PROMIS, Carlo Lorenzo Maria
PROMIS, Carlo Lorenzo Maria. – Nacque a Torino il 18 febbraio 1808 da Matteo, impiegato e poi cassiere della Regia Zecca di Torino, e da Felicita Burquier (Carlo Pomis. Professore di architettura civile, 1993, p. 47).
Le numerose carte del Fondo Promis, conservato presso la Biblioteca reale di Torino, permettono di ricostruire la sua biografia; in particolare, la corrispondenza personale con il fratello Domenico Casimiro, numismatico e direttore della Biblioteca e del Medagliere reale di Torino, fornisce una documentazione dettagliata della sua vicenda professionale e delle tappe fondamentali della sua vita.
Diplomatosi nel 1824 in magistero, intraprese gli studi universitari in ingegneria civile sotto la guida di Giuseppe Maria Talucchi e Ferdinando Bonsignore, con il quale il 10 luglio 1828 si laureò con una tesi sul tema Arsenale da erigersi in una cospicua città di terra ferma. Nell’ottobre partì per Roma con lo scopo di studiare il mondo classico. Durante il soggiorno romano decise di partecipare al concorso Capitolino-Balestra dell’anno successivo. Nei primi mesi del 1829 scelse tuttavia di ritirarsi, insoddisfatto dell’ambiente culturale accademico. I suoi studi proseguirono intanto con il rilievo del palazzo della Cancelleria, con un approfondimento sul duomo di Torino, da lui attribuito a Baccio Pontelli, e con un progetto per il ‘Campo di Marte’. Le tavole acquerellate di quest’ultimo sono ancora conservate nella serie Disegni del Fondo Promis (il disegno del progetto, datato 1831, è pubblicato in Carlo Promis. Professore, cit., p. 89). A Roma ebbe modo di conoscere, tra gli altri, Luigi Canina, Luigi Tatti, Ferdinando Cavalleri e Carlo Troya: amicizie importanti che gli sarebbero state utili negli anni seguenti. Trascorse il periodo romano studiando l’architettura antica ed effettuando ‘viaggi pedestri’, questi ultimi rigorosamente registrati nei suoi taccuini. Nella primavera del 1832, su richiesta del fratello, tornò a Torino per occuparsi della famiglia. In seguito conobbe Cesare Saluzzo, che divenne una presenza determinante nella sua vita come mecenate e sostenitore. Nel 1833 ripartì per Roma, incaricato da Saluzzo di cercare quadri e armature. Il secondo soggiorno romano fu caratterizzato da numerose escursioni di studio nelle campagne circostanti. Tali occasioni gli diedero la possibilità di conoscere Antonio Nibby, con il quale entrò in stretta relazione. L’archeologia divenne quindi il suo maggiore interesse, tanto che, una volta rientrato a Torino, si dedicò a illustrare alcuni rilevanti monumenti patri; in quel periodo concepì, inoltre, due progetti di pubblicazioni, uno dedicato alla ‘lapidaria’ e un altro alle antichità di Alba Fucense.
Nella pubblicazione su Alba, intese – secondo le sue parole – «illustrare con metodo nuovo, cioè scientifico, e pratico le fortificazioni antiche» (Lettera a Domenico, 3 gennaio 1836, cit. in Carlo Promis. Professore, cit., p. 52). Distribuita personalmente, l’opera dedicata ad Alba gli fornì dunque un biglietto da visita per ottenere le necessarie entrature per incarichi professionali e ambiti encomi scientifici. Christian Carl Bunsen lo invitò a diventare socio corrispondente dell’Istituto di corrispondenza archeologica di Roma. Questo fu il primo di una lunga serie di riconoscimenti nazionali e internazionali. Nell’aprile del 1837 fu nominato ispettore dei Monumenti di antichità ne’ Regi Stati; ciò gli permise di scavare e rilevare – e in seguito pubblicare – numerosi ‘monumenti’. Il 5 febbraio 1839 ottenne la nomina di regio archeologo (in tale veste presentò il manoscritto sulle antichità di Aosta). In quel periodo iniziarono, per conto di Saluzzo, anche le ricerche sulla bibliografia militare. Nell’estate del 1839 seguì gli scavi a Susa e Ivrea, e fece realizzare l’incisione da apporre al monumento a Emanuele Filiberto in piazza S. Carlo. Il 5 maggio 1840 divenne membro residente della Regia Deputazione di storia patria. Tra il 1839 e il 1840 fu impegnato con Saluzzo nella pubblicazione del Trattato di architettura civile e militare di Francesco di Giorgio Martini architetto senese del secolo XV, con dissertazioni e note per servire alla storia militare italiana. Nel 1841 rifiutò la nomina ad accademico delle scienze e la nomina a professore per la cattedra di archeologia e d’ornato, in quanto interessato piuttosto alla cattedra di architettura. Riprese i suoi viaggi con l’obiettivo di studiare, non più monumenti, quanto codici e documenti di arte militare. Durante il soggiorno romano gli pervenne la notizia della morte di Bonsignore. Rientrato a Torino, il 7 ottobre 1843 gli fu assegnato l’incarico che era stato del suo maestro presso la Regia Università. Si dedicò quindi alacremente all’organizzazione e alla didattica della Scuola di architettura: oltre ai programmi, redasse numerosi lavori grafici utili all’insegnamento, creò il modello dei tavoli occorrenti per il disegno e fornì importanti suggerimenti nell’acquisto di libri indispensabili allo studio. Nel 1844 espose le linee della sua didattica nel volume Della necessità dell’erudizione per gli architetti. Nello stesso anno fu chiamato a far parte della «Commissione destinata a esaminare i piani per l’insegnamento dell’Architettura civile e per il suo coordinamento con quello di Matematica», e ricevette l’incarico di disegnare il progetto di una basilica cristiana. Nel 1846, oltre ai tre articoli sull’architettura, la pittura e la scultura per l’Enciclopedia popolare italiana di Pomba, pubblicò anche gli scritti Regum Langobardorum leges de structoribus, Epitafio metrico latino, La coltura e la civiltà, mentre l’anno seguente diede alle stampe la Nota sulla fortuna del Marchese di Caluso governatore di Vercelli. L’attività editoriale proseguì nel 1848 con la collaborazione all’Antologia Italiana, dove apparvero i saggi Maurizio Oddi ingegnere e matematico (1564-1639) e Delle operazioni e della situazione presente dell’esercito ligure piemontese.
