GROSSI, Carlo
Nacque presumibilmente a Vicenza intorno al 1634, ma da alcuni è ritenuto originario di Viadana (Mantova), della famiglia di Lodovico Grossi (più conosciuto come Lodovico da Viadana). Le notizie riguardanti i primi anni di attività del G. sono frammentarie e gravemente lacunose; stando a quanto lui stesso afferma nella dedica de L'Anfione (1675), egli avrebbe trascorso parte della sua giovinezza a Modena, prestando servizio presso la locale corte per poi trasferirsi, certamente prima del 1657, a Reggio Emilia e assumere l'incarico di maestro di cappella del duomo.
Nel 1656 il G. aveva concorso senza successo alla carica di maestro di cappella del duomo di Vicenza. Nella prova, che ebbe luogo il 14 dicembre, riportò una votazione pari a quella di G.D. Freschi, mentre un terzo candidato, P. Granza, ottenne il numero minore di voti. Si dovette perciò ripetere la votazione, dalla quale risultò eletto Freschi, seppur di strettissima misura. Il G. rimase comunque a Vicenza ricoprendo altre cariche, come attesterebbe la dedica dei suoi Concerti ecclesiastici con alcune suonate a 2 e a 3 (Venezia 1657), nella quale egli afferma di essere "maestro di cappella della Santissima Coronata [forse S. Corona] e dell'illustrissima Accademia Olimpica". Presso quest'ultima fu attivo fino al 1662 alla realizzazione dei settimanali concerti del teatro Olimpico, contribuendo al perpetuarsi di una tradizione che risaliva al secolo precedente.
Nel novembre del 1664, a Venezia, il G. riuscì a succedere a Massimiliano Neri come organista della chiesa di Ss. Giovanni e Paolo, non rimanendovi tuttavia a lungo: nel maggio 1667 venne infatti licenziato per le ripetute assenze. Dal 1664 al '66 fu insegnante di canto all'ospedale dei Mendicanti. Nel febbraio 1666, a Venezia, venne assunto come cantore (basso) nella Cappella di S. Marco, presso la quale prestò servizio fino al 1685, allorché ottenne il pensionamento. Sempre a Venezia, dal 1676 fino alla morte, fu anche maestro di musica presso l'ospedale dei Derelitti (Ospedaletto); nel 1671, in occasione delle dimissioni di M. Cazzati dalla chiesa di S. Petronio a Bologna, partecipò senza successo al concorso per la nomina a maestro di cappella.
Negli anni seguenti il G. concorse ripetutamente, ma sempre invano, ad altri prestigiosi incarichi: nel 1673 ancora a S. Petronio, e nel 1676 e 1685 a Venezia, al posto di vicemaestro di cappella a S. Marco. Due anni più tardi, il 16 apr. 1687, venne nominato maestro di cappella "universale" a Mantova ma, non essendone attestata alcuna attività in quella sede successivamente a tale data, è legittimo supporre che si sia trattato del conferimento di un titolo meramente onorifico. Un suo manoscritto conservato presso la Staatsbibliothek di Berlino, nel quale viene indicato come vicemaestro di cappella a Dresda, sembrerebbe invece testimoniare di una sua qualche attività all'estero. Il G. stesso, in occasione della presentazione della domanda per concorrere al posto di maestro di cappella di S. Petronio a Bologna nel 1671, aveva vantato trascorsi professionali Oltralpe, dichiarando, oltre ai suoi natali vicentini, anche una non meglio precisata attività a Innsbruck e a Vienna.
L'attendibilità di questi documenti è di difficile decifrazione. È certo, infatti, che in più di un'occasione il G. si sia rivelato incline alla millanteria. I titoli di dottore e cavaliere frequentemente riportati nelle intestazioni e nelle introduzioni di molti suoi lavori altro non sarebbero che fantasiose invenzioni; e un caso eclatante è costituito dal disinvolto quanto indebito uso del titolo di "Musico Maestro della Serenissima Repubblica di Venezia" (come risulta, per es., dall'introduzione alla raccolta di cantate La cetra d'Apolloalla sacra… maestà di Leopoldo I imperatore de Romani, op. 6, ibid. 1673), di esclusivo appannaggio del maestro di cappella di S. Marco, carica che in realtà egli non ricoprì mai. Il G. venne anche chiamato in causa per un episodio di plagio e, benché in tale occasione egli seppe difendersi pubblicamente da questa accusa in modo energico e convincente, il quadro della sua personalità che così si profila rende imprescindibile un riscontro documentario sostanziale.
Il G. morì a Venezia il 14 maggio 1688.
