DONEGANI, Carlo
Nato a Brescia nel 1775 da Giovanni, architetto, e da Maria Usanza, fratello maggiore di Luigi, fu avviato alla professione dal padre; dal 1789 frequentò l'Accademia Clementina di Bologna dove, nel 1793, ottenne il premio Fiori per l'architettura. Secondo la storiografia bresciana, si recò l'anno seguente a Roma per completare la propria formazione, tornando a Brescia nel 1796.
Appartengono probabilmente a questo periodo alcuni elaborati di ambito accademico: edificio a pianta stellare, pianta e sezione di grande edificio a simmetria centrale, sezione di cattedrale ispirata al duomo nuovo di Brescia (acquarelli ora in collezione privata inglese).
Nel 1803 il D. iniziò la costruzione della parrocchiale di Castenedolo, l'unica opera da lui realizzata con caratteristiche architettoniche e monumentali.
La chiesa presenta un'imponente facciata con quattro semicolonne e timpano triangolare; l'ampio spazio ellittico dell'interno, di notevole rigore compositivo, è solennizzato da colonne corinzie accoppiate e ricoperto da una cupola ribassata con grandi finestre arcuate. Il complesso già dimostra le attitudini costruttive del D., distinguendosi tra i maggiori edifici di età neoclassica del Bresciano.
La maggior parte dell'attività professionale del D. appare, fin da questo periodo, dedicata all'ingegneria: nel 1806 ottenne, su esplicita richiesta, la patente di ingegnere citando la sua partecipazione al progetto, avviato da Domenico Coccoli, relativo al canale navigabile tra Brescia e il lago d'Iseo. L'anno successivo fu nominato ingegnere di seconda classe all'ufficio Acque e strade del dipartimento del Mella; come tale fu incaricato dei progetti per il nuovo naviglio di Brescia e Canneto d'Oglio (1808), e per le modifiche al tracciato della strada postale nei pressi di Sirmione (1811). Negli stessi anni sono inoltre documentate svariate perizie: rilievi del soppresso convento di S. Barnaba (1804) e della macina dei tabacchi fuori porta S. Giovanni a Brescia (1806), riparazioni al ponte sull'Oglio a Palazzolo (1808) e al condotto delle fontane di Chiari (1809). Gli interventi nell'edilizia privata risultano sporadici e di scarso rilievo (casa Marcello in contrada del Territorio a Brescia nel 1812).
Nel 1813 il D. lasciò Brescia in seguito alla nomina ad ingegnere capo del dipartimento del Metauro, dove eseguì la strada litoranea da Ancona alla Palombella. Con la restituzione delle Marche allo Stato della Chiesa, nel 1815 tornò in Lombardia alle dipendenze dell'amministrazione austriaca. Ingegnere di prima classe delle province di Como e, dal 1821, di Sondrio, progettò e diresse numerose opere pubbliche: strada militare di Osoppo, inalveazione dell'Adda a Tirano e del torrente Mallero in Val Malenco, strada lungo la riva del lago di Como da Lecco a Colico e sua continuazione fino a Chiavenna.
La fama del D. è legata in particolare alle strade dei valichi alpini dello Spluga e dello Stelvio, allora considerate le più alte carreggiabili d'Europa; eseguite la prima tra il 1818 e il 1822 e la seconda tra il 1820 e il 1825, sono da annoverare tra le più imponenti realizzazioni dell'ingegneria ottocentesca per impegno progettuale ed esecutivo.
L'idea di un collegamento diretto tra il Tirolo meridionale (Alto Adige) e la Lombardia attraverso lo Stelvio, in alternativa ai tradizionali percorsi del Trentino, era già stata avanzata negli anni napoleonici. In seguito al trattato commerciale tra i Regni d'Italia e di Baviera (1808) fu approntato un progetto (1812) dall'ingegner Filippo Ferranti, che rimase però inattuato. Con l'unificazione delle Valli dell'Adda e dell'Adige nei domini austriaci, l'imperatore Francesco I decise l'esecuzione della strada che appariva di grande importanza strategica e militare. Il nuovo progetto fu affidato al D. che lo presentò nel 1819 alla direzione generale delle Pubbliche Costruzioni di Milano; con l'approvazione del viceré Ranieri nel 1820, iniziarono subito i lavori di costruzione della carreggiabile che fu aperta al transito nell'ottobre del 1825.
In seguito alla perizia dimostrata nell'esecuzione delle strade dello Spluga e dello Stelvio, il D. fu incaricato di analoghi progetti per altri valichi alpini: collegamento tra Carinzia e Carniola attraverso il passo di Loibl e fra Nauders e Finstermünz nel Tirolo tedesco. Da segnalare inoltre i progetti per i ponti sull'Aar nel Cantone svizzero di Berna e sul Mella a Manerbio in provincia di Brescia (1839).
Nel 1838 si stabilì a Milano con la carica di ingegnere aggiunto alla direzione generale delle Pubbliche costruzioni e vi rimase fino alla morte avvenuta il 7 maggio 1845.
Le benemerenze acquisite dal D. nel campo delle opere pubbliche gli valsero l'Ordine della Corona ferrea di terza classe (1838) e la nomina a cavaliere dell'Impero austriaco con il titolo di nobile di Stilferberg (Monte Stelvio) nel 1839; fu inoltre nominato socio onorario dell'Ateneo di scienze lettere ed arti di Brescia nel 1841. Nel 1842 pubblicò a Milano una Guida allo Stelvio.
Fonti e Bibl.: Bologna, Bibl. dell'Acc. di belle arti, Atti dell'Accademia Clementina, ad annos 1789, 1793; Arch. di Stato di Brescia, Prefettura del Mella, 297; Ibid., Imperial Regia Delegazione provinciale, 27; Ibid., Fondo Arch. del Comune di Brescia, R XVII 5/11; Ibid., Fondo Arch. dell'Ufficio tecnico, Ornato 1812; Archivio di Stato di Milano, Fondo Acque, parte moderna, 309 e 491; Arch. di Stato di Sondrio, Fondo Donegani; Commentari dell'Ateneo di Brescia per gli anni 1848-1850 (Brescia 1851), pp. 254-257; S. Fenaroli, Diz. degli artisti bresciani, Brescia 1877, p. 111; E. Peruter, La strada dello Stelvio in occasione del I centenario 1825-1925, Merano 1925, pp. 13 ss.; P. Buzzetti, Il passo dello Spluga e strade chiavennasche, Como 1928, passim; A. Giussani, Il valico dello Spluga attraverso i secoli, Como 1931, Passim; G. Laeng, Ivalichi transalpini nell'economia europea, Brescia 1959, p. 12; L. Costanza Fattori, L'archit. dei secoli XIX e XX, in Storia di Brescia, IV, Brescia 1964, pp. 890 s.; R. Boschi, Gli architetti Carlo e Rodolfo Vantini e la costruzione della nuova parrocchiale di Castenedolo, in La parrocchiale di Castenedolo, Brescia 1981, pp. 9-16 (con ult. bibl.); G. Panazza, Il volto storico di Brescia (catal.), III, Brescia 1980, p. 222; V, ibid. 1986, pp. 60, 102; S. Rovaris, La strada dello Stelvio nella storia e nei ricordi, in Notiziario della Banca popolare di Sondrio, 1988, 46, pp. 22 ss.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IX, p. 439.