CORBELLINI, Carlo
Figlio dell'architetto Antonio e di una Aurelia, fratello dell'architetto e ingegnere Domenico, risulta attivo come architetto dall'anno 1751 al 1780. In una dichiarazione del 22 dic. 1762 (Brescia, Biblioteca Queriniana, Archivio storico civico, registro 806, Provvisioni 1762-1763, C. 45 rv) affermava insieme con i fratelli Domenico, Francesco e Candido. carmelitano scalzo, che "la famiglia ... abbandonata la patria di Como venne ad abitare in questa città [Brescia], qui vi fissò domicilio e qui v'ha sempre abitato d'appoi...", esercitando "l'onorata profession d'architetto". Sacerdote, la ricostruzione della sua vita e del suo curriculum continua a presentare numerose lacune. Gli è stata attribuita una sola opera a Brescia, la chiesa di S. Lorenzo dal Brognoli (1826: "abate Corbellini"), confermato dal Fenaroli (1887), seguito da numerosi studiosi almeno relativamente alla facciata; ma recentissime scoperte rimettono in discussione l'intero problema (v. R. Boschi, Corbellini, Domenico, in Diz. biogr. d. Ital., XXVIII, s. v.).
Allo stato attuale delle ricerche le uniche notizie inconfutabili riguardano il progetto completo (corredato da modello) della chiesa di S. Geremia a Venezia, del 1751; la facciata di S. Girolamo degli Scalzi a Vicenza, del 1756; il progetto (anche questo, probabilmente, corredato da modello) del seminario arcivescovile di Udine, del 1771.
Nella Raccolta di memorie dei R.mi Pievani di S. Geremia (1654-1767: Venezia, chiesa dei SS. Geremia e Lucia, Arch. parrocchiale, ms.), il parroco Spreafigo racconta come nel 1751, dovendo far riedificare la chiesa e temendo che i progetti degli architetti consultati dai procuratori fossero troppo costosi, egli stesso si fosse messo a "ricercar chi avesse potuto, e per la prattica, e per le prove già date in altre Fabriche Magnifiche, e per la discretezza del guadagno da essi meritato, e per l'attenzione, e per qualunque altra causa, superare li predai Architeti con li suoi anche disegni...". Egli afferma di aver trovato tutte queste qualità nel bresciano Carlo Corbellini, il quale presentò nello stesso 1751 due progetti, corredati da modelli, tra i quali fu scelto quello a pianta centrale "per la rarità del gusto, ed anche per la minor spesa". Queste annotazioni, oltre a confermare la paternità corbelliniana per questo edificio, e a stabilire la data precisa del disegno, permettono anche di dedurre che il C. dovesse già aver dato prova di sé in "altre Fabriche Magnifiche".
L'unica opera precedente il 1751 per la quale si sia fatto il nome del C. è la facciata della parrocchiale di Manerba del 1746, sulla base di precise rispondenze con la facciata della parrocchiale di Manerbio (1754) che molti gli attribuiscono. In entrambe sono presenti alcuni elementi cari al C.: in particolare si nota la predilezione per gli effetti chiaroscurali ottenuti aggettando colonne, lesene, trabeazione, comici centinate, anche se, nel prospetto della parrocchiale di Manerbio, plasticismo e pittoricismo sembrano comporsi in un più meditato equilibrio.
Tornando alla chiesa di S. Geremia a Venezia, questa presenta una pianta a croce greca, sormontata da una grande cupola centrale ovoidale (prevista fin dall'inizio, ma progettata ed eseguita tra il 1825 e il 1829) e da altre piccole cupole sopra le navate laterali. La facciata principale sul Cannaregio (incompiuta), e quella sul campo S. Geremia sono state, in tutto o in parte, ricostruite nel 1871; ma vi si riconoscono i tipici modi corbelliniani: le robuste colonne corinzie, i portali inscritti entro arconi, i grandi archi ribassati sorgenti dalla trabeazione. La costruzione della chiesa, iniziata nel 1751 proseguì a lungo, come è confermato dai riferimenti allo stato dei lavori che si trovano nei "notatori" di Pietro Gradenigo (1753, 1754, 1759, 1768, 1773).
Un'altra data certa del curriculum corbelliniano è il 1756, anno in cui fu eseguita la facciata di S. Girolamo degli Scalzi (ora S. Marco) a Vicenza, già citata da O. Bertotti Scamozzi (Il forestiere istruito..., Vicenza 1761, p. 104).
