NEPOTE, Carlo Ignazio
NEPOTE (Nipote), Carlo Ignazio. – Nacque a Rivoli il 31 luglio 1710 da Domenico, «acquavitaro» di Piobesi (nel Torinese), e da Margherita Messier, di Torino (Gero, 1997, p. 61).
La famiglia si spostò più volte tra Rivoli e Torino, dove è testimoniata costantemente dal 1723 (Archivio di Stato di Torino, Insinuazione di Torino, 1723, 9, c. 105rv).
L’autobiografia (Torino, Biblioteca reale, Misc., 97.40: Vita del Pittore Nipote scritta da Lui medesimo, cc. n.n.), scritta negli anni Settanta, svela alcune tappe della sua formazione: nel 1733 raggiunse uno zio ecclesiastico a Milano per intraprendere lo studio della pittura; di qui nel 1734 andò a Venezia, dove entrò a bottega presso un pittore «di lustri circa sedeci». Dal 1738 al 1743 si trasferì a Roma e divenne allievo di Sebastiano Conca, a spese del conte piemontese Domenico Beria (per la cui famiglia realizzò, intorno al 1758, anno di morte di Beria, il dipinto con la Pietàin S. Teresa a Torino). Tornato a Torino poco dopo il 1734, nel 1737 fu chiamato per alcuni lavori di decorazione in palazzo reale (Schede Vesme [sec. XIX], 1968, p. 738); nello stesso anno venne impiegato nell’arazzeria di corte per l’esecuzione di due cartoni della serie dedicata alle Storie di Alessandro Magno, su disegno di Claudio Francesco Beaumont (Torino, Museo civico d’arte antica, e Palazzo reale). È soprattutto il coinvolgimento in questa impresa ad aver indotto la critica a considerarlo pittore di cerchia beaumontiana, anche se il suo stile non mostra affinità con quello del pittore regio, e non risulta citato fra gli allievi della Scuola del disegno (O. Graffione, Una prima indagine sulla Scuola del disegno di Beaumont, in Beaumont e la Scuola del disegno, a cura di G. Dardanello, Cuneo 2011, p. 68).
Pochi cenni vengono dedicati nell’autobiografia all’alunnato presso Conca. Altri sono infatti gli orientamenti che Nepote seguì più favorevolmente, come mostra la tela con la Madonna del Suffragio e s. Giovanni Nepomuceno in S. Maria della Stella a Rivoli, da datare probabilmente prima del 1753: l’angelo che regge l’anima purgante fa esplicito riferimento a un’invenzione di Sebastiano Ricci, pittore che doveva aver osservato a Venezia, durante il viaggio nel Lombardo-Veneto e poi in Piemonte, dove, a partire dagli anni Venti, ne erano arrivate numerose opere; la ripresa iconografica, che non si traduce però in accostamento stilistico, proviene dal dipinto con S. Girolamo e papa Gregorio Magno che intercedono per le anime purganti (1730) eseguito da Ricci per S. Alessandro della Croce a Bergamo e inciso nel 1731 da Francesco Fontebasso. L’altra citazione inserita nella tela di Rivoli contribuisce a rafforzare l’ipotesi di un soggiorno di Nepote in territorio emiliano, che si può immaginare precedente agli anni Cinquanta: il gruppo della Madonna col Bambino deriva dal dipinto con S. Carlo Borromeo e gli appestati (1700) eseguito da Marcantonio Franceschini per S. Carlo a Modena. Anche la testa del s. Giovanni Nepomuceno, stereotipata in un tipo fisico che Nepote utilizzò più volte, fa pensare a una osservazione diretta dei modelli di tale artista. Una proficua riflessione sulla pittura bolognese è inoltre testimoniata dal disinvolto utilizzo di tipologie fisiche vicine ai modi Giuseppe Maria Crespi, tradotte però in formule a evidenza ripetitive e ingessate.
