CURCI, Carlo Maria
Nacque a Napoli il 4 settembre 1810, ed entrato fra i gesuiti nel 1826, fu professore di ebraico e S. Scrittura, e in seguito applicato alla predicazione. Cominciò la sua carriera di scrittore con l'opera Fatti e argomenti (1845), per difendere il suo ordine attaccato dal Gioberti nei Prolegomeni, e ad essa fece seguito (1849) Una divinazione sopra le tre ultime opere dello stesso Gioberti (i Prolegomeni, il Gesuita moderno e l'Apologia). Fu in origine difensore ardente del potere temporale del papa, e scrisse La demagogia italiana ed il papa re (1849), La questione romana nell'Assemblea francese (1849), e copiosissimi articoli nella Civiltà Cattolica, alla cui fondazione ebbe parte principale in Napoli (1850). Ma poi nella prefazione dell'opera conobbe per la Chiesa la necessità di adattarsi alle nuove condizioni create dalla politica italiana. Costretto ad uscire dall'ordine (22 ottobre 1877), scrisse in difesa delle sue idee liberali Il moderno dissidio tra la Chiesa e l'Italia (1877), La nuova Italia e i vecchi zelanti (1881), Il Vaticano regio (1884), Lo scandalo del Vaticano regio, che furono messi all'Indice. In seguito si ritrattò e venne riammesso nell'ordine (1891). Morì a Careggi, presso Firenze, il 9 giugno 1891.
Tra le opere di sacra eloquenza ricordiamo: Il paganesimo antico e moderno (1862), Il cristianesimo antico e moderno (1862), La natura e la grazia (1865), Il connubio cristiano (1869), Lezioni sopra i due libri dei Maccabei (1872). Importanti sono le sue Memorie utili di una vita disutile, restate incompiute e pubblicate postume (Firenze 1891).
Bibl.: La Civiltà Cattolica, XI (1891), p. 102; Sommervogel, Bibliothèque de la C.ie de Jésus, II, s.v.