MARCELLINI, Carlo
Nacque a Firenze nel 1643 (Libro di ricordi…, c. 89) da Lorenzo. Il nome della madre non è ancora emerso dalle scarsissime fonti riguardanti la famiglia del Marcellini.
Il M. ricevette una prima formazione come orafo, per poi passare sotto la guida del pittore F. Ficherelli. Dopo la morte del maestro (1660), iniziò la sua vera formazione come scultore, nella bottega di B. Cennini. Nel 1671 fu inviato a Roma da Cosimo III per studiare sotto la guida di E. Ferrata, presso quella che da lì a poco sarebbe divenuta l'Accademia granducale a Roma. Dal 1672 al Ferrata fu affiancato C. Ferri, con l'incarico di seguire il giovane allievo nell'esercizio del disegno e del modellare. Tra il 1672 e il 1674 il M. collaborò proprio con Ferri realizzando gli angeli del ciborio per la chiesa Nuova a Roma. Negli stessi anni frequentò anche l'Accademia di S. Luca, dove nel 1672 ottenne il primo premio nella prima classe di scultura con un rilievo in terracotta raffigurante il mito di Deucalione e Pirra (perduto). Dal 1673, con l'arrivo a Roma di G.B. Foggini, A. Bimbacci e A.D. Gabbiani, la struttura dell'Accademia granducale si fece sempre più formalizzata e nello stesso anno il M. iniziò a cimentarsi con le prime commissioni autonome, tra cui il busto di G. Galilei (Firenze, Museo di storia della scienza). Nel 1676 fu richiamato a Firenze, insieme con Foggini, per preparare modelli per un monumento equestre del granduca, mai realizzato. Già dal 1674 il M. doveva pensare al rientro a Firenze, poiché in quell'anno richiese di occupare la bottega di Cennini alla Sapienza, lasciata libera dopo la morte del maestro.
Le botteghe alla Sapienza, situate lungo la strada che collegava piazza Ss. Annunziata a piazza S. Marco, costituivano, insieme con la bottega dello scultore di corte in borgo Pinti e con quelle della Zecca vecchia, uno dei tre poli principali della produzione scultorea fiorentina, ed erano di proprietà granducale (Freddolini, 2002; Zikos, 2005). Alla Sapienza il M. aveva una sua stanza, con accesso indipendente, contigua ai locali occupati da D. Cappelli. La concessione di questa bottega al M. fu indice di grande favore da parte del granduca. A ciò si affiancava una nomina formale come "cavallaro", con una "provvisione" mensile di 8 scudi. Un altro stipendio di 8 scudi fu concesso al M. fino al 1686 direttamente dalla cassa personale di Cosimo III, dalla quale proveniva anche il denaro per le provvisioni elargite a G. Piamontini e G.C. Cateni (Arch. di Stato di Firenze, Ubaldini Vai Geppi, 689, c. 43).
Immediatamente dopo il rientro a Firenze il M. continuò a lavorare con i suoi maestri, trasferitisi temporaneamente al servizio del granduca: nel 1677 collaborò con Ferrata al restauro di alcune statue antiche e dallo stesso anno, fino al 1685, fu coinvolto nella decorazione della cappella di S. Maria Maddalena de' Pazzi. Nel 1677 fu inoltre ammesso all'Accademia del disegno. Tra il 1679 e il 1683 lavorò a Pratolino su incarico del gran principe Ferdinando de' Medici e nel 1683 fu implicato nelle decorazioni della cappella Corsini in S. Maria del Carmine dove, sotto la direzione di Foggini, scolpì il Dio Padre in marmo alla sommità dell'altare maggiore.
Il M. nutrì un significativo interesse per l'allestimento di spettacoli e la realizzazione di apparati effimeri, e proprio a partire dal nono decennio del secolo ebbe modo di cimentarsi spesso in simili imprese a Firenze, partecipando per esempio all'allestimento della mascherata del carnevale del 1683, realizzando gli apparati per la liberazione di Vienna nel 1683 e per la liberazione di Buda nel 1686. Nel 1691 allestì la mascherata per il matrimonio di Anna Maria Luisa de' Medici e nel 1694 fu responsabile del catafalco per le esequie del padre F. Franci (Firenze, S. Filippo Neri).
Tra il 1685 e il 1686 il M. ricevette da Vittoria Della Rovere alcune commissioni per la villa fiorentina di Poggio Imperiale e successivamente fu impegnato nella realizzazione del monumento funebre di V. Farinola, morto nel 1686 (Firenze, S. Marco). Nel 1685 iniziò anche la vera e propria attività di architetto, dedicandosi alla realizzazione del non più esistente ospizio per i pellegrini, commissionato da D. Melani.
