CARLO II re di Romania (IX, p. 51)
Sedotto dal successo dei regimi totalitarî, non attese che un capo di partito gli dettasse l'atteggiamento politico, ma creò egli stesso una dittatura reale. Nel dicembre 1937 fece annullare le elezioni, in cui il partito nazionale contadino e la Guardia di ferro avevano ottenuto la maggioranza e il 28 dicembre impose il ministero presieduto da Octavian Goga, mettendogli accanto Armand Cǎlinescu, homo regius. Carlo assommò nelle sue mani, illimitate attribuzioni legislative, giudiziarie ed esecutive. Anche in seno alla famiglia reale si accentuarono le discordie; per cui il principe Nicola, fratello del sovrano, fu esiliato. Il 24 novembre 1938 Carlo fece approvare, per mezzo di un plebiscito che non tenne in alcun conto il segreto di voto, una nuova costituzione che legittimò le sue nuove prerogative. Introdusse una nuova divisione amministrativa del paese, in ţinuturi (regioni diverse da quelle storiche), governate da un residente reale. Si circondò di un pomposo consiglio della corona e prese rigorosi provvedimenti contro la Guardia di ferro. Cercò poi di sostituire il movimento dì destra con una forzata organizzazione della gioventù nella Straja Ţării ("Guardia del paese") e dei cittadini nel partito unico Fronte della rinascita nazionali. L'assassinio di C. Codreanu e di altri capi legionarî (30 novembre 1938) allora in prigione, provocò per rappresaglia l'uccisione del ministro Călinescu da parte dei legionarî (21 settembre 1939), cui seguì una tremenda repressione con l'esecuzione sommaria di 3 legionarî per ogni distretto. Dopo la caduta della Polonia e della Francia (giugno 1940), nell'isolamento in cui la Romania venne a trovarsi di fronte alla pretesa russa di riavere immediatamente la Bessarabia e la Bucovina settentrionale, pretesa alla quale fu giocoforza piegarsi (28 giugno 1940), nemmeno il "Partito della nazione" in cui s'era trasformato il "Fronte" di Carlo - nominalmente posto sotto la presidenza del ciambellano di corte Ernest Urdăreanu, di fatto sotto quella del re - poté far nulla contro le successive pretese tedesche, sebbene ostentasse un programma antisemita e portasse al governo qualche membro della Guardia di ferro (Horia Sima). Il 30 agosto 1940, con l'arbitrato di Vienna, la Romania doveva cedere all'Ungheria parte della Transilvania, e poco dopo la Dobrugia meridionale alla Bulgaria. Per dare soddisfazione alla manifesta insurrezione della coscienza nazionale e per salvarsi dalla vendetta legionaria, Carlo chiamò al governo, il 5 settembre, il generale Antonescu che alcuni mesi prima aveva fatto imprigionare per la sua aperta disapprovazione della politica reale. Antonescu, che era sostenuto dall'esercito, chiese l'abdicazione del sovrano, il quale abdicò (6 settembre 1940), cedendo il trono al figlio Michele I, e andò in esilio insieme alla sua amante Magda Lupescu.
Pur tra avverse contingenze politiche, la personalità di Carlo II è legata al grande incremento della vita culturale romena contemporanea. Accanto alla "Fondazione reale Carlo I", egli creò un istituto similare cui dette il proprio nome e favorì l'Accademia romena.