ESTERLE, Carlo
Nacque il 20 giugno 1817 a Schruns in Vorarlberg (Austria) - dove il padre ricopriva l'incarico di imperial regio giudice distrettuale - da Josef Anton e da Maria Anna de Riccabona von Reichenfels, discendente di una delle famiglie più ricche e distinte di Cavalese. Dopo pochi anni, tuttavia, con il trasferimento del padre a Cavalese, la famiglia si stabilì definitivamente nel capoluogo della Val di Fiemme.
Trascorsa qui l'infanzia, studiò presso il ginnasio di Bressanone e quindi frequentò il biennio filosofico del liceo di Trento negli anni 1833-35, prima di intraprendere gli studi universitari a Padova, dove si addottorò in medicina nel 1841 ed in chirurgia nel 1845- Intanto fu assistente per il biennio 1842-43 alla cattedra di clinica chirurgica retta allora dall'insigne Bartolomeo Signoroni; dopo la morte di questo, che aveva già sostituito nell'insegnamento per alcuni mesi, sostenne brillantemente il concorso per la successione alla cattedra e solo per la giovane età non ottenne l'incarico. Nello stesso 1845, per ampliare le conoscenze e perfezionare l'istruzione teorica e pratica nelle scienze medico-chirurgiche, iniziò un lungo viaggio che lo portò nelle più importanti università d'Europa: era ancora a Vienna nel luglio 1846 allorché inviò la sua domanda di partecipazione al concorso per il posto di chirurgo circolare di Trento.
Gli avvenimenti della primavera del 1848, che tanti entusiasmi e tante speranze dovevano suscitare anche in Trentino, videro in una posizione di primo piano l'E. che già durante il breve insegnamento a Padova aveva avuto difficoltà per le sue idee politiche di orientamento liberale. Membro del Comitato centrale politico, costituitosi sin dall'aprile 1848 per sostenere il movimento separatista dei due circoli di Trento e Rovereto dal Tirolo e preparare le elezioni dei deputati trentini all'Assemblea nazionale di Francoforte, risultò eletto come sostituto per il collegio elettorale di Mezzolombardo.
Giunse a Francoforte alla fine di agosto, in sostituzione di Giovanni de Pretis, e, oltre ad assumere un ruolo di punta all'interno della piccola delegazione trentina, partecipò attivamente alle discussioni parlamentari, grazie anche alla sua perfetta conoscenza della lingua tedesca. Nello schieramento politico che caratterizzava quell'assemblea, e che in parte si rifletteva anche nelle posizioni ideologico-politiche dei deputati trentinì, si collocò decìsamente a sinistra, aderendo molto probabilmente al "Deutscher Hof" e non mancando di simpatizzare con la sua ala sinistra, la frazione "Donnersberg", staccatasi già dalla fine di maggio dal precedente club ed orientata su posizioni radicaldemocratiche e di stampo federativo.
Sin dal suo primo intervento in assemblea (19 ottobre), in cui protestava vivacemente contro il primo paragrafo dei progetto di costituzione che continuava a considerare come indissolubilmente legati all'Impero tedesco tutti i territori già compresi nella.Confederazione germanica (Deutscher Bund) e quindi anche i circoli di Trento e Rovereto, ripropose con energia le rivendicazioni avanzate dai suoi colleghi già nel mese di giugno, miranti ad una separazione dei territori di lingua itafiana dalla Confederazione e all'ottenimento di un'organizzazione politica, amministrativa e giudiziaria indipendente dal resto del Tirolo. Proprio per tali rivendicazioni, sostenute con forza dal leader della deputazione trentina, il barone e abate Giovanni a Prato, ed avversate in modo particolare dai deputati tirolesi, venne chiesta l'espulsione dall'assemblea dei deputati trentini.
