FIESCHI, Carlo
Nato forse a Genova, nella prima metà del secolo XIV, era figlio di Giovanni, signore di Torriglia.
Giovanni, che insieme col fratello Luchino (morto prima del 1336) aveva ereditato il feudo dal padre Carlo di Niccolò, era stato uno dei difensori del governo che i guelfi, appoggiati da Roberto d'Angiò, avevano instaurato in Genova, ma non era riuscito a respingere il decisivo attacco portato contro la città, alla fine di febbraio del 1335, dagli "extrinseci" ghibellini partiti da Savona e a impedire il loro rientro. Il 9 marzo la proclamazione di Raffaele Doria e Galeotto Spinola a capitanidel Popolo aveva significato, con il ritorno dei ghibellini al potere, anche la sconfitta dei Fieschi, costretti a rifugiarsi nelle loro rocche montane. Giovanni era morto il 2 febbraio 1339 a Parabiago, nel Milanese, dove, come capitano generale di Luchino Visconti, era stato battuto da Lodrisio Visconti. Alla sua morte, la guida dei Fieschi di Torriglia (così definiti per distinguerli dal ramo di Savignone, che, meno importante, rimase presente nell'ambiente genovese) era passata al nipote di lui Niccolò.
Il F. è ricordato per la prima volta nel 1366, quando, insieme con altri membri della famiglia, vide i suoi loca nelle Compere del Comune confiscati per ordine del doge Gabriele Adorno, in lotta con Leonardo Montaldo che era appoggiato dai Fieschi. Quattro anni dopo, come consignore di Roccatagliata, perse questo importante castello conquistato dalle truppe genovesi, speditevi dal doge Domenico Fregoso: riuscì a riconquistarlo solo nel 1372 con un abile colpo di mano.
Nel 1378 la famiglia accolse l'invito di Niccolò Guarco, allora al potere in città, per un accordo, che permise ai nobili di riprendere almeno in parte il controllo delle cariche pubblice e restituì ai Fieschi ciò che era stato loro confiscato. L'anno dopo, il 4 maggio, Giovanni Fieschi, vescovo di Albenga, fratello del F., ratificò un altro accordo, stipulato il 20 aprile, tra il F. ed il Comune genovese. In seguito egli appoggiò lo sforzo compiuto dal cugino Niccolò per convincere Amedeo VI, conte di Savoia, a progettare la conquista di Genova; nel 1382 scrisse al conte, per garantirgli la sua fedeltà e per esortarlo all'impresa; tuttavia, la morte improvvisa di Amedeo (1º marzo 1383) fece sfumare il progetto. Serie difficoltà, poi, furono conosciute dalla famiglia sotto il dogato di Antoniotto Adorno, il cui dinamismo politico e militare costrinse i Fieschi sulla difensiva.
Il 26 ott. 1386 il F. fu costretto a vendere al doge i diritti sulla sua quota di Varese Ligure e di altre località in Val di Vara; la cifra pattuita gli fu versata in più rate; almeno formalmente, sotto il controllo genovese passava, cosi, un'importante strada di comunicazione appenninica tra il mare e il versante padano. Insieme con altri capi guelfi, il F. riprese perciò gli sforzi per trovare un alleato potente, che consentisse alla sua fazione di recuperare il controllo su Genova: sappiamo infatti che il 28 genn. 1392 Bona di Borbone, madre e tutrice di Amedeo VIII di Savoia, diede incarico ad Iblet de Challant di ricevere il giuramento di fedeltà da parte del F. e di altri personaggi genovesi. Furono anche avviate trattative col re di Francia Carlo VI, provocando la violenta reazione del doge Antoniotto Adorno. Nel 1392, durante disordini scoppiati in città, morì un figlio del Fieschi. Le truppe municipali occuparono Savignone ed assediarono Torriglia, ma il loro attacco fu bloccato da una violenta e vittoriosa controffensiva guidata da Antonio Fieschi, che indusse gli avversari ad un accordo, sia pure labile. Caduto l'Adorno il 15 giugno 1392, il nuovo doge Antonio Montaldo si affrettò a venire a patti con i Fieschi, che preferirono, tuttavia, continuare nei loro maneggi per indurre il re Carlo VI a intervenire nelle vicende di Genova: nel febbraio del 1393 il F., Luca e Bonarello Grimaldi, ed un Antonio Fieschi sottoscrissero infatti un loro impegno a favore del re di Francia come futuro sovrano di Genova.
Il re, intenzionato ad usare il porto ligure come base di appoggio per la progettata conquista del Regno di Napoli, decise di attuare il disegno e delegò il duca di Orléans a condurre l'impresa. Nel luglio 1393 il Montaldo lasciò la carica, dando inizio ad un periodo di grave instabilità. L'anno dopo, il 17 agosto, la caduta del doge Niccolò di Zoagli fu voluta dai Fieschi, a lui ostili. Seguirono violenti scontri in città: i Fieschi si asserragliarono nel loro quartiere di Carignano, ma non poterono impedire che Antoniotto Adorno nel settembre sbarcasse a Genova e ritornasse con la forza al potere. Le case úel F. vennero bruciate durante gli scontri che si ebbero allora tra le due parti. In quegli anni, secondo il Federici, un Carlo Fieschi fu podestà di Pavia, ma non abbiamo prove per affermare se sia da identificare nel F. o sia semplicemente un suo omonimo.