La sua produzione, benché non particolarmente vasta, abbraccia una discreta varietà di generi. Il G. si fece apprezzare principalmente come monodista, e le sue cantate solistiche sacre e profane (per es., le Sacre ariose cantate a voce sola, op. 4, ibid. 1663, La cetra d'Apollo, o le Moderne melodie a voce sola, con 2, 3, 4, 5 stromenti e partitura per organo, Bologna 1676) offrono a tale riguardo numerosi momenti di pregevole fattura. Uno dei suoi lavori più riusciti è certamente la già ricordata raccolta L'Anfione, musiche da camera, o per tavola, all'uso delle regie corti a 2 e 3 voci con introduttioni, bizzarie, e ritornelli di 3 stromenti a piacimento, op. 7 (Venezia 1675), in cui si avvicendano con grande ritmo scene briose e incalzanti successioni di arie, duetti, dialoghi e ritornelli. La vena realistica e comico-satirica caratteristica della sua produzione profana, eredità di una certa tradizione madrigalistica veneziana del tardo Cinquecento, si esprime in modo particolarmente brillante ne Il divertimento de' grandi. Musiche da camera, o per servizio di tavola all'uso delle reggie corti, a 2 e 3 voci con un Dialogo amoroso et uno in idioma ebraico a 4. Libro secondo, op. 9 (ibid. 1681). In questo lavoro, dedicato al duca di Mantova Ferdinando Carlo Gonzaga, spiccano per originalità e brio la realizzazione musicale di un Dialogo in idioma ebraico e del Gioco di primiera, probabili rivisitazioni di due lavori analoghi scritti nella seconda metà del secolo precedente da A. Striggio (Il cicalamento delle donne al bucato e Gioco di primiera).
Il debito del G. nei confronti di altri compositori è altresì riscontrabile in alcuni episodi della sua produzione di musica strumentale piuttosto manifestamente influenzati dall'esempio di M. Neri. L'attenzione che egli dedicò sempre al trattamento degli strumenti nelle sue composizioni è documentata, oltre che dalle minuziose indicazioni rivolte agli esecutori nelle edizioni a stampa dei suoi lavori, anche dal ruolo sempre più rilevante assunto dagli episodi orchestrali nell'arco della sua pur esigua produzione operistica. Caso emblematico è quello de Il Nicomede in Bitinia (Venezia, teatro S. Moisè, Carnevale 1677), opera della maturità, in cui i lunghi postludi strumentali a chiusura delle arie costituiscono vere e proprie riesposizioni tematiche. L'elemento strumentale impreziosisce anche momenti della produzione del G. altrimenti di pregio minore; è il caso della produzione di musica corale che, frequentemente caratterizzata da un'anonima scrittura omoritmica, si riscatta grazie a episodi di sapiente contrapposizione tra parti vocali e strumentali.
Oltre ai lavori citati in precedenza, si ricordano, per la musica sacra: Armoniosi accenti, cioè Messe a 4 et a 5 voci, con istromenti obligati e secondo choro, o ripieni ad libitum. Salmi a 2, a 3, a 4, a 6 et a 8 voci, parte con istromenti e ripieni, e parte senza, con le litanie brevi della beata Vergine a 8 voci, op. 2 (Venezia 1657); Libro secondo de concerti ecclesiastici a 2 e 3 voci, op. 3 (ibid. 1659); Terzo libro de concerti ecclesiastici (perduto); Quarto libro de concerti ecclesiastici a 2, a 3, e 4 voci, op. 10 (Milano s.d.); Cantata ebraica (Tel Aviv 1965, a cura di I. Adler); presso la Bibliothèque nationale di Parigi è conservato il manoscritto di un mottetto a 8 voci dal titolo Fideles plaudite; a Modena, presso la Biblioteca Estense, si trovano i manoscritti di quattro cantate per voce sola, violini e basso continuo. Opere teatrali: La Romilda (Vicenza, teatro della Piazza, Carnevale 1659), L'Artaxerse, overo L'Ormonda costante (Venezia, teatro Grimano, Carnevale 1669); le partiture manoscritte di queste due opere e del Nicomede in Bitinia si trovano a Venezia, presso la Biblioteca naz. Marciana; dell'opera Giocasta regina d'Armenia (Venezia, teatro S. Moisè, 16 dic. 1676) si conosce unicamente il libretto, ma probabilmente le 10 arie del sig. Carlo Grossi nel teatro S. Moisè 1677, conservate nella Biblioteca Querini Stampalia di Venezia, appartengono a essa; qui si trovano anche i manoscritti di due arie per soprano e basso continuo, mentre il manoscritto di due duetti vocali con accompagnamento strumentale è conservato presso la Staatsbibliothek di Berlino.
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