I tumultuosi eventi di Custoza (1848) e di Novara (1849) lo videro schierarsi apertamente in difesa della monarchia e dell’esercito. Manifestò il suo impegno politico anche l’anno successivo, allorquando partecipò alla nascita e all’attività del quotidiano La Nazione, diretto da Carlo Baudi di Vesme. Suoi scritti apparvero anche su Il Risorgimento, giornale di Cesare Balbo diretto da Cavour. Il ministro della Guerra, Alfonso Ferrero della Marmora, lo incaricò di scrivere la storia della campagna militare del 1848-49. Sul finire del 1849 riprese le lezioni presso la Scuola di architettura. Nell’ottobre dello stesso anno aveva accettato l’elezione quinquennale a consigliere comunale di Torino e l’anno seguente rappresentò il Municipio nella Commissione per il monumento da elevarsi alla memoria di Carlo Alberto, per la quale redasse il programma e i sette disegni allegati. In qualità di consigliere comunale e di membro del Consiglio degli edili partecipò a numerose commissioni. Tra il 1849 e il 1852 collaborò al nuovo regolamento edilizio. Nel giugno del 1851 realizzò il disegno per il monumento a Carlo Alberto nel salone delle adunanze generali del Consiglio municipale di Torino. Eseguì diverse raccolte di disegni, illustranti importanti luoghi cittadini (Torino, Biblioteca Reale, Fondo Promis). Il 13 gennaio 1856 venne nominato socio della Reale Accademia economico-agraria dei Georgofili di Firenze. Nonostante la sua malattia ‘di nervi’, le attività pubbliche proseguirono accanto a quelle didattiche. Dal 1860, in applicazione della nuova legge del 13 novembre 1859 sul riordinamento della Pubblica Istruzione, fu titolare della cattedra di architettura presso la Scuola di applicazione degli ingegneri. Nel decennio 1860-70 fu impegnato come consulente per significativi lavori di restauro (Duomo di Pavia, Duomo di Casale, ospedale di S. Andrea a Vercelli, mausoleo di Teodorico a Ravenna, santuario della Consolata di Torino). A poche settimane dalla fine della sua carriera di docente, il 21 agosto 1869 ebbe il titolo di professore emerito.
Trascorse gli ultimi anni della sua vita dedicandosi allo studio e alla pubblicazione di importanti opere scientifiche. Morì a Torino il 20 maggio 1873. La commemorazione, pronunciata da Federico Sclopis all’Accademia delle scienze, si tenne il 25 maggio.
Opere. Progetto di un Recinto al Campo Marte (Torino 1831); Progetto per la Basilica Cristiana (Torino, 1845); Progetto per la casa Rizzetti in piazza della Consolata (Torino, 1846); Progetto di abbellimento di piazza della Legna (Torino, 1846); Casa Davisio in via Po (Torino, 1850); Progetto per la Pinacoteca e Accademia (Torino, 1852-53); Piano di ingrandimento della città (Torino, 1853); Progetto delle case fuori Porta Nuova (Torino, 1856); Basamento per il monumento funebre Bolmida (Torino, 1857).
Scritti. Tra i molteplici, oltre a quelli citati, si segnalano: Le antichità di Alba Fucense negli Equi, misurate ed illustrate dall’architetto C. P., Roma 1836; Notizia del trattato inedito di architettura scritto nel 1460 da Antonio Averlino fiorentino detto Filarete, Torino 1837; Dell’antica città di Luni e del suo stato presente: memorie raccolte da C. P., aggiuntovi il corpo epigrafico lunense, Torino 1838; Storia del forte di Sarzanello, Torino 1838; Della necessità dell’erudizione per gli architetti. Prelezione recitata nella grande aula della regia università di Torino il giorno 9 aprile da C. P., Torino 1844; Relazione circa la Piazza prescelta per la collocazione del Monumento a Carlo Alberto, Torino 1851; Relazione fatta a nome della Commissione per il monumento in memoria del Magnanimo Re Carlo Alberto istituita con legge del 31 dicembre 1850, Torino 1851; Le antichità di Aosta, Augusta Praetoria Salassorum, misurate, disegnate, illustrate da C. P., Torino 1862; Vita di Girolamo Maggi d’Anghiari ingegnere militare, poeta, filologo, archeologo, giurisperto del secolo XVI scritta da C. P., s.l. 1862; La vita di Francesco Paciotto da Urbino, architetto civile e militare del secolo XVI scritta da C. P., Torino 1863; Gl’ingegneri militari della Marca d’Ancona che operarono e scrissero dall’anno 1550 all’anno 1650, Torino 1865 (rist. Bologna 1970); Gl’ingegneri e gli scrittori militari bolognesi del XV e XVI secolo, Torino 1863 (rist. Bologna 1975); Storia dell’antica Torino: Julia Augusta Taurinorum, scritta sulla fede de’ vetusti autori e delle sue iscrizioni e mura, Torino 1869 (rist. Torino 1969); Gli architetti e l’architettura presso i romani: si dimostra aver i romani ingegneri esercitata l’edificatoria anziché l’architettura artistica…, Torino 1871; Biografie di ingegneri militari dal secolo XIV alla fine del XVIII, Torino 1874; Fabbriche moderne inventate da C. P. ad uso degli studenti di architettura e pubblicate con note ed aggiunte dal suo allievo Castellazzi Giovanni, Roma-Torino-Firenze 1875; Memorie e lettere di C. P. architetto, storico ed archeologo torinese (1808-1873), raccolte da Giacomo Lumbroso, Roma 1877.
Fonti e Bibl.: In Carlo Promis. Professore di architettura civile... (catal.), a cura di C. Vitulo -V. Fasoli, Torino 1993, pp. 64, 75, sono indicate anche lettere di cordoglio, commemorazioni e altri documenti. Il Fondo Promis, conservato dal 1953 presso la Biblioteca Reale di Torino, è composto da opere manoscritte, carte di famiglia, corrispondenze (si segnalano le lettere, oltre che di Carlo Promis, di Domenico e Vincenzo Promis), quaderni e appunti di studio, diplomi e attestati, nonché da numerosi disegni di formazione, archeologici, preliminari per le opere a stampa, didattici nell’ambito del magistero presso la Regia Università di Torino (1843-60) e presso la Scuola d’applicazione per gli ingegneri di Torino (1861-69), urbanistici relativi all’attività nel Consiglio degli edili e come consulente del Municipio di Torino.
C. Rinaldini, Intorno al libro “Gl’ingegneri militari della Marca d’Ancona che operarono e scrissero dall’anno 1550 all’anno 1650” per C. P.: brevi osservazioni, Ancona 1865; C. Gaudenzio, C. P.: necrologia, Firenze 1873; G. Lumbroso, Necrologia di C. P., Torino 1873; M. Ricci, C. P.: cenni necrologici, Torino 1873; F. Sclopis, Notizie degli studi di C. P. socio residente della R. Accademia delle Scienze, Torino 1873; M.A. Levi, C. P., s.l. 1934; A. Cervesato, Due piemontesi del Risorgi-mento: C. P. (1808-1873), s.l. 1936; A. Cavallari Murat, Sperimentazione stilistica di C. P. per Carlo Alberto: una basilica cristiana 1845, estratto da Bollettino della Società piemontese di belle arti, XXX-XXXI (1976-1977), pp. 1-12; V. Fasoli, La relazione di C. P. per la ‘parte artistica’ del Piano d’Ingrandimento della Capitale, in 1851-1852. Il piano d’ingrandimento della Capitale, a cura di V. Comoli, Roma 1987, pp. 23-27; W. Canavesio, Uno studio di facciata di C. P., in Studi piemontesi, XIX (1990), pp. 435-439; G. Gritella, Tra neoclassico ed eclettico: i disegni di architettura di C. P. alla Biblioteca Reale di Torino, in Atti e rassegna tecnica, XLIV (1990), pp. 218-225; V. Fasoli, C. P.: momenti di cultura nazionale e internazionale nell’opera dell’architetto torinese, in Bollettino storico-bibliografico subalpino, LXXXIX (1991), pp. 265-304; Ead., Riflessioni sull’Ecclesia maior di C. P. (1856), in Il disegno di architettura, IV (1993), pp. 75-77; C. P. Professore di architettura civile agli esordi della cultura politecnica (catal., 1993-1994), a cura di V. Fasoli - C. Vitulo, Torino 1994; Storia dell’architettura italiana. L’Ottocento, a cura di A. Restucci, Milano 2005, passim; V. Fasoli - C. Vitulo, C. P.: insegnare l’architettura (catal., Torino), Cinisello Balsamo-Torino 2008.