SOAVE, Carlo Felice
SOAVE, Carlo Felice. – Nacque a Lugano l’8 ottobre 1749, secondogenito di Carlo Giuseppe e di Chiara Francesca Herrich (Herrick).
Studiò a Genova (1767-69 circa) disegno di ornato e plastica, e nel 1769 si trovava a Parma, dove da alcuni anni risiedeva suo fratello maggiore, il pedagogo Francesco (1743-1806). Nella città borbonica frequentò i corsi di architettura tenuti da Ennemond-Alexandre Petitot presso l’Accademia di belle arti e si distinse ai concorsi del 1771 e 1772, ricevendo una menzione per il progetto relativo a un teatro e ottenendo il secondo posto con un disegno per dei bagni pubblici.
Nel 1772 si trasferì con il fratello a Milano. Lì lavorava l’architetto Simone Cantoni, suo amico e conterraneo, il quale molto probabilmente gli fece avere la prima importante commissione nella città: il restauro di palazzo Anguissola (1775-78).
L’edificio, un tempo di proprietà della famiglia Morone, aveva all’epoca l’ingresso sull’omonima e stretta via. Il progetto di Soave spostò l’attenzione dall’ingresso, trascurabile, alla facciata interna sul giardino, che fu caratterizzata da una ricca e varia decorazione, capace di dissimulare le non grandi dimensioni dello stabile. Venne inoltre riorganizzata la suddivisione degli spazi interni, le cui decorazioni a stucchi e pitture sono ancora oggi visibili.
A Milano l’architetto realizzò solo alcuni edifici, essendo le committenze dominate dalla cerchia gravitante attorno all’Accademia braidense e a Giuseppe Piermarini, che era favorito dalla corte imperiale asburgica. I lavori di Soave, caratterizzati da uno stile più attento al dettaglio decorativo che al volume architettonico e da stilemi cinquecentisti, propri dell’Accademia di Parma, contribuirono a diffondere il nuovo gusto neoclassico soprattutto in provincia. Attorno al 1779 l’architetto progettò infatti il palazzo per il conte Antonio Crivelli a Luino, di cui oggi rimangono solo le ali più esterne, sedi del Comune e di una banca, mentre la parte centrale, che si trovava in corrispondenza dell’attuale piazza Crivelli Serbelloni, rimase incompleta e fu abbattuta nell’ultimo decennio del XIX secolo.
Del progetto originario si conservano alcune decorazioni dei soffitti nell’ala nord, oltre alla sala colonnata e alle raffinate decorazioni di alcune finestre del prospetto verso montagna dell’edificio sud.
Negli stessi anni (1779-81) Soave fu impegnato nella costruzione dell’ospedale di Codogno , di cui realizzò la parte centrale con l’imponente pronao colonnato, la cappella e tre campate per ognuno dei due lati, dove erano poste le corsie per i malati. L’edificio venne successivamente ingrandito, senza però apportare grosse modifiche al disegno originario dell’architetto.
Un altro palazzo milanese attribuito a Soave è l’Alari (1782), situato in via Santa Maria Fulcorina 17. Anche in questo caso l’architetto si limitò a ristrutturare un edificio già esistente, dando al prospetto esterno una struttura decorativa molto simile a quella della facciata sul giardino di palazzo Anguissola. A Pandino l’architetto realizzò invece S. Margherita (1783-91), una delle prime chiese neoclassiche sorte in Lombardia.
L’edificio presenta una struttura a unica navata con tre cappelle per lato e un impianto interno che ricorda le antiche strutture termali romane e le chiese palladiane, alle quali rimanda in particolare l’imponente facciata, preceduta da una scalinata e scandita da otto semicolonne corinzie.
Oltre ai lavori più importanti, relativi alla progettazione e alla realizzazione di edifici, Soave venne interpellato per delle perizie, come avvenne nel 1784 relativamente a un problema al tiburio del duomo di Voghera o per la stima del complesso messo in vendita in via Durini a Milano (1789-90), o ancora per il preventivo riguardante dei restauri al palazzo Balbiani di Chiavenna (1789-94 circa). Fu inoltre professore di meccanica e disegno presso l’orfanotrofio maschile di S. Pietro in Gessate (1778-1803) e scrisse un paio di articoli, sulla produzione dei bachi da seta (1780) e sugli ordini architettonici (1795), per gli Opuscoli scelti sulle scienze e sulle arti, curati fra gli altri dal fratello Francesco.
