LONDONIO, Carlo Giuseppe
Nacque a Milano il 1° ott. 1780, figlio unico di Girolamo e Giuseppa Goffredi. La famiglia era di origini spagnole, benestante e dedita ai commerci. Rimasto orfano di padre entro il 1794, studiò dapprima nel collegio Lalatta di Parma, dove risiedette presso uno zio, appaltatore delle gabelle. Rientrato a Milano nel 1796, completò la sua formazione da autodidatta, con una spiccata propensione allo studio delle lingue antiche e moderne e delle arti. Non gli mancò l'esperienza dei viaggi: fu in Francia e in Svizzera e nelle principali città italiane. Tra il 1796 e il 1807 prestò servizio nella guardia nazionale. Nel 1806 sposò Angiola Bonacina, dalla quale ebbe tre figlie.
Durante l'epoca napoleonica iniziò la carriera di pubblico amministratore che, grazie alle notevoli capacità e alla moderazione politica, proseguì anche al ritorno degli Austriaci e fino alla morte, con incarichi di varia natura e notevole prestigio. Fu nel Consiglio dei savi del Municipio di Milano (dal 1809) e nel Consiglio comunale (1812), con incarichi nei settori della illuminazione pubblica e dell'assistenza. Sin da allora cominciò a occuparsi del sistema scolastico pubblico, dove investì capacità speculative e organizzative per gran parte della sua vita, con importanti risultati e il generale riconoscimento.
Nel 1804 pubblicò a Milano le Succinte osservazioni di un cittadino milanese sui pubblici spettacoli teatrali della sua patria, dove è già evidente l'intreccio, che segnò la sua intera biografia intellettuale, tra l'interesse critico per le arti e le lettere e l'impegno civile. Nel testo, infatti, la descrizione di diverse espressioni artistiche legate al teatro si accompagna alla sollecitazione alle autorità affinché sostengano le arti capaci di svolgere un'importante funzione sociale. Il successivo Discorso dei danni derivanti dalle ricchezze (Milano 1809), pur trattando la materia con tono retorico e moralistico, dimostra l'ampiezza delle letture e la competenza che stava maturando negli studi di economia. Negli ultimi anni di vita riprese a occuparsi di questi temi, con una diversa e più realistica prospettiva, in una serie di memorie lette e poi stampate tra il 1843 e il 1845 nel Giornale dell'I.R. Istituto lombardo.
Tra le altre pubblicazioni del primo periodo vi sono i Pensieri di un uomo di senso comune (ibid. 1810; rist. riveduta e ampliata, ibid. 1821) e la cospicua Storia delle colonie inglesi d'America dalla loro fondazione, fino allo stabilimento della loro indipendenza (I-III, ibid. 1812-13). L'opera, meno nota e fortunata di quella coeva (1809) di C. Botta sullo stesso tema, fu tuttavia il risultato di un vasto studio, che privilegiò tra l'altro, rispetto al lavoro del Botta, le vicende prerivoluzionarie e la descrizione della vita e delle abitudini dei coloni, con una notevole ricchezza di osservazioni anche se non sempre centrate e originali.
Nel frattempo continuò gli studi e pubblicò scritti di critica letteraria, nei quali difese Alfieri e Beccaria da attacchi oltramontani (Poche parole in risposta alle osservazioni critiche sulla Vita di Vittorio Alfieri inserite nel Giornale italiano numm. 55, 56, 57, Milano 1809; Confutazione delle osservazioni critiche del sig. Guill… inscritte nel Giornale italiano n. 98 sulle Ricerche intorno alla natura dello stile di Cesare Beccaria, ibid. 1810).
Il L. visse in prima linea il concitato passaggio della primavera 1814, che segnò il ritorno a Milano degli Austriaci; sperò, come molti, nella possibilità di ottenere dalle potenze vincitrici una sistemazione politica di relativa indipendenza. Nei giorni in cui si occupava di organizzare in città il vettovagliamento e l'alloggio delle truppe austriache intrattenne una corrispondenza con l'amico G. Beccaria - a Parigi con la deputazione dei Collegi elettorali per fare pressione sui vincitori - che manifesta tutta la speranza e la frustrazione generate dagli eventi.
Tra il 1816 e il 1818 il L. divenne noto nell'ambiente letterario prendendo parte, con alcune dissertazioni, alla discussione tra classicisti e romantici suscitata dall'articolo di madame de Staël. Schierato con i primi ma non ostile ai secondi, dei quali sottolineava la feconda apertura verso la modernità dei tempi, sostenne tesi moderate, dirette verso una composizione della diatriba. Nel 1816 uscì a Milano la Risposta di un italiano ai due discorsi di madama la baronessa di Staël-Holstein inserita nella Biblioteca italiana, a cui seguirono i Cenni critici sulla poesia romantica (ibid. 1817). Iniziò qui una vivace polemica con L. Arborio Gattinara di Breme, cui il L. rispose con un'Appendice ai cenni critici sulla poesia romantica (ibid. 1818), astiosamente stroncata in una controreplica del Breme. Il L. mise termine alla disputa ritirandosi dalla discussione, come segnalato in una Poscritta alla sua Appendice (ibid. 1818).
