DEL NERO, Carlo
Nato a Firenze nella prima metà del sec. XV, fu figlio secondo alcuni del più celebre Pietro di Filippo, detto Pietro Viniziano, faceto novellatore dei primi decenni del secolo. Della sua vita si hanno scarse notizie: sappiamo solo che fu mercante ed ebbe contatti con l'ambiente culturale francese.
Ciò consente ad ogni modo di mettere in relazione uno o più suoi viaggi in Francia - è attestato un soggiorno letterario a Montpellier nel 1471 - con una operosa attività di mediazione e divulgazione a Firenze di lettere francesi, e precisamente di romanzi, da intendersi nella doppia accezione, valida nella cultura europea dell'autunno del Medioevo, di gesta storico-fantastiche e di questioni d'amore. I precedenti boccacceschi non debbono trarre in inganno: quelle del D. sono traduzioni o amplificazioni, ora in prosa ora nella forma scorrevole e comunicativa del capitolo in terza rima, di libri di grande successo nella Francia del sec. XV, di pochi decenni antecedenti l'opera di divulgazione del D., tra cui il fortunatissimo romanzo amoroso di Alain Chartier La belle dame sans mercy (1424).
Non si hanno infatti del D. opere originali, ma traduzioni, e una compilazione di leggende e materiali storici e narrativi che si conservano, in gran parte inediti, da manoscritti, autografi e non, della Nazionale di Firenze: segno non solo dell'operosità di un innamorato delle lettere francesi, ma anche del suo genio per la letteratura di consumo.
A Monpolieri (Montpellier) è compiuta nel 1471 la traduzione del Débat Réveille-matin diAlain Chartier, intitolata, secondo una didascalia dell'autore, Una quistione di dua che parlavano d'amore o Di due che parlavan d'amore sendo in letto, Quistione d'amore per gli editori moderni. Essa appartiene allo stesso filone del più noto poema di Chartier La belle dame sans mercy, che sempre nel 1471 a Montpellier il D. volgarizza col titolo La dama sanza merzede.
p. il filone del "romanzo amoroso" in versi, tra dottrinale e psicologico, tra narrativo e dialogico (il genere delle questioni d'amore) che in Francia sullo sfondo delle ultime cortesie della "Cour amoureuse" detta di Carlo VI provocò un famoso "processo" delle dame di corte a Maistre Alain, reo di aver diffamato le donne creando il prototipo della bella spietata e crudele e aprì un vero e proprio ciclo di risposte, confutazioni, imitazioni non solo in Francia. A il racconto, preceduto dalla rituale descrizione di un giardino lieto di musiche e di danze d'innamorati, diun testimone che ascolta non visto il colloquio e il vano tentativo di un amante, attraverso patetiche e letterate perorazioni, di ottenere l'amore di una donna sdegnosa e inflessibile.
Analoga la Quistione d'amore, dove ancora una volta un testimone occulto riferisce un Colloquio che avviene di notte a letto tra un amante angosciato e insonne e un confidente insonnolito e prosaico consigliere. La disputa ripercorre diffusamente le casistiche amorose che, risalendo al Roman de la Rose, ebbero grandissima voga e indelebili influssi sulla cultura e sul costume francese in una lunga discussione che coinvolse fedeli d'amore e intellettuali di grande levatura all'inizio del XV secolo. I capitoli del D., versione libera e non certo sofisticata, rendono accessibili tali materiali in quella colorita lingua fiorentina del Quattrocento che valse al D. una viva popolarità tra gli studiosi dell'Ottocento come scrittore del buon secolo della lingua, nonostante i gallicismi.
Inedita è la versione in prosa del Romanzo di Parigi e Vienna, "traslatato di franzese in toscano" a Firenze nel 1477. E manoscritto si legge lo Zibaldone, fatto hovero ritratto da più luochi da Carlo del Nero di Firenze l'anno 1470:autografo, preceduto da un indice dei nomi per consultare l'affastellata materia, è trascrizione con lievi rimaneggiamenti da più fonti non citate. Di quattro novelle che riprendono note narrazioni riferite al Saladino è stata rintracciata la fonte nell'Avventuroso Ciciliano, romanzo anch'esso di ascendenza francese (Bertoni).
La versione del Romanzo di Parigi e Vienna si legge nel cod. Pal- 365 della Nazionale di Firenze, che conserva anche La dama sanza merzede e la Quistione d'amore, edite rispettivamente da P. Fanfani (in IlBorghini, III[1865], pp. 217-33, 427-38) e da C. Arlia (Bologna 1878). Le stesse opere si trovano anche nel Riccardiano 2919e nel Marucelliano A 101, una copia di mano di A.M. Salvini tratta da un manoscritto più antico. Lo Zibaldone è alla Nazionale di Firenze (Conv. Soppr., Badia Fiorentina 2679A 6).
Fonti e Bibl.: G. M. Crescimbeni, Dell'istoria della volgar poesia, I, Venezia 1731, p.330;F. S. Quadrio, Storia e ragione d'ogni poesia, IV, Milano 1749, p. 588;F. Palermo, I manoscritti palatini di Firenze, Firenze 1853, pp.652-55; La donna sanza merzede. Romanzo amoroso, a cura di P. Fanfani, in Il Borghini, III (1865), pp. 217-33, 427-38, Una quistione di due che parlavano d'amore, a cura di C. Arlia, Bologna 1878, pp. 14 ss., 39-55;L. Gentile, I codici palatini, I, Firenze 1889, pp. 562s.; Una quistione di due che parlavan d'amore, a cura di A. Bruschi, Firenze 1890;"La dama sanza merzede", version italienne du poème d'A. Chartier "La belle dame sans mercy", a cura di W. Soederhjelm, in Revue des langues romanes, IV (1891), 5, pp. 95-127;A. Piaget, "La quistione d'amore" de C. D. traduction du "Débat Réveille-matin", in Romania, XXI (1892), pp. 431-35;G. Bertoni, Il Saladino in uno "Zibaldone" di C. D., in Giorn. stor. d. letter. ital., LIX (1912), pp. 462ss. (poi in Poeti e poesie del Medioevo e del Rinascimento, Modena 1922, pp. 227-32);A. Chartier, La belle dame sans mercy et les poésies lyriques, a cura di A. Piaget, Lille-Gèneve 1949, p. 65.