Lo stile privo di vistose evoluzioni e l’insistita riproposizione di schemi e moduli fisiognomici rendono difficile stabilire una solida cronologia delle opere di Nepote, attualmente documentate dagli anni Quaranta del Settecento al 1780 circa, anche se i dipinti di datazione certa permettono di individuare, a partire dagli anni Sessanta, una stesura del colore più densa e un disegno del panneggio più gonfio e morbido. Risulta dunque più agevole seguire una mappatura geografica della sua produzione.
Il primo elenco di opere, solo in parte rintracciate, segnalato da Francesco Bartoli nel 1776 va integrato con altri ritrovamenti, che testimoniano un’attività in Piemonte molto estesa (per una prima messa a punto cfr. Rizzo, 2011, con bibl.). A Rivoli l’Invenzione della Croce della chiesa di S. Croce si data al 1747-48, mentre al 1757-58 risale il Transito di s. Giuseppe in S. Maria della Stella (Cifani - Monetti, 1987, pp. 136-138), in cui il gesto affettuoso del Cristo pare riferirsi al modello di Franceschini, più che al celebre esempio di Carlo Maratti. Non più tardi degli anni Cinquanta vanno datate le altre tele rivolesi attualmente note, tutte ubicate in S. Maria della Stella (fino al 1796 sede di un convento domenicano): il S. Vincenzo Ferrer che resuscita un fanciullo, forse da ancorare al 1755, tricentenario della canonizzazione del santo, e il Cristo e santo vescovo, nel coro.
A Torino vanno citati i dipinti con S. Giuseppe da Leonessa e l’angelo per S. Maria al Monte, prossimo al 1747; i due tondi con Miracoli di s. Omobono, con tutta probabilità di poco precedenti al 1754, la Vergine col Bambino e s. Ignazio e la Predica di s. Francesco Saverio per S. Francesco d’Assisi; la Visitazione, del 1768 circa, per l’omonima chiesa. Va invece esclusa dal corpus la tela con la Madonna e i ss. Agnese e Filippo Neri attualmente nella chiesa della Trinità, esclusione suffragata dal fatto che il soggetto non corrisponde a quello descritto da Bartoli (1776, p. 51). Le committenze affidategli a Torino inclusero anche, nel 1761, la valutazione di alcuni dipinti della Confraternita della Ss. Annunziata (Facchin, 2000).
L’attività per il Saluzzese e il Pinerolese copre diversi decenni: per l’Invenzione della Croce del duomo di Saluzzo vale a oggi un generico post 1743, mentre per la Madonna e anime purganti e per la Vergine col Bambino e santi domenicani nella collegiata di Revello, la cromia densa e zuccherina spinge a considerare la data 1773 posta sull’altare del Suffragio. Agli anni Cinquanta sono probabilmente da riferire la Madonna del Suffragio in S. Rocco a Pinerolo, la Vergine col Bambino e i ss. Giuseppe e Giovanni Nepomuceno nella chiesa di S. Maria della Pieve a Cumiana, che risulta sull’altare già nel 1753, e la Madonna del Rosario in S. Maria della Motta, sempre a Cumiana, verosimilmente da riconoscere nella tela vista da Bartoli (1776, p. 79) nel convento rivolese di S. Domenico, circondata dalle «Storiette co’ quindici Misteri». Con tutta probabilità poco dopo il 1761 risale l’incarico per il dipinto con l’Assunta e s. Grato sull’altare del Comune in S. Maurizio a Pinerolo dove per la figura del santo il riferimento è il s. Petronio della Pala della Peste di Guido Reni. Sempre a Pinerolo, a una data che non deve essere lontana dall’impiego in S. Maurizio, gli Evangelisti nei pennacchi della cupola al di sopra dell’altare in S. Chiara rappresentano l’unica testimonianza superstite dell’attività di frescante di Nepote, per la quale venne definito «habile» da Modesto Paroletti (1819, p. 396). Ancora nel Pinerolese, la Madonna del Rosario nella parrocchiale di S. Grato a Piscina è di poco precedente al novembre 1780 (Torino, Archivio arcivescovile, Inventari, 8/3/6, c. 124v).
