SACRIPANTI, Carlo Maria
SACRIPANTI, Carlo Maria. – Nacque l’11 settembre 1689 a Roma, da Filippo, avvocato concistoriale e fratello del cardinale Giuseppe Sacripanti (v. la voce in questo Dizionario), e da Vincenza Vituzzi. Apparteneva a una famiglia di Narni recentemente assurta a notevole ricchezza, anche grazie all’eredità della madre di Sacripanti, e dotata di un palazzo gentilizio a Roma.
Tra i suoi numerosi fratelli, si segnalarono in particolare Nicolò Maria, marchese ed erede della primogenitura Sacripanti, e Giacinto, che perseguì una carriera ecclesiastica, divenendo canonico di S. Pietro e cameriere segreto, e l’abate Gianfrancesco.
Ebbe una accurata educazione giuridica e già nel 1705 fu ascritto all’accademia dell’Arcadia. Nel 1709 divenne coadiutore del padre nel ruolo di avvocato concistoriale. Dopo la morte di quest’ultimo (1714), assunse anche la carica di avvocato del popolo romano, ma ben presto lasciò l’avvocatura e iniziò, sotto la guida dello zio cardinale, una carriera prelatizia nell’amministrazione temporale dello Stato della Chiesa, senza per il momento prendere gli ordini religiosi.
Nel 1718 divenne votante di Segnatura e nel 1721 chierico della Reverenda Camera apostolica, il massimo organismo finanziario della S. Sede. In tale veste assunse, come era prassi, alcune cariche amministrative riservate ai chierici di Camera, tra le quali quella di presidente delle Carceri (1722) e presidente delle Ripe (1730). Fu inoltre rettore dell’Università di Roma, dal 1723 al 1726.
Nel 1730, nel corso del conclave che seguì la morte di Benedetto XIII, fu nominato protesoriere generale, al posto di Nicolò Negroni, che era stato posto sotto accusa insieme ad altri collaboratori del defunto pontefice. Il nuovo papa, Clemente XII, lo confermò nella carica e lo inserì in una congregazione speciale costituita per rivedere l’amministrazione finanziaria degli ultimi anni.
Nella sua azione come tesoriere generale (1730-39) Sacripanti attuò un moderato riformismo, assecondando i tentativi del pontefice di rilanciare l’economia e le infrastrutture dei territori pontifici e promuovendo un’attività di ammodernamento delle rocche e dei porti dello Stato della Chiesa. Espresse però diverse riserve alla creazione, fortemente voluta da Clemente XII, del porto franco di Ancona, temendo un decremento delle entrate della Camera apostolica e una fuga di circolante dallo Stato della Chiesa. Nel 1735 promosse una riorganizzazione della computisteria della Camera apostolica e nel 1738 fece ripubblicare una raccolta di normativa sulle dogane generali di Roma. La sua azione non andò tuttavia esente da critiche. Il magistrato francese Charles de Brosses, che frequentò la corte romana tra il 1739 e il 1740 lo definì «un briccone di prima qualità», e scrisse che «siccome non ha rubato solo per sé, l’hanno fatto cardinale» (Ch. De Brosses, Viaggio in Italia…, 1973, p. 604).
Al di là delle non verificabili considerazioni di De Brosses, è indubbio che Sacripanti disponeva di una posizione finanziaria solida, che gli consentì di praticare un certo mecenatismo artistico.
La sua quadreria, costituita nell’arco di un quarantennio in maniera sostanzialmente autonoma dalle altre raccolte familiari, comprendeva oltre 400 dipinti e si segnalava per uno spiccato interesse per la pittura contemporanea e per un respiro internazionale. Rispetto agli altri membri della sua famiglia, Sacripanti appare un collezionista complessivamente più colto e curioso, come è dimostrato anche dalla sua appartenenza all’Accademia di S. Luca.
La committenza architettonica privata di Sacripanti è praticamente inesistente. Anche dopo la nomina cardinalizia, egli continuò infatti a vivere in un palazzo affittato alla base della Campidoglio. Assai più importante è invece la committenza legata alle funzioni svolte come tesoriere della Camera apostolica. Sacripante protesse in particolare l’affermato architetto Nicola Michetti, che aveva già progettato la cappella di famiglia in S. Ignazio, e ottenne da Clemente XII che fosse nominato architetto della Camera apostolica. Impiegò inoltre il giovane Luigi Vanvitelli, al quale affidò, per conto della Camera apostolica, la realizzazione di un acquedotto e una fontana a Vermicino, presso Frascati, il lazzaretto di Ancona e diversi incarichi tecnici, tra cui una serie di sopralluoghi (1736-37) per l’analisi e la ristrutturazione di rocche ed edifici pubblici di diverse città delle Marche e delle Legazione di Romagna e del porto di Cervia.
