anno 1295, ne rimasero vittime C. e la consorte sua, il 6 e il 19 agosto.
Bibl.: M. Schipa, Un principe napol. amico di Dante, Napoli 1926.