BUTERA, Carlo Maria Carafa Branciforte principe di
Nacque a Castelvetere (oggi Caulonia), in Calabria, il 22 febbr. 1651 da Fabrizio marchese di Castelvetere, principe della Roccella e del Sacro Romano Impero e da Agata Branciforte, figlia di Giovanni conte di Mazzarino.
Fu educato da dotti precettori e si dedicò con particolare amore agli studi di filosofia e matematica. Nel 1671 succedeva al padre nei titoli e nel reggimento dei vasti possedimenti e poco dopo sposava Isabella d'Avalos, figlia del marchese del Vasto e di Pescara.
Quando, nel 1674, scoppiava la rivolta a Messina ilB. provvedeva subito a reclutare 500 uomini nei suoi feudi e ne curava l'armamento e l'addestramento. Formato così un reggimento, lo trasferiva a Reggio, ove lo faceva imbarcare sulle galee dei cavalieri di Malta perché, agli ordini di suo zio il priore della Roccella, raggiungesse Milazzo e si ponesse a disposizione del viceré di Sicilia, che da quella cittadina dirigeva le operazioni contro la città ribelle. Nello stesso tempo il principe inviava due compagnie di uomini bene armati a rafforzare la guarnigione di Reggio. Questi uomini e quelli inviati a Milazzo, stipendiati e approvvigionati di tutto punto a sue spese, si rivelarono di grande utilità contribuendo a mantenere attiva la difesa e sgravando l'erario di un onere non indifferente.
Il 12apr. 1676, per la morte dello zio materno Giuseppe Branciforte deceduto senza figli, il B. ricevette investitura del titolo di principe di Butera.
Il marchese di Villafranca, viceré di Sicilia, nel darne notizia al sovrano poneva in rilievo la fedeltà alla corona dimostrata dal B. in ogni occasione e poneva l'accento sugli aiuti dati per arginare le conseguenze della rivolta di Messina. Un altro dispaccio del vicerè, del 4 novembre successivo, ribadiva i meriti acquisiti dal B. e segnalava al sovrano che in occasione dell'attacco francese contro Augusta, che aveva portato il nemico fino ad occupare Melilli, anche il priore della Roccella si era distinto per coraggio e capacità organizzative: a capo degli uomini armati e stipendiati dal B., egli era accorso in difesa della cittadina di Lentini ed era riuscito a bloccare l'avanzata nemica. Il viceré concludeva ripetendo quanto più volte aveva già suggerito al sovrano: che un segno di gratitudine e considerazione giungesse a questi nobili che in circostanze tanto tristi per il Regno non avevano esitato a dare considerevole appoggio e prove di fedeltà al re. Non pare che il B. abbia partecipato personalmente a fatti d'arme: è probabile che egli sia giunto nell'isola solo nel 1679.Nel dicembre 1680 il B. partecipò, come capo del braccio militare, al Parlamento convocato a Palermo dal vicerè e vi diede prova di notevole senso di moderazione, in una questione di precedenza, tipicamente secentesca, sollevata dall'arcivescovo di Palermo, capo del braccio ecclesiastico, che si rifiutò di rendere visita ai capi dei bracci militare e demaniale, come voleva la consuetudine. Il B., invece di irrigidirsi a costo di provocare l'aggiornamento dell'assemblea, preferì lasciar cadere l'affronto, riservandosi di ritornare sulla questione a Parlamento concluso.
Eletto deputato del Regno alla fine del Parlamento del 1680, il B. nell'agosto del 1683 venne nominato ambasciatore straordinario presso Innocenzo XI per rendere al pontefice - in nome del re - il tradizionale omaggio della chinea; la cerimonia ebbe luogo il 2 febbraio dell'anno successivo.
Dopo la missione a Roma il B. si ritirò nei suoi feudi di Sicilia per dedicarsi agli studi di filosofia e matematica e alla meditazione religiosa e dare alle stampe diverse opere. In verità esse non eccellono né per originalità di pensiero né per particolari pregi di stile e appaiono semplice frutto di un dotto passatempo.
Nel Parlamento riunitosi in Palermo il 15 giugno 1690 venne eletto ancora una volta deputato del Regno.
Morì nel 1695 (probabilmente nel giugno, a Mazzarino) senza lasciare figli. Il titolo passò alla sorella Giulia, che ne ricevette investitura il 10 novembre dello stesso anno.
Opere: Istruttione cristiana per i principi e regnanti cavata dalla scrittura Sacra..., Mazzarino per G. La Barbera 1687; L'Idiota volgarizzato..., Mazzarino per G. La Barbera 1688; Hebdomada mariana sive meditationes et preces ad beatissimam semper virginem Mariam septem doloribus transfixam in singulos hebdomadae dies distinctas..., Mazareni apud Josephum La Barbera 1688; Exemplar horologium solarium civilium, Mazareni apud J. La Barbera 1689; Il camino sicuro del cielo overo il modo di ben vivere per giugnere all'eterno godimento conforme al metodo di San Bernardo assicurato da passi della Sacra Scrittura e Santi Padri..., Mazzarino per G. La Barbera 1689; L'ambasciatore politico cristiano..., Mazzarino per Giovanni van Berge Fiamengo 1690(di quest'opera nel 1691 veniva pubblicata in Palermo una traduzione in spagnolo); Scruttinio politico contro la falsa ragion di Stato di N. Macchiavelli. Opera... in cui si discuoprono,si detestano e si riducono al dovere,con esempi,ragioni e sentenze di savi, gli errori e gl'inganni promulgati nel di lui libro intitolato: Il principe, Mazzarino per G. Vamberge 1692; Opere politiche cristiane..., Mazzarino per G. Van Berge Fiamengo 1692.
Fonti e Bibl.: Archivo General de Simancas, Estado, legg. 3497, 3498, 3505, 3531; Archivio di Stato di Palermo, Protonotaro del Regno, vol.714, ff. 51, 53, ss, 56; Ibid., Regia Cancelleria, vol. 769, ff. 140, 142, 144, 146; vol. 806, ff. 51, 53, 55; Ibid., Notai defunti - Lorenzo Barresi, vol. 1599 (minute), ff. 321-328 (atto del 2 dic. 1685); Palermo, Bibl. com., ms. 2 Qq. G. 91: G. T. Loredano, Panormitana recusationis iudicis pro Carolo Carafa allegatio, ff. 9-11; Ibid., ms. Qq. C. 78: Testamento di Carlo Carafa e Branciforte princ. di Butera e della Roccella, ff. 179-200; Ibid., ms. 3 Qq. B. 153: I. Galeani, Discorso in lode del casato Carafa, n. 2; Ibid., ms. Qq. G. 59: Raccolta di alcune cose notabili appartenenti alla nobilissima fam. Branciforte, f. 432; Il Giornale de' letterati (Parma), 1687, pp. 238-242; B. Aldimari, Historia geneal. della fam. Carafa, I, Napoli 1691, pp. 457-524; F. M. Emanuele e Gaetani di Villabianca, Della Sicilia nobile, II, Palermo 1754, p. 17; Ordinazioni e regolamenti della Deput. del Regno di Sicilia, Palermo 1782, pp. 346 s.; F. San Martino de Spucches, La storia dei feudi e dei titoli nobiliari di Sicilia, I, Palermo 1924, pp. 504 ss.