Durante il decennio 1785-95 l’attività dell’architetto si fece sempre più intensa. Nel 1785 realizzò un progetto per la facciata della chiesa di S. Vittore a Varese e costruì a Milano palazzo Biumi, probabilmente da identificare con l’edificio oggi in via Pantano 17, che mostra nel suo prospetto esterno degli elementi e una struttura a lui attribuibili. Nel medesimo anno realizzò uno stabile collocato oltre l’abside della chiesa di S. Marco, lungo il naviglio oggi sotterrato. Il palazzo, distrutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, fu costruito su commissione degli agostiniani e ospitò fra i vari affittuari anche il celebre ornatista Giocondo Albertolli. Soave fu quindi impegnato nella costruzione del milanese palazzo Bovara (1785-87), residenza del segretario di governo Giovanni Bovara e dei suoi fratelli prima di divenire sede dell’ambasciata di Francia sotto la Repubblica Cisalpina.
Il prospetto dell’edificio su corso Venezia ha un impianto cinquecentesco, con due fasce marcapiano aggettanti e il bugnato che ne delimita i lati. Al piano nobile le sale riccamente decorate, con stucchi e pitture murali, richiamano i motivi impiegati negli stessi anni da Albertolli e dallo scozzese Robert Adam.
Per ospitare con maggior comodità presso il seminario della canonica gli allievi del Collegio elvetico, i quali dovettero lasciare la loro sede al Consiglio governativo, venne chiesto a Soave di realizzare nel 1786 un nuovo braccio per il cortile del seminario; lo stabile venne però abbattuto nel 1939.
L’architetto fu attivo anche su più cantieri nell’area di Como. Presso la chiesa di S. Giorgio in Borgovico costruì un casino per Bassian Carminati (1787 circa), impiegando al meglio il piccolo spazio a disposizione.
L’edificio, su due piani, ha i prospetti principali, su strada e su lago, caratterizzati dall’uso degli ordini dorico e ionico, mentre gli spazi interni risultano privi di decorazioni.
A poca distanza si trova la villa Salazar (ante 1791), un tempo dimora suburbana del conte Nicolò della Porta, sita in largo Spluga. L’infilata di sale al piano nobile, sul lato verso monte, che un tempo affacciava su un vasto e rigoglioso giardino, presenta soffitti riccamente decorati con stucchi e pitture. La tipologia di queste decorazioni e l’impiego di determinati elementi architettonici rendono attribuibile a Soave anche questo edificio, mentre è certo il suo intervento alla villa Passalacqua di Moltrasio (1780 circa).
Essa risulta esternamente un blocco uniforme, privo di elementi di pregio, ma al suo interno si incontrano su tre piani numerose sale ornate con pitture e stucchi; in particolare sono da segnalare la sala da pranzo a forma ovale con sedici colonne doriche in marmo e la sala della musica, che occupa con la sua altezza il primo e il secondo piano.
Nel 1792 l’architetto eseguì alcuni progetti per la pavimentazione del duomo di Como, mentre qualche anno prima aveva costruito altri due edifici a Milano, andati distrutti: palazzo Giudici e palazzo Agazzini. Il primo si trovava nell’attuale via Manzoni, ma venne completamente rifatto nell’ultimo quarto del XIX secolo, mentre il secondo era collocato all’angolo fra via Case rotte e largo Mattioli, e fu abbattuto nei primi decenni del 1900 per far posto all’ingrandimento della Banca commerciale.
L’architetto si occupò inoltre del restauro della chiesa di Montorfano (1793) e della realizzazione della cappella del Ss. Crocifisso per la chiesa di S. Paolo a Cantù (1795). La carriera di Soave, figura minore ma non trascurabile del panorama neoclassico lombardo, giunse quindi all’apice con la nomina ad architetto della Veneranda Fabbrica del duomo di Milano nel 1795. Già da alcuni anni egli lavorava per questa istituzione e ricoprì poi l’importante carica fino alla morte, avvenuta a Milano il 24 aprile 1803.
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Paola Capozza