RUSCONI, Carlo Giuseppe Maria
– Nacque a Bologna il 5 marzo 1812, secondogenito del conte Germano Alfonso e di Candida Calzolari.
Nelle sue Memorie aneddotiche (Roma 1883, p. 6) dichiarò di essere stato discepolo di Paolo Costa, letterato di orientamento liberale, che gestì a Bologna una rinomata scuola privata, prima fra il 1821 e il 1831, poi fra il 1833 e il 1836. Coinvolto nei moti del febbraio 1831, a seguito dell’ingresso degli austriaci a Bologna, si allontanò in quello stesso anno dalla città natale e si recò a Marsiglia, dove incontrò Giuseppe Mazzini e molto probabilmente si affiliò alla Giovine Italia (Della Peruta, 1974, p. 92); quindi si spostò a Parigi, dove prese contatto, su incarico dello stesso Mazzini, con Filippo Buonarroti.
Rientrato a Bologna, negli anni immediatamente successivi iniziò a dedicarsi con assiduità alla produzione letteraria. Accanto alla stesura del primo di una nutrita serie di romanzi storici (Giovanni Bentivoglio. Storia bolognese del secolo decimoquinto, I-II, Firenze 1836; poi ripubblicato a Napoli nel 1838 e nel 1839), si impegnò soprattutto, a partire dal 1835, nel campo della traduzione, confrontandosi, in prima battuta, con Walter Scott.
Le prime versioni da Scott uscirono tra il 1835 e il 1837 per i tipi La Minerva di Padova, di proprietà del cugino Luigi Rusconi (Anna di Geierstein, ossia La fanciulla della nebbia, 1835; La promessa sposa di Lammermoor, I-III, 1835; Racconti di un avolo ovvero storie prese dalla cronaca scozzese di Gualtiero Scott, I-III, 1835; Waverley, I-II, 1837). Successivamente recuperò queste traduzioni e, con notevoli cambiamenti, le inserì nell’integrale Collezione dei romanzi storici e poetici di Walter Scott con note e commenti del volgarizzatore, pubblicata in undici volumi a Firenze presso David Passigli fra il 1844 e il 1858.
Fu soprattutto a partire dal 1838, anno in cui pubblicò la prima versione in prosa italiana del Teatro completo di Shakespeare (ancora per La Minerva di Padova), che la carriera di traduttore di Rusconi raggiunse i più significativi risultati. Esplicitamente concepita per incitare i letterati italiani a mettere in scena, sulla scorta dei grandi modelli europei, «le glorie dei nostri padri» e le «gesta nazionali» (Prefazione, s.n.p.), la traduzione fu corredata non solo da un puntuale commento al testo, ma anche dalla riproduzione del saggio mazziniano Del dramma storico e dalla trascrizione di passi desunti dal Corso di letteratura drammatica di August Wilhelm Schlegel (nella traduzione di Giovanni Gherardini).
La versione di Rusconi ebbe notevole risonanza e diffusione sia a ridosso della pubblicazione sia nei decenni a venire. Più volte riedita, fu assunta in particolare da Giuseppe Verdi come testo di riferimento per i libretti shakespeariani.
L’attività traduttiva continuò a costituire negli anni seguenti il principale oggetto dell’impegno letterario di Rusconi (fatta eccezione per un nuovo romanzo storico: L’incoronazione di Carlo V a Bologna, I-III, Firenze 1841). A breve distanza l’una dall’altra diede infatti alle stampe anche le versioni delle Opere complete di Byron (I-II, Padova, 1840-42) e, per la prima volta in Italia, di tutto il teatro di Schiller (Opere di Federico Schiller, Padova 1843).
Uscita dapprima in volumi separati e quindi riunita nel 1842 in un’unica edizione in due tomi, la traduzione da Byron (che subì numerosi interventi della censura) fu accompagnata da puntuali annotazioni storico-critiche e da saggi critici antecedenti (come il Discorso preliminare di Charles Nodier e il Saggio sul genio e il carattere di Lord Byron di Amédée Pichot, tratti dalle Œuvres complètes dello scrittore inglese curate dallo stesso Pichot e da Eusèbe de Salle, Paris 1821-24). Dal canto suo, la traduzione schilleriana (nuovamente pubblicata a Padova nel 1844 con il titolo Teatro di Federico Schiller) fu eseguita principalmente sulla scorta della versione di Aimable-Guillaume-Prosper Brugière de Barante (Œuvres dramatiques de F. Schiller, Paris 1834-35); significativamente nella prosa introduttiva (Saggio sulla vita e le opere di F. Schiller, pp. 3-22), Rusconi restituì il ritratto di uno Schiller libero dalle ‘regole’ poetiche e costantemente attento all’utilità morale della letteratura.
