CASTIGLIONE (Castiglioni), Carlo Federico
Milanese, figlio del "causidico" Antonio, viene nominato ingegnere collegiato nel 1706, dopo sei anni di apprendistato presso Attilio Arrigoni. Del 1711 è la prima opera documentata: l'oratorio del Riscatto in S. Lorenzo a Milano (l'attuale sacrestia).
Il nuovo corpo di fabbrica s'inserisce nello spazio ristretto tra le due cappelle di S. Aquilino e della S. Famiglia, senza privare queste di luce e rimanendone isolato, grazie all'adozione della pianta ellittica preceduta da un breve atrio: il volume curvilineo emerge su quelli a spigoli vivi delle cappelle, echeggiando l'andamento concavo dell'impianto paleocristiano. All'interno le pareti continue sono valorizzate come superfici luminose dal lieve risalto delle lesene che le scandiscono con chiarezza. Il condizionamento spaziale è qui di stimolo per una soluzione ingegnosa.
Il problema del "miglior uso dello spazio" (Gatti Perer, 1966), che si pone agli ingegneri architetti milanesi del primo '700 costretti a operare entro limiti molto precisi, si ripresenterà al C. nel 1720, nell'ampliamento della chiesa di S. Nazaro in Pietrasanta, di fronte al broletto, ora distrutta.
Con Carlo Federico Pietrasanta (alla cui chiesa dei Crociferi in via Durini, del primo decennio del secolo, si ricollega l'oratorio del Riscatto) il C. interviene nella ricostruzione del teatro di corte, essendosi incendiato nel 1708 quello eseguito su disegno dei Pietrasanta: entrambi sono chiamati a esaminare da un punto di vista tecnico il progetto dell'arch. Domenico Valmigini e a eliminarne i difetti costruttivi.
Il prestigio che in pochi anni il C. raggiunge è dimostrato dai molti incarichi documentati a partire dal 1715 fino al 1733, da parte del conte Carlo Borromeo, commissario imperiale in Italia: è il tecnico di fiducia che svolge perizie per questioni di confine nei feudi imperiali di Sassello, Mioglia e Pareto (1715), che viene inviato a Caravaggio (1716) e a Melegnano (1720) come agrimensore, o in Toscana a dirimere una questione tra il duca di Massa e Carrara e la Repubblica di Lucca (1723), che progetta nel 1724 con l'ing. Silva il ponte sul Lambro a Melegnano. Nello stesso anno sono inviati al Borromeo i disegni della navata e della facciata della nuova parrocchiale di Intra.
Le vicende costruttive del nuovo S. Vittore (per cui presentarono progetti pure l'arch. Filippo Cagnola e l'ing. Pessina) non sono ancora chiarite: la chiesa iniziata nel 1708 e terminata solo nel 1752, capovolta rispetto all'antica, con una facciata diversa da quella disegnata dal C. (alla quale nell'Ottocento sarà aggiunto un pronao), presenta l'unica ampia navata, con quattro cappelle laterali per parte divise da robusti pilastri, che parrebbe (non così ritiene la Gatti Perer, 1966) aderente al disegno del Castiglione. Nessun cenno nella relazione e nei disegni alla parte presbiteriale e al transetto, che la Gatti Perer ritiene eseguiti dopo il 1731 e dallo stesso Castiglione. Indubbiamente "l'andamento lento e spazioso" del tamburo ellittico della cupola richiama la pianta dell'oratorio del Riscatto e la continuità delle pareti ottenuta arrotondando gli spigoli si ritrova nell'interno dell'oratorio di S. Giuseppe a Cassinetta di Lugagnano. Un disegno nell'archivio parrocchiale, senza data né firma, corrispondente alla chiesa attuale, potrebbe essere del C.; molto tarda comunque la slanciata cupola, eretta sul tamburo settecentesco solo nel 1888.
L'attività del C. come architetto militare è documentata da vari disegni (del 1728 e del 1733) per opere al castello di Milano e dal progetto, probabilmente non realizzato, per la sistemazione della Rocca Vecchia di Vigevano a scuderie e quartieri di soldati: la pianta, firmata insieme a G. Richino, è del 1738. Dal 1740 il C. risulta, oltre che "ingegnere collegiato e regio camerale",anche "pubblico lettore di Matematica e militare nelle scuole palatine di Milano".
