GALLAVOTTI, Carlo
Nato a Cesena il 23 genn. 1909 da Giuseppe e da Immacolata Lopiano, si formò sotto la guida del latinista A. Rostagni prima all'Università di Bologna, dove conseguì la laurea in lettere nel 1929, e poi in quella di Torino. A Firenze approfondì la critica testuale con G. Pasquali, la papirologia con Medea Norsa e G. Vitelli, la paleografia con E. Rostagno.
Nell'anno accademico 1932-33 sostituì il Pasquali nell'insegnamento universitario; nel 1934 soggiornò a Roma con una borsa di perfezionamento e iniziò a preparare l'edizione di Teocrito, affidatagli dal Pasquali, collazionando i codici della Biblioteca apostolica Vaticana. Dopo cinque anni di insegnamento come ordinario di lettere classiche nei licei di Pinerolo, Perugia e Bologna, nel dicembre 1939 fu comandato all'Officina dei papiri ercolanesi e negli anni seguenti tenne per incarico i corsi di filologia classica e di filologia bizantina presso l'Università di Napoli. Nel 1945 passò all'Università di Bari, dove ricoprì gli insegnamenti di letteratura greca, di grammatica greca e latina e successivamente di lingua e letteratura latina e di papirologia. Nel 1946 vinse il concorso come ordinario di letteratura greca e nel 1946-47 ricoprì la cattedra di letteratura greca a Catania. Fu preside delle nascenti facoltà di lettere, di magistero e di lingue a Bari fino al 1949, quando fu chiamato all'Università di Roma per l'insegnamento di grammatica greca e latina, che tenne fino al 1958, quando passò a filologia classica nella stessa sede. Succedendo a Gennaro Perrotta, ricoprì la cattedra di letteratura greca dal 1962-63 fino al 1979.
Fu socio di numerose accademie e istituti italiani e stranieri: basti ricordare per tutti l'Accademia nazionale dei Lincei. Come organizzatore di cultura è stato attivo sia in Italia, come presidente del comitato per le Scienze storiche, filologiche e filosofiche del Consiglio nazionale delle ricerche e poi come fondatore del Centro di studi micenei e quindi direttore dell'Istituto per gli studi micenei ed egeo-anatolici, sia come membro di importanti comitati internazionali di studi micenei e papirologici.
Il G. morì a Roma il 9 febbr. 1992.
L'insegnamento di Augusto Rostagni incise sull'interesse, che si manifestò già nei primi lavori, per le questioni di estetica e di teoria letteraria antica (si vedano, tra gli altri, Sulle classificazioni dei generi letterari nell'estetica antica, in Athenaeum, n.s., VI [1928], pp. 356-366 e L'estetica greca nell'ultimo suo cultore (il neoplatonico Proclo), in Mem. dell'Acc. delle scienze di Torino, s. 2, LXVII [1930]) e su quello, ugualmente duraturo, per la poesia ellenistica. Le ricerche sull'estetica antica si andarono concentrando sulla Poetica di Aristotele, alla quale dedicò numerosi studi critico-testuali ed esegetici: Il syndesmos in Aristotele, in La Parola del passato, IX (1954), pp. 241-255; Per il testo della Poetica di Aristotele, ibid., pp. 321-333; Note al testo della Poetica, in Studi italiani di filol. classica, n.s., XXVII-XXVIII (1956), pp. 125-134; L'edizione oxoniense dellaPoetica, in Riv. di filologia e d'istruz. classica, XCIV (1966), pp. 54-69; Paralogismi di Ulisse nella Poetica di Aristotele, in La Parola del passato, XXIII (1968), pp. 241-261; Saggio di critica testuale sulla Poetica di Aristotele, in Bollettino del comitato per la preparazione dell'edizione nazionale dei classici latini e greci, n.s., XVII (1969), pp 23-59; Prosa e poesia nella Poetica di Aristotele, in Maia, n.s., XXI (1969), pp. 3-16; Tracce della Poetica di Aristotele negli scoli omerici, ibid., pp. 203-214; Ancora sul "syndesmos" nella Poetica di Aristotele, in Boll. del com. per la prepar. dell'ed. dei class. latini e greci, n.s., XX (1972), pp. 3-19.Tali studi prepararono l'edizione della Poetica pubblicata per la Fondazione Lorenzo Valla (Milano 1974; 7ª ed., ibid. 1995). L'interesse per la poesia ellenistica, di cui sono precoce testimonianza gli studi su Callimaco (v. Il prologo e l'epilogo degli "Aitia", in Studi italiani di filologia classica, s. 2, X [1933], pp. 231-246; Epimetron Callimacheo, ibid., XI [1934], pp. 81-96), lo condusse all'edizione di Teocrito e dei bucolici (Roma 1946; 2ª ed., ibid. 1955; 3ª ed., ibid. 1993); tale edizione, che costituì la base per l'edizione commentata di A.S.F. Gow del 1950, è uno dei frutti migliori dell'intelligenza critico-testuale del G. e rappresenta tuttora uno strumento fondamentale per lo studio dei bucolici greci. Dei numerosi studi preparatori vanno ricordati: L'edizione teocritea di Moscopulo, in Riv. di filologia e d'istruz. classica, n.s., XII (1934), pp. 349-369; Intorno al quinto idillio di Teocrito, ibid., XIV (1936), pp. 27-39; Da Planude e Moscopulo alla prima edizione a stampa di Teocrito, in Studi italiani di filologia classica, s. 2, XIII (1936), pp. 45-59; Un nuovo codice Atonita nel quadro della tradizione manoscritta di Teocrito, in Riv. di filol. e d'istruz. classica, XVII (1939), pp. 43-55; Revisioni sul testo degli epigrammi di Teocrito, ibid., XVIII (1940), pp. 241-255; Per l'edizione di Teocrito, in Boll. del com. per la prepar. dell'ed. dei class. latini e greci, I (1945), pp. 21-39; posteriori alla prima edizione: Per il testo di Teocrito, in Riv. di filol. e d'istruz. classica, XXX (1952), pp. 137-148; Intorno al codice Patavinus di Teocrito, in Illinois Classical Studies, VI (1981), pp. 116-135; La silloge tricliniana di Teocrito e un codice parigino-laurenziano, in Bollettino dei classici, s. 3, III (1982), pp. 3-22; Nuovi papiri di Teocrito, ibid., V (1984), pp. 3-42; Epigrammi di Teocrito, ibid., VII (1986), pp. 101-123. Degli altri studi, specialmente codicologico-paleografici, sulla poesia ellenistica si segnala la lunga serie dei Planudea: in Boll. del com. per la prepar. dell'ed. dei class. latini e greci, VII (1959), pp. 25-50; II, ibid., VIII (1960), pp. 11-23; III, in Boll. dei classici, II (1981), pp. 3-27; IV, ibid., III (1982), pp. 63-86; V, ibid., IV (1983), pp. 36-56; VI, ibid., pp. 101-128; VII, ibid., VIII (1987), pp. 96-128; VIII, ibid., X (1989), pp. 3-16; IX, ibid., pp. 49-69; X, ibid., XI (1990), pp. 78-103.
Al soggiorno fiorentino risalgono le diversificate competenze tecniche che il G. ha portato nel suo lavoro di esegeta e di editore di testi. All'insegnamento del Pasquali in particolare si può ricondurre l'attenzione costante per la storia della tradizione e l'applicazione del principio per cui "non esistono discipline singole, ma solo problemi" (Rossi, p. 3). L'attenzione per lingua e metrica è testimoniata anche da chi ha seguito i suoi corsi.
Il G. era animato da una perenne curiosità intellettuale, che lo portò a spingersi sempre verso le nuove frontiere della filologia: dapprima i nuovi testi da poco scoperti nei papiri, poi il miceneo fin dal momento della sua decifrazione.
Dopo i primi lavori papirologici, che risalgono agli anni fiorentini, si concentrò su due filoni: da un lato i poeti di Lesbo, dall'altro Menandro. Nel primo vanno segnalati: Studi sulla lirica greca 5. - Nuovi carmi di Alceo da Ossirinco, in Riv. di filol. e d'istruz. classica, XX (1942), pp. 161-181; Postilla a nuovi carmi di Saffo e Alceo, in La Parola del passato, I (1946), pp. 119-125; Saffo e Alceo. Testimonianze e frammenti, I, Napoli 1947 (3ª ed., ibid. 1962); II, ibid. 1948 (2ª ed., ibid. 1957); Ode di Saffo, in Papiri dell'Univ. di Milano (P. Mil. Vogliano), II, Milano 1961, pp. 17-21; Ricostruzione del nuovo carme di Alceo, in Quaderni urbinati di cultura classica, VIII (1969), pp. 83-85; Alcaei carmen de Aiace, in Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik, IV (1969), p. 174; Aiace e Pittaco nel carme di Alceo, in Boll. del com. per la prepar. dell'ed. dei class. latini e greci, XVIII (1970), pp. 3-29; L'ode saffica dell'ostracon, in Boll. dei classici, I (1980), pp. 3-24. Per il secondo, le edizioni del Dyskolos (Napoli 1959, un anno dopo la princeps di V. Martin; 3ª ed., ibid. 1976) e del Sicyonius (Roma 1965; 2ª ed., ibid. 1972).