A partire dal 1847, pur non abbandonando la narrativa a sfondo storico, come dimostrato dai romanzi Luigi XVI. Scene della rivoluzione in Francia (I-III, Milano 1846-47) ed Enrico Valieri (Firenze 1847; preceduto da una Prefazione, edita anche a parte con il titolo L’Austria e l’Italia, in cui l’avvento di Pio IX è accolto come segnale dell’imminente indipendenza italiana), Rusconi – in quel periodo residente per lo più in Toscana – intensificò il coinvolgimento diretto nel dibattito politico. Alla collaborazione con il giornale fiorentino L’Alba di Giuseppe La Farina (giugno-novembre 1847) seguirono dapprima, in concomitanza con il suo ritorno a Bologna, gli articoli per il Felsineo (febbraio-maggio 1848) e, subito dopo, la fondazione e la direzione, insieme a Luigi Rusconi, de La Dieta Italiana, giornale in cui sostenne a più riprese (fino al 30 settembre 1848) la necessità di una ‘dieta’ federativa italiana presieduta dal pontefice, ma al contempo fondata sul principio della sovranità popolare. Dopo aver preso parte, dal maggio dello stesso anno, alle riunioni del Circolo felsineo, partecipò, in quanto subentrante, ai lavori del Consiglio dei deputati dello Stato pontificio (dicembre 1848); eletto quindi membro dell’Assemblea Costituente come rappresentante di Bologna e Forlì nel gennaio 1849, votò a favore dell’istituzione della Repubblica Romana e assunse l’incarico di ministro degli Affari esteri.
In seguito allo sbarco a Civitavecchia delle truppe francesi inviate dal principe-presidente Luigi Bonaparte (aprile 1849), nel tentativo di ottenere l’appoggio politico e diplomatico del governo inglese si recò personalmente a Londra (maggio-giugno); da qui si spostò per un breve soggiorno a Parigi, dove, sempre alla ricerca di sostegno per la causa romana, incontrò Alexandre-Auguste Ledru-Rollin e Pierre-Joseph Proudhon. Raggiunto quindi dalla notizia della resa di Roma (luglio 1849) quando ancora non era rientrato in Italia (e precisamente nella città francese di Mâcon), dapprima ripiegò, per circa un mese, in Belgio (a Bruxelles e a Spa); in seguito, passando per la Svizzera, si spostò a Torino e, ottenuto il permesso di soggiornare nel Regno di Sardegna, si stabilì a Genova.
Gli accadimenti del 1848-49, e specialmente l’impegno profuso in qualità di ministro, furono ricostruiti da Rusconi ne La Repubblica romana del 1849 (I-II, Torino 1850-1851). Particolarmente attento alla dottrina proudhoniana, nello stesso periodo allargò il raggio dei suoi interessi anche al campo socioeconomico, come dimostrava la pubblicazione del libello La rendita e il credito (Torino 1851) e dei Prolegomeni della economia politica (Torino 1852).
Tornato provvisoriamente nel 1851 a Parigi allo scopo di consolidare i rapporti con i liberali e i radicali francesi, e fatto rientro in Piemonte pochi giorni prima del colpo di stato con il quale Luigi Bonaparte prese il controllo della Repubblica (2 dicembre 1851), negli anni successivi Rusconi non cessò di coniugare l’attività letteraria con la dedizione alla causa politica. Oltre al completamento delle traduzioni da Walter Scott e alle edizioni, rivedute e corrette, di alcuni dei romanzi già pubblicati (Enrico Valieri, Torino 1859; L’incoronazione di Carlo V a Bologna, Torino 1859), il risultato più ambizioso di questo periodo furono i due volumi di Le emigrazioni italiane da Dante sino ai nostri giorni, precedute da un sunto storico dei casi d’Italia nei primi tredici secoli (Torino 1853-1854), opera dichiaratamente volta alla ricostruzione del «pensiero politico italiano» e del «sentimento nazionale» (I, Proemio, p. 2), nonché contrassegnata da un acceso antipapismo (II, Introduzione, pp. 21 s.).
Divenuto nel 1859 consigliere comunale di Bologna (ruolo che mantenne fino al 1868) e segretario generale del Consiglio di Stato delle Romagne, per ragioni di incompatibilità con quest’ultimo incarico si vide annullare, nell’aprile del 1861, l’elezione al primo Parlamento italiano come deputato del collegio di Imola. Negli anni seguenti ricoprì, tuttavia, altre importanti mansioni: dal 1869 al 1875 diresse, per conto dell’omonimo ministero, la Rivista di Agricoltura, Industria e Commercio; nel 1878 fu delegato italiano presso la conferenza monetaria svoltasi a Parigi (esperienza di cui diede conto negli opuscoli: La Question Monetaire, Paris 1878; La Conferenza monetaria americana riunitasi a Parigi nel mese di agosto 1878, Roma 1878); nel 1879 fu nominato segretario generale del Consiglio di Stato.
