GRÜNANGER, Carlo
Nacque a Trieste il 10 (Hösle, p. 91) dic. 1891 da Amedeo, tipografo, e Maria Luigia Bretzel, in una famiglia di madre lingua tedesca. Compiuti gli studi medi nella sua città (dove ebbe una formazione bilingue, frequentando il liceo statale), si iscrisse nel 1910 all'Università di Vienna, dove, fino al 1914, frequentò i corsi di J. Minor, C. von Kraus, Ph.A. von Becker e C. Battisti. Per un anno, nel 1912-13, aveva studiato anche presso l'Istituto di studi superiori di Firenze, dove ebbe come maestri, tra gli altri, P. Rajna, E.G. Parodi e C. Fasola, dai quali fu indirizzato verso gli studi di filologia. Nel 1915, prima ancora di laurearsi, ottenne un incarico come insegnante di tedesco presso il liceo F. Petrarca di Trieste, dove rimase fino al 1927.
A questi anni, oltre alla traduzione del volume L. van Beethoven: memorie di contemporanei, lettere, diari, a cura di O. Hellinghaus (Milano 1925), risalgono i suoi primi lavori: la dissertazione di laurea (1921) sul Problema tragico nella sua evoluzione storica e nella genesi delle due prime tragedie di F. Hebbel "Judith" e "Genoveva"; e gli articoli, da essa derivati, Il superamento del tragico nella fiaba di Goethe e di Novalis, in La Cultura, IV (1924), pp. 22-33, e Il momento tragico e la sua attenuazione nell'Iliade, in Atene e Roma, n.s., VI (1925), pp. 95-138. In questi scritti si manifestano già chiaramente alcuni degli argomenti prediletti dal G. (l'opera hebbeliana e, in genere, la letteratura del periodo preromantico e della prima metà dell'Ottocento), ma soprattutto il metodo di studio che ne avrebbe caratterizzato l'attività di ricerca: la tendenza, cioè, a ricostruire la storia letteraria esaminando l'evoluzione di atteggiamenti o temi di fondo caratteristici di un'epoca o di una civiltà, come il senso del tragico (cioè il "sentimento del perpetuarsi della vita al di là del dolore e della morte": Il momento tragico…, p. 97). I mutamenti di tali atteggiamenti spirituali (permanenti nella storia umana e osservabili pertanto solo nella prospettiva del lungo periodo) sono studiati attraverso un ampio arco di accostamenti analogici tra i mondi culturali che hanno contribuito alla definizione della cultura occidentale (il mondo classico, con particolare riguardo alla grecità, il cristianesimo e il germanesimo, specie nella sua fase medievale), sulla base di una concezione dell'arte tesa a coglierne i risvolti etici e religiosi, specie nel rapporto con il mito, più che a illustrarne i valori estetici.
Nel 1927, il G. ottenne la cattedra di ruolo come insegnante di tedesco presso il liceo scientifico di Genova, stabilendo contatti sempre più stretti con la locale università, fino a ottenere, nel 1933-35, la supplenza del corso di lingua e letteratura tedesca tenuto da G.A. Alfero. Nel 1935, si trasferì al liceo Vittorio Veneto di Milano, tenendo contemporaneamente l'incarico di lingua tedesca presso il Politecnico e iniziando (dal 1937-38) l'attività di lettore di tedesco presso l'Università cattolica. Nel 1937 conseguì la libera docenza in lingua e letteratura tedesca, dal 1938 ebbe l'incarico di filologia germanica presso l'Università cattolica e dal 1942 la supplenza per la cattedra di lingua e letteratura tedesca (tenuta da V. Errante) presso l'Università statale.
Accanto ai crescenti impegni didattici, in questi anni il G. si dedicò a un'intensa attività scientifica, equamente distribuita tra l'epoca delle origini della lingua, della letteratura e della civiltà tedesche e il periodo cruciale tra lo Sturm und Drang e la metà dell'Ottocento, nell'ottica di una continuità dello spirito etico-religioso tedesco (delineatosi nella fase medievale come superamento in senso cristiano dell'etica pagana germanica) fino alla nascita della modernità, con la crisi romantica.
Così, nell'Einführung in die Geschichte der altgermanischen und der frühdeutschen Dichtung (Milano 1942) è delineata una chiara sintesi della storia della poesia tedesca dai suoi più antichi documenti germanici fino alla lirica del basso Medioevo, considerata come terreno di elaborazione del superamento dell'etica eroica e fatalistica del germanesimo nell'ethos misticheggiante della letteratura cortese (tale ricostruzione è sorretta da un ricchissimo apparato di note storico-mitologiche, filologiche ed etimologiche, culminanti in un'appendice linguistica dedicata alla comparazione tra il sistema vocalico gotico e quello tedesco). Mentre nell'opuscolo Lineamenti di una storia della religione germanica (ibid. 1943) la tormentata storia del passaggio dei popoli germanici dalle credenze tribali e paganeggianti al cristianesimo è presentata come elemento essenziale nella costituzione di quell'unità etica, religiosa e culturale tedesca di cui la letteratura è vista insieme come cemento e testimonianza.