Mentre la famiglia Fieschi si impadroniva di alcune importanti fortezze genovesi nella Riviera di Levante, tra cui Portovenere e Lerici, nel 1394 aveva inizio la spedizione francese per la conquista di Genova sotto il comando di Enguerrand VII, signore di Coucy. A quest'ultimo il F. prestò giuramento il 7 novembre, impegnandosi ad aiutarlo nell'impresa in cambio di 1000 fiorini d'oro, di cui ricevette in quello stesso giorno, ad Asti, la prima rata. Insieme col nipote Antonio, cedette alla Francia il controllo dei castelli nella Riviera di Levante, che la famiglia era riuscita a strappare al Comune genovese. Il 30 nov. 1394, sempre ad Asti, il F. fu presente alla solenne ratifica dell'accordo tra il Coucy e Savona, datasi alla Francia. L'anno dopo, a Pavia, ricevette, insieme con altri membri della famiglia, la pensione che gli era stata promessa dal re.
Contro l'eventualità di un accordo tra il doge Antonietto Adorno, di nuovo al potere dal settembre del 1394, e la Francia si formò una alleanza tra Antonio Guarco, signore di Ronco Scrivia, e il di lui cognato Antonio Montaldo, che ebbe l'appoggio finanziario del duca di Milano, ostile al passaggio di Genova in campo francese. Il 20 febbr. 1395 essi tentarono un colpo di mano, che fu però sventato; il Guarco venne fatto prigioniero dai Fieschi, ma fu poi rimesso in libertà. Il 26 febbraio giunse nella Riviera di Levante Antonio di Olzate, per pagare il soldo ai mercenari che il duca di Orléans aveva posto a guarnigione dei castelli della zona; nonostante la tregua stretta tra il doge di Genova e I'Orléans, una campagna di riconquista, guidata da Giorgio Adorno, fratello del doge, ebbe successo, per cui i centri costieri ritornarono sotto il controllo genovese. Ciò non impedì alla Francia di stringere la sua morsa su Genova. Ridotto a malpartito, il doge tentò un disperato accordo con i Fieschi: incaricò infatti Quilico Taddeo di convincere il papa Bonifacio IX ad offrirsi come arbitro nel contrasto tra lui e la famiglia nemica. Il tentativo fallì e l'Adorno si acconciò a cedere.
Il 6 ott. 1396 il F., il cardinale Ludovico Fieschì e gli altri capi guelfi si incontrarono con il doge sconfitto per trattare la resa della città, con la quale ebbe inizio la dominazione francese su Genova, dominazione di cui i Fieschi e lo stesso Carlo furono ardenti sostenitori. Nel 1410 il F. si offrì come mallevadore di Tommaso Fregoso verso Firenze. Nel 1413 ricevette da Giorgio Adorno, diventato doge, la notizia della sua elezione.
Non abbiamo dopo questa data altre informazioni che possano essere attribuite con certezza al F., poiché altri Fieschi suoi contemporanei portarono il nome di Carlo.
Sposò, ignoriamo quando, Donella di Giberto da Correggio, dalla quale ebbe - a quanto ci consta - Luca e, secondo il Battilana, Giberto, oltre ad una figlia, Sobrana, che avrebbe dato in isposa ad Adomino di Antoniotto Adorno. Falsa è dunque la notizia fornita dal Federici, secondo la quale il F. sposò Giovannina di Alberto Malaspina: il Carlo Fieschi, di cui quest'ultima fu moglie, morì infatti nel 1353 (cfr. N. Muzio, Multiplicità di scritture pubbliche che pruovano la discendenza agnatizza dal qd. Ugo Fiesco dei conti di Lavagna, ms. del sec. XVIII conservato presso la Bibl. Berio di Genova, f. 102r).
Fonti e Bibl.: Georgii Stellae Annales Genuenses, a cura di G. Petti Balbi, in Rer. Ital. Script., 2 ed., XVII, 2, ad Indicem; A. Giustiniani, Annali della Repubblica di Genova, Genova 1537, cc. CLIV, CLVIII; Liber iurium Reipublicae Genuensis, in Monumenta Historiae patriae, IX, Augustae Taurinorum 1857, docc. CCXCII coll. 1054-1059, CCXCV coll. 1074 s.; Trattati e negoziazioni politiche della Repubblica di Genova, a cura di P. Lisciandrelli, in Atti della Soc. ligure di storia patria, n.s., I (1960), ad Indicem; I registri della Catena del Comune di Savona, in Atti della Soc. ligure di storia patria, n.s., XXVI (1986), ad Indicem; F. Federici, Trattato della famiglia Fiesca, Genova [1646], p. 69; E. Jarry, Les origines de la domination française à Gênes (1392-1402), Paris 1896, ad Indicem; N. Battilana, Geneologie delle famiglie nobili di Genova, III, Genova 1833, p. 4; F. Poggi, Lerici ed il suo castello, II, Genova 1909, p. 124; L. Levati, Dogi perpetui di Genova, Genova s.a. [1928], pp. 66, 196; M. de Boüard, La France et l'Italie au temps du grand schisme d'Occident, Paris 1936, ad Indicem; A. Sisto, I feudi imperiali del Tortonese (secc. XI-XIX), Torino 1956, ad Indicem; D. Gioffrè, Il debito pubblico genovese, in Atti della Soc. ligure di storia patria, n.s., VI (1966), p. 26.