Altri disegni rivelano "l'ingegnere" C sensibile negli stessi anni al "barocchetto teresiano": le decorazioni architettoniche dipinte poco prima del 1737 su una facciata del palazzo ducale e i progetti di apparati funebri, disegnati uno nel 1735 e gli altri nel 1740,per le esequie di Carlo VI. Di questi "pensieri "per architetture provvisorie (piccoli templi a impianto ottagonale che si dilatano alla base con scale e gradinate dal complesso andamento curvilineo) fu scelto e realizzato proprio il più macchinoso e retorico (cfr. F. Barbiani Belgioioso, Relazione del funerale celebrato nella chiesa metropolitana... il giorno 8 febbr. 1741,Milano 1741).
Del 1742 è l'ultima opera documentata del C.: l'oratorio di S. Giuseppe, costruito sulla riva del Naviglio Grande accanto alla sua dimora di campagna, a Cassinetta di Lugagnano. La cappella, prezioso esempio di rococò lombardo, costituisce l'elemento architettonicamente più qualificato della villa, ora di proprietà Nai: anche questa è dubitativamente attribuita al C. (Gatti Perer, 1966; Peragalli-Favole), pur mancando la documentazione e precisi richiami formali.
Con testamento del 20 ag. 1755 il C. lasciò all'ingegnere collegiato Dionigi Maria Ferrari, suo genero - nel 1737 aveva sposato Anna Maria, una delle quattro figlie che il C. aveva avuto dalla moglie Teresa Bona - i suoi manoscritti e disegni. Questi, ordinati dal figlio di Dionigi, Francesco Bernardino, e donati nel 1830 alla Biblioteca Ambrosiana, documentano l'attività dell'ingegnere architetto recentemente riscoperto dalla Gatti Perer.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Milano Atti del notaio Francesco Maria Morondi, 44372, n. 290, 20 ag. 1755: testamento; Atti del not. Francesco Pozzi (genero del C.), f 43513, n. 73, 22 luglio 1744; n. 112, 14 maggio 1746; f. 43516, n. 386, 1º ag. 1755; S. Latuada, Descrizione di Milano ornata con molti disegni in rame delle Fabbriche più cospicue che si trovano in questa metropoli, III, Milano 1737, p. 314; V, ibid. 1738, p. 7; C. Mariani, Il mio bel S. Vittore, Intra 1952; M. L. Gatti Perer, Fonti per l'archit. milanese dal XVI al XVIII secolo: F. B. Ferrari e la sua raccolta di documenti e disegni, in Arte lombarda, IX (1964), 1-2, ad Indices;Id., Fonti per la storia dell'architettura milanese dal XVI al XVIII secolo: il Collegio degli agrimensori ingegneri e architetti, ibid., X (1965), 2, pp. 118, 119, 122, 128; Id., Per un profilo di C. F. C. architetto milanese della prima metà del Settecento, in Arte in Europa, I, Milano 1966, pp. 793-806; A. M. Caligaris, Aspetti e riflessidell'archit. lomb. del periodo barocco in alcuni appar. sacri eseguiti a Milano, in Contributi dell'Istituto di storia dell'arte medioevale e moderna d. Univ. d. S. Cuore, I, Milano 1966, p. 89; M. L. Gatti Perer, Nuovi documenti per l'archit. barocca milanese e sull'attività di Carlo Federico Pietrasanta, Carlo Giuseppe Merlo, Ferdinando Sajz, Giacomo Antonio Galliari, Dionigi Maria Ferrari, Francesco Croce, in Arte lombarda, XII (1967), 2, pp. 95, 98 s.; C. Perogalli-P. Favole, Ville dei Navigli lombardi, Milano 1967, pp. 32 s., 41, 79, 81, 260, 268 s., 272 s.; L. Grassi, Province del Barocco e del Rococò - Lessico di architetti in Lombardia, Milano 1968, pp. 150 s.; A. Barigozzi Brini, Feste, cerimonie ecc. nel Duomo e nella piazza del Duomo nel Seicento e nel Settecento, attraverso le stampe..., in Il Duomo di Milano, Milano 1969, II, pp. 80-82.