Il 28 novembre l'E. presentò una mozione, appoggiata oltre che da F. A. Marsilli (insieme con A. Gazzoletti uno dei membri più attivi della delegazione trentina) anche da alcuni deputati tedeschi (C. Nauwerck, G. Ch. Schüler, A. Wiesner), nella quale si chiedeva la cessazione del regime militare nelle province del Lombardo-Veneto e si denunciava la mancata osservanza dell'amnistia concessa dall'imperatore per i reati politici e la continua violazione delle libertà personali ad opera di Radetzsky. Nel corso della successiva discussione (aprile 1849) sulla situazione in Lombardia egli riven-' dicò con accorate parole il diritto del popolo italiano alla libertà e all'indipendenza; contro le posizioni conservatrici della maggioranza dei deputati dell'assemblea, sostenne che: "Nur durch die Freiheit wird das Volk zur Freiheit reif" [solo attraverso la libertà il popolo diviene maturo per la libertà]. Un altro dei suoi interventi va ricordato, quello del 16 febbr. 1849 durante la discussione sul paragrafo 47 dell'art. XI del progetto di costituzione, nel corso del quale presentò una mozione, appoggiata da numerosi deputati tedeschi, tendente a garantire alle popolazioni di lingua non tedesca "il libero sviluppo della loro nazionalità", con riferimento in particolare all'uso della propria lingua in tutti gli ambiti della convivenza civile e politica (educativo e formativo, religioso, ammìnistrativo e giudiziario).
Un interessante manifesto delle sue convinzioni politiche e dei suoi ideali è l'opuscolo Ai nostri elettori, stampato a Francoforte nel novembre 1848 e firmato anche dal Marsilli. Da esso emergono le linee concrete dell'azione parlamentare svolta dai due deputati, dalla già richiamata richiesta di "un'amministrazione ed un parlamento suoi propri" per il Tirolo italiano alle posizioni assunte nella discussione sui diritti fondamentali (libertà personali dell'individuo, libertà di stampa, abolizione delle distinzioni nobiliari, ecc.) ed i principi di fondo del loro orientamento politico, schematicamente individuabili nella "nazionalità" in quanto "fonte di speciali diritti" e nella "sovranità del popolo".
Con lo scioglimento dell'Assemblea costituente di Fraticoforte ed il ritorno dei deputati nei rispettivi luoghi di provenienza, non cessò l'impegno politico dell'E. a favore delle aspirazioni nazionali e delle rivendicazioni autonomistiche del Trentino. Impegno che si manifestò soprattutto attraverso un'intensa attività giornalistica che lo vide collaboratore del patriottico Giornale del Trentino, fondato dal barone Giovanni a Prato, del milanese Crepuscolo di Carlo Tenca (insieme con lo stesso barone, Tommaso Gar e Giovanni Rizzi) e dell'almanacco Il Novo Indovino, stampato a Trento nel 1854. La collaborazione al suddetto almanacco, che doveva tener desta tra gli abitanti del Trentino la coscienza della italianità del paese, gli costò il coinvolgimento nel processo intentato dall'autorità politica contro i redattori e collaboratori di questa pubblicazione.
Una profonda stima e una sincera amicizia lo legò al barone Giovanni a Prato (che sarà poi l'autore di un accorato necrologio dell'amico), che nel 1851 (10 febbraio) lo unì in matrimonio con Maria Rizzi, sorella del già citato patriota ed amico Giovanni Rizzi, dalla quale ebbe quattro figli.
Nel 1850 diede altresì vita alla Società di mutuo soccorso pel corpo sanitario del Trentino, di cui fu eletto presidente, costituita allo scopo di soccorrere quei soci (medici, chirurghi, farmacisti e veterinari "approvati con grado accademico") che per malattia o vecchiaia si trovassero in stato di bisogno e di garantire, in caso di morte, un sussidio alle vedove e ai figli in disagiate condizioni economiche; e fu tra i promotori, a riprova della sua vocazione filantropica e della sua attenzione per le sorti delle classi più umili della popolazione, della costituzione della Società operaia di mutuo soccorso. Appassionato di musica e ottimo suonatore di pianoforte, fu anche tra gli animatori della Società filarmonica di Trento.
