LEVI, Carlo (App. II, 11, p. 190)
Pittore, scrittore, giornalista, morto a Roma il 5 gennaio 1975. Il modello del racconto-documento, felicemente rilevabile nel suo primo libro, Cristo si è fermato a Eboli, domina anche L'Orologio (1950), in cui la caduta del governo Parri viene emblematicamente colta come momento chiave di una svolta storica avvertita anche come svolta umana e psicologica per un'intera generazione. Il rischio della frammentazione della struttura narrativa, implicita nella scelta del racconto-documento e già più evidente in questo romanzo, determina, insieme a un prevalente gusto saggistico, l'opzione dello scrittore per il genere del reportage. Nascono così Le parole sono pietre (1955), resoconto di un viaggio in Sicilia che si trasforma anche in esplicito atto di accusa, specie nell'episodio riguardante Salvatore Carnevale; Il futuro ha un cuore antico (1956), cronaca di un viaggio in Unione Sovietica; La doppia notte dei tigli (1959), personale rielaborazione delle impressioni di un viaggio in Germania; Un volto che ci somiglia (1960), moderno viaggio in Italia; Tutto il miele è finito (1964), ritratto di una Sardegna colta nel suo volto arcaico e immobile. Meno riuscito appare un tentativo di abbracciare direttamente il genere saggistico con Paura della libertà (1946), ispirata riflessione sulla tirannide nel sec. 20°, in cui l'autore non riesce a operare un efficace distacco dalla propria immediata esperienza umana e civile. Postume sono state pubblicate due raccolte di scritti giornalistici di L.: Coraggio dei miti (1975), e Contadini e Luigini, testi e disegni (1975).
Bibl.: C. Muscetta, Letteratura militante, Firenze 1953; Galleria, fasc. dedicato a L., 1967, dic., n. 3-4; M. Aurigemma, C. Levi, in I Contemporanei, III, Milano 1969; G. Falaschi, Levi, Firenze 1971; G. Manacorda, Vent'anni di pazienza, ivi 1972.