Di tale unità, all'estremo opposto della parabola cronologica della letteratura tedesca, il G., nell'ampio saggio La crisi etico-religiosa dello Sturm und Drang e il titanismo cristiano di Lenz, in Studi germanici, II (1937), pp. 76-89, 171-194, coglie il momento di crisi appunto nel preromanticismo, in cui "due opposte intuizioni del reale, la teocentrica e cristocentrica da un lato, l'antropocentrica e immanentistica dall'altro si contendono il dominio delle coscienze" (p. 76). In questo quadro rivaluta la ricerca artistica e morale di J.M.R. Lenz (in cui nello Streben verso il divino si trova uno sbocco, alternativo rispetto all'idealismo romantico, ai problemi etico-religiosi sollevati ma non risolti dall'illuminismo) e, soprattutto, indica, attraverso un ampio esame dell'opera (Studi hebbeliani, I, Hebbel e lo spirito tragico del germanesimo, ibid. 1937), in Hebbel (l'autore da lui prediletto) il più acuto interprete e sistematore, nell'epoca della crisi romantica (accanto a R. Wagner suo contemporaneo e rivale), dello spirito tragico del germanesimo (imperniato sulla nozione dell'infelicità della coscienza individuale staccata, per una "colpa" o "ferita", dall'Uno-Tutto divino) e pertanto in dialettica opposizione rispetto all'eticità classica e cristiana (cfr. il cap. III, Cristianesimo e germanesimo).
In questo stesso periodo, il G. affiancò L. Bianchi nella compilazione di una Grammatica della lingua tedesca (Bologna 1941) e collaborò all'Enciclopedia Italiana.
Al culmine di questa intensa attività didattica e scientifica, il G. ebbe l'incarico di filologia germanica presso l'Università statale di Milano, dal 1945 fino al 1948, quando vinse il concorso per la stessa cattedra. Fu professore di tale disciplina fino a quando, nel 1951, succedendo a V. Errante, divenne ordinario di lingua e letteratura tedesca, mantenendo, tuttavia, l'incarico di filologia germanica presso la Statale e la Cattolica, e l'insegnamento di lingua tedesca presso il Politecnico.
Di nuovo, i gravosi impegni didattici del G. non ostacolarono la sua attività scientifica, che rimase intensa e nella quale, pur rivolta verso i due estremi della letteratura sette-ottocentesca e medievale, si individuano tematiche e spunti per una ricostruzione/sistemazione complessiva dell'intero patrimonio culturale e letterario tedesco.
Così, con la consueta polarizzazione di interessi, il G. si dedicò di nuovo ad approfondire la posizione etico-religiosa di protagonisti della letteratura ottocentesca, quali Goethe o il prediletto Hebbel (Il linguaggio lirico del giovane Goethe, in Paideia, V [1950], pp. 1-14, in cui si sottolineava il carattere pagano - il "dezidiertes Nichtchristentum" - degli esordi creativi goethiani, peraltro considerati più felici dei successivi rimaneggiamenti del Goethe maturo; Il noviziato poetico di F. Hebbel, in Acme, III [1950], pp. 3-88, in cui completava il quadro già tracciato nei suoi Studi hebbeliani e che avrebbe poi sinteticamente riesposto nella voce Hebbel, Friedrich dell'Enciclopedia dello spettacolo, VI, Roma 1959, coll. 234-241). Più intense e fruttuose risultano, tuttavia, le ricerche dedicate allo studio di alcuni dei momenti decisivi nella storia culturale tedesca medievale quali l'epica (La poesia dei Nibelunghi, in Acme, IV [1951], pp. 35-84; V [1952], pp. 103-144, dove i significati morale e artistico del poema, e in genere dell'epica medievale germanica, sono indicati nell'irrisolto dissidio tra l'ethos eroico del germanesimo primitivo e la legge cristiana della pietas e della charitas) e il Minnesang (distinto, per la sua ansia conoscitiva, dalla lirica cortese e considerato il momento in cui nello spirito tedesco, sotto l'influsso dell'etica cristiana, si elabora una nuova concezione della dignità della persona umana, cfr. il volume Heinrich von Morungen e il problema del Minnesang, con prefazione di V. Errante, Milano 1948).
