CARLO III di Durazzo, re di Napoli
Nato da Ludovico, fratello minore di quel primo Carlo di Durazzo che Luigi d'Ungheria aveva barbaramente, ucciso; rimasto in fanciullezza orfano del padre (1362), visse i primi anni alla corte di Giovanna I di Napoli, che lo protesse e lo fece educare. Ma, cedendo poi alle insistenti richieste del re ungherese, la regina nel 1365 lo mandò a Buda. Luigi d'Ungheria, pur dopo la pace con la cognata, non aveva rinunziato alle sue mire sul regno di Napoli e perciò aveva voluto legare a sé quell'unico maschio superstite della famiglia durazzesca. E, col proposito di assicurargli la successione nel regno di Napoli, chiese e ottenne per lui da Giovanna I la mano di Margherita, la più prossima erede di quella corona come primogenita di Maria, sorella della regina, e dell'infelice Carlo di Durazzo.
Quando Giovanna I contrasse il suo ultimo matrimonio con Ottone di Brunswick, Luigi d'Ungheria s'affrettò a rimandare a Napoli Margherita perché vigilasse (1376). E, scoppiato lo scisma e palesatasi Giovanna fautrice dell'antipapa Clemente, il re inviò in Italia come suo capitano Carlo, in aiuto dei Carraresi che guerreggiavano contro Venezia. Allora Urbano VI incitò C. a scacciare da Napoli la regina scismatica, e il re d'Ungheria promise di aiutarlo, impegnandolo a non pretendere mai la successione ungherese. Giovanna I a sua volta con pubblico atto adottò Luigi d'Angiò fratello del re di Francia (29 giugno 1380). Margherita, ritiratasi nel suo castello di Morcone nel Sannio, di là aperse le ostilità contro la regina sua zia.
Carlo di Durazzo, incoronato re da Urbano VI, entrato il 25 giugno 1381 con un piccolo esercito nei confini del regno in Terra di Lavoro, raggiunta Margherita a Morcone, unì le sue alle forze di lei; sfuggendo abilmente a Ottone di Brunswick, che si era mosso ad affrontarlo, si volse verso la capitale e specie con l'aiuto del popolo vi entrò, il 16 luglio 1381. Giovanna fu deportata nel castello di Muro Lucano, ove morì (27 luglio 1382). Ma C. dovette quasi subito affrontare il rivale Luigi d'Angiò, che aveva invaso il regno, mentre, nemica a lui la maggior parte della nobiltà, provincie intere erano quali apertamente ribelli, quali lacerate dalla lotta fra le due fazioni. Sennonché la morte che colse in Bari il pretendente francese, il 20 settembre 1384, agevolò e assicurò il trionfo finale di C. di Durazzo anche contro la ribellione indigena.
Eliminato il nemico comune, venne meno l'accordo tra il fortunato vincitore e il papa. Questi si era stabilito in Napoli; ma, irritato che la reggente Margherita non gli lasciasse parte alcuna nel governo del regno, si era poi ritirato (16 giugno 1384) nel castello di Nocera dei Pagani, e di lì, in concistoro, scomunicò il re con la regina e quanti altri li favorivano (15 gennaio 1385).
C. fece assediare il castello di Nocera, riducendolo allo stremo; ma ritornato che fu a Napoli (18 giugno), ad alcuni baroni riuscì di penetrare nel castello e trarne libero il papa (7 luglio 1385).
Ma era giunta o giungeva allora a Napoli un'ambasceria ungherese, che offrì a C. di Durazzo la corona di quel regno, tre anni avanti lasciato dal morto Luigi alla figliola Maria, sotto la reggenza della vecchia Elisabetta. Il re e molti con lui gradirono quell'offerta. Il Comune fiorentino fu addirittura entusiasta di quell'impresa da cui s'aspettava grandi vantaggi per il suo commercio. Sola Margherita ebbe la saggezza di opporsi. Ma non valse. Il 14 settembre 1385 il re partì con poche forze. Fu accolto trionfalmente nell'Ungheria; ma colpito a tradimento per opera della regina vedova e rinchiuso in un castello presso Buda, fu avvelenato il 17 febbraio 1386.
Bibl.: A. Valente, Margherita di Durazzo vicaria di Carlo III, Napoli 1919.