NATALI, Carlo Giacomo
(in religione Martino). – Nacque a Bussana, nella diocesi di Albenga, il 21 dicembre 1730 da Antonio e da Maria Caterina.
Nel novembre 1749 vestì a Roma l’abito degli scolopi; professò i voti solenni l’anno seguente e completò gli studi di filosofia e teologia nel collegio Calasanzio.
Nel 1754 fu inviato come lettore di filosofia a Urbino. Richiamato l’anno dopo a Roma sulla cattedra di teologia del collegio Nazareno, si avvicinò agli ambienti filogiansenisti. Arturo Carlo Jemolo (1928, p. 342) gli attribuisce la Critica di un romano alle Riflessioni del portoghese sopra il Memoriale presentato dai pp. gesuiti alla santità di papa Clemente XIII (Genova e Lugano 1759), scritta secondo Franco Venturi (1976, p. 11) dal rettore del Nazareno Urbano Tosetti e secondo altri da Giuseppe Bottari, l’animatore del circolo dell’Archetto che Natali frequentava. Entrò inoltre sotto la protezione dei cardinali Onorato Caetani (il cui omonimo nipote fu suo studente), Andrea e Neri Corsini.
Se già le tesi che fece discutere ai suoi allievi e pubblicare nel 1759 e nel 1761 suscitarono reazioni contrapposte, le Propositiones difese nel settembre 1763 da Michele Lodzniski (Roma), assai critiche nei confronti della teologia dei gesuiti, provocarono un violento attacco che coinvolse l’intero ordine degli scolopi. Su ordine di Clemente XIII Natali venne trasferito nuovamente a Urbino a insegnare retorica; tornato a Roma nell’estate seguente su pressione di Andrea Corsini, a detta di Ernesto Codignola redasse la Lettera di un chierico regolare delle Scuole Pie scolare del p. Martino Natali (Cosmopoli 1766) in cui veniva attaccato uno dei suoi accusatori, il futuro maestro del sacro palazzo Tommaso Mamachi, che Gaetano Melzi (1848-49, II, p. 96) ha ipotizzato essere invece opera di Tosetti.
Solo nel giugno 1769, dopo l’ascesa al pontificato di Clemente XIV che da cardinale forse lo aveva protetto, gli fu restituito l’insegnamento della teologia; preferì però accettare la cattedra di teologia dogmatica all’Università di Pavia offertagli nell’ottobre dal governatore della Lombardia Karl von Firmian cui era stato raccomandato dal cardinale Mario Marefoschi.
Nel maggio seguente tenne la sua prolusione. Con la sua chiamata, la facoltà teologica pavese si avviò a divenire uno dei poli dell’antigesuitismo italiano e delle politiche regalistiche degli Asburgo, connotazione rafforzata dall’arrivo di Giuseppe Zola (1775) e Pietro Tamburini (1778). Con i suoi colleghi pavesi Natali condivise letture, relazioni e iniziative, ma rivalità personali e differenze di temperamento e di impostazione, in parte riconducibili al suo interesse preminente per le questioni teologiche, contribuirono a isolarlo nei loro confronti, mentre manteneva rapporti epistolari con altri personaggi legati più o meno direttamente al movimento giansenista come Giovanni Cristoforo Amaduzzi, lo scolopio Giambattista Molinelli, il vescovo di Prato e Pistoia Scipione de’ Ricci e, dal 1775, con l’esponente della chiesa di Utrecht Gabriel Dupac de Bellegarde.
Protetto e controllato da Firmian e, dopo la morte di quest’ultimo (1782), dal successore Johan Joseph von Wilzeck, non mancò di entrare in contrasto con il governo per l’intransigenza con cui sostenne le proprie posizioni, a partire dal rifiuto, nel 1771, di adottare il testo del domenicano Pietro Maria Gazzaniga indicato dal primo ministro austriaco Wenzel Anton von Kaunitz.
Nei molti opuscoli polemici che pubblicò – generalmente anonimi, sotto pseudonimo o con il nome di suoi allievi, talora di attribuzione incerta – ricorrono alcuni temi dominanti: la restrizione del campo dei dogmi alle verità attestate dalle scritture e dalla tradizione e avvallate dal comune insegnamento della Chiesa, la limitazione del primato pontificio, l’adesione rigorosa al dettato di s. Agostino in tema di grazia, predestinazione, peccato e una visione radicalmente negativa della condizione umana post lapsu, espressa in particolare nell’affermazione della condanna alle pene dell’inferno per i bambini morti avanti il battesimo.