Al culmine di questa attività si collocano: il saggio Aspetti e problemi della letteratura tedesca contemporanea, in Humanitas, VI (1951), pp. 308-335, nel quale il G., dietro le dissonanti manifestazioni della letteratura tedesca del Novecento, ne evidenzia, attraverso una fitta rete di accostamenti tra testi antichi e moderni, l'unità di fondo in una ricerca religiosa per tanti versi omogenea a quella da cui gli pare permeata l'intera cultura tedesca; la sezione I capolavori della letteratura tedesca, in I capolavori delle letterature straniere, II, Milano 1951, pp. 183-373, in cui, oltre alle pagine antologiche, è delineato un profilo della letteratura e della cultura tedesca, considerate come un'unità organicamente caratterizzata; e, soprattutto, il primo volume (dedicato all'epoca medievale) della Storia della letteratura tedesca (ibid. 1955), l'opera di maggior impegno e di più vasta risonanza del G., interrotta, però, a tale primo volume, che peraltro possiede una sua autonomia. Lo stesso G. ne preparò una seconda edizione con il titolo Storia della letteratura tedesca medievale (ibid. 1960, più volte ristampata), dalla quale si diramano le linee portanti della sua organica e originale ricostruzione dell'intero arco della cultura tedesca, dalle origini germaniche e pagane fino alla dissoluzione della religiosità medievale nel naturalismo umanistico-rinascimentale e alla conseguente reazione, da cui sarebbe sorta la riforma luterana.
Dall'estate del 1955, a causa di un infarto il G. dovette diradare i suoi impegni didattici e scientifici, lasciando gli insegnamenti presso l'Università cattolica e il Politecnico, e interrompendo la compilazione della Storia della letteratura tedesca.
A questi anni, che precedettero il suo congedo dall'insegnamento universitario (1961, in occasione del quale quasi tutta la sua produzione critica fu raccolta nel volume Scritti minori di letteratura tedesca, Brescia 1962), risalgono pertanto pochi lavori. Tra essi il saggio Das Problem der Theodizee im 5. Akt von Faust II, in Humanitas, XI (1956), pp. 638-656; l'opuscolo V. Errante interprete del Faust, Milano 1955; l'articolo La sequenza mariana di W. von der Vogelweide e la coscienza religiosa dell'età sveva, in Acme, X (1957), pp. 77-83; la già ricordata collaborazione all'Enciclopedia dello spettacolo e, infine, al Dizionario delle opere Bompiani.
Ritiratosi nella sua città natale, il G. morì a Trieste il 14 apr. 1963.
Postumo apparve il suo ultimo saggio, F. Hebbel e la poesia del numinoso, in Studi germanici, n.s., II (1964), 3, pp. 62-76.
Fonti e Bibl.: Per i dati anagrafici, v. Trieste, Archivio della parrocchia della B. Vergine del Soccorso, Libro dei battezzati, IV, p. 209; Registro degli atti di morte, I, p. 288. Necr. in: F. Delbono, in Studi medievali, s. 3, IV (1963), pp. 373-375; L. Zagari, in Annali dell'Istituto orientale di Napoli. Sez. germanica, II (1963), pp. 177 s.; V. Pisani, in Paideia, XVIII (1963), 1, pp. 3-5.
Un profilo della vita e dell'opera del G. è in J. Hösle, C. G. (1891-1963), in Studi germanici, n.s., II (1964), 3, pp. 91-101. Altre indicazioni in Istituto italiano di studi germanici in Roma, Repertorio bibliogr. della letteratura tedesca in Italia, I, 1900-1960, Roma 1966, pp. 194 s.; II, 1961-1965, ibid. 1968, pp. 41 s. Sulla Storia della letteratura tedesca, oltre al saggio di L. Mittner, La poesia tedesca del Medioevo nell'interpretazione di C. G., in Humanitas, XI (1956), pp. 320-329, v. le recensioni di: S. Lupi, in Convivium, n.s., XXIV (1956), pp. 474-478; V. Pisani, in Paideia, XIII (1958), 1, pp. 50 s.; H. Rüdiger, in Euphorion, LII (1958), pp. 95 s.; C. Cases, in Weimarer Beiträge, IV (1958), pp. 130-132. Per gli Scritti minori…, cfr. le recensioni di C. Cordié, in Paideia, XVIII (1963), 3-4, pp. 205-209, e F. Delbono, in Convivium, n.s., XXXII (1964), 5, pp. 526-531. Diz. univ. della letteratura contemporanea, II, Milano 1960, p. 588; Diz. della letteratura italiana del Novecento, Torino 1992, p. 271.