Nel 1816 fu eletto nella Congregazione centrale del Regno nel ceto dei possidenti (vi rimase fino al 1828) ed entrò a far parte della Commissione centrale di beneficenza. Il favore del nuovo regime si manifestò in forme diverse. Nello stesso 1816 fu inviato a Lucca per dirimere questioni patrimoniali pendenti tra la ex sovrana Elisa Baciocchi (non Maria Luisa di Parma, come riportano alcuni studi) e l'amministrazione provvisoria austriaca. Nell'occasione manifestò indipendenza di giudizio, tanto che il suo responso, non consono alle aspettative del Metternich, non fu ratificato a Vienna. Nel 1818 fu insignito dell'Ordine della Corona di ferro (cui si aggiunse, nel 1837, il titolo di cavaliere dell'Impero austriaco, con il predicato di Borgarello) e gli fu affidata la direzione generale dei ginnasi di Lombardia, che tenne fino al 1832.
In questa attività il L. manifestò al meglio le sue capacità, sul piano organizzativo e dei contenuti. In pochi anni avviò una sostanziale riforma dei ginnasi lombardi, introducendo nuove discipline e testi, rinnovando il corpo docente e avvalendosi di illustri collaboratori (F. Cherubini, G. Berchet, C. Cattaneo, G. Gherardini). Ne sono testimonianza le Istruzioni per l'introduzione della nuova sistemazione ginnasiale nei ginnasj comunali e nei privati collegi di educazione delle province lombarde (Milano 1819). Dimostrò attenzione alla preparazione dei giovani anche partecipando, tra il 1819 e il 1821, all'esperimento delle scuole lancasteriane promosse da F. Confalonieri, che lo chiamò a fare parte della commissione direttiva. La vicinanza ideale e la collaborazione con il milieu liberale lombardo, che chiuse la sua stagione con il fallimento dell'iniziativa patriottica del 1820-21 e con i processi che la seguirono, non ebbe ripercussioni sulla solidità della sua posizione pubblica in virtù del rifiuto di ogni compromissione politica.
La grande esperienza del L. nel campo dell'educazione e dell'assistenza lo portarono, nel 1828, alla direzione dell'appena istituito ospizio dei sordomuti di Milano, con compiti di organizzazione del corpo docente e dell'istruzione dei ricoverati. Dal 1832 lasciò la direzione dei ginnasi per un altro incarico di prestigio, la presidenza dell'Accademia delle belle arti di Milano, in sostituzione di L. Castiglioni. Si dedicò a rinnovare l'istituto, con una grande attenzione, ancora una volta, al settore dell'insegnamento. Pur nell'intensa attività pubblica trovò il tempo per pubblicare alcune traduzioni dall'inglese e dal tedesco (W. Roscoe, Dell'origine e delle vicende della letteratura delle scienze e delle arti e della loro influenza sul presente stato della società. Discorso recato dall'inglese in italiano coll'aggiunta di alcune note di C.G. Londonio, Milano 1824; Del Laocoonte, o sia Dei limiti della pittura e della poesia, ibid. 1833; Frammenti della seconda parte del Laocoonte di E. Lessing coll'aggiunta di alcune note e d'un'appendice, ibid. 1841). Fu membro degli Atenei di Bergamo e Brescia e di molte Accademie di belle arti italiane ed estere; nel 1833, alla morte dell'architetto L. Cagnola, fu incaricato di sovrintendere alla costruzione dell'arco della Pace, completato nel 1838. Nello stesso anno divenne membro effettivo dell'Istituto lombardo e dal 1841 al 1843 fece parte del Consiglio comunale. Coltivò anche gli studi di economia. Negli ultimi anni di vita, oltre alle memorie citate, videro la luce un Esame critico di un progetto di riforma radicale del sistema monetario, pubblicato nel Giornale dell'I.R. Istituto (II [1842], pp. 293-310) e un discorso Del progresso industriale procedente dalle macchine e della sua benefica influenza sulla materiale e morale condizione dell'umana società (Milano 1845), pronunciato in occasione della distribuzione dei premi d'industria.
Grande amico del L. e ammiratore delle donne di casa Londonio, che lo ospitarono spesso nella villa di Cernobbio negli ultimi anni della sua esistenza, fu V. Monti, come testimoniano l'epistolario, alcuni versi della Feroniade e de La riforma delle grazie e un sonetto dedicato alla Bonacina.
Il L. morì a Milano l'8 ag. 1845.
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