Fu nominato cardinale alla fine del pontificato di Clemente XII, il 30 settembre 1739, pur non avendo ancora ricevuto neppure il diaconato. Nel lungo conclave del 1740, nel corso del quale fu eletto Benedetto XIV, fu ritenuto candidato autorevole. Nelle istruzioni che il governo francese indirizzò ai suoi rappresentanti nel febbraio 1740 Sacripanti era indicato «tra i più degni del pontificato» (Recueil des instructions données aux ambassadeurs et ministres de France, XX, a cura di J. Hanoteau, 1913, p. 191) e comunque particolarmente adatto a ricoprire la carica di segretario di Stato. Anche le istruzioni per gli ambasciatori imperiali consideravano Sacripanti come uno dei cardinali più autorevoli, ma la sua candidatura non riuscì a decollare ed egli si limitò a coadiuvare il cardinal Neri Corsini.
Nel corso del pontificato di Benedetto XIV, non ottenne cariche di rilievo se non, brevemente, quella di proprefetto della congregazione del Concilio, dall’inizio del 1757. Partecipò a diverse congregazioni particolari istituite dal pontefice per questioni finanziarie e amministrative, ma rimase sostanzialmente emarginato dai centri di potere curiale, forse a causa dei suoi legami con i Corsini e dell’ostilità manifestata verso l’elezione di Benedetto XIV.
Dovette maturare in questo periodo una più marcata vocazione religiosa di Sacripanti, che assunse il diaconato nel 1742 e fu ordinato sacerdote nel 1751. Nel 1756 divenne vescovo della diocesi suburbicaria di Frascati, dove fece compiere una visita apostolica.
Partecipò ancora al conclave del maggio-luglio 1758, nel quale risultò eletto Clemente XIII. L’esito del conclave lo deluse profondamente e lo indusse a ritirarsi a Narni, dove morì, il 4 novembre 1758.
Fonti e Bibl.: Lettere di Benedetto XIV al canonico Pier Francesco Peggi Bolognese (1729-1758): pubblicate insieme col diario del conclave del 1740, a cura di F.X. Kraus, Freiburg 1888, pp. 151, 156, 158, 166; Recueil des instructions données aux ambassadeurs et ministres de France, dépuis les Traités de Westphalie jusqu'à la Révolution française, XX, a cura di J. Hanoteau, Paris 1913, pp. 191 s., 366, 412, 415 s., 418; Ch. De Brosses, Viaggio in Italia. Lettere familiari, Roma-Bari 1973, p. 604; Le lettere di Luigi Vanvitelli della Biblioteca Palatina di Caserta, a cura di F. Strazzullo, I, Galatina 1976, ad ind.; F. Valesio, Diario di Roma, I-VI, a cura di G. Scano, Milano 1977-79, V, pp. 158, 185, 192, 242, VI, p. 278, ad ind.; Päpste und Kardinäle in der Mitte des XVIII Jahrhunderts (1730-1777): das biographische Werk des Patriziers von Lucca Bartolomeo Antonio Talenti, a cura di S.M. Seidler - Ch. Weber, Frankfurt am Main 2007, pp. 388-389.
G.M Crescimbeni, L’Arcadia, Roma 1711, p. 366; F.A. Vitale, Memorie istoriche de' tesorieri generali pontificj, Roma 1782, pp. 61 s.; L. Cardella, Memorie storiche de’ cardinali della Santa Romana Chiesa, VIII, Roma 1794, pp. 299 s.; F.M. Renazzi, Storia dell’Università degli studi di Roma, IV, Roma 1806, p. 65; L. von Pastor, Storia dei papi, XV, Roma 1933, pp. 600, 643, 655, 721, XVI, p. 473; P. Pagliuchi, I Castellani del Castel S. Angelo, IV, Roma 1973, pp. 135-139; A. Caracciolo, Il porto franco di Ancona nel XVIII secolo, a cura di C. Vernelli, Ancona 2002, pp. 82, 93, 110; Ch. Weber, Die päpstlichen Referendare, 1566-1809. Chronologie und Prosopographie, Stuttgart 2003, pp. 870 s.; R. Barbiellini Amidei, La cappella Sacripante. L'Arcadia religiosa in Sant'Ignazio, in Studi sul Barocco romano: scritti in onore di Maurizio Fagiolo dell'Arco, Milano 2004, pp. 373-380; F. Luisi, Nuovi accertamenti sui quadri e sui violini di Corelli. Storie di collezionismo al tempo di Clemente XI, in Recercare, XXI (2009), pp. 177-227; Id., I Sacripante. Storia di una famiglia e memorie di Narni da documenti inediti dei secoli XVII-XVIII, Amelia-Narni 2012; S. Pedone, I Corsini collezionisti di Carlo Maratta. I dipinti della Galleria Corsini di Roma, in Un capolavoro di Carlo Maratti per Camerano: Rebecca ed Eliezer al pozzo della Galleria nazionale d'arte antica in Palazzo Corsini (catal., Camerano), a cura di V. Sgarbi - G. Leone - A. D’Amico, Acqui Terme 2014, pp. 69-71.