STAMPA, Carlo Gaetano
– Nacque a Milano il 1° novembre 1667 da Cristiano, conte imperiale e di Montecastello, e da Giustina Borromeo, dei conti di Arona (per parte materna, Carlo Gaetano era nipote del cardinale Gilberto Borromeo senior). Il fratello maggiore Carlo, che detenne il titolo comitale di famiglia, fu cavaliere dell’Ordine di Malta, generale della fanteria imperiale, governatore del Ducato di Mantova e consigliere di Stato.
Dopo la prima formazione, ricevuta in famiglia, Carlo Gaetano studiò filosofia e teologia presso il seminario di Roma, dove si trasferì dodicenne. Dotato della commenda abbaziale di S. Antonio di Valenza (1693), proseguì gli studi presso l’Università di Pavia, dove si addottorò in utroque iure (1698); l’anno seguente si ascrisse al collegio degli avvocati di Milano.
Si avviò alla carriera ecclesiastica, cumulando vari benefici e uffici: fu cameriere segreto (1703), prelato domestico e referendario della Segnatura apostolica (1705), abate commendatario di S. Abbondio (Como), di S. Ambrogio ad Nemus (Milano) e di S. Silano (Romagnano Sesia). Per il servizio alla S. Sede fu inviato prima in Romagna, come vicelegato a Ravenna (1706), dove si mosse con prudenza per evitare disordini sociali in tempi di carestia, poi a Spoleto, come governatore (1709), e in seguito ad Ancona, sempre come governatore (1714-17, con il fugace intervallo del governatorato di Lazzaro Pallavicino per qualche mese del 1716), e qui ottenne buon successo costituendo una flottiglia contro i pirati che insidiavano le coste marchigiane. Nel 1716 ricevette l’incarico d’inquisitore generale a Malta, ma non raggiunse mai la sede del nuovo ufficio.
Ordinato prete cinquantenne il 31 ottobre 1717 e nominato arcivescovo titolare di Calcedonia poco più di un mese dopo (6 dicembre), fu consacrato a Roma, in S. Carlo al Corso, dal concittadino cardinale Ferdinando d’Adda (23 gennaio 1718) e dagli arcivescovi napoletani Vincenzo Petra, segretario della congregazione dei Vescovi e regolari, e Pier Luigi Carafa, nunzio apostolico a Firenze, dove Stampa lo rimpiazzò per un biennio (1718-20). Ricoprì poi lo stesso delicato incarico per circa quindici anni presso la nunziatura di Venezia (1720-34), dove seppe conservare la benevolenza del Senato malgrado qualche scontro di giurisdizione che si consumava contemporaneamente a Roma. Infine fu richiamato nell’Urbe per ricoprire l’ufficio di segretario della congregazione dei Vescovi e regolari (12 dicembre 1734), subentrando a Giuseppe Spinelli, divenuto arcivescovo di Napoli.
Il 6 maggio 1737, succedendo a Benedetto Erba Odescalchi dimessosi per motivi di salute, fu nominato arcivescovo di Milano ricevendo il pallio il 7 giugno dello stesso anno e collocandosi fin dall’inizio sulla medesima linea pastorale del suo predecessore. Prese possesso dell’arcidiocesi per procura, rappresentato dal vicario capitolare, l’arciprete Giovanni Manrique, ma entrò in diocesi in forma privata nel luglio dell’anno seguente e in forma ufficiale solo il 10 maggio 1739 – dopo essere stato fatto cardinale –, con la partecipazione di ospiti illustri (il granduca di Toscana Francesco II, Maria Teresa d’Asburgo, figlia dell’imperatore Carlo VI, e fra Lorenzo Ganganelli, futuro Clemente XIV, allora prefetto degli studi nel convento milanese di S. Francesco). Cagionevole di salute per problemi cardiaci, non riuscì a impegnarsi molto durante il suo breve episcopato milanese, tuttavia, in continuità con il predecessore, si dedicò alla cura del clero e dettò regole per la vita claustrale (Regole prescritte [...] alle sacre vergini congregate nel monastero di Santa Maria detta del Soccorso, situato in porta Nova, Milano 1739).
Non riuscendo a compiere la visita pastorale di tutta l’arcidiocesi, avendola indetta nel 1741, ne dettò i criteri ai vicari foranei in un monitorio a stampa (Decreta condita, et promulgata in congregatione vicariorum foraneorum habita septimo idus junias anno MDCCXLII, Mediolani 1742). Per conto del capitolo vaticano incoronò la statua di S. Maria del Monte sopra Varese (luglio 1739). Per promuovere la formazione ecclesiastica, progettò la fondazione di una tipografia nel seminario o nel Collegio elvetico per la pubblicazione degli antichi riti ambrosiani e altri studi, e a tal fine costituì un’apposita commissione di colti preti milanesi. Per non alterare la solida tradizione ambrosiana, celebrò un sinodo minore sostenendo l’attaccamento ai decreti tridentini e l’osservanza degli Acta della Chiesa milanese. Nei suoi editti, dal 1740, si impegnò a ‘regolare’ la pietà popolare frenando alcuni aspetti del culto, a suo parere profani, presenti nelle immagini sacre dipinte o esposte sulle pareti interne ed esterne delle case, e nelle botteghe. Le sue prescrizioni sono volte a evidenziare l’esemplarità del clero per la santificazione dei fedeli, a riattivare nel 1742 la congregazione dei vicari foranei sospesa durante l’episcopato Erba Odescalchi, a sciogliere i problemi della predicazione e della dottrina cristiana.