In Valle di Susa sono testimoniati il Supplizio di s. Giuseppe da Leonessa, ora nel Museo diocesano di Susa, ma in origine nel locale convento cappuccino e poi nella chiesa segusina di S. Maria del Ponte, e il Cristo e s. Bernardo da Chiaravalle della parrocchiale di Novalesa, già nella vicina abbazia (Ruffino, 2000). Nelle Valli di Lanzo gli vanno riferiti il Martirio di s. Eurosia, i Ss. Francesco di Sales e Giovanni Nepomuceno in adorazione del Sacro Cuore, e la Via Crucis, per la parrocchiale vecchia di Balangero, nonché il Trionfo della Croce in S. Maria Maddalena a Groscavallo (A. Cavallari Murat, Lungo la Stura di Lanzo, Torino 1972, p. 277) e la Vergine con i ss. Giacomo e Rocco per l’omonima cappella a Borgo, nei pressi di Groscavallo (1776; www.valgrandedilanzo. altervista.org). Ad Asti si registrano le due tele in S. Caterina, con i Ss. Filippo Benizzi e Giuliana Falconieri e la Madonna e i fondatori dell’Ordine dei serviti, databili intorno al 1773; a Buttigliera d’Asti la Madonna con i ss. Bernardo da Chiaravalle e Cristoforo nella cappella dedicata ai due santi, del 1758; a Cocconato si trova la Madonna dei Sette Dolori nella chiesa della Ss. Trinità, di poco successiva al 1759, anno in cui per la prima volta risulta presente nella chiesa l’omonima Compagnia (M. Picco, Cocconato: la chiesa della Ss. Trinità, in Confraternite. Archivi e arredi nell’Astigiano…, a cura di A. Torre, Torino 1999, p. 168). Proseguendo verso il Roero va citata la tela con la Guarigione di s. Pellegrino Laziosi nella chiesa dell’Addolorata a Sommariva Bosco, probabilmente da riferire agli anni Cinquanta. Ampiamente documentata è l’attività nel Canavese: la Madonna del Rosario e il Martirio di s. Agapito per la parrocchiale di Lombardore, post 1749; il S. Vincenzo Ferrer che resuscita un bambino nella Ss. Trinità di Cuorgnè; le tele con la Madonna del Carmine (1765-66) e l’Immacolata e i ss. Vincenzo e Anastasio (1767circa) per la parrocchiale di Rondissone; il Battesimo di Cristo e la Vergine fradue sante e l’angelo custode (con pesanti ridipinture) nella parrocchiale di Bairo (1777 circa, anno di consacrazione dell’edificio); il Martirio di s. Sebastiano con s. Irene e s. Valentino (1772-73) e i Misteridel Rosario sull’omonimo all’altare in S. Nicolao a Montanaro. In S. Maria della Neve ad Agliè si trova una delle opere più riuscite del pittore, la Madonna del Rosario (1774), commissionata da Benedetto Maurizio di Savoia duca del Chiablese. Alla medesima committenza si deve la Predica del Battista, della parrocchiale di Centallo, del 1768 (Sacchetto, 2000).
Negli anni Settanta riprese l’attività per la corte sabauda: nel 1771 dipinse a grisaille la serie dei Giochi di putti nell’anticappella della palazzina di Stupinigi (Gabrielli, 1966) e decorò con temi virgiliani paracamini e sovrapporte per la camera della Regina nel castello di Agliè; nel 1775, in occasione delle nozze del futuro Carlo Emanuele IV con Clotilde di Francia, prestò la sua opera per altre decorazioni con «favole» (di cui parla nel poemetto Per le nozze delle LL. RR. AA. li Principe e Principessa di Piemonte: Torino, Biblioteca reale, Misc., 97. 40-41) in palazzo reale a Torino.
