CARLO I re di Romania
Carlo Eitel Federico Zefirino di Hohenzollern-Sigmaringen, nato a Sigmaringen il 20 aprile 1839, morì nel castello di Sinaia il 10 ottobre 1914. Era secondogenito del principe Carlo Antonio e della principessa Giuseppina del Baden, figlia adottiva di Napoleone I. Studiò a Dresda (1850-1855) e poi all'università di Bonn. Nel 1859 entrò nell'esercito prussiano. Fece lunghi viaggi in Francia, in Spagna, in Italia e in Algeria. Nel 1864 partecipò alla guerra danese per lo Schleswig-Holstein. Nel 1866 era capitano di cavalleria (2° reggimento dragoni). Avvenuta in quell'anno la detronizzazione del principe romeno Alessandro Giovanni I Cuza, Ion Brătianu, che dirigeva in quel momento la politica dei principati danubiani, dopo il rifiuto del conte di Fiandra, fratello del re del Belgio, si rivolse, per suggerimento di Napoleone III che allora dominava la politica europea, a Carlo di Hohenzollern, parente di Napoleone III e nipote del re di Prussia. Un plebiscito dell'aprile 1866 elesse Carlo, con 685.969 voti favorevoli, contro 224 contrarî, a principe ereditario di Romania. Alla conferenza europea, convocata a Parigi, la Turchia, la Russia e l'Austria si mostrarono contrarie a questa candidatura; ma per l'intervento del principe di Bismarck, che consigliò di riconoscere il fatto compiuto, Carlo di Hohenzollern partì da Düsseldorf, sotto il finto nome di Karl Hettingen, si recò a Zurigo, dove si procurò un passaporto per Odessa, attraversò la Baviera, l'Austria e l'Ungheria, col pericolo d'essere riconosciuto e arrestato, giunse a Bazias, atteso da Brătianu, e il 22 maggio 1866 entrò solennemente a Bucarest. Il 12 giugno promulgò una nuova costituzione e giurò di rispettarla. Nell'ottobre la Porta si adattò a riconoscere il nuovo principe, confermando quindi definitivamente l'unione della Moldavia e della Valacchia.
I primi anni del regno di Carlo I (in romeno Carol), non furono facili. Alcuni principotti nazionali cercarono di sbalzarlo dal trono. I partiti politici e specialmente le lotte tra i nobili (boiari) conservatori e l'incipiente borghesia liberale causarono frequenti crisi ministeriali. Il 15 novembre 1869 C. contrasse matrimonio con la principessa Elisabetta di Wied (suo pseudonimo letterario Carmen Sylva), dalla quale ebbe una sola figlia, che morì a 4 anni. Gravi questioni interne ed esterne, come quella degl'israeliti e quella danubiana, la determinazione dei rapporti col sultano, il deficit nel bilancio delle finanze e le mene della Russia dopo la guerra franco-prussiana del 1870-71, spinsero il principe quasi ad abdicare. L'energia di alcuni uomini politici, come Catargiu, Carp, Brătianu, ristabilì la sua autorità sul paese. C. organizzò l'esercito, le ferrovie, il commercio estero.
Grandi avvenimenti esteri, distraendo i Romeni dalle lotte di partito, consolidarono la dinastia e lo stato. Consigliato da Ion Brătianu, C. partecipò alla guerra russo-turca del 1877. Il 22 maggio di quell'anno proclamò l'indipendenza. Entrato in Bulgaria quale alleato dei Russi, ebbe davanti a Plevna il comando delle truppe russo-romene (4 settembre 1877). Condusse in persona le truppe all'assalto di Griviţa, che fu presa l'11 settembre. Il 10 dicembre cadde anche Plevna e Osman pascià si arrese al principe C. Malgrado l'eroismo delle truppe romene e il loro efficace aiuto a salvare le posizioni dei Russi, nella pace di S. Stefano, C. dovette cedere alla Russia la ricca Bessarabia, in cambio della povera Dobrogia, confermatagli dal congresso di Berlino.
Il 26 marzo 1881 il principe C. si proclamò re di Romania, e fu, contemporaneamente, riconosciuto da tutte le grandi potenze; poi (30 marzo 1889) designò quale erede presuntivo suo nipote Ferdinando. Nella seconda guerra interbalcanica del 1913 C. si mise di nuovo alla testa delle truppe per marciare in Bulgaria, la quale fu costretta a cedergli la parte meridionale della Dobrogia, detta Quadrilatero di Silistria.
Nella politica estera C. fu un seguace convinto e fedele della Germania e della Triplice alleanza; perciò venne più volte in conflitto con la crescente francofilia del partito liberale. Fautore delle potenze centrali, C. non poté decidere la maggioranza degli uomini politici romeni, favorevoli invece all'Intesa, ad entrare in guerra a fianco dell'Austria-Ungheria. In mezzo a queste tergiversazioni politiche C. morì, improvvisamente, colto da sincope. Questa morte strana e subitanea fece sorgere la voce, raccolta dalla stampa germanofila, ma non confermata, che fosse stato avvelenato dai fautori dell'Intesa. C. regnò 48 anni ed ebbe il merito di frenare i partiti, di superare terribili crisi, come quella commerciale del 1899 e l'insurrezione agraria del 1907, consolidando le basi del nuovo stato.