FORTI, Carlo
Nacque a Teramo il 29 luglio 1766. Studiò nella città natale prima lettere poi disegno e belle arti e completò la sua formazione a Napoli, dove giunse intorno al 1786. Dopo aver atteso agli studi medici, si dedicò, come allievo di Nicola Fergola, allo studio della matematica. Ancora studente dimostrò ben presto un vivace ingegno, distinguendosi nel campo delle applicazioni tecniche e architettoniche; dal febbraio del 1792 lo si trova infatti occupato nell'ufficio tecnico per la costruzione del porto di Brindisi, con il ruolo di "ingegnere assistente" (Palma, 1835-36, p. 168; Aurini, 1957, p. 27).
Sempre nei medesimi anni il F. venne via via sviluppando le sue conoscenze nel campo dell'ingegneria, sollecitato dalle nuove tecnologie che si andavano evolvendo nei vari settori delle comunicazioni viarie: nel 1801 si occupò della direzione dei lavori per la strada Egnazia in Capitanata. Il progetto, che doveva agevolare le comunicazioni nella Puglia, venne sospeso (Palma, 1835-36, p. 168; Aurini, 1957, p. 27).
Al giugno 1806 risale la sua prima opera di una certa importanza: la realizzazione - in occasione del giuramento di fedeltà dei Teramani a Giuseppe Bonaparte - del "grandioso" monumento posticcio eretto alla gloria di Napoleone imperatore dei Francesi.
Il F., in collaborazione con l'ingegnere E. Michitelli, collocò l'opera in fondo alla piazza dietro la statua del Bonaparte, realizzando una facciata di ordine dorico; a lui si devono anche le decorazioni effimere della chiesa principale della città (Coppa Zuccari, IV, 1939, p. 677).
Le importanti cariche alle quali il F. poté accedere nei primi decenni dell'Ottocento testimoniano la notorietà di cui godette, sia sotto il governo francese, sia dopo la restaurazione borbonica: nel 1809, in seguito alla formazione del corpo Ponti e Strade, fu nominato ingegnere capo per la divisione del Nord; dal 1826, nell'ambito della riorganizzazione del medesimo corpo, ricoprì il ruolo di ispettore per il dipartimento dei Tre Abruzzi e della contea del Molise; quindi, entrato a far parte della direzione generale di Napoli, nel 1835 ebbe la carica di segretario (Palma, 1835-36; Aurini, 1957).
Il secondo importante intervento del F. per Teramo fu la progettazione del ponte di S. Ferdinando sulla Vezzola, ideato nel 1833 ma inaugurato solo due anni dopo la sua morte, nel gennaio del 1847.
Il ponte, lungo palmi 1.168 e largo palmi 30, rappresentava uno dei più considerevoli risultati raggiunti nel campo ingegneristico nel Terzo Abruzzo Ulteriore (Minieri Riccio, 1862, pp. 23, 548; Aurini, 1957, p. 27). Una delle prime immagini del nuovo ponte è in una veduta del 1847 disegnata da G. Mancini, che corredava l'opuscolo di C. Campana dedicato alla carriera professionale del F. (Elogio storico di C. F., in occasione che nel 12 gennaio 1847 natalizio del Re (N. S.) solennemente davasi a passaggio il ponte sulla Vezzola, Chieti).
Dal 1830 in poi il F. concentrò la sua attenzione nell'elaborazione di progetti per lo sviluppo dei collegamenti viari della regione circostante Teramo e, passando dall'ideazione alla realizzazione, tracciò "la strada consolare da Sulmona al Tronto, il tratto Giulianova-Teramo, quella di Teramo-Montorio al Vomano, la strada di Palena per riunire Lanciano alla consolare presso Roccaraso, le traverse di Penne e di Nereto" (Aurini, 1957, p. 27). Parallelamente agli studi e agli interventi di pianificazione delle infrastrutture territoriali nell'Abruzzo, fra cui ricerche e proposte per il riammodernamento della rete stradale, il F. continuò l'attività edilizia in Teramo, progettando e realizzando fra il 1827 e il 1836 il palazzo dell'Intendenza, oggi prefettura, nella parte terminale del corso S. Giorgio (Savini, 1895, p. 481; Savorini, 1934, p. 56).
Negli anni che videro la sua completa maturità professionale il F. fu pienamente convinto della necessità di convogliare le proprie esperienze di tecnico per controllare e sistemare alcuni servizi scientifici ancora inesistenti nell'Abruzzo settentrionale. Incominciò quindi, fra l'altro, a promuovere studi per un sistematico riordino ambientale, facendosi portavoce nel 1842 della "coltura a scaglione" e sostenendo l'operato della Società economica del Primo Abruzzo Ulteriore recentemente fondata (Rozzi, 1842, p. 278).
