CORALLI, Carlo
Nato a Bologna intorno alla metà del '700 (oltre alla data di nascita, non si conoscono notizie sulla famiglia), segretario del marchese F. Albergati Capacelli - famoso cultore di teatro, commediografo e mecenate di attori ed autori - cominciò ad esercitarsi sulle scene, seguendone gli insegnamenti e i consigli, nella maschera di Arlecchino, e in altre parti comiche che richiedevano l'uso della maschera, ma anche in parti tragiche e serie, in opere all'improvviso e a premeditato. Si esibì, secondo il Leonelli, anche nel teatro di Medicina e in quello di Zola, presso Bologna, nella villa dell'Albergati, la cui amicizia e protezione seguì il C. per tutta la carriera di attore.
Innamoratosi, mentre si trovava a Venezia, della nipote del comico A. Sacco, nella primavera del 1772, per seguire la giovane e poterla sposare, entrò nella compagnia di quest'ultimo.
Vi restò due anni, recitando nei giorni di riposo del Sacco anche nella parte di Truffaldino - di solito da quello interpretata - con poco successo, secondo il Bartoli, proprio per l'inevitabile svantaggioso confronto. Rivelò di più la preparazione artistica - sempre secondo il Bartoli - nella recitazione di parti serie ed in altre (sebbene F. Gritti, traduttore della tragedia di J. de Rotrou, Venceslao, esprimesse, nel discorso preliminare alla traduzione, insoddisfazione per la interpretazione del C., riferendosi comunque ad una mancata consonanza tra il carattere da interpretare e i modi della sua recitazione). Il matrimonio del C. con la nipote del Sacco non avvenne, "per ignote cagioni", come scrive prudentemente il Bartoli (I, p. 179). Anzi, per le gelosie destate nel Sacco stesso dall'amicizia del C. con l'attrice Teodora Ricci, moglie del Bartoli, l'attore fu costretto ad abbandonare la compagnia. In questa Qccasione trovò l'appoggio e la comprensione di C. Gozzi, a sua volta coinvolto nella vicenda del Sacco per l'amicizia che lo legava al C. e alla Ricci. Il Gozzi, sinceramente affezionato al C. per le sue "educate maniere e la sua comica abilità", come scrive nelle Memorie inutili (I, p. 319) esprimendo così un positivo giudizio sull'attore, si adoperò per convincere il Sacco delle capacità e delle doti del giovane, sottolineandone l'ilnportanza per lo interesse della compagnia, ma senza molto successo. La situazione fu aggravata dal C. stesso con un ultimo tentativo, ai danni di un collega, per salvare il posto nella compagnia, fatto di cui in seguito esprimerà al Gozzi il suo pentimento.
Nella quaresima del 1774 passò nella compagnia di Pietro Rosa, ricoprendo il ruolo di Arlecchino, e recitando anche in rappresentazioni di vario tipo. Venuto in Italia Francesco Zanuzzi per scritturare due attori per la Comédie-Italienne a Parigi, e, veduto il C. recitare a Bologna, presumibilmente su suggerimento del presumi l'Albergati lo invitò a ricoprire in Francia il ruolo di Zanni, sciogliendolo dagli impegni assunti presso il Rosa e invitandolo a partire immediatamente.
Era necessario infatti un attore che aiutasse e sostituisse nella compagnia il celebre C. A. Bertinazzi, noto come "Carlin", ormai avanti negli anni e non più in grado di sostenere da solo il ruolo di Arlecchino nel quale era divenuto molto famoso in Francia. Ancora il marchese Albergati si premurò di presentare il suo ex segretario a Carlo Goldoni, residente a Parigi, con una lettera in cui gli chiedeva di scrivere un'opera nuova perché il C. la interpretasse. Il Goldoni mostrò la sua disponibilità verso il C., in una lettera dell'8 nov. 1774; pur da tempo non scrivendo per gli italiani, avrebbe volentieri tenuto presente la richiesta, ma a ciò opponeva difficoltà l'atteggiamento prevedibile del Bertinazzi; anzi il Goldoni affermava esplicitamente che avrebbe nuociuto alla valutazione della recitazione del C. la presenza del Bertinazzi stesso nella compagnia, pur considerando il nuovo Arlecchino "abilissimo per il carattere che ha intrapreso di sostenere" (Spinelli, p. 77). Della sua vita a Parigi e dei suoi progressi artistici informano ancora altre lettere del Goldoni, dello Zanuzzi, amoroso della compagnia, e del C. stesso (pubblicate in parte nell'appendice dell'articolo dell'Ortolani).
Il C. dopo aver trascorso sei mesi a imparare la lingua - recitando ormai da tempo gli attori del teatro italiano in francese -, a studiare danza e ad apprendere il repertorio, si inserì nella compagnia, che viveva allora gli ultimi anni della sua esistenza, e debuttò il 16 maggio 1775 nel ruolo di Arlecchino nel Dottore avvocato dei poveri. Ancora una volta nella sua vita, trovandosi a recitare a fianco di un attore di grande successo, il paragone non doveva riuscirgli del tutto favorevole, pur non essendo privo di capacità. Nonostanté cio, con applicazione intensa e sforzi costanti, riuscì ugualmente a conquistarsi un posto di un certo rilievo a fianco del vecchio Arlecchino, rendendosi anche ben accetto al pubblico e alla compagnia, pur non potendo probabilmente aspirare a superare il Igertinazzi, e riscuotendo. subito dopo il poco fortunato debutto - come riferisce lo Zanuzzi -, maggiori successi nella interpretazione di altre opere: Le Sfide, il Servo sciocco e la Donna invisibile.
Oltre alla maschera di Arlecchino interpretava anche quella del dottor Balanzone, in cui fu molto apprezzato, ed il ruolo di amoroso, con discreto successo presso il pubblico. Per due mesi, da maggio a luglio 1775, continuò con regolarità le recite, ma in seguito, secondo quanto afferma lo Zanuzzi in una sua lettera, il Bertinazzi riprese in pieno la sua attività, fatto che. probabilmente costrinse il C. ad un forzato riposo se, l'11 sett. 1775, ancora lo.Zanuzzi scriveva all'Albergati che recitava solo raramente "e la mancanza di esercizio non è per lui vantaggiosa" (Ortolani, p. 103). Tuttavia il giudizio espresso dal Goldoni in più di un'occasione nei confronti del C., sia nei Mémoires sia nelle lettere all'Albergati, si mostra sempre positivo, anche se non entusiasta, ricordandolo come un attore non privo di meriti e come un giovane onesto e capace di farsi ben volere dal pubblico, giudizio non lontano da quello che era stato già espresso dal Gozzi qualche anno prima.
Secondo il Campardon uno dei ruoli ricoperti con maggiore successo dal C. a Parigi fu quello di uno dei fratelli nei Jumeaux de Bergame, del Florian, rappresentata il 6 ag. 1782, in cui recitò accanto al Bertinazzi - nei panni dell'altro fratello - riscuotendo il successo del pubblico che in tale occasione apprezzò la naturalezza della sua recitazione e la sua capacità di attore unite a quelle di cantante, dovendo nel corso della rappresentazione eseguire anche alcuni brani accompagnato dal mandolino. Il 6 sett. 1783 moriva il Bertinazzi e fu il C. stesso a commemorarlo davanti al pubblico quattro giorni dopo la sua morte, prima della rappresentazione di Les deux billets del Florian, pronunciando parole di commosso rimpianto per colui che considerava un maestro insostituibile. Rimasto in Francia, nonostante lo scioglimento della compagnia italiana (avvenuto già nell'anno 1780), e il successivo trasferimento degli attori all'Opéra-Comique nel 1783, presso la Salle Favart, continuò la carriera di attore senza grandi successi, come afferma il Campardon, ma attirandosi sempre la stima e la simpatia del pubblico e rimanendo sulle scene fino al 1789. Sposatosi in Francia con la figlia di un fabbricante di fuochi di artificio di nome Ruggeri, rimase a Parigi "impiegato con la truppa francese nello stesso teatro" (Bartoli, I, p. 180), riuscendo così a mantenersi decorosamente, pur avendo probabilmente abbandonata la carriera teatrale.
Il Colomberti, proseguendo la biografia scritta dal Bartoli, interrotta al 1782, afferma che in seguito il C. tornò in Italia dove morì verso il 1790.
Fonti e Bibl.: Roma, Bibl. d. Ist. naz. di archeologia e storia dell'arte, ms. 22: A. Colomberti, Cenni artistici dei comici ital. dal 1550 al 1780, compilati dall'artista comico F. Bartoli e dall'attore A. Colomberti continuati fino al 1880 [1880], pp. 152 s.; J. Rotrou, Venceslao, a cura di F. Gritti, in Versioni delle migliori tragedie francesi..., s. l. 1778, pp. 8 s.; F. Bartoli, Notizie istoriche de' comici ital., Padova 1782, I, pp. 179 s.; A. C. Spinelli, Fogli sparsi del Goldoni, Milano 1885, pp. 77 s.; C. Gozzi, Memorie inutili, a cura di G. Prezzolini, Bari 1910, pp. 319 ss.; C. Goldoni, Mémoires, in Tutte le opere, I, Milano 1935, pp. 560 s.; F. Campardon, Les comédiens du roi de la troupe italienne, Paris 1880, pp. 142 ss.; L. Rasi, I comici ital., Firenze 1897, I, pp. 695 s; G. Ortolani, "Goldoni e la Francia" di R. Ortiz (appunti e note), in Giorn. stor. della lett. ital., XCIV (1929), 280-281, pp. 78-104; N. Leonelli, Attori tragici attori comici, I, Milano 1940, pp. 259 s.; Encicl. d. Spett., III, col. 1421.