DE SANCTIS, Carlo
Nacque il 4 maggio 1888 a Ficulle allora in provincia di Perugia (oggi prov. di Terni) da Sante e da Ersilia Ottaviani, di origine umbra. Conseguì il diploma di laurea in medicina e chirurgia nel 1912, all'università di Roma, col massimo dei voti e la lode e, seguendo l'esempio paterno, si dedicò subito allo studio della psichiatria. L'anno successivo iniziò a frequentare l'istituto di ricerca psichiatrica dell'università di Monaco, diretto da E. Kraepelin, e ivi rimase fino al 1914. Dopo aver partecipato al primo conflitto mondiale nella ambulanza di chirurgia comandata da R. Bastianelli, specialista nelle ferite craniocerebrali, il D., superato il concorso nazionale, divenne assistente effettivo degli Ospedali riuniti di Roma.
Nel 1919, e fino al 1921, ricoprì anche la carica di assistente di ruolo nella clinica delle malattie nervose e mentali dell'università di Roma. Nel 1921 divenne dapprima assistente all'ospedale psichiatrico provinciale di Roma e successivamente primario, mantenendo tale carica fino al 1954, anno in cui venne messo a riposo con la qualifica di primario vicedirettore.
Nel 1928 ottenne la libera docenza in clinica delle malattie nervose e mentali nell'università di Roma. Negli anni seguenti condusse gli insegnamenti di neuropsichiatria infantile (fino al 1957) ai corsi di perfezionamento in pediatria presso la clinica pediatrica di Roma, di igiene mentale (dal 1952 al 1965) nei corsi di perfezionamento in neuropsichiatria infantile presso la clinica delle malattie nervose e mentali di Roma, e alle scuole dell'Ente naz. scuole italiane di servizio sociale (ENSISS) e dell'Opera nazionale di assistenza religiosa e morale agli operai (ONARMO), nonché gli insegnamenti prima, dal 1928 al 1943, di psicopatologia dell'età evolutiva e poi di psicologia all'accademia di educazione fisica.
Il D., durante la sua attività più strettamente clinica quale primario e direttore dei reparti di neuropsichiatria infantile dell'ospedale psichiatrico di Roma, si fece promotore, presso l'amministrazione provinciale della capitale, della fondazione di un istituto medico-pedagogico (1933), che, nel 1950, divenne, sempre grazie alle sue pressioni, un reparto aperto svincolato dal regime legislativo previsto per i manicomi. Riprendendo l'opera iniziata dal padre, nel 1948 riuscì finalmente a ottenere la creazione di un Comitato italiano per la neuropsichiatria infantile all'interno della Società italiana di psichiatria, del quale fu presidente, e il cui operato culminerà nel 1960 con la creazione della sezione autonoma di neuropsichiatria infantile. Nel 1949 fece parte della commissione di studio dell'alto Commissariato per la sanità, creata in occasione della assemblea generale dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) a Roma.
Il nome del D. non fu solamente legato al ruolo attivo che egli sostenne nel campo della neuropsichiatria infantile, ma anche all'opera che svolse nell'area dell'igiene mentale. Fu per venti anni segretario generale della Lega italiana di igiene e profilassi mentale, sotto la presidenza di E. Medea, alacremente presenziando ai vari congressi e riunioni internazionali e nazionali, fungendo, come diceva il Medea stesso, da suo "ministro degli esteri". Della Lega il D. divenne presidente nel 1956 e successivamente presidente onorario.
Nel 1957, insieme con D. Pisani e G. Tripi, che gliene avevano rivolto l'invito, fondò la rivista Igiene mentale, della quale fu anche condirettore, che diveniva l'organo ufficiale della Lega italiana di igiene e profilassi mentale, raccogliendo la produzione scientifica degli aderenti alla lega stessa; la pubblicazione ebbe modo di affermarsi anche in campo internazionale per la qualità dei lavori in essa presentati.
Dal 1960 al 1962 il D. fu anche presidente della Lega europea d'igiene mentale.
Nel 1962, insieme con il Tripi, organizzò il primo congresso nazionale di igiene mentale, ad Agrigento. Fece parte del comitato promotore per la costituzione della Società italiana per l'assistenza medico-psico-pedagogica ai minorati dell'età evolutiva (SIAME) e ne fu presidente nazionale dal 1958 al 1969.
L'opera del D. si sviluppò apparentemente lungo due filoni distinti, la neuropsichiatria infantile e l'igiene mentale, discipline che coltivò contemporaneamente con pari passione.
Mentre nel campo della neuropsichiatria infantile egli riprese le linee tracciate dal padre, considerò invece l'igiene mentale soprattutto come profilassi: privilegiò sempre infatti questo aspetto, e profilassi significò per lui rivolgere la propria attenzione all'età infantile e al problema delle minorazioni. Per la soluzione del problema dell'infanzia minorata il padre e G. Montesano avevano fornito l'impulso necessario alla creazione di strutture assistenziali quali le classi differenziali nelle scuole comuni, le istituzioni medico-psicopedagogiche a tipo esternato (le scuole speciali) e quelle invece residenziali per i soggetti più gravemente deficitari; il D., al contrario, intuì il pericolo che il differenziamento e la pedagogia speciale potessero essere considerati come una segregazione, soprattutto da parte dei genitori del minorato, che, attraverso meccanismi difensivi, avrebbero potuto interpretare questa selezione come un provvedimento di salvaguardia per la classe ordinaria (Ilmedico, il maestro e i genitori di fronte al problema del fanciullo anormale, in Arch. di psicol., neur. e psich., XIII [1952], pp. 394-408).
