CELANO, Carlo
Figlio di Salvatore e di N. Picciacchi, nacque a Napoli nel 1617.
Si dedicò non soltanto agli studi giuridici nei quali conseguì la laurea nel giugno del 1642, ma anche alle discipline letterarie e artistiche. La sua iniziale attività forense fu interrotta nel 1647 da una condanna subita per avere scritto una relazione in favore della sommossa di Masaniello e per la quale dovette scontare anche un periodo di prigionia. Fu liberato successivamente per intercessione del reggente del Consiglio collaterale, Giacomo Capece Galeota. Decise di intraprendere allora la carriera ecclesiastica e si iscrisse alla Congregazione delle missioni apostoliche di Napoli. Nel 1664 fu nominato canonico del duomo dal cardinale Innico Caracciolo che gli affidò il restauro della basilica di S. Restituta. Morto il cardinale poco dopo, il C. procurò il danaro e la chiesa venne riaperta con grande pompa nel 1692.
Il profondo legame affettivo che nutrì per la sua città, fece di lui un vero e proprio storico dell'arte di Napoli: infatti egli provò a ricostruire la tradizione artistica della città, servendosi da un lato di un vasto bagaglio erudito accumulato tramite ricerche d'archivio e biblioteca, dall'altro cimentandosi egli stesso nell'attività pratica di archeologo. La competenza che in tal modo acquisì e l'adesione appassionata che caratterizzava la sua ricerca lo abilitarono quale accompagnatore dei forestieri che capitavano a Napoli: guidò infatti, in una visita ai monumenti della città, J. Mabillon che, nell'IterItalicum, chiama il C. "venerabilem Ecclesiae Neapolitanae, rerum Neapolitanarum peritissimum" (in J. Mabillon-M. Germain, Museum Italicum, Lutetiae Parisiorum 1687, t. 1, p. 114).
Se, come innamorato della sua città, il C. ebbe una meritata fama, come autore teatrale e satirico fu al centro non solo di interesse ma anche di polemiche. La sua produzione drammatica si iscrive tutta all'interno di quel teatro italo-spagnolo che tanto successo ebbe nella Napoli di fine Seicento: il C. compose infatti (e pubblicò con lo pseudonimo di Ettore Calcolona) una trentina di drammi "alla reale" d'imitazione spagnola, dall'intreccio complicato e dal dialogo ecolalico, spesso chiuso da due versi a rima baciata, le cosiddette chiusette. Ricordiamo alcuni titoli: Non èpadre essendo re (Napoli 1663); Proteggere l'inimico e Dall'amore l'ardir (ibid. 1664); L'ardito vergognoso (ibid. 1676); La pietà trionfante overo l'Empietà domata, che venne scritta per il cardinale Caracciolo e recitata, nel carnevale del 1676, insieme al Chi trionfa morendo overo s. Casimiro (ibid. 1676).
Questi drammi furono recitati con predilezione dalle compagnie comiche del tempo e ristampati frequentemente a Napoli e fuori. In esse la parte comica è affidata al personaggio di un goffo napoletano - sostituzione del gracioso spagnolo - e vi sono presenti tutti gli ingredienti e gli espedienti del teatro d'imitazione spagnola: smodate ambizioni, calunnie perverse, amori frenetici, atti di generosità e di eroismo, tempeste di affetti e di sentimenti in conflitto; guerre, duelli, spade, pugnali, archibugiate, agguati notturni, convegni misteriosi, tentati assassini, imprigionamenti improvvisi e improvvise liberazioni.
Proprio tale feconda attività teatrale, accompagnata da un notevole successo di pubblico, fece del C. il bersaglio preferito di quella vasta reazione antisecentista che, sul finire del sec. XVII e agli inizi del XVIII, si diffuse a Napoli ad opera di Andrea Belvedere e Niccolò Amenta.
Come scrittore satirico, il C. diede alle stampe due volumi intitolati Degli avanzi delle Poste, il primo pubblicato nel 1676 e il secondo nel 1681, entrambi per i tipi di Bulifon. Tali Avanzi che il C. finge di comprare alle poste nella vendita di fine anno - secondo una formula già collaudata nel Corriere svaligiato di Ferrante Pallavicino - sono costituiti da sessantanove Ragguagli di Parnaso mescolati a Lettere e Poesie che trattano dei più svariati argomenti: dalla vivacissima satira antioccultista a quella letteraria che occupa il maggior posto nel libro, a quella contro i censori, il vestire alla moda, le feste, i buffoni di casa, ecc.
Questi Avanzi appartengono a un genere letterario - quello inaugurato dai Ragguagli del Boccalini - che viene ripreso con una certa assiduità nel corso del Seicento. Tra i numerosi imitatori di questo genere satirico il C. fu tra quelli che si accostarono con più dignità e originalità al modello boccaliniano anche se, a giudizio del Croce, egli non ebbe nessuna attitudine alla critica e alla satira e compose due volumi "pieni di scempiaggini in cattiva prosa". Lo Spini fa una lettura in chiave filosofico-libertina degli Avanzi e individua addirittura in essi "qualche spunto d'un filantropismo, che già potrebbe addirsi ad un illuminista di cento anni più tardi". Il C. fu pure oggetto di satira - forse per essersi schierato dalla parte dei galenisti nella polemica che divideva allora la classe medica napoletana - nei tre capitoli satirici del poeta Giulio Acciano, intitolati il Babuasso, in cui, come dice il Croce, il povero canonico è tartassato nei modi più diversi.
Proprio un anno prima della morte, nel 1692, il C. pubblicò, all'età di 75 anni, con dedica al papa Innocenzo XII, napoletano di casa Pignatelli, le Notizie del bello, dell'antico e del curioso della città di Napoli per i signori forestieri, dieci parti in otto volumetti, stampati da Giacomo Raillard, illustrati con piante e vedute.
Il Croce lesse questo rivoluzionario "Baedeker" di Napoli come "un rapido profilo di un letterato secentesco, che compose la più ampia e vivace descrizione della città di Napoli". Si tratta in effetti di una vera e propria guida concepita con criteri moderni: il C. sembra infatti accompagnare i visitatori di strada in strada, secondo un itinerario che dal palazzo del nunzio a Toledo approda, attraverso numerose tappe distribuite in dieci giornate, al borgo di Santa Maria di Loreto, con un'escursione ai casali vicini, fino al monte Somma.
La fluida e funzionale guida poggia su un ricco numero di fonti e su un accurato rigore della ricerca; essa fu più volte ristampata e aggiornata per essere adattata ai tempi.
Si ha notizia ancora di altre due opere del C.: di