L'opera, ultimo episodio barocco a Vicenza, suscitò aspre critiche nei Vicentini, non ultima la stroncatura feroce di G. B. Berti (Nuova guida per Vicenza, Padova 1830, pp. 57 s.), che, parlando dell'architetto, afferma: "Fu costui un bresciano di cui tacesi il nome, supponendolo abbastanza punito con la generale disapprovazione della sua opera". Ancora l'Arslan (1956) definisce la facciata "mediocre" e "disorganica e sperequata" ma rispetto al molto più lodato disegno di Ottone Calderari (in seguito utilizzato per la chiesa dei Filippini) il progetto di C. "si adatta meglio alle strutture interne della chiesa" (Barbieri e altri, 1956), e va rivalutato per l'indiscusso effetto scenografico e il vigoroso plasticismo, non esenti da reminiscenze romane. In questo prospetto, agli elementi più volte notati (timpani centinati, portale inscritto in un arcone, balaustra con statue sulle ali) si aggiungono le nicchie con statue negli intercolumni e il grande nicchione al centro dell'ordine superiore.
Nulla sappiamo dell'attività del C. tra il 1756 e il 1771, anche se il suo nome è stato proposto (solo sulla base di raffronti stilistici) per le facciate delle parrocchiali di Nuvolera (1766-1786) e di Comero (1770-1780). Dovette comunque fermarsi spesso e a lungo a Veneziafforse per soprintendere ai lavori nel cantiere di S. Geremia) e durante uno di questi soggiorni gli fu commissionato il progetto per il seminario arcivescovile di Udine, voluto dall'arcivescovo Gian Girolamo Gradenigo (1766-1786), che molto probabilmente aveva conosciuto il C. a Brescia, dove era vissuto quasi ininterrottamente dal 1734 al 1764.
Nel fondo Seminario dell'Archivio della curia arcivescovile di Udine si trova una lettera inedita, non firmata ma quasi certamente del Gradenigo, datata Udine 18 sett. 1771, indirizzata al rettore del seminario Niccolò Niccoletti (che si trovava a Venezia), in cui il mittente prega il Niccoletti di portare con sé a Udine, al suo ritorno da Venezia, l'architetto C., "per assistere e dare il modello della fabrica del Seminario". Il C. quindi era a Venezia, dove, stando alla stessa lettera, frequentava "la conversazione di S. C. la Ka Mocenigo". Nel registro del seminario, per l'anno 1771-1772, alla data 23 dic. 1771 è annotato il pagamento di 192 zecchini fatto al Corbellini.
Il vecchio seminario, ora sede del tribunale, è l'unica opera di architettura non chiesastica del C., anche se sappiamo che egli aveva concorso con un progetto per la realizzazione dell'ospedale di Chiari nel 1757, progetto al quale peraltro era stato preferito quello del Marchetti, e L. Fe' D'Ostiani (Storia... nelle vie dì Brescia, Brescia 1927, p. 70) fa il sug nome anche per il palazzo Bonaglia a Breàcia, in seguito però tutto modificato da Giovanni Donegani. L'edificio udinese (non pienamente leggibile perché in parte rimaneggiato e ampliato) fa supporre nel C. una svolta che è confermata dall'ultima opera attribuitagli, e cioè la facciata della chiesa di S. Caterina o "Rosa Mistica" a Cormons (Gorizia), eretta tra il 1774 e il 1779.
L'attribuzione è giustificata dalla presenza di elementi del repertorio corbelliniano, come il grande arco ribassato sporgente dalla cornice (qui usato come coronamento), l'occhio ovale, le coppie di paraste, elementi che hanno tuttavia perduto gran parte del rilievo plastico e sono qui interpretati in senso linearistico. Per chiarire questa svolta "in direzione vagamente classicheggiante" (Tavano, 1975), sarebbe necessario conoscere l'attività del C. nel quindicennio di "vuoto"; ma si potrebbe proporre forse un'esperienza "nordica" (un viaggio in Austria, ad esempio), richiamata dai due campanili con copertura a cipolla che completano la facciata cormonese e trovano rispondenza soprattutto nel rococò d'Oltralpe.
Ultimo documento che riguarda il C. è l'atto di pagamento del 30 apr. 1780 (Coccaglio, archivio parrocchiale), per il progetto della facciata della chiesa parrocchiale di Coccaglio, opera che venne poi eseguita da Pietro Antonio Cetti nel corso del 1782-1783 secondo i disegni di G. Donegani.
Dopo questo nulla si sa del C. anche se quasi tutti gli autori sono concordi nel situarne la morte agli inizi del secolo XIX.
I giudizi dei contemporanei sull'attività dell'architetto bresciano furono discordi: negativi quelli dei Vicentini, come s'è visto; non sempre positivi quelli dei Veneziani (valga per tutti la valutazione che ne fa [1754-1760] Antonio Visentini nel manoscritto Il Trionfo dell'Architettura.... conservato a Venezia, Bibl. del Civico Museo Correr, Cod. Cicogna 3658); senz'altro favorevoli quelli degli Udinesi. Ma in generale nocque alla fortuna del C. l'affermarsi di quel gusto classicistico, in seguito propriamente "neoclassico", al quale egli fu sostanzialmente estraneo. Nel manoscritto del Visentini, un accenno a un "Fratello Carmelitano Scalzo", che si deve intendere Giuseppe Pozzo, fratello del più noto Andrea Pozzo, può aver generato l'equivoco di un Carlo Corbellini carmelitano, ma si tenga presente che tra i fratelli del C. c'era un Candido carmelitano.