Dal 1688 l'attività fiorentina del M. proseguiva con la decorazione a stucco dei prospetti degli archi delle cappelle nella navata della Ss. Annunziata, ai quali si dedicò fino al 1693 affidando poi i lavori all'allievo V. Barbieri. Per la stessa chiesa, tra il 1692 e il 1693, realizzò la statua in marmo di S. Domenico per la cappella Feroni.
Dal 1695 al 1697 decorò con stucchi e incrostazioni la grotta del palazzo Corsini. Tra il 1698 e il 1700 eseguì con aiuti gli stucchi decorativi in due stanze del palazzo Ginori. Ancora in stucco sono le decorazioni modellate dal M. nella cappella di S. Giovanni Gualberto nel monastero di Vallombrosa, iniziate in quegli anni e protrattesi fino alla metà del primo decennio del secolo, contemporaneamente ad altre opere eseguite per il monastero. Sempre a Firenze modellò anche gli stucchi sulla volta della sagrestia della chiesa dei Ss. Michele e Gaetano, commissionatigli nel 1702, a seguito di una serie di lavori realizzati per i teatini, titolari della chiesa, a partire dal 1683. Nel 1699 il M. scolpì un busto in marmo raffigurante Cosimo III (Firenze, ospedale di S. Maria Nuova) e nello stesso anno fu di nuovo impegnato nella realizzazione di stucchi nella chiesa di S. Lucia alla Castellina. Nel corso del primo decennio del Settecento ricevette anche la commissione per la decorazione, ancora a stucco, dell'oratorio del Ss. Sacramento a Calenzano e realizzò l'altar maggiore, perduto, per la chiesa fiorentina di S. Giovannino degli scolopi.
A partire dal 1701 il M. fu impegnato nella più importante commissione architettonica della sua carriera, la chiesa dell'ospedale di S. Giovanni di Dio. La struttura dell'edificio fu terminata nel 1702 e la facciata fu realizzata tra il 1707 e il 1708, ma i lavori andarono avanti quasi fino alla fine del decennio. Il M., che non chiese alcun compenso per la sua opera, volle legare il proprio nome a questo edificio scegliendolo per la sua sepoltura. Dopo un inizio di carriera determinato dal grande favore della corte, il M. vide deteriorarsi i rapporti con i principi a causa del suo temperamento, spesso restio nell'accettare commissioni che comportavano scadenze o impegni troppo rigorosi.
Nel 1676 a Roma il M. pubblicò, con lo pseudonimo di Merlin Caracolli, la commedia L'amante spiantato, rappresentata anche dopo la morte dell'artista, nel 1715 (Firenze, Biblioteca nazionale, Poligrafo Gargani, 1210, n. 225). Gli interessi letterari del M. trovarono espressione anche in numerosi componimenti poetici, solo in parte editi, e nella partecipazione alla vita di varie accademie fiorentine. Tra queste ultime ebbe un ruolo preminente l'Accademia dell'Arsura, di cui egli fu uno dei fondatori con il nome di Spiantato, e presso la quale vennero letti spesso i suoi esercizi letterari, che celebravano la povertà e la dedizione all'attività artistica.
