CIBO MALASPINA, Carlo
Nacque a Ferrara, soggiorno prediletto della madre, il 18 nov. 1581, primogenito degli otto figli di Alderano marchese di Carrara (in quanto primogenito di Alberico) e di Marfisia, che era figlia naturale di Francesco d'Este. Ebbe per compare di battesimo Massimiliano arciduca d'Austria. Torquato Tasso, che già aveva cantato la gravidanza di Marfisia con tre sonetti, dedicò al neonato i versi che cominciano: "Cresci qual pianta di fecondo Seme".
Alla morte dello zio Ferrante, il 30 genn. 1593, ereditò il titolo di marchese di Aiello, terra di Calabria acquistata dal suo avo Alberico 1 nel 1566 e che Filippo III di Spagna aveva eretto a marchesato tre anni dopo, divenuta nel 1605 ducato. Il 22 febbraio dello stesso anno il C. sposò, Brigida, figlia di Giannettino Spinola genovese, cavaliere dell'Ordine di S. Giacomo, che gli portò in dote 120.000 ducati e da cui ebbe quattordici figli (fra gli otto maschi eccelleranno, oltre al suo successore Alberico II, il secondogenito Alderano divenuto cardimile, i due valorosi uomini d'anne Giannettino e Francesco, Lorenzo vescovo di Iesi, Odoardo nunzio apostolico e patriarca di Costantinopoli; fra le sei donne, è celebre Veronica andata sposa a Iacopo Salviati). I primi anni di matrimonio il C. li trascorse a Genova dove nacquero i suoi figli. Il 14 nov. 1606 morì a Ferrara suo padre e il C., divenuto erede al trono del nonno, assunse il titolo di marchese di Carrara per diritto di primogenitura. Morto l'avo nel 1621, fu costretto dagli avvenimenti a trasferire la propria residenza nel principato. Salì al trono il 18 gennaio di quell'anno ricevendone l'investitura imperiale da Ferdinando II il 7 novembre. Nel 1625 ottenne per sé e per i discendenti il diritto di fregiarsi del titolo di "illustrissimo".
Il C. si distinse per molte attività pubbliche e lasciò concrete tracce della propria opera avendo governato per trentanove anni con la sagace prudenza del suo predecessore, muovendosi senza sbilanciarsi in mezzo alle lotte dei vari principati dell'Italia centrale (tra Firenze e Genova particolarmente) senza mostrare arroganza o volontà di sopraffazione. Così ottenne nel 1629 dal papa Urbano VIII che la parrocchia di S. Pietro di Massa fosse eretta in collegiata insigne, con dignità abbaziale e l'uso dei pontificali, come si ricorda in due lapidi della chiesa che egli voile poi ingrandire e abbellire con dodici altari di marmo tutti uguali. Ampliò anche e abbellì il parco dei Cibo a Camporimaldo e rammodernò i palazzi residenziali di Carrara e di Massa. Durante tutto il suo regno eglì seppe coltivare le scienze e le arti favorendone lo sviluppo e la diffusione con un'attenta politica culturale tesa alla educazione dei giovani alle lettere classiche e quindi alla formazione dun gruppo di intellettuali al suo servizio. Fece venire a Massa. come insegnanti, prima Guido Vannini di Lucca e poi Consalvo de' Santi di Otranto, mentre a Francesco della Dote di Pisa fu affidato l'incarico di impiantare una tipografia con annessa libreria.
Egli stesso, amante delle lettere e cultore appassionato della poesia fin dal 1600, fece parte dell'Accademia degli Intrepidi di Ferrara, di cui divenne anche principe; come pure fu principe dell'Accademia di Genova, dove fece conoscere le sue qualità di scrittore e di poeta, e membro dell'Accademia degli Oscuri di Lucca. Molti furono i poeti con cui egli fu in relazione e che lo celebrarono nei loro versi (dopo il Tasso già ricordato), da Domenico Andreoni di Lucca al più celebre Claudio Achillini.
Morì il 13 febbr. 1662 e fu seppellito nella cappella del ss. Rosario di S. Pietro in Massa.
Opere: Panegirico sullo stato rustico, in Lodi per lo stato rustico del Sig. Gio. Fincenzo Imperiali, a Lui dal megliori dedicate, Venezia 1613; Degli ardori di s. Francesco Saverio, Ravenna 1651; Lo specchio di s. Francesco Saverio, Ravenna 1651.
Fonti e Bibl.: M. Giustiniani, Gliscrittori liguri, Roma 1667, p. 156;A. Oldoino, Athenaeum Ligusticum seu syllabus script. Ligurum, Perusiae 1680, p. 131;Bernardino da Firenze, Serenissimae prosapiae Cybo heroica epitome, Bononiae 1680, pp. 1-16;F. S. Quadrio, Della storia e della ragione d'ogni poesia, II, 1, Milano 1741, p. 318;G. Tiraboschi, Biblioteca modenese, II, Modena 1782, pp. 39-40;G. Viani, Mem. della fam. Cybo, Pisa 1808, pp. 44-45, 128-138; E. Gerini, Mem. stor. d'illustri scrittori e di uomini insigni dell'antica e moderna Lunigiana, I, Massa 1829, pp. 189-191;E. Repetti, Diz. geograf. fis. stor. della Toscana, III, Firenze 1839, p. 126;G. Sforza, F. M. Fiorentini ed i suoi contemp. lucchesi, saggio di storia letter. del sec. XVII, Firenze 1879, pp. 373, 419;G. A. Matteoni, Guida delle chiese di Massa Lunese, Massa Carrara 1880, pp. XVI ss.; A. Bertacchi, Storia dell'Accad. lucchese, in Mem. e documenti per servire alla storia di Lucca, XIII (1881), p. 221; G. Sforza, La prima stamperia in Massa di Lunigiana, in Giorn. stor. e letter. della Liguria, III(1902), pp. 250-259; L. Staffetti, Il libro di ricordi della fam. Cybo, in Atti della Soc. ligure di storia patria, XXXVIII (1908), ad Indicem;G. Sforza, Unprincipe di Massa Poeta (C. C. M.), in Atti della R. Accad. delle scienze di Torino, LVII(1921-22), I, pp. 27-46 (rec. in Giorn. stor. della letteratura ital., LXXIX[1922], pp. 380-81);G. Moroni, Diz. di erudiz. stor-eccles., XIII, p. 125.