FERRARIO, Carlo
Nacque a Milano il 7 sett. 1833 da Giuseppe, maniscalco, e da Francesca Basulli. Frequentò le scuole comunali di S. Antonio, ma fu presto costretto a trovarsi un'occupazione presso una fonderia di caratteri tipografici e divenne poi garzone di bottega nell'impresa di un decoratore locale, certo Sala, detto Ira, che esegui gli ornati in stile barocco di palazzo Riva, dove la madre lavorava come portinaia.
Appassionato di rappresentazioni teatrali, il F., già da giovanissimo, assisteva agli spettacoli dati nell'anfiteatro dei giardini pubblici, copiando, più che le scene allestite da E. Robecchi, i sipari ed i drappeggi del palcoscenico. Nel 1852 s'iscrisse ai corsi serali dell'Accademia di belle arti di Brera sotto la guida del Robecchi e di L. Vimercati e, nel 1853, fu assunto alla Scala come aiuto di quest'ultimo e di F. Peroni, direttore scenico del teatro.
In breve tempo il F. divenne stretto collaboratore del Peroni e negli ultimi cinque anni del loro sodalizio, terminato nel 1868, preparò spesso i bozzetti di interi spettacoli, senza però che il suo nome figurasse ancora in cartellone. In tale periodo prestò la sua opera anche al di fuori dell'attività alla Scala: nel 1856 dipinse il velario del teatro di Teramo e nel 1863-64 eseguì le scene di dotazione della compagnia di arte drammatica Dondini (Cinquecento bozzetti..., 1926, I, tav. 1; II, tav. 130).
Nel 1859 il F. fu chiamato da L. Bisi, docente di prospettiva all'Accademia di Brera, ad occupare il posto di aggiunto già tenuto dal Vimercati, scomparso in quell'anno (nel 1886 diverrà titolare della cattedra). Nel 1867 il F. fu ufficialmente nominato condirettore degli allestimenti scaligeri e l'anno successivo, con il ritiro del Peroni dall'attività teatrale, divenne direttore unico della scenografia (Milano, Bibl. teatrale L. Simoni, Museo teatrale alla Scala, Cartella scenografi, Contratto di appalto di F. Peroni, rinnovato a C. F., 4 nov. 1868), carica che mantenne per undici anni, alternandosi con altri scenografi.
In questo periodo eseguì i sipari del teatro Carcano (1872) e del teatro alla Scala (1880) (Cinquecento bozzetti..., 1926, III, tav. 297; IV, tav. 399); nel 1875, per il Comunale di Bologna, preparò l'allestimento del Mefistofele di A. Boito e disegnò le scene dell'opera Idragoni di Villard, di A. Maillart, rappresentata al teatro di S. Rodegonda a Milano che, rinnovato poco tempo prima, era stato dotato di illuminazione a gas. Nel 1878 curò al teatro Argentina di Roma la scenografia del Salvator Rosa di C. Gomes.
Nel 1881, per contrasti sorti con l'impresa appaltatrice, abbandonò la Scala per passare al Carcano, ove, senza avvalersi di aiuti, realizzò tutti gli allestimenti ottenendo un tale successo da essere richiesto nei maggiori teatri italiani, come il S. Carlo di Napoli, con il quale collaborava dal 1878 e che ricorse a lui più volte agli inizi degli anni Ottanta (Cristini, 1948, p. 47).
Nel 1887 G. Verdi lo volle per le scene dell'Otello, rappresentato in prima assoluta il 5 febbraio alla Scala, spettacolo di strepitoso successo che segnò il ritorno definitivo del F. all'attività teatrale per l'ente lirico milanese, sebbene con ritmi di lavoro meno sostenuti che in passato; nello stesso anno allestì il melodramma verdiano al teatro Costanzi di Roma, ricevendo uguale trionfale consenso (Frajese, 1977).
Già nella commissione artistica del teatro scaligero, organismo incaricato di approvare gli allestimenti scenici, fu nominato direttore artistico nel 1888, e nel 1890-91, come direttore della scuola di scenografia, collaborò con G. Visconti di Modrone e G. Ansaldo al rinnovo dell'impianto tecnico e di illuminazione del palcoscenico.