Nel Concistoro del 23 febbraio 1739 Clemente XII lo creò cardinale prete del titolo dei Ss. Bonifacio e Alessio, che era già appartenuto allo zio Gilberto Borromeo, il quale fu delegato dal papa a consegnare al nipote la berretta cardinalizia nella cappella dell’episcopio milanese il 15 aprile seguente. Partecipò al conclave del 1740, dal quale risultò eletto papa Benedetto XIV.
Nell’Arcadia fu accolto con il nome di Matusio.
Raffreddatosi per una celebrazione in duomo, morì a Milano il 23 dicembre 1742, dopo due giorni di sofferenza cardiopolmonare. I solenni funerali furono celebrati il 21 gennaio seguente. Fu sepolto nel transetto settentrionale del duomo di Milano, ma il cuore fu deposto nella parrocchiale di S. Martino di Tromello, in Lomellina.
Fonti e Bibl.: Documentazione su Stampa si conserva presso l’Archivio storico diocesano di Milano e l’Archivio segreto Vaticano, nei fondi relativi agli uffici ricoperti, e nel Fondo di religione dell’Archivio di Stato di Milano.
Su Stampa manca una monografia critica, ma non le testimonianze contemporanee e i profili biografici sicuri: A. Ferrario, Trionfo delle cristiane virtù su le rovine de’ contrarj lor vizj, nel solenne festevole ingresso dell’eminentissimo, e reverendissimo sig.r cardinale C.G. S. arcivescovo..., Milano 1739; G. Perabò, Tributi d’ossequio della città di Milano a Sua Eminenza il signor cardinale C.G. S. in congiuntura della di lui elezione a questo arcivescovado, promozione alla sacra porpora, e solenne ingresso nella suddetta metropoli, seguito agli 10 maggio 1739, Milano 1739; Solenni congratulazioni degl’illustrissimi signori abbati, e collegio de’ signori giuriconsulti, giudici, conti, e cavalieri per l’esaltazione al trono arcivescovile di Milano, ed alla sagra porpora, e per il ricevimento dell’am.mo sig.r cardinale C.G. S., loro collega, Milano 1740; F. Argelati (fra gli arcadi Dioreo Termeonio), Nelle solenni esequie per l’Em.mo e Rev.mo signor cardinale C.G. S., già arcivescovo di Milano. Sonetto, Milano 1743; G.A. Migliavacca, Nel celebrarsi le esequie di sua eminenza il signor cardinale C.G. S., arcivescovo di Milano. Sonetto, Milano 1743; G.A. Sassi, Specimen virtutis avitæ stemmati nobilissimæ familiæ De Stampa inscriptum, auctum virtutibus Caroli Cajetani Stampæ S.R.E. presbyteri cardinalis tituli sancti Alexii, Mediolani 1743; O.M. Sgricci, In occasione de i solenni funerali fatti nella sua chiesa metropolitana al defonto eminentissimo, e reverendissimo principe il signor cardinal C.G. S., arcivescovo di Milano. Sonetto, Milano 1743; G.A. Sassi, Archiepiscoporum mediolanensium series historico-chronologica ad criticae leges et veterum monumentorum fidem illustrata, III, Mediolani 1755, pp. 1201-1207; L. Cardella, Memorie storiche de’ cardinali della Santa romana Chiesa, VIII, Roma 1794, pp. 295 s.; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, LXIX, Venezia 1854, pp. 186 s.; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e d’altri edificii di Roma, I, Roma 1869, p. 48, n. 68; C. von Wurzbach, Stampa, Cajetan Graf, in Biographisches Lexikon des Kaiserthums Oesterreich, XXXVII, Wien 1878, p. 116; L. Karttunen, Les nonciatures apostoliques permanentes de 1650 à 1800, Genève 1912, pp. 262 s.; Hierarchia catholica Medii et Recentioris Ævi, V, Patavii 1952, pp. 155 s., VI, 1968, pp. 9, 41, 284; M. Natalucci, Ancona attraverso i secoli, III, Città di Castello 1960, p. 544; A. Majo, Storia della Chiesa ambrosiana, III, Milano 1986, pp. 102, 105, 109; P. Vismara Chiappa, La Chiesa ambrosiana tra il 1712 e il 1796, in Storia religiosa della Lombardia, X, Diocesi di Milano, a cura di A. Caprioli - A. Rimoldi - L. Vaccaro, Brescia 1990, pp. 615, 618; Ead., S., C. G., in Dizionario della Chiesa ambrosiana, VI, Milano 1993, pp. 3540 s.; Ch. Weber, Legati e governatori dello Stato pontificio. 1550-1809, Roma 1994, pp. 118, 370, 389, 931 s.; E. Cazzani, Vescovi e arcivescovi di Milano, a cura di A. Majo, Milano 1996, pp. 252 s.; Ch. Weber - M. Becker, Genealogien zur Papstgeschichte, I, Stuttgart 1999, p. 130; A. Mignatti, Corteo per il solenne ingresso dell’arcivescovo C. G. S., in Studia Borromaica, XXIV (2010), pp. 999-1003 (poi in Ead., Scenari della città. Ritualità e cerimoniali nella Milano del Settecento, Pisa-Roma 2013).