Spinto anche da motivi economici Natali si propose di esporre la concezione agostinana della grazia, che aveva già opposto al teologo gesuita Honoré Tournely nella Lettera di un teologo della sacra facoltà di Parigi ad un amico milanese [Pavia 1770], redigendo le Complexiones agustinianae de Gratia Dei, i cui primi due volumi videro la luce a Pavia nel 1774 e nel 1777 mentre altri due, quasi ultimati già nel 1779, rimasero inediti. A interrompere la stesura dell’opera intervenne una controversia intorno al catechismo di Roberto Bellarmino. Natali, che dal luglio 1773 rivestiva la carica di censore regio, nell’aprile 1775 negò a due stampatori pavesi la licenza di ripubblicare la Dottrina cristiana se non emendata con alcune sue correzioni, suscitando le proteste del vescovo di Pavia Bartolomeo Olivazzi presso il governo in difesa dell’intangibilità del testo bellarminiano; Natali affermò di essere stato anche scomunicato e denunciato al S. Uffizio dal vescovo e di avere a sua volta rifiutato l’offerta di un vescovato, ma tali circostanze non hanno finora trovato riscontro. Contemporaneamente, tredici proposizioni insegnate da Natali e da tre suoi colleghi vennero denunciate come eretiche presso la corte sabauda (sotto cui ricadeva parte della diocesi di Pavia) e presso alcuni ordinari vicini. Accogliendo le difese dei docenti, il governo licenziò alla fine del 1776 un loro collega, il domenicano Pio Francesco Sua, che li aveva accusati e che si rifugiò a Roma, dove l’elezione di Pio VI aveva rafforzato il partito antigiansenista. Nel frattempo, l’imperatrice Maria Teresa aveva vietato la stampa e la circolazione nei domini lombardi della Dottrina cristiana (novembre 1775), ma al tempo stesso Natali fu invitato a non intervenire direttamente sul tema.
Seguendo un consiglio di Firmian, Natali sviluppò quindi autonomamente una delle sue censure a Bellarmino, sull’unità della persona divina e del corpo di Cristo dopo la morte, nella Lettera I ad un lettore di teologia in Roma sopra la morte di Gesù Cristo e sua discesa all’Inferno (Pavia 1776) che, denunciata dal S. Uffizio, fu giudicata severamente dal maestro del Sacro Palazzo, Tommaso Agostino Ricchini, ma sfuggì alla condanna anche per l’intervento del governo milanese. Il fascicolo inquisitoriale si interrompe l’11 dicembre 1777 con la decisione del papa di sottoporre l’opera a un secondo censore; in una lunga lettera di cinque giorni dopo Natali difese la propria condotta in risposta a un richiamo alla prudenza del generale degli scolopi Gaetano Ramo.
Natali riprese quindi i temi della definizione dei dogmi e dell’inesistenza del limbo, già trattati nella Lettera, in due opuscoli pavesi del 1778-79 – la Lettera al sig. Pietro Poggi Banchieri sopra il decreto del Concilio di Trento appartenente alle sacre tradizioni e il Sermone di s. Agostino in cui si tratta della pena de’ fanciulli morti senza battesimo – mentre proseguivano le polemiche sui catechismi. A partire dal 1781 le sue posizioni furono ospitate ripetutamente sugli Annali ecclesiastici di Firenze, l’organo della politica riformatrice di Ricci, i rapporti con il quale sono attestati anche dalle vicende dell’Epitome del De regula fidei catholica di Francesco Veronio (Pavia 1780) – tradotta in italiano con una premessa nel secondo volume della ricciana Raccolta di opuscoli interessanti la religione (Pistoia 1783) – e ispirarono altri suoi testi fino ai Principi sulla approvazione dei confessori (Pavia 1788), traduzione di un’opera di Gabriel-Nicolas Maultrot.
In quegli stessi anni, rimanendo in ambito controversistico, Natali toccò la questione del lassismo nelle Lettere ad un amico sopra le Istituzioni morali del Collet (Pavia 1779), pubblicate sotto lo pseudonimo di Carlo Buonamici, e le questioni giurisdizionali ed ecclesiologiche in alcuni scritti di incerta attribuzione. In termini meno polemici e più divulgativi ritornò poi sul tema della grazia e della salvezza nei Sentimenti di un cattolico sulla predestinazione dei santi (Pavia 1782) – versione italiana di un suo corso – e nelle Preghiere della Chiesa per ottenere da Dio la sua Santa Grazia (Pavia 1784).