Fonti e Bibl.: L. Livan, Notizie d'arte tratte dai notatori e dagli annali del N. H. Pietro Gradenigo, Venezia 1942, pp. 9, 14, 42, 171, 233; Udine, Archivio del Seminario, N. Nicoletti, Estratto del decimo anno del rettorato ... [1771-72], f. 366; G. P. Della Stua, Vita di monsignor Gian Girolamo Gradenigo, arcivescovo di Udine [1792], Udine 1885, p. 43; P. Brognoli, Nuova guida per la città di Brescia, Brescia 1826, p. 122; G. A. Moschini, Nuova guida per Venezia, Venezia 1840, p. 79; A. Magrini, Dell'archit. in Vicenza, Padova 1845, pp. 30, 57; G. Fontana, Venezia monumentale-Pittoresca, II, Le chiese, Venezia 1863, p. 88; S. Rumor, La chiesa di S. Girolamo ... in Vicenza ora parrocchiale di S. Marco, Vicenza 1885, p. II; S. Fenaroli, Diz. degli artisti bresciani, Brescia 1887, p. 103; Il seminario di Udine, Udine 1906, p. 193; L. Rivetti, L'ospedale Mellini di Chiari, Chiari 1911, p. 181; G. Perin, Not. Storiche della chiesa di S. Girolamo detta degli Scalzi e della parrocchia di S. Marco, Vicenza 1920, p. 10; G. Rossi, Mem. storica della Prodigiosa statua di Maria SS. "Rosa Mistica" venerata nel suo santuario annesso al convento delle RR. Suore della Provvidenza in Cormons, Cormons 1931, p. 69; Catal. delle cose d'arte... d'Italia, A. Morassi, Brescia, Roma 1939, p. 360; P. Guerrini, La chiesa Prepositurale di S. Lorenzo in Brescia, Brescia 1940, pp. 39 s.; C. Tacini, Il viaggio del Po, Milano 1951, III, p. 328; Catalogo delle cose d'arte e d'antichità d'Italia, E. Arslan, Vicenza, I, Le chiese, Roma 1956, p. 105, tav. LVI; F. Barbieri-R. Cevese-L. Magagnato, Guida di Vicenza, Vicenza 1956, pp. 301 s., fig. 152; A. Fiorin, La Parrocchia di S. Geremia, Venezia 1958, p. 15; G. B. Falzari, Le chiese di Cormons, in La Voce di Rosa Mistica, 1959, p. 9; E. Bassi, Archit. del Sei e Settecento a Venezia, Napoli 1962, pp. 345 s, 30 s., 370, figg. 244 s.; G. C. Bascapè-C. Perogalli, Palazzi priv. in Lombardia, Milano 1964, p. 298; G. Cappelletto, in Storia di Brescia, III, Brescia 1964, pp. 361, 373 s., 391; L. Grassi Province del Barocco e del Rococò, Milano 1966: p. 155, figg. 211 s.; B. Reali, La mia chiesa, Manerbio, Brescia 1966, p. 9; A. Rizzi, Storia dell'arte in Friuli. Il Settecento, Udine 1967, p. 21, fig. 27; G. Scapin, Brevi not. stor. della parrocchia di S. Marco in S. Girolamo, Vicenza 1969, p. 17; L. Vannini, Brescia nella storia e nell'arte, Brescia 1971, pp. 177 s.; F. Cavarocchi, Brevi precisaz. sull'attività in Italia di alcuniartisti comaschi, in Rivista di Como, 1971, n. 3, p11; A. Massari, G. Massari, Vicenza 1971, p. 133; S. Tavano, Dal Seicento all'Ottocento, in S. Tavano-A. e G. Bergamini, Cormòns. Quindici secoli d'arte, Udine 1975, pp. 86-91, fig. 50; E. Bassi, Palazzi di Venezia, Venezia 1976, pp. 24, 207, 210; U. Franzoi-D. Di Stefano, Le chiese di Venezia, Venezia 1976, pp. 106 s., figg. 142-147; Il volto stor. di Brescia, III, Brescia 1980, p. 248, scheda F. VII.2.; Società e cultura nella Brescia del Settecento, IV, Le alternative del Barocco. Architettura e condizione urbana..., a cura di R. Boschi, Brescia 1981, pp. 100, 118 s., 122; S. Guerrini, Chiese bresciane dei secc. XVII-XVIII, Brescia 1981, p. s; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VII, p. 390; Encicl. Bresciana, III, Brescia 1978, p. 15.