Parallelamente, Rusconi non tralasciò l’attività di scrittore, dedicandosi in particolare alla stesura di testi teatrali (i drammi Una congiura a Venezia, Torino-Milano 1862, ed Elena, Firenze 1867; le commedie Le fisime di un governatore, Torino 1862, e Strana coincidenza, Roma 1876; la farsa Un uomo d’affari, Roma 1873) e alla riedizione del Teatro completo di Shakespeare (Firenze 1873-74).
Trasferitosi a Roma, oltre a dare alle stampe un nuovo romanzo (Un dramma a Venezia, Firenze 1888), negli ultimi anni di vita, Rusconi concentrò i suoi sforzi letterari su due prevalenti filoni: da un lato, la memorialistica e la produzione autobiografica, con le Memorie aneddotiche per servire alla storia del rinnovamento italiano (Roma 1883, con l’aggiunta di un’appendice, pubblicata nel 1886) e le Rimembranze (Roma 1884); dall’altro lato, alcuni testi a metà fra l’invenzione narrativa e la riflessione filosofica (Visioni e fantasie, Roma 1884; Il Romito di Vallombrosa. Meditazioni di un estinto, Roma 1887, che comprendeva anche quanto già pubblicato in La nullità della vita e l’infinito. Note di un estinto, Roma 1883).
In questo periodo furono dati alle stampe anche i due volumi Echi di Heine, seguiti dal dramma Un matrimonio mistico (Roma 1884) e Echi e drammi di Heine seguiti dalla leggenda La giovinetta Lorenza (Roma 1885); gli opuscoli Cola di Rienzo e Masaniello e Annese (entrambi pubblicati a Roma per i tipi di Perino nel 1886) e, con Nullo Amato, I Tribuni. Masaniello, Cola di Rienzi, Ciceruacchio, Michele di Lando, Balilla (Roma 1890, uscito postumo sempre per i tipi di Perino).
Morì a Roma il 22 maggio 1889. Sposato con Girolama Cappini, aveva avuto con lei tre figli: Anita (1838), Giacomo Ruggero (1844) e Ottavia (1850).
Opere. Oltre a quelle menzionate: Elementi di economia politica. A uso delle scuole del Regno, Torino-Milano 1862; Gli internazionalisti e la questione monetaria, Roma 1877; Battuto su tutta la linea. Commedia in un atto in versi martelliani [Bologna] s.d.; Beatrice Cenci. Leggenda romantica, Firenze s.d.
Fonti e Bibl.: L’atto di battesimo è conservato presso l’Archivio generale arcivescovile di Bologna; documenti relativi all’incarico di ministro durante la Repubblica Romana sono conservati presso l’Ististuto per la storia del Risorgimento italiano di Roma; l’attività di consigliere comunale è attestata dai documenti dell’Archivio storico comunale di Bologna. G. Giunti, C. R., in Il Risorgimento italiano. Biografie storico-politiche d’illustri italiani contemporanei, a cura di L. Carpi, IV, Milano 1888, pp. 320-322; Libro dei compromessi politici nella rivoluzione del 1831-32, a cura di A. Sorbelli, Roma 1935, p. 138; A.M. Ghisalberti, C. R., in Dizionario del Risorgimento nazionale, diretto da M. Rosi, IV, Milano 1937, ad vocem; M. Rosmo, La «Dieta italiana» di C. R., in Archiginnasio, XXXVI (1941), 4-6, pp. 235-244; A. Benedetti, Le traduzioni italiane di W. Scott e i loro anglicismi, Firenze 1974, ad ind.; F. Della Peruta, Mazzini e i rivoluzionari italiani. Il partito d’azione, 1830-1845, Milano 1974, ad ind.; D. Goldin, La vera fenice. Librettisti e libretti tra Sette e Ottocento, Torino 1987, pp. 234 s.; G.D. Berti, Censura e circolazione delle idee nel Veneto della restaurazione, Venezia 1989, p. 212; C. R. Un protagonista della Repubblica Romana, Pisa 1995 (in partic. U. Chiaramonte, Il ministro degli esteri della Repubblica romana, pp. 47-67; G. Monsagrati, Tra riforme e rivoluzione. Il giornalismo quarantottesco, pp. 23-46; A. Volpi, La “Rivista di Agricoltura”, pp. 68-75); D. Goldin Folena, Alla ricerca di un’identità nazionale: traduzioni e teatro italiano tra Schlegel e Rusconi, in Italia e Italie. Immagini tra Rivoluzione e Restaurazione, a cura di M. Tatti, Roma 1999, pp. 193-235; F. Della Peruta, I democratici e la rivoluzione italiana. Dibattiti ideali e contrasti politici all’indomani del 1848, Milano 2004, pp. 59 s., 126 s.; D. Goldin Folena, Tradurre Schiller in Italia nell’Ottocento, in Studi in onore di Pier Vincenzo Mengaldo per i suoi settant’anni, Firenze 2007, pp. 735-787; G. Monsagrati, Roma senza il Papa. La Repubblica romana del 1849, Roma-Bari 2014, ad indicem.