Egli si batté pertanto per l'integrazione delle classi differenziali nelle strutture scolastiche, guidate da personale specialistico circa gli aspetti psicopedagogici, il quale da una parte avrebbe fornito al fanciullo minorato un adeguato supporto educativo, e dall'altra, nel confronto quotidiano con i fanciulli normali, avrebbe avuto il controllo del lavoro pedagogico svolto nella propria classe (Aspetti del movimento in Italia in favore dell'opera di recupero, in Igiene mentale, X [1966], pp. 11-24).
Il tema dell'insufficienza mentale era stato dal D. affrontato anche sotto i molteplici aspetti epidemiologici, etiopatogenetici, diagnostici e terapeutici, e questa sua attività lo aveva portato a identificare quella forma di oligofrenia (idiozia xerodermica) che è collocata nella nosografia come malattia o sindrome di De Sanctis-Cacchione. La sindrome, nella sua manifestazione completa, presenta, come egli aveva descritto nel suo lavoro, xeroderma, idiozia aparetico-afasica, microsomia e disturbi endocrini. Tale patologia apparterrebbe al gruppo della sclerosi tuberosa, dalla quale è però indipendente per quanto riguarda la patogenesi e la sintomatologia (L'idiozia xerodermica, in Riv. sperim. di freniatria, LVI [1932], pp. 269-92, con A. Cacchione). Nel campo dell'igiene mentale, ma soprattutto della profilassi, egli spostò il raggio d'azione di questa branca dai fattori etiologici e patogenetici primari dell'insufficienza mentale, ai fattori che aggravano una situazione di ipodotazione. In tal senso col D. assumono un ruolo determinante gli studi sugli aspetti sociali e culturali come luoghi ove operare la prevenzione. Così assumevano un significato di prim'ordine la famiglia e le figure dei genitori nel loro ruolo di primi educatori, i quali venivano investiti della responsabilità della crescita del fanciullo nel periodo della sua maggiore plasticità psichica, periodo che negli ipodotati è praticamente ristretto temporalmente a queste prime fasi "familiari" educative, e che è la base per creare un substrato psichico che possa consentire un proficuo impatto con la società, in vista della possibilità di assumere anche un ruolo attivo all'interno di essa.
L'azione in favore del problema dell'insufficienza mentale trovava, per il D., le sue fondamenta in adeguate educazione sanitaria, prevenzione, riabilitazione, socializzazione. Per suo merito l'igiene mentale ampliava i propri confini, a partire dalla constatazione, emersa al congresso mondiale di igiene mentale svoltosi a Londra nel 1958, che la psichiatria travalicava ormai i puri confini clinici trovando un suo spazio nel campo sociale con scopi preventivi e riabilitativi, in lotta contro la cronicizzazione: in questa prospettiva l'istituzione fondamentale diveniva il Centro di igiene mentale (Il Centro di igiene mentale nel quadro dell'evoluzione dell'assistenza psichiatrica, in Igiene ment., VI [1962], pp. 196-209). Nella concezione del D. il campo dell'igiene mentale avrebbe dovuto comprendere ogni deviazione dell'individuo da un comportamento socialmente adeguato, in quanto questa era la modalità espressiva di una anormalità psichica: per questo egli sosteneva che la criminalità era una forma di patologia in ambito sociale.
Dal punto di vista dello sviluppo dinamico dell'individuo, il D. concepiva la personalità come la risultante di un processo di interazione bio-psicosociale sempre in divenire, mai cristallizzato, e conseguentemente la malattia mentale come malattia del comportamento quale risultato di questa interazione, ponendosi così in aperto contrasto con la concezione clinica corrente. Considerando quindi i disturbi del comportamento come l'indice delle difficoltà del processo di interazione bio-psicosociale e dei risultanti conflitti intrapsichici, emergeva l'importanza capitale dell'ambiente familiare ove il soggetto cresceva e della sanità del rapporto affettivo madre-figlio (Profilassi, igiene mentale, psichiatria preventiva, salute mentale, ibid., VIII [1964], pp. 615-26).
I cardini della concezione dell'igiene mentale per il D. sono quindi racchiusi in tre punti: la possibilità di migliorare il benessere psichico dell'uomo, legata alla sua modificabilità come individuo e come parte della società in cui vive; il rapido miglioramento della sanità psichica conseguibile con il concorso di differenti discipline e non solo della medicina; una piena sanità psichica possibile soltanto in un "unico mondo" inteso come comunità universale nel quale i principi di sanità mentale siano applicabili pur nella trama di culture diverse.
Attivo fino agli ultimi suoi giorni, nonostante una menomazione visiva che lo affliggeva da anni, il D. morì a Roma il 16 genn. 1973.
Bibl.: Numerose notizie sull'opera e sulle pubblicazioni del D. sono contenute nel suo scritto La lega d'igiene e profilassi mentale dal 1924 al 1966. Attualità e prospettive future, in Igiene ment., XI (1967), pp. 1411-63, e nella necrologia pubblicata ibid., XVII (1973), pp. 105-108.