La decifrazione della lineare B per opera di M. Ventris nel 1952 spinse il G. verso questo nuovo e promettente campo di indagine e già nel 1956 uscivano i primi lavori sul miceneo: Lettura di testi micenei, in La Parola del passato, XI (1956), pp. 5-24; La triade lesbia in un testo miceneo, in Riv. di filol. e d'istruz. classica, XXXIV (1956), pp. 225-236; Il segno della luna nel sillabario miceneo, ibid., pp. 398-441. Dello studio del miceneo il G. fu promotore sia nell'insegnamento universitario (furono sue allieve Anna Morpurgo Davies e Anna Sacconi), sia attraverso l'Istituto per gli studi micenei ed egeo-anatolici e il suo organo, la rivista di Studi micenei ed egeo-anatolici da lui fondata nel 1966. Della vasta produzione del G. in questo ambito vanno ricordate: le Inscriptiones Pyliae ad Mycenaeam aetatem pertinentes, Roma 1961 (Incunabula Graeca I), in collab. con A. Sacconi; gli interventi al II Colloquio internaz. di studi minoico-micenei (in Athenaeum, XXXVI [1958], pp. 369-382) e al Third International Colloquium for Mycenaean Studies (a cura di E.L. Bennett, Madison, WI, 1964, pp. 57-65 e 67-69); la relazione introduttiva e il contributo su Tradizione micenea e poesia greca al I Congresso internaz. di Micenologia, da lui stesso organizzato nel 1967 (in Atti e memorie, Roma 1968, pp. VII-XIV, 831-861); gli studi Sulla definizione del miceneo come dialetto greco, in Studi micenei ed egeo-anatolici, 1968, n. 5, pp. 42-55 e I documenti micenei e la poesia omerica, in La poesia epica e la sua formazione. Atti del Convegno intern., Roma… 1969, Roma 1970, pp. 3-29; Note omeriche e micenee, in Studi micenei ed egeo-anatolici, 1972), n. 15, pp. 7-32.
Negli anni dell'insegnamento romano, parallelamente alle indagini sul greco miceneo, si era progressivamente sviluppato nel G. l'interesse per l'epigrafia. Particolarmente numerosi sono gli studi epigrafici nella seconda metà degli anni Settanta, fra cui: Scritture arcaiche della Sicilia e di Rodi, in Helikon, XV-XVI (1975-76), pp. 71-117; I due incunaboli di Atene e Pitecusa e altre epigrafi arcaiche, in Rend. dell'Acc. naz. dei Lincei, XXXI (1976), pp. 207-238; Metri e ritmi nelle iscrizioni greche, in Boll. del com. per la prepar. dell'ed. dei class. latini e greci, Suppl. 2, 1979; Revisione di testi epigrafici [I-XII], in Boll. dei classici, VI (1985), pp. 28-57; [XIII-XXII], ibid., VIII (1987), pp. 3-36; [XXIII-XXVIII], ibid., IX (1988), pp. 21-39; [XXIX-XXXV], ibid., XI (1990), pp. 127-159.
Agli anni Settanta risalgono anche gli studi su Empedocle, che lo hanno condotto all'edizione del Poema fisico e lustrale per la Fondazione Lorenzo Valla (Milano 1975) e numerosi contributi critico-testuali ed esegetici.
Fonti e Bibl.: C. G., in Biografie e bibliogr. degli accademici Lincei, Roma 1976, pp. 925-932; Bibliografia di C. G., in Scritti in mem. di C. G., in Riv. di cultura classica e medievale, XXXVI (1994), pp. V-XXX; L.E. Rossi, Ricordo di C. G., ibid., pp. 1-4; S.M. Medaglia - C. Neri, Bibliogr. di C. G., in Eikasmos, VI (1995), pp. 315-336.