FOLCO, Carlo
Nacque a Savona il 29 genn. 1866 da Antonio e da Filomena Delle Piane. Terminati gli studi medi, frequentò la Scuola degli ingegneri di Torino, ove conseguì la laurea in ingegneria civile nel 1891 (cfr. Annuario degli ex allievi della Scuola degli ingegneri, Torino 1910). Nel 1892 venne ammesso nel Corpo delle miniere e, con la qualifica di ingegnere allievo, fu inviato nello stesso anno all'Accademia montanistica (cioè di scienze e tecnologie minerarie) di Berlino. Vi frequentò per un biennio un corso di specializzazione, durante il quale si interessò particolarmente delle ligniti della Boemia nordoccidentale.
Rientrato in Italia, fu assegnato all'Ufficio distrettuale delle miniere di Caltanissetta, ove rimase dal 1894 al 1898. In tale periodo fu nominato professore nella R. Scuola mineraria per capi minatori e periti minerari per l'insegnamento di varie discipline: geologia, mineralogia, metallurgia, costruzioni. In seguito fu trasferito all'ufficio miniere di Torino per il distretto del Piemonte, dove rimase fino al 1902. In quell'anno fu destinato ad Iglesias, ove gli fu affidata la reggenza dell'Ufficio distrettuale delle miniere per la Sardegna.
La scoperta dei fossili del Cambrico (miniera di Cabitza) presso Iglesias aveva da poco mutato i fondamenti delle teorie sulla stratigrafia dell'Iglesiente. L'ammodernamento dei sistemi di illuminazione dei cantieri sotterranei, l'introduzione della perforazione meccanica delle rocce, l'utilizzazione di nuove macchine per il trattamento dei minerali necessitavano di aggiornamenti e mutamenti profondi nei processi di lavorazione e nell'organizzazione dei lavori. Inoltre le ricorrenti crisi minerarie richiedevano più approfondite conoscenze in tutti i campi e in primis sulla natura e consistenza dei giacimenti da coltivare per un abbassamento dei costi di estrazione.
È questo il contesto nel quale debbono essere valutati i contributi del F. nel campo delle scienze e delle tecnologie geominerarie. Pubblicò un certo numero di memorie di petrografia e mineralogia, ma l'apporto più cospicuo è quello riguardante le "relazioni" sullo stato delle industrie estrattive sarde negli anni dal 1902 al 1905 e la cartografia geomineraria dell'Iglesiente e del Sulcis (Sardegna sudoccidentale).
Dopo anni di rilevamenti diretti dal F., venne completata la documentazione cartografica in scala E 25.000 dei distretti minerari sardi. Nel 1904 vennero rilevate le carte geologiche Iglesias e Nebida (Distretto di Iglesias, in Riv. del serv. minerario, Roma 1905, p. 248; e Iglesias, in Resoconti delle riunioni dell'Ass. mineraria sarda, X [1905], I, p. 5). Successivamente venne completata la tavoletta in scala 1:25.000 di Buggerru (ibid., 8, p. 3) e vennero proseguiti i rilevamenti per le altre zone.
Nel 1906 il F. ottenne l'esonero dal servizio pubblico e, diventato libero professionista, accettò la direzione delle miniere greche di Thasos, nell'Egeo, delle quali effettuò anche i rilevamenti per una riproduzione cartografica. Nel 1908 ritornò in Italia ed assunse la direzione delle miniere Testasecca-Giordano della Société générale des soufres, presso Caltanissetta. Nello stesso anno insegnò nella Scuola mineraria di quella città e concorse alla cattedra di coltivazione delle miniere nel R. Istituto superiore d'ingegneria di Palermo, cattedra che vinse divenendo poi professore ordinario nel 1910. L'insegnamento non gli fece però abbandonare la professione e alcune società lo vollero alla direzione generale delle loro miniere (la citata Société générale e la Società mineraria solfifera siciliana). Nel 1917 la Società mineraria Cozzodisi gli affidò la direzione dei lavori per la ripresa della coltivazione della miniera omonima dopo il disastroso crollo del 1916. L'anno seguente, come consulente della società Montecatini, si dedicò alla ricerca di nuovi giacimenti e insegnò anche geologia applicata nell'Istituto d'ingegneria di Palermo.
I numerosi impegni gli lasciarono poco tempo per le pubblicazioni scientifiche: rimane da ricordare la memoria Sulla decadenza dell'industria soffifera siciliana (in Boll. dell'Associazione mineraria siciliana, II [1926], pp. 55-73), che ebbe grande risonanza anche in campo nazionale per le tesi da lui sostenute - eliminazione di alcune istituzioni quali il Consorzio obbligatorio solfifero, e la Banca autonoma di credito minerario - da molti non condivise. Sull'argomento si ebbero numerosi interventi fortemente critici, fra i quali un editoriale anonimo comparso su La Miniera italiana, IX [1926], autorevole rivista romana notoriamente vicina agli organi governativi.
Il F. morì a Savona il 12 ott. 1932.
Rimasero inediti il Corso di lezioni di coltivazione di miniere e il Corso di geologia applicata, scritti in anni in cui la letteratura geomineraria era quasi inesistente in campo accademico.
Il F. fu membro di numerose istituzioni, quali la Società geologica italiana e l'Associazione mineraria siciliana, di cui fu più volte presidente; fece anche parte del Consiglio nazionale delle ricerche.
Altri scritti: Relazione sul distretto minerario di Iglesias..., in Riv. del serv. miner., XIX (1903), pp. 203-231; ibid., XX (1904), pp. 209-242; ibid., XXI (1905), pp. 211-248; ibid., XXII (1906), pp. 209-242; Rocce eruttive ad Acquaresi, in Resoc. delle riunioni dell'Assoc. mineraria sarda, X (1905) 16, pp. 11 s.; Impianti elettrici nelle miniere sarde, ibid., XI (1906), 2, pp. 9-11; Genesi del mercurio neiminerali sardi, ibid., XI (1906), 5, pp. 4 ss. (in collaborazione con E. Ferraris - G. Pavan - G.B. Traverso); Carta mineraria dell'isola di Thasos nel mare Egeo, Caltanissetta 1908; Sull'applicabilità dei metodi geofisici alle ricerche minerarie siciliane, in Boll, dell'Assoc. mineraria siciliana, IV (1928), pp. 11-18. Per quanto riguarda la polemica seguita alla pubblicazione di Sulla decadenza…, ibid., II (1926), 9, pp. 6-32.
Fonti e Bibl.: Necr. in Resoconti dell'Associaz. miner. sarda, XXXVI (1932), 8, pp. 2 ss.; Boll. del Consorzio zolfifero, IX (1933); Boll. della Soc. geolog. italiana, LIII (1933), 1, pp. XXXIII s.