Il F. aveva sempre vivamente avvertito il problema della formazione professionale degli scenografi. che dovevano essere in grado di tenere alto il livello delle prestazioni artistiche per il teatro lirico milanese. Già nel 1876 aveva avanzato la proposta di istituire un laboratorio tecnico con specifica funzione didattica, progetto che, approvato dalla commissione amministrativa e direttiva del teatro alla Scala per il solo triennio 1877-1879 (Milano, Biblioteca teatrale L. Simoni, Museo teatrale alla Scala, Cartella scenografi, Lettere di C. F., 19luglio e 14 ag. 1876; Ibid., Atti della Commissione amministrativa e direttiva, 21 ott. 1876), si concluse nel 1881 con la scadenza del contratto che legava il F. alla ditta appaltatrice degli spettacoli.
L'esperimento venne ripreso nel 1887, in concomitanza col rientro alla Scala del F. che stavolta ebbe maggiore libertà decisionale e più mezzi: provvide personalmente ad organizzare la scuola di scenografia, dotandola anche di un regolamento interno, e si associò A. Amato, proveniente dal S. Carlo di Napoli, e l'allievo C. Magni (Ibid., Cartella scenografi, Lettere di C. F., 14 giugno 1887; Commissione amministrativa... Contratto di stipula, 28 luglio 1888).
Come direttore scenico della scuola scaligera, nella quale si sarebbero dovuti perfezionare gli allievi già licenziati dall'Accademia di Brera, il F. curò la preparazione delle prime esecuzioni del Falstaff e del Rigoletto di Verdi nel 1893-94, dei Maestri cantori di R. Wagner, rappresentata nel 1899 insieme al ballo Rosa d'amore di L. Manzotti, per i quali ebbe come collaboratori dei costumi e delle scene A. Edel e A. Hoenstein.
Tra gli ultimi suoi lavori si ricorda il sipario realizzato per il teatro sociale di Como nel 1899 (Cinquecento bozzetti..., 1926, V, tavv. 496 s.).
Il F. fu lo scenografo prediletto di Verdi, autore particolarmente esigente in fatto di messinscena, del quale seppe perfettamente interpretare la grandiosità corale e l'ampia forza evocativa, sia negli allestimenti giovanili alla Scala, quali il Don Carlos (1868), la Forza del destino (1869), il Trovatore (1870), i Vesprisiciliani (1875), la Traviata (1877), sia nelle ultime edizioni scaligere dell'Otello (1887), del Falstaff (1893) e del Rigoletto (1894). L'estrema cura del dettaglio e dell'ornamentazione, la precisione degli stili architettonici, di contro alle falsificazioni artistiche del precedente eclettismo scenico, unite ad uno spiccato virtuosismo coloristico, fecero dei F. non solo l'interprete ideale di Verdi, ma il felice ideatore degli allestimenti operistici più diversi: da La sonnambula di V. Bellini (1873) all'Anna Bolena diG. Donizetti (1877), dal Guglielino Tell di G. Rossini (1899) sino a Imaestri cantori di Wagner (1898). Dotato di un'inesauribile fantasia inventiva, il F. riusciva perfettamente ad imitare il reale, sia nelle scene di interni sia in quelle di paesaggio, ove poi era abilissimo a riprodurre gli effetti naturalistici dei tramonti, dei notturni, delle albe, esaltati, alla fine della sua camera, anche dai nuovi sistemi di illuminazione artificiale del palcoscenico scaligero introdotti nel 1890.
Al Museo teatrale alla Scala sono conservati circa 600 studi, tra disegni e bozzetti, realizzati dal F. per i suoi allestimenti scaligeri; altri si trovano presso la Casa editrice Ricordi, sempre a Milano e nelle raccolte private di E. Donghi (Padova) e di D. Oenslager (New York); dodici acquarelli e studi prospettici furono donati, alla sua morte, alla Pinacoteca di Brera di Milano (Bollettino d'arte, VI [1907], p. 24). A cura del figlio Romeo, furono pubblicati a Milano nel 1926: Cinquecento bozzetti scenografici in cinque volumi ... di C. Ferrario.