Questi interessi non lo distraevano comunque dalla sua attività professionale e scientifica; nel 1851, insieme con L. Pastorello, a quel tempo professore di ostetricia all'Istituto delle Laste di Trento e successivamente titolare della cattedra di ostetricia alle università di Pavia e di Padova, fondò la Gazzetta medico-chirurgica del Trentino, che nel 1852, in seguito all'abbandono del Pastorello, diresse interamente da solo. Per questo periodico, che ebbe una notevole importanza nel diffondere le conoscenze scientifiche e i nuovi metodi terapeutici (oltre ad informazioni medico-legali) tra i medici e i chirurghi del Trentino, scrisse vari articoli (Studi sul cloroformio, Del collodion e delle sue applicazioni, Osservazioni chirurgiche) e curò la sezione "Rivista delle gazzette medico-chirurgiche", nella quale veniva fornito un resoconto analitico delle più importanti pubblicazioni e dei casi più interessanti apparsi sulle riviste mediche italiane ed estere.
Allo scoppio del colera in Trentino nel 1855 fu tra coloro che più si impegnarono, con eccezionale abnegazione e spirito di sacrificìo, per circoscrivere e debellare il morbo. L'11 maggio 1857 infine successe nella direzione dell'Istituto delle Laste all'illustre C. Braun, l'iniziatore di una pratica più moderna e razionale dell'ostetricia, chiamato all'università di Vienna; in questo incarico, che interpretò con ampie vedute e cercando di eliminare le irregolarità e le disfunzioni che si verificavano sempre più spesso, rimase fino all'ottobre 1859, allorché fuggi dal Trentino, dopo la delusione causata dalla firma dei preliminari di pace di Villafranca, per rifugiarsi in Lombardia.
A Milano, dove fu tra i maggiorenti dell'emigrazione trentina, intensificò la sua collaborazione scientifica agli Annali universali di medicina, diretti da R. Griffini, per i quali oltre ad alcuni articoli curò l'importante sezione "Rivista critica di ostetricia e ginecologia", nella quale forniva un ampio resoconto, corredato da osservazioni critiche, dei saggi e delle discussioni apparsi sul tema nelle più importanti riviste italiane ed europee.
Nello stesso anno (26 novembre) venne nominato chirurgo primario all'ospedale Maggiore di Novara e professore della locale scuola di ostetricia.
In questa città morì prematuramente a seguito di una infezione al braccio sinistro, contratta mentre operava una donna affetta da cancrena, il 6 sett. 1862.
Il suo Manuale di ostetricia, al quale lavorava da anni e che era quasi ultimato, venne quindi pubblicato postumo a Milano nel 1863.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Trento, Capitanato circolare Trento, b. 185; Ibid., Atti presidiali, 1853, b.49; Trento, Bibl. comunale, ms. 5736/61; Ibid., Museo del Risorgimento e della lotta per la Libertà, Archivio Ricci, b. E/23, fasc. 1; Archivio d. Curia arcivescovile, Registri parrocchiali; Ibid., Liceo ginnasio "G. Prati", Registri studenti; G. Prato, Necrologia del dottore C.E., Rovereto 1862; R. Griffini, Necrologia di C. E., in Annali universali di medicina, CLXXXI (1862), pp. 686 ss.; L. Marchetti, IlTrentino nel Risorgimento, Milano-Roma-Napoli 1913, I, pp. 184 s., 218 ss., 330; II, pp. 55, 99; P. Pedrotti - E. Brol - B. Rizzi, L'azione parlamentare del Trentino nel 1848-49 a Francoforte e a Vienna, Trento 1948, pp. 13 s., 39-48, 262 ss.; Stenographischer Bericht über die Verhandlungen der deutschen constituirenden Nationalversammlung zu Frankfurt am Main, a cura di F. Wigard, Frankfurt a. M. 1848-1850, IV, p. 2767; V, pp. 3482, 3627 s.; VI, pp. 4039, 4418; VII, pp. 5207 s., 5370 ss.; VIII, pp. 6216-6222; A. Zieger, La lotta del Trentino per l'Unità e per l'indipendenza 1850-1861, Trento 1936, pp. 3, 5 s., 43, 79-82; Id., Giornalismo trentino fino al 1866, Trento 1960, pp. 103 ss., 129 ss.; L. Morandi-G. Morandi, L'insegnamento e la pratica dell'ostetricia nel Trentino del secolo scorso, in Rivista medica trentina, I (1963), 1, pp. 122-130; 2, pp. 132-142; O. Viana-F. Vozza, L'ostetricia e la ginecologia in Italia, Milano 1933, pp. 557, 629.