MARENCO, Carlo
Autore drammatico, nato a Cassolo di Lomellina nel 1800, morto a Savona nel 1846. Studiò giurisprudenza a Torino; ma presto fu assorbito dall'attività letteraria, e fin dal 1821 dava al teatro Il Levita d'Efraim.
La tragedia, di argomento e di spiriti biblici, mostrava una serietà d'intenti lirici se non veramente drammatici, che facevano pensare all'Alfieri, anche per la stretta osservanza delle unità tradizionali. Ma il M., proseguendo nel dramma storico con tinte quasi sempre medievali, si nutrì di echi del Pellico - che gli fu largo di protezione e di consigli - e di atteggiamenti più propriamente romantici. Egli risaliva al teatro di V. Hugo, per quanto si sentisse più affine a C. Delavigne per una certa sensibilità decorativa, quasi spettacolosa, e melodrammatica. Tuttavia, quando il M. si mantenne nei limiti della sua breve vena lirica, che meglio si esercitava su temi modesti e domestici, seppe ritrovare un suo particolare tono. Dopo la tragedia Bondelmonte (1827), entrò più decisamente nel clima innovatore con Corso Donati (1830), Ezzelino Terzo (1832), Il conte Ugolino e La famiglia Foscari (1835), Manfredi (1836), La Pia (1837, il suo miglior lavoro, portato sulle scene dalla Internari, dalla Marchionni e dalla Ristori), Giovanna Prima (1839), ecc., fino alle postume: Arnaldo da Brescia, Corradino di Svevia e Cecilia da Baone (1856).
Bibl.: A. Ponte, Arnaldo da Brescia nelle due tragedie di G. B. Niccolini e C.M., Sondrio 1880; E. Orlandi, Il teatro di C. M., Firenze 1900.