Gli anni 1784-86 sono segnati da una malattia e dal trasferimento degli agostiniani di cui Natali era ospite, che aggravò le sue già disagiate condizioni economiche. Con la trasformazione, nel 1786, della facoltà teologica pavese nel Seminario generale per la Lombardia asburgica egli mantenne l’insegnamento della teologia dogmatica mentre quello dei loci theologici, che aveva assunto nel 1773, passò a Tamburini. Lo stesso anno iniziò la pubblicazione a Pavia delle Praelectiones theologicae che componevano il suo corso biennale (I: De Deo ejusque attributis, 1787; II: De Ss. Trinitate, 1788; III: S. Augustini doctrina de gratia Dei, 1786, più l’appendice: De Deo creatore rerum universarum, 1789).
Rispetto alle Complexiones del 1774, ancora influenzate dall’eclettismo della scuola della Sorbona, Pietro Stella (2006, pp. 407 s.) vi ha ravvisato un’impostazione più netta ispirata al De gratia (1781) di Pierre-Étienne Gourlin. Un’esplicita difesa dell’ortodossia di Giansenio e un marcato sostegno alla Chiesa di Utrecht contraddistinguono gli scritti degli anni Ottanta, fra cui oltre alle note alle traduzioni della dissertazione De l’injuste accusation de jansénisme di Nicolas Petitpied (Della grazia e del libero arbitrio, Pavia 1783) e del Parallelo della storia degli ebrei con quella de’ cristiani di Jean-Baptiste d’Étrémare (Pavia 1787) sono da segnalare quelle alla Consulta di ventidue avvocati al Parlamento di Parigi sull’affaire del testamento di Frans Van Dyk (Pavia 1786). Non portò invece mai a termine una prosecuzione dell’Histoire abregée de l’Eglise metropolitaine d’Utrecht di Bellegarde di cui resta una bozza a stampa incompleta (Istoria della chiesa di Utrecht, Pavia [1790]) dei primi capitoli riguardanti in generale la nomina dei vescovi (Pavia, Bibl. universitaria, M.N.20.B.21).
Negli ultimi anni l’anticurialismo di Natali si radicalizzò spostandosi da un piano più prettamente teologico a quello ecclesiologico. Natali, che come censore si era opposto nel 1779 a una traduzione della ritrattazione di Febronio, nel 1787 pubblicò tempestivamente le sue Riflessioni (s.l.) contro il breve di condanna del Was ist der Papst di Joseph Valentin Eybel il cui estensore, il cardinale Giacinto Sigismondo Gerdil, replicò con due opuscoli. Nel Dubbio sul centro dell’unità cattolica nella Chiesa (s.l. 1790) – condannato all’Indice come opera anonima con decreto del 28 marzo 1791 – sviluppò la tesi, accennata nelle Riflessioni, secondo cui solo Cristo e non il pontefice può definirsi centro dell’unità della Chiesa.
Intanto il governo milanese si andava riallineando alle posizioni filocuriali della gerarchia ecclesiastica e, anche a opera di un ex allievo di Natali Giovanni Bovara, aveva inaugurato una politica di più rigido controllo sull’insegnamento contro la quale (nel giugno 1788 e nel luglio 1790) Natali sottoscrisse con altri colleghi, fra cui Tamburini, Zola, e Francesco Antonio Alpruni, due documenti di protesta.
Ammalatosi verso la fine del 1790, Natali denunciò al governo il parroco che l’aveva invitato a sottoscrivere una professione di fede. Morì a Pavia il 28 giugno 1791.
Opere: Per un elenco delle opere di N. si rimanda a Codignola, 1941-42, I, pp. XCVIII s.; da integrarsi con le indicazioni di G. M[elzi], Diz. di opere anonime e pseudonime di scrittori italiani o come che sia aventi relazione all’Italia, Milano 1848-49, ad ind., e con le notizie, non sempre ineccepibili, riportate da Calvini, 1950. Una parte consistente del suo carteggio è edita dallo stesso Codignola (1941-42, pp. 1-265), nuclei minori da Calvini (1950, pp. 166-171) e Fiorani (1969, pp. 97-105). La Bibl. universitaria di Pavia, conserva tra l’altro il ms. del suo Tractatus de gratia Christi juxta s. Agostini doctrinam (Ms. Tic. 478).
