BAGNASCO, Carlo Girolamo del Carretto marchese di
Nato probabilmente intorno al 1645-50 da una linea secondaria dell'antica famiglia nobiliare dei Del Carretto, quella dei signori di Zuccarello, divenuti marchesi di Bagnasco e di Saliceto e signori di Murialdi, il B. fu avviato alla carriera militare durante il ducato di Carlo Emanuele II e la seconda reggenza. Percorse rapidamente, sia per gli appoggi familiari, sia per le autentiche qualità di ufficiale preparato e scrupoloso, i gradi inferiori e medi e, nominato gentiluomo di camera da Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours, nel 1678 fu destinato quale governatore a Mondovì.
La sede era particolarmente difficile, perché da qualche anno il governo ducale tentava di togliere alla città l'antica esenzione dall'obbligo dell'acquisto di una determinata quantità di sale, esenzione che sgravava gli abitanti da un maltollerato tributo e permetteva loro un lucroso contrabbando di sale con la riviera ligure. Il B. usò dapprima, nel 1680, la maniera diplomatica, ma i reiterati rifiuti dei sindaci di presentarsi a lui e il fallimento della mediazione del vescovo di Vercelli indussero la reggente a inviare contro la città tremila uomini, i quali, al comando di don Gabriele di Savoia, la occuparono, ottenendone apparentemente la sottomissione. Quando, però, don Gabriele partì, il 24 luglio 1681, lasciando un presidio di mille uomini, l'appoggio dato dal B. ai salnisti, gli appaltatori del sale, e alle loro azioni banditesche provocò una nuova ribellione. Il borgo di Monastero costrinse duecento uomini del B. a ripiegare; gli abitanti di Vico, dopo aver distrutto la fortezza, inflissero molte perdite ai trecentocinquanta uomini guidati dal B. e ferirono lui stesso, nell'agosto 1681 Don Gabriele dovette tornare da Torino per imporre l'autorità ducale e nel 1692 il B. venne sostituito dal marchese di Senantes.
Più tranquillo il periodo, fra il 1683 e il 1689, del governatorato di Vercelli. Dalle lettere del B. al segretario di Stato di San Tommaso (specialmente quelle del 5 nov. 1686, del 16 febbr., dell'8 sett. 1688) risulta che i problemi del nuovo incarico erano di ordinaria amministrazione. Salvo Gattinara e Romagnano, Ricetto e Vicolongo, "il resto è così ben ordinato al servizio di S. A. R. in questa piazza che V. E. può assicurarLa che non credo si possa desiderare di più".
Il momento della fama venne per il B. durante la guerra contro la Francia iniziatasi nel giugno 1690. Nominato da poco tempo governatore della piazza di Montmélian, il principale baluardo strategico della Savoia, il B., come racconta egli stesso nel suo diario (cfr. Menabrea, Lemmi) con una prosa non priva d'una sua asciutta effìcacia, svolse dapprima una febbrile attività per riparare la fortezza, far incetta di viveri, respingere le prime puntate nemiche; affrontò poi l'attacco nemico sferrato l'8 febbr. 1691 all'arrivo del comandante generale francese Catinat e, pur isolato, resisté molti mesi nella vana attesa d'un soccorso dal Moncenisio o dal Piccolo San Bernardo. Vittorio Amedeo II sperò (lettera del B. del 13 ott. 1691 da Rivoli) di riprender Susa e portare aiuto al B., ma il disegno fallì. Il 15 novembre lo stesso Catinat ricomparve sotto le mura della fortezza e la situazione precipitò: mancavano le vettovaglie e gli uomini erano ridotti a duecentottantaquattro, di cui metà "infermi e malmenati", e il B. stesso dovette sparare più volte il cannone personalmente. Il 20 dicembre gli ufficiali insistettero perché si trattasse "una buona capitolazione" e il B. si indusse il 21 a parlamentare e a firmare, il 22, un'onorevole resa, che gli consentì d'uscire il giorno dopo a insegne alzate e a tamburo battente. Vittorio Amedeo II lo promosse, il 16 marzo 1692, gran maestro dell'artiglieria, e in tale carica il B. partecipò alla difficile campagna del Delfinato del 1692 e alle successive vicende belliche fino alla pace del 1696.
Una lettera del B. al duca, in data 24 maggio 1693, da Torino, ce lo mostra tuttavia malcontento di aver dovuto "prendre l'ordre de Mons.r Palfi", mentre di solito il gran maestro dell'artiglieria "ne le prend jamais que de son souverain ou du général qui commande en chef l'armée". Egli sollecita, non per sé - dice - ma per la carica, "les honneurs qu'ont eu [les générals] de Pologne, de Bavière et des autres Electeurs", e, permaloso e patetico, insiste col duca che "son Général du canon" (il cannone di Montmélian) è il solo privato di questa parità. Un'altra lettera da Cuneo, del 12 giugno 1695, lo coglie nel suo lavoro di organizzatore della difesa piemontese, mentre consiglia la più opportuna dislocazione delle forze nella valle della Stura di Demonte.
Insignito, il 20 giugno 1699, del titolo di cavaliere dell'Annunziata, all'inizio della guerra per la successione spagnola il B. venne nominato luogotenente generale delle truppe (24 luglio 1701), e in tale carica fiancheggiò Vittorio Amedeo II nelle difficili operazioni, prima a fianco dei Francesi, poi contro. Nel 1705, però, colpito da paralisi, dovette dimettersi dal servizio e ritirarsi nella sua terra di Saliceto, ove morì il 3 genn. 1712, lasciando undici figli, di cui tre avuti da Emerenziana Murat-Lacroix e gli altri da Irene Felice Isnardi di Castello di Caraglio, che aveva sposato l'11 genn. 1679 in S. Giovanni a Torino.
Fonti e Bibl.: Il diario del B. è stato pubblicato in francese (forse una traduzione dal testo italiano, probabilmente più antico) da L. Menabrea, in Les Alpes historiques, Chambéry 1841, poi in italiano da F. Lemmi: Marchese di Bagnasco, L'assedio di Mommeliano (1690-1691), Roma 1936: vuol essere anche un correttivo della tesi francese, un po' denigratoria, contenuta nel Journal de la campagne de Piémont en 1690 sous le commandement de M. de Montmélian, di M. Moreau de Brazey, Paris 1692. La lettera dei B. del 13 ott. 1691 è stata pubblicata da L. Menabrea, op. cit., p. 572. Le altre citate sopra, tutte inedite, si trovano in Archivio di Stato di Torino, Sez. I, Lettere Particolari, B, m. 32. Dà cenni, non tutti esatti, della vita del B. A. Manno, Il Patriziato subalpino, III, p. 57, datt. in Bibl. Naz. di Torino. Notizie sull'opera da lui svolta quale governatore di Mondovì in D. Carutti, Storia del regno di Vittorio Amedeo II, Firenze 1863, pp. 76 ss.