Membro egli stesso e più volte presidente (1839, 1842) dell'importante consesso, il F. partecipò in prima persona all'organizzazione degli annuali comizi agricoli teramani, incentivando gli esperimenti del locale orto sperimentale. Sempre più interessato alla diffusione dell'istituzione, redasse nel 1840 un progetto per la trasformazione della "casipola" dell'orto sperimentale "a casa di residenza della Società" (Rozzi, 1840, p. 204).
Negli stessi anni il vasto campo dell'ingegneria idraulica e delle sue innumerevoli applicazioni attrasse il F. in particolare sui problemi relativi alla regolazione dei regimi fluviali e alla progettazione di nuovi impianti di approvvigionamento idrico della città di Teramo: al 1842 risalgono diversi suoi studi tesi a dimostrare l'utilità di portare le acque del fiume Vezzola dentro la città (Minieri Riccio, 1862, p. 514).
Ormai anziano, nel 1844 fu interpellato dal re Ferdinando II sulla convenienza di progettare una strada che collegasse Teramo con L'Aquila (Aurini, 1957, p. 28). Della stima di cui godeva il F. tra i professionisti e gli scienziati meridionali è prova la sua nomina a socio corrispondente dell'Accademia delle belle arti di Napoli (ibid., p. 27).
Considerato dai suoi contemporanei "il nestore de' napoletani architetti" (Palma, 1842, p. 154), morì a Teramo il 27 marzo del 1845.
Oltre a redigere varie relazioni scientifiche e culturali, collaborò attivamente al periodico Il Gran Sasso d'Italia dal 1839 al 1842 (per un elenco dei suoi scritti si veda Aurini, 1957, p. 28); nel 1839 pubblicò inoltre con G. De Fabritiis, Istruzioni e premio che si accorda dalla Società economica del I° Apruzzo Ulteriore per la riduzione a coltura delle Terre in pendio (Teramo).
Fonti e Bibl.: N. Palma, Storia ecclesiastica e civile della regione più settentrionale del Regno di Napoli…, V, Teramo 1835-36, p. 168; I. Rozzi, Discorso annuale pronunziato nella tornata generale de' 30 maggio 1840, in Il Gran Sasso d'Italia, III (1840),12, pp. 202-204; P. Palma, Poche riflessioni sulla restaurazione del porto-canale di Pescara, ibid., V (1842), 10, pp. 154 s.; I. Rozzi, Rendiconto accademico… del 30 maggio 1842, ibid., V (1842), 18, p. 278; Id., Rendiconto accademico… del 30 maggio 1843…, ibid., VI (1843), 15, p. 230; E. Ruggieri, Su di una strada nel Teramano, ibid., VI (1843), 18, pp. 279-281; Id., Apertura del Gran Consiglio provinciale del I° Abruzzo Ultra, ibid., VII (1844), 24, p. 374; C. Minieri Riccio, Biblioteca storico-topografica degli Abruzzi, Napoli 1862, pp. 23, 494, 500 s., 514, 548; V. Bindi, Artisti abruzzesi… Notizie e documenti, Napoli 1883, p. 128; F. Savini, Il Comune teramano nella sua vita intima e pubblica…, Roma 1895, pp. 481 s.; G. Strafforello, La Patria. Geografia dell'Italia. Aquila, Chieti, Teramo, Campobasso, Torino 1899, pp. 254, 260; G. Ceci, Saggio di una bibliografia per la storia delle arti figurative nell'Italia merid., Bari 1911, n. 425, p. 100; F. Savini, Le famiglie del Teramano, Roma 1927, p. 83 n. 34; L. Savorini, Introduz. storico-artistica agli studi del piano regolatore di Teramo, in Boll. del Comune di Teramo, 1934, nn. 3-4, pp. 56, 58; G. Ceci, Bibliogr. per la storia delle arti figurative nell'Italia merid., Napoli 1937, pp. 158, 501 s.; L. Coppa Zuccari, L'invasione francese degli Abruzzi, Roma 1939, III, pp. 204, 206, 240; IV, pp. 272, 407 s., 676 s.; R. Aurini, Diz. bibl. della gente d'Abruzzo, II, Teramo 1957, pp. 27-30; Teramo com'era, a cura di D. Cirillo, Teramo 1976, pp. 54 s., 123.