FOÀ, Carlo
Nacque a Modena il 21 l'uglio 1880 da Pio, illustre anatomo-patologo, e da Bice Foà, tra loro cugini. Superati gli studi secondari, s'iscrisse alla facoltà di medicina e chirurgia dell'università di Torino: fu allievo di G. Bizzozero, nel cui istituto si dedicò a lavori di istologia normale, e quindi di A. Mosso, di cui - presso l'istituto di fisiologia, subito dopo la laurea conseguita nel 1903 - divenne assistente. Nel 1904 ottenne il premio Reviglio, destinato al miglior lavoro prodotto da studenti o laureandi fino al quinto anno di corso. Nel 1905, vinta una borsa di perfezionamento all'estero, si recò a Parigi dove lavorò per un anno presso il laboratorio di fisiologia della Sorbona sotto la guida di A. Dastre e di V. Henri; seguì anche, presso il laboratorio di W. Ostwald a Lipsia, un Ferienkurs di chirnica-fisica.
Conseguita nel 1905 la libera docenza in fisiologia, svolse alcuni corsi di lezioni e sostituì il Mosso nell'insegnamento di fisiologia degli animali domestici presso la R. Scuola di veterinaria di Torino. Nominato professore di fisiologia presso l'università di Messina nel 1914, fu successivamente chiamato dalla facoltà medica di Parma nel 1918, da quella di Padova nel 1922 e da quella di Milano nel 1924, dove, nel 1925, organizzò un laboratorio di fisiologia. Socio corrispondente della R. Accademia nazionale dei Lincei per la classe di scienze fisiche, matematiche e naturali dal 1° ag. 1922, ne fu nominato socio nazionale il 28 febbr. 1932.
Ottenne molti riconoscimenti: nel 1911 il premio Aldini dalla R. Accademia delle scienze di Bologna per alcuni suoi studi di neurofisiologia, il premio Elia von Cyon dalla stessa Accademia per le sue ricerche sulla ghiandola pineale, nel 1929 il premio reale dell'Accademia nazionale dei Lincei, nel 1937 il diploma di benemerenza dal ministro per l'Educazione nazionale. Nell'agosto-settembre 1936 svolse cicli di lezioni e conferenze in Brasile e Argentina.
A seguito delle leggi razziali, nel 1938 il F. fu dichiarato decaduto da socio dei Lincei. Costretto ad abbandonare l'Italia, riparò a San Paolo del Brasile, nella cui università organizzò e diresse, nell'ambito dell'istituto di anatomia patologica, una sezione di patologia sperimentale. Svolse inoltre numerose lezioni e conferenze anche a Rio de Janeiro e a Belo Horizonte.
Rientrato in patria dopo la guerra, tornò a occupare la cattedra di fisiologia dell'università di Milano e, designato dalla facoltà medica a rappresentarla nei consigli direttivi del Centro di genetica umana e della Fondazione Mario Donati, fu nominato presidente di queste due istituzioni. Nell'aprile 1945 fu reintegrato nella qualifica di socio dell'Accademia nazionale dei Lincei; tuttavia, inserito nella lista degli epurandi (commissione presieduta da B. Croce), venne definitivamente dichiarato decaduto il 4 genn. 1946.
Nel 1950 venne eletto per un triennio presidente nazionale della Società italiana di biologia sperimentale, fu presidente nel 1955 della Commissione per la cultura dell'Ente manifestazioni milanesi e dal 1956 - e per i successivi bienni 1958-60 e 1960-62 -, della Accademia medica lombarda, della quale fu poi nominato presidente onorario; fu membro della Société de biologie di Parigi, della Kaiserlich Deutsche Akademie der Naturforcher di Halle, della Société belge de biologie, dell'Accademia Gioenia di Catania, dell'Accademia Peloritana di Messina, dell'Accademia di medicina di Torino.
Il F. si segnalò per i suoi contributi sperimentali in vari settori della fisiologia, dall'endocrinologia alla fisica-chimica degli organismi, alla neuroregolazione della respirazione e della circolazione.