Il M. morì a Firenze il 22 giugno 1713 (Arch. di Stato di Firenze, Ufficiali poi Magistrato della Grascia, 198, c. 319v).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Arte dei medici e speziali, 262, c. 74v; Firenze, Biblioteca Marucelliana, Mss., C. 27: Libro di ricordi di Folco Portinari (1711-20), c. 89; Ibid., Biblioteca nazionale, Poligrafo Gargani, 1210, nn. 215-223; 1211, nn. 42-46; Ibid., Magl., cl.IX.66: G. Cinelli, La Toscana letterata, parte prima, ovvero storia o catalogo degli scrittori fiorentini, s.v.; F.M.N. Gabburri, Vita di C. M., in K. Lankheit, Florentinische Barockplastik. Die Kunst am Hofe der letzten Medici, 1670-1743, München 1962, p. 227, doc. 22 (vedi anche pp. 162 s. e ad ind.); G.C. Sagrestani, Vita di C. M. fiorentino, ibid., pp. 238 s., doc. 49 (e Id., Le vite di artisti dei secoli XVII-XVIII, a cura di A. Matteoli, in Commentari, XXII [1971], 2-3, pp. 193 s.); F. Bocchi - G. Cinelli, Le bellezze della città di Firenze, Firenze 1677, pp. 100 s.; R. Del Bruno, Ristretto delle cose più notabili della città di Firenze, Firenze 1733, pp. 59 s.; P.A. Orlandi, Abecedario pittorico, Venezia 1753, pp. 360 s.; G. Richa, Notizie istoriche delle chiese fiorentine divise ne' suoi quartieri, IV, Firenze 1756, p. 35; V, ibid. 1757, p. 148; VII, ibid. 1758, p. 75; VIII, ibid. 1759, pp. 36, 200, 214; IX, ibid. 1761, p. 186; G. Bottari - S. Ticozzi, Raccolta di lettere sulla pittura, scultura ed architettura, Milano 1822, II, p. 68; V, pp. 290, 292 s.; F. Baldinucci, Notizie de' professori del disegno da Cimabue in qua, a cura di F. Ranalli, V, Firenze 1847, p. 393; F. Fantozzi, Nuova guida ovvero descrizione storico-artistico-critica della città e dintorni di Firenze, Firenze 1857, pp. 416, 529, 708, 741; F. Büttner, Die ältesten Monumente für Galileo Galilei in Florenz, in Kunst des Barock in der Toskana, München 1976, pp. 105-108; B. Rieder Grohs, Florentinische Feste des Spätbarock, Frankfurt a.M. 1978, p. 300 e passim; La civiltà del cotto: arte della terracotta nell'area fiorentina dal XV al XX secolo (catal.), Impruneta 1980, pp. 132 s.; E. Chini, La chiesa e il convento dei Ss. Michele e Gaetano a Firenze, Firenze 1984, ad ind.; C. Cresti, L'architettura del Seicento a Firenze, Roma 1990, pp. 230-248, 263-275; L. Monaci Moran - S. Meloni Trkulja, Cappella Corsini in S. Maria del Carmine, in Cappelle barocche a Firenze, a cura di M. Gregori, Cinisello Balsamo 1990, p. 156; P. Pacini, Cappella di S. Maria Maddalena de' Pazzi nella chiesa omonima, ibid., pp. 177-180; M. Visonà, C. M. accademico "Spiantato" nella cultura fiorentina tardobarocca, Pisa 1990; R. Roani Villani, Un'aggiunta in margine a C. M., in Paragone, XLII (1991), 491, pp. 80-85; M.C. Fabbri, La cappella Corsini, in La chiesa di S. Maria del Carmine a Firenze, a cura di L. Berti, Firenze 1992, pp. 283-312; J. Montagu, Gold, silver and bronze. Metal sculpture of the Roman Baroque, New Haven, CT-London 1996, pp. 56-58; M. Visonà, La cappella di S. Giovanni Gualberto. Il rinnovamento della chiesa, in Vallombrosa. Santo e meraviglioso luogo, a cura di R.P. Ciardi, Pisa 1998, pp. 179-201; L. Arachi - P. Gentilini, La grotta di palazzo Corsini a Firenze, in Commentari d'arte, VI (2000), 15-17, pp. 78-91; M. Visonà, L'Accademia di Cosimo III a Roma (1673-1686), in Storia delle arti in Toscana. Il Seicento, a cura di M. Gregori, Pisa 2001, pp. 165-176; Id., La scultura a Firenze alla fine del secolo, ibid., pp. 201-205, 214; F. Freddolini, Convenuto, firmato et accordato. Scultori, cortigiani e committenti a Firenze, 1670-1743, tesi di laurea, Università degli studi di Pisa, 2002, pp. 240-243; R. Spinelli, "Modellato a regola d'arte". Lo stucco nelle decorazioni fiorentine, in La grande storia dell'artigianato, a cura di R. Spinelli, V, Firenze 2002, pp. 120-124; D. Zikos, Giuseppe Piamontini: "Il sacrificio di Isacco" di Anna Maria Luisa de' Medici, elettrice palatina, Milano 2005, pp. 41, 61 s.; F. Freddolini, Effigi d'insigne e singolare virtù. Monumenti funebri dei professori dello Studio tra Sei e Settecento, in Scultura a Pisa tra Quattro e Settecento. I monumenti dei professori dello Studio, a cura di C.M. Sicca, Pisa 2007, pp. 92, 97 s., 103; S. Blasio, in Repertorio della scultura fiorentina del Seicento e Settecento, a cura di G. Pratesi, I, Firenze 1993, pp. 5 s.; G.K. Nagler, Neues allgemeines Künstler-Lexicon, VIII, p. 296; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIV, p. 57; The Dictionary of art, XX, p. 385.