FANZAGO, Carlo
Nacque a Napoli attorno al 1618-20 da Cosimo e Felicia Landi; poco si conosce di quest'artista che visse la propria esistenza all'ombra della grande personalità del padre, che lo avviò all'arte della decorazione e della scultura.
Le fonti gli attribuiscono l'ideazione e la realizzazione della fontana ordinata nel 1635 dal viceré Manuel Zuñiga y Fonseca conte di Monterrey (Celano, pp. 504, 512). Soprannominata dai napoletani "fontana del Sebeto" in riferimento alla giacente divinità fluviale, in origine era posta sulla strada di S. Lucia. Dopo vari spostamenti e una lunga giacenza nei magazzini municipali, essa fu rimontata nel 1902 ai piedi della collina di Posillipo. Recenti ritrovamenti di archivio confermano l'attribuzione dell'opera al solo padre Cosimo (Nappi, 1980), assegnando al figlio la parte di collaboratore nei lavori di esecuzione.
Nel 1637 il F. era presente nella chiesa di S. Maria per il rivestimento marmoreo dell'altare maggiore (Strazzullo, 1979) e ad Aversa per la decorazione in stucco della piccola cappella della Grancia. Tra il 1637 e il 1638 lavorava con il padre nella certosa di S. Martino, occupandosi prevalentemente della decorazione (Ghiraldi, 1984). Ma la sua fama è legata soprattutto all'esecuzione del Cristo morto nel paliotto dell'altare maggiore della chiesa di S. Maria degli Angeli alle Croci (1639-1644), ritenuto dalle fonti e dalla critica contemporanea opera di altissimo livello. Nell'esecuzione di esso non dovette essere estraneo il riferimento alla tradizione della scultura napoletana, in particolare di Giovanni da Noia (Bologna, 1950), e alla Pietà che nel 1637 Ribera dipingeva per la certosa di S. Martino.
Per la stima e la fama acquistata in patria il F. fu invitato in Spagna, dove è ipotizzabile un suo intervento nella cappella di S. Fausto nella chiesa di Mejorada del Campo a Madrid, consacrata nel 1699, sia come architetto sia come scultore delle decorazioni plastiche (Santiago Paez, 1967, p. 121). Non si conoscono il luogo e la data della sua morte; è menzionato per l'ultima volta come attivo a Madrid.
Fonti e Bibl.: F.M. Tassi, Le vite dei pittori, scultori..., Bergamo 1793, I, t. II, pp. 20 s.; F. Bologna, in Sculture lignee nella Campania (catal.), a cura di F. Bologna-R. Causa, Napoli 1950, p. 170; E. Santiago Paez, Algunas esculturas napolitanas del siglo XVII en España, in Archivo español de arte, XL (1967), 158, pp. 115-132; C. Celano, Notizia del bello dell'antico e del curioso della città di Napoli... con aggiunzioni di G. B. Chiarini [1856-60], IV, Napoli 1970, ad Indicem; A. Nava Cellini, La scultura dal 1610 al 1656, in Storia di Napoli, V, Cava dei Tirreni 1972, pp. 797, 799, 821 s. n. 54; F. Strazzullo, Documenti per la storia dell'arte del '600 a Napoli, in Atti dell'Accad. Pontaniana, XXVIII (1979), p. 332; E. Nappi, Documenti su fontane napoletane del '600, in Napoli nobilissima, XIX (1980), p. 218; G. Ghiraldi, Per C. F. ed alcuni marmorari del Seicento, in Ricerche sul '600 napoletano. Saggi vari in memoria di R. Causa, Milano 1984, pp. 163-185; Id., in Civiltà del Seicento a Napoli (catal.), II, Napoli 1984, pp. 178 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, p. 250.