Tra le sue numerose pubblicazioni si ricordano quelle su argomenti endocrinologici, in particolare sulle ghiandole sessuali (L'innesto delle ovaie, in rapporto con alcune questioni di biologia generale, in Rend. della R. Acc. naz. dei Lincei, cl. di scienze fisiche, matematiche e naturali, s. 5, IX [1900], pp. 230-233; Sull'innesto delle ovaie, in Riv. di biol. generale, III [1901], pp. 321-328; Sul trapiantamento dei testicoli, ibid., pp. 329-339) e sull'epifisi, della quale mostrò l'azione inibitoria esercitata sullo sviluppo sessuale nel periodo prepubere (Ipertrofia dei testicoli e della cresta dopo l'asportazione della ghiandola pineale del gallo, in Pathologica, IV [1912], pp. 445-454 e, in francese, in Archives ital. de biologie, LVII [1912], pp. 233-252; Nuovi esperimenti sulla fisiologia della ghiandola pineale, in Boll. della Soc. ital di biologia sperimentale, VI [1928], pp. 385 ss.); sulla digestione delle sostanze proteiche, con la dimostrazione che il succo enterico del cane libera l'acido fosforico dall'acido timonucleico (Sulla digestione pancreatica ed intestinale delle sostanze proteiche, in Arch. di fisiol., IV [1907], pp. 81-97; Sulla nucleasi del succo intestinale, ibid., pp. 98 ss.); sulle modificazioni presentate dalla composizione del sangue ad alta quota (I mutamenti del sangue sull'alta montagna, in Mem. dellaR. Acc. naz. dei Lincei, cl. di scienze fisiche, matem. e nat., s. 5, XII [1903], pp. 404-409; Critica sperimentale delle ipotesi emesse per spiegare l'iperglobulia dell'alta montagna, ibid., pp. 483-490); su alcuni aspetti della biochimica cellulare (Ricerche sui nucleo proteidi e sui loro prodotti, ibid., XIII [1904], pp. 342-349; Sulla natura chimica dell'istone e sui proteidi dai quali esso viene estratto, ibid. pp. 414-422); sui meccanismi regolatori della funzione del cuore e dei vasi (Il meccanismo neurochimico della inibizione vagale nel cuore di mammifero, ibid., s. 6, V [1927], pp. 946-952; VI [1927], pp. 9-12; La funzione autoctona e periodica dei centri bulbari vasomotore e cardioinibitore, ibid., VII [1928-29], 3, pp. 361-402).
Meritano ancora di essere ricordate alcune originali applicazioni tecniche allo studio dei problemi di fisiologia: l'introduzione della determinazione della reazione dei liquidi organici mediante l'impiego di elettrodi a gas in sostituzione del vecchio metodo titolimetrico (La reazione dei liquidi dell'organismo determinata col metodo elettrometrico [pile di concentrazione], in Arch. di fisiol., III [1906], pp. 369-415) e la registrazione delle correnti d'azione del nervo acustico indotte da suoni di varia altezza (Primi tentativi di registrazione delle correnti d'azione del nervo acustico, in Rend. della R. Acc. dei Lincei, cl. di scienze fisiche matem. e natur., s. 6, X [1929], pp. 389-392). Ancora, a testimonianza della varietà dei problemi che seppe affrontare si ricordano due lavori di interesse fisiopatologico: Il metabolismo del calcio nelle affezioni dello scheletro e nelle ossificazioni eterotope, in Atti dell'Acc. medica lombarda, XXII (1933), pp. 44-66; Steatosi necrosi e cirrosi del fegato in rapporto a sostanze lipotropiche, in Questioni di attualità mediche e chirurgiche (conferenze tenute all'Accademia medica di Roma), I, Roma 1949, pp. 177-199. Tra gli scritti del F. in volume: La fisiologia e la clinica degli increti, Milano 1927(con N. Pende); La medicina, in L'Europa nel sec. XIX, III, 1, Le scienze teoriche, Padova 1932, pp. 351-406; Lezioni di fisiologia, 2voll., Padova 1933 (2ed., ibid. 1935-36).
Il F. morì a Milano il 12 sett. 1971.
Fonti e Bibl.: Notizie sono state fornite da S. Sutera, conservatore del Museo nazionale delle scienze e della tecnica di Milano, e dalla famiglia (F. Calabi). Necr. in Corr. della sera, 13 e 14 sett. 1971; Un secolo di progresso scientifico italiano, Roma 1939, II, pp. 308, 323; IV, pp. 269, 304 ss., 317 s., 324, 326, 343; G. Martino, Elementi di fisiologia umana, Milano-Messina 1946, pp. 170, 268, 422; E. Veratti, Patologia generale, Milano 1947, pp. 291, 577, 853; Panorama biografico degli italiani d'oggi, a cura di G. Vaccaro, I, Roma 1956, p. 642; B. Erba, Il professore C. F. lascia l'Accademia medica lombarda, in Profilassi attiva della tubercolosi, II (1962), pp. 60-63; I. Fischer, Biografisches Lexikon der hervorragenden Ärzte, I, p. 421; Enc. Ital., XV, p. 574.