Scrittore italiano (Como 1878 - Rebbio, Como, 1949). Tra gli esponenti più significativi della tradizione letteraria lombarda fu un osservatore intuitivo e originale della sua terra, protagonista di gran parte dei suoi scritti. Svolse una intensa attività pubblicistica e un proficuo lavoro di traduzione di scrittori di lingua inglese.
Studiò legge e pittura a Torino, esercitò per qualche tempo l'avvocatura a Milano, ma più che altro si occupò delle sue terre nel Comasco. Collaboratore dei maggiori giornali e delle riviste più significative, da La Voce a La Ronda a Il Convegno, non fece parte di nessun gruppo letterario, sebbene certe sue caratteristiche e tendenze lo avvicinassero ai frammentisti. Appassionato viaggiatore, nel 1913 compì un determinante viaggio in Irlanda, via Londra, che gli consentì di conoscere il nuovo teatro nazionale irlandese di J.M. Synge, W.B. Yeats e S. O'Casey. Nel 1916, come sottotenente del genio, fu inviato di stanza a Bassano, dove trascorse due anni relativamente tranquilli, potendo continuare a scrivere e a tradurre, ma il successivo trasferimento a Breganze lo riportò in contatto con la cruda realtà della guerra e della disfatta di Caporetto. Al ritorno dal fronte, L. ricevette la prima lettera (in italiano) di J. Joyce con la proposta di tradurre una sua novella, che segnò l'inizio di un nutrito scambio epistolare tra i due e di una collaborazione che si concluse solo con la morte dello scrittore irlandese. Nei primi anni Venti, il L. fu particolarmente attivo sul fronte della pubblicistica; nel 1930 ricevette dal Touring Club italiano l'incarico di redigere una pubblicazione sulla regione dei laghi. Pur non affrontando problemi sociali e politici, fu tra i firmatari del manifesto antifascista di B. Croce.
Innamorato della sua Lombardia che percorse a piedi e in bicicletta, ma che "vide" o meglio risentì anche attraverso gli scrittori di quella terra (da Manzoni agli scapigliati), L., più che narratore, è un paesista, un diarista lirico, che trascrive con un gusto pittorico del particolare e con un piglio che da realistico presto si fa allusivo, le proprie impressioni di osservatore sensualmente nostalgico, di viaggiatore curioso più delle apparenze che dello spirito delle cose. Ai romanzi e ai racconti (Malacarne, 1922; Pubertà ed altre storie, 1926; Due, 1928; Le pianelle del Signore, 1932; Cantalupa, 1935; ecc.), sono quindi da anteporre le prose di Duccio da bontà (1913), I doni della terra (1915), Sulle orme di Renzo (1919), Nuvole e paesi (1919), Concerto variato (1933), A vento e sole (1939), Passeggiate lariane (1939), Aprilante (1942) e di altri "vagabondaggi", che hanno il dono della freschezza. Studioso di letteratura inglese e americana, si debbono a L. anche pregevoli traduzioni da W. B. Yeats, G. Synge, R. L. Stevenson, J. Joyce, D. H. Lawrence, ecc.: i due ultimi fatti da lui conoscere, per primo, in Italia.