Il F. fu anche pittore di paesaggi e di interni architettonici, eseguiti ad olio e, soprattutto, ad acquarello: nel 1870 espose diversi lavori a Parma alla prima Mostra italiana di belle arti - tra cui un progetto in sei tavole per la nuova facciata del duomo di Milano che gli valse nel 1883 il premio Canonica -, nel 1880 a Torino, alla IV Esposizione nazionale di belle arti e a Firenze alla prima Esposizione internazionale della Società Donatello (cfr. De Gubernatis, 1889, anche per i titoli di alcune delle opere esposte). Tali composizioni, condotte all'insegna dello stesso verismo pittorico denso di particolari aneddotici che contraddistingue i bozzetti teatrali, furono in gran parte edite nelle pubblicazioni del F.: Natura ed arte. Studi e memorie condotti all'oleografia (Milano 1879) e Bellezze italiche. 50 quadri tricromici (ibid. 1909).
In collaborazione con G. Bertini eseguì le decorazioni di alcune sale del palazzo Turati e, da solo, un fregio sulla facciata del palazzo Weill-Schott a Milano, oggi non più esistente. Tra gli altri lavori si ricordano gli ornati dipinti nella chiesa di Lomazzo, le decorazioni dei teatri di Teramo, di Sondrio, di Verona, di S. José di Costarica. Nel 1882 partecipò inoltre al primo concorso mondiale per il monumento a Vittorio Emanuele II a Roma, per il quale ottenne una medaglia d'oro; al secondo concorso, inviò un progetto architettonico in gesso con statue plasmate dallo scultore V. Vela, modello che, giunto in frantumi a Roma, non poté essere esaminato dalla commissione giudicatrice.
Il F. morì a Milano il 12 maggio 1907.
Fonti e Bibl.: G. Ferrari, La scenografia, Milano 1902, pp. 177, 241-245, 269; A. De Gubernatis, Diz. degli artisti italiani viventì, Firenze 1889, pp. 199 s.; G. Marangoni, Lo scenografo di Verdi. C. F., in Emporium, XXXVIII (1913), pp. 285-309; G. Monaldi, Saggiodi iconografia verdiana, Bergamo 1913, pp. 14-16; G. Marangoni-C. Vanbianchi, La Scala, Bergamo 1922, pp. 62, 658-6; V. Mariani, Storia della scenografia ital., Firenze 1930, pp. 87, 89, 92, tav. XCIV; C. Ricci, La scenografia ital., Milano 1930, pp. 2, 29, 31; A. De Angelis, Lo scenografo di Verdi, in Musica d'oggi, XV (1933), 8-9, pp. 311-313; Id., Scenografiital. di ieri e di oggi, Roma 1938, pp. 99-102; C. M. Cristini, La scenografia, in Cento anni di vita del teatro di S. Carlo 1848-1948, Napoli 1948, p. 47; A. Della Corte, Iproblemi della scenografia e l'Ottocento, in Tempi e aspetti della scenografia, Torino 1954, pp. 149, 160, 166 s., 178, 182; E. Tea, Le arti minori nell'Ottocento e primo Novecento, in Storia di Milano, XV, Milano 1962, p. 663;C. Gatti, Il teatro alla Scala nella storia e nell'arte (1778-1963), Milano 1964, ad Indices; Milano 70/70. Un secolo d'arte. Dall'Unità al 1914 (catal.), Milano 1970, p. 175;M. Monteverdi, La scenografia, in Museo teatrale alla Scala, Milano 1975, III, pp. 585-600; V. Frajese, Dal Costanzi all'Opera, Roma 1977, I, pp. 81-87; IV, p. 16;P. L. De Vecchi-L. Mattioli Rossi, La scenografia, in Duecento anni alla Scala 1778-1978 (catal.), Milano 1978, pp. 59 s., 63, 138; U.Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, pp. 461 s.; Enciclopedia d. spettacolo, V, coll. 195-197.