Fu anche autore di numerosi componimenti poetici, per lo più manoscritti (Torino, Biblioteca reale, Misc., 94.40), da cui è possibile trarre notizie sulla sua attività: sono da citare il Canto sdrucciolo per l’Accademia (1780) e il Pregiudizio smascherato, pubblicato a Venezia nel 1770, in cui dà una panoramica dell’arte a Torino a metà Settecento, con competenza e acutezza di giudizi.
Dalle nozze con Saveria Resca (1750) nacquero i figli Michelangelo e Luigi, che intrapresero la carriera di pittore (Schede Vesme [sec. XIX], 1968, p. 739). Nel 1773 era entrato a far parte della Compagnia torinese di S. Luca.
Morì a Torino l’8 ottobre 1780.
Fonti e Bibl.: F. Bartoli, Notizia delle pitture..., I, Venezia 1776, ad ind.; O. Derossi, Almanacco reale, Torino 1780, p. 167; Id., Nuova guida per la città di Torino, Torino 1781, pp. 38, 63, 67, 69, 83, 152; A.-L. Millin, Voyage en Savoie..., I, Paris 1816, pp. 243, 246, 280; M. Paroletti, Turin et ses curiosités, Torino 1819, pp. 184, 190, 196, 397; G. Claretta, I reali di Savoia munifici fautori delle arti, Torino 1893, pp. 125 s.; Schede Vesme (sec. XIX), III, Torino 1968, pp. 735-739;M. Viale Ferrero, Arazzi, in Mostra del barocco piemontese (catal.), a cura di V. Viale, Torino 1963, p. 22; L. Mallé, Le arti figurative in Piemonte, Torino 1961, p. 381; N. Gabrielli, Stupinigi. Museo dell’arredamento, Torino 1966, p. 62; L. Mallé, Stupinigi, Torino 1968, p. 468; L. Tamburini, Le chiese di Torino dal Rinascimento al Barocco (1968), Torino 2002, ad. ind.; M. di Macco, in Sebastiano Conca (catal.), Gaeta 1981, p. 164; G.C. Sciolla, Litérature artistique à Turin..., in Bâtir une ville au siècle des lumières (catal., Carouge), Torino 1986, pp. 496-511; A. Cifani - F. Monetti, Frammenti d’arte..., Torino 1987, pp. 135-139; E. Ballaira, in La pittura in Italia. Il Settecento, a cura di G. Briganti, II, Milano 1990, pp. 808 s.; Id., in Il Tesoro della città... (catal., Stupinigi), a cura di S. Pettenati - G. Romano, Torino 1996, pp. 152 s.; G. Gero, Aggiornamenti documentari per la biografia del pittore C.I. N., in Arte cristiana, LXXXV (1997), 778, pp. 61 s.; L. Campigotto, I. N...., Rivoli 1999; L. Facchin, Il seminario metropolitano di Torino, in Bollettino S.P.A.B.A., n.s., LII (2000), p. 185; P. Ruffino, Committenze novalicensi..., in Novalesa. Atti del Convegno parrocchiale, Novalesa… 1999, Bussoleno 2000, p. 74; G. Sacchetto, La nuova parrocchiale, in Centallo, Cuneo 2000, p. 148; W. Canavesio, Il libro torinese del ’700 e la stamperia reale, in La stamperia reale di Torino e le tecniche di stampa nel Settecento (catal.), a cura di E. Zanone Poma, Rivoli 2003, p. 12; S. Damiano, Settecento saluzzese: luoghi e interpreti, in Arte nel territorio della diocesi di Saluzzo, a cura di G. Galante Garrone et al., Savigliano 2008, p. 333; A. Rizzo, I. N., in Beaumont e la Scuola del disegno, a cura di G. Dardanello, Cuneo 2011, pp. 123 s.