Fonti e Bibl.: Pavia, Bibl. universitaria, M.N.20.B.21; Necrologi in Annali ecclesiastici, 9 dic. 1791 e 2 giu. 1792; Nouvelles ecclesiastiques, 8 maggio 1793; Roma, Arch. generale delle Scuole Pie, Reg. Rel. 110, c.198rv, Hist.-Bibl. 38; Ibid., Arch. della Congregazione per la dottrina della fede, S. O., St. st. O4-i, cc. 301-16; ibid., Index, Protocolli 98. Per le fonti milanesi si rimanda ai lavori di Vismara, 1984 e 1994 e Bernuzzi, 2003; I. Monti, Narrativa dell’ultima malattia del P. D. M. N., Pavia 1792; Memorie e documenti per la storia dell’Università di Pavia, Pavia 1877-88, I, pp. 573, 576 s.; II, p. 27; III, p. 97; G. Schio, La ‘Dottrina Cristiana’ del b. Roberto Bellarmino proscritta nella Lombardia austriaca, in La Civiltà cattolica, LXXVI (1925), I, pp. 404-406, 408-413, 517; A.C. Jemolo, Il giansenismo in Italia prima della Rivoluzione, Bari 1928, ad ind.; E. Codignola, Carteggi di giansenisti liguri, Firenze 1941-42, ad ind.; Id., Illuministi, giansenisti e giacobini nell’Italia del Settecento, Firenze 1947, ad ind.; N. Calvini, Il p. M. N. giansenista ligure dell’Università di Pavia, Genova 1950; F. Gatti, Il periodo giansenista della facoltà teologica di Pavia, in Scrinium theologicum, II (1954), pp. 130-132, 164, 183, 201 s.; E. Dammig, Il movimento giansenista a Roma nella seconda metà del sec. XVIII, Città del Vaticano 1945, ad ind.; L. Fiorani, Onorato Caetani, Roma 1969, ad ind.; G. Pignatelli, Aspetti della propaganda cattolica a Roma da Pio VI a Leone XII, Roma 1974, ad ind.; F. Venturi, Settecento riformatore, II, Torino 1976, pp. 11, 92-94; A. Zingale, Gaetano Giudici (1766-1851), Roma 1978, pp. 15, 20 s., 54; M. Bernuzzi, La facoltà teologica dell’Università di Pavia nel periodo delle riforme (1767-1797), Milano 1982, ad ind.; P. Vismara, Il buon cristiano, Firenze 1984, pp. 11-51 e passim; Id., Settecento religioso in Lombardia, Milano 1994, ad ind.; M. Caffiero, La nuova era, Genova 1991, p. 112; P. Stella, Pietro Tamburini nel quadro del giansenismo lombardo, in Pietro Tamburini e il giansenismo lombardo, a cura di P. Corsini - D. Montanari, Brescia 1993, pp. 170, 183, 204; M. Bernuzzi, Lo spazio universitario del giansenismo pavese, ibid., pp. 294, 300, 302-304; Id., Gli studi ecclesiastici alla facoltà teologica di Pavia, in Storia religiosa della Lombardia. Diocesi di Pavia, a cura di A. Caprioli - A. Rimoldi - L. Vaccaro, Brescia 1995, pp. 355-357, 359, 361; M. Rosa, Settecento religioso, Venezia 1999, pp. 265, 283, 286 s.; J. M. de Bujanda, Index librorum prohibitorum 1600-1966, Montreal-Ginevra 2002, pp. 648; M. Catto, Un panopticon catechistico, Roma 2003, p. 266 s.; P. Stella, Il giansenismo in Italia, Roma 2006, II, ad ind.; ibid., III, p. 313; H. Wolf (Hg.), Systematisches Repertorium zur Buchzensur. 1701-1813. Indexkongregation, Padeborn 2009, p. 1419; T. Viñas, Index bio-bibliographicus cc. rr. pp. Matris Dei Scholarum piarum, I, s.v.; Enciclopedia cattolica, VIII, s.v.; Dictionnaire de théologie catholique, XI, s.v., Diccionario enciclopédico escolapio, II, s.v.