LORENZINI, Carlo (Collodi)
Scrittore, nato il 24 novembre 1826 a Firenze, dove morì il 26 ottobre 1890. Prese parte con i volontarî toscani alla campagna del 1848; fondò poi Il Lampione, giornale di satira politica che visse fino all'11 aprile 1849 quando la restaurazione ne impedì la libera vita, e fu sostituito nel 1853 da La Scaramuccia; il Lampione fu ripreso il 15 maggio 1860, quando il L. fu tornato dalla nuova campagna bellica. Nel frattempo aveva molto scritto, anche commedie, e assiduamente collaborato a varî giornali e riviste e aveva assunto il celebre pseudonimo di Collodi, dal borgo presso Pescia, dove era nata sua madre; di questa attività giornalistica, che durò per tutta la vita, sono frutto varie raccolte di scritti (Macchiette, Firenze 1880; Occhi e nasi, ivi 1881; Storie allegre, ivi 1887; Note gaie, ivi 1892; Divagazioni critico-umoristiche, ivi 1892: le ultime due a cura di G. Rigutini). Dal 1860 al 1881 fu impiegato non molto zelante presso la commissione di censura teatrale, e poi presso la prefettura di Firenze.
Già maturo, si volse a scrivere per l'infanzia, traducendo dapprima le Fiabe del Perrault (Firenze 1875) e scrivendo poi Giannettino (ivi 1876), seguito da una serie di fortunatissimi volumi: Minuzzolo, Il viaggio per l'Italia di Giannettino, La geografia di Giannettino, La grammatica di Giannettino, ecc. Il L. rimane sostanzialmente fedele alla vecchia tradizione che risale a L. A. Parravicini, consistente nel mascherare l'intento - che è di propinare il maggior numero possibile di nozioni e di ammaestramenti - per mezzo di un racconto più o meno divertente. Ma già in questi libri appare a tratti il ragazzo "com'è nella realtà", non più specchio d'ogni perfezione o mostro d'ogni perfidia, ma monello allegro e sano, con molti difetti e molti pregi: Pinocchio (Le avventure di Pinocchio: storia di un burattino; il racconto, col titolo Storia di un burattino, apparve la prima volta sul Giornale dei bambini del 1880). La felicità dell'invenzione di questo burattino che è sempre un ragazzo, di questo ragazzo che è sempre un burattino; la felice comicità, toscana nel miglior senso; l'immensa varietà della materia nella breve mole, hanno fatto di questo il più artisticamente riuscito e il più fortunato racconto per bambini della letteratura italiana.
Bibl.: G. Rigutini, pref. alla cit. ediz. delle Note gaie; G. Biagi, Passatisti, Firenze 1923, pp. 87-114; P. Pancrazi, Venti uomini, un satiro e un burattino, ivi [1923], pp. 197-205; E. Canni, Significato del comico e sua espressione in Pinocchio, Cremona 1923; Gaio, L'altro Collodi, in Marzocco, 1926, n. 51; P. Lorenzini, C. L., in Lettura, novembre 1930; G. Fanciulli e E. Monaci Guidotti, La letteratura per l'infanzia, 5ª ristampa, Torino [1931], pp. 225-244.