COPPEDÈ, Carlo
Secondo figlio di Mariano ed Antonietta Bizzarri, nacque a Firenze il 7 ag. 1868. Frequentò la scuola professionale delle arti decorative industriali di Firenze e, dal 1887, l'Accademia di belle arti sotto la guida di Giuseppe Ciaranfi.
Dedicatosi alla pittura, espose per la prima volta alla Promotrice fiorentina del 1889 un dipinto dal titolo Impressione dal vero. In seguito partecipò a varie mostre al Circolo degli artisti di Firenze con olii e acquerelli quali Il trovatore, Di sera, Studio di sole, Alla porta di S. Frediano. Eseguì anche alcuni ritratti come quello dello scultore Tesi e quello dell'artista drammatico Ermete Novelli;opere che il De Gubernatis ritenne non sprovviste di pregi, ianto da indicare nel giovanissimo C. quello che, fra i giovani pittori fiorentini, senza dubbio dimostrava "le più spiccate doti di artista originale e valente tali da far bene sperare in un brillante avvenire".
Tuttavia dall'inizio dei Novecento il C. fu scarsamente presente a mostre e manifestazioni artistiche essendo interamente assorbito dall'attività nel laboratorio di arti applicate del padre, all'intemo del quale svolse il ruolo di decoratore. Di indole umile, fu abile disegnatore e dotato dì una tecnica pittorica sicura; esegui su commissione dipinti murali e pannelli decorativi, spesso anche di grande dimensione ed impegno, destinati al completamento degli arredi prodotti dalla Casa artistica e delle opere architettoniche dei fratelli Gino e Adolfo.
In quest'ambito, fra i lavori di maggior impegno e dì migliore qualità, vanno ricordate alcune scene a soggetto storico nel castello Mac Kenzie a Genova, dipinte intomo al 1903, gli affreschi della cappella Vanni nel cimitero di Poggibonsi (Siena) del 1906, le decorazioni del Palacio de Correos y Obras Publicas a Città del Messico (1910) e quelle per il castello del marchese de la Motilla a Siviglia eseguite in più tempi dal 1900 al 1926.
Altre opere si trovano a Firenze nel ristorante "Paoli" (dove in un affresco ìl C. raffigurò la moglie Bianca Bossi), nei, cimiteri delle Porte sante (Firenze) e di Siaglieno (Genova).
Vanno inoltre ricordati i molti lavori (peraltro tutti perduti) eseguiti per le navi del Lloyd Sabaudo e della Società Cosulich fra i quali i pannelli del soffitto della sala di lettura del "Conte Rosso" (1920) che, per gusto e morbidezza, richiamavano il De Carolis (L'Ill. ital., 30 apr. 1922, p. 516).
In parallelo a questa attività, per cosi dire, ufficiale, il C. dipinse piccoli quadri di sapore postmacchiaiolo, prevalentemente vedute della campagna toscana e ritratti. Non perseguì tuttavia propositi di personale affermazione e non curò esposizioni delle proprie opere.
Morì a Firenze il 23 ag. 1952.
Fonti e Bibl.: Archivi della famiglia, a Firenze e Montemurlo (Firenze); Conte Rosso: Moyd Sabaudo, Genova s. d., tavv. V, X, XIII; L. Callari, Storia dell'arte contemp. ital., Roma 1909, p. 352; A. M. Comanducci, Pittori ital. dell'Ottocento, Milano 1935, p. 156. Vedi anche, in occasione del trigesimo della morte, i quotidiani La Nazione, Il Tirreno, Il Mattino, Il Nuovo Corriere. La più recente pubblicazione è di: R. Bossaglia-M. Cozzi, i Coppedè, Genova 1982; infine, A. De Gubernatis, Diz. degli artisti ital. viventi, pittori scultori ed architetti, Firenze 1906, p. 582; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VII, p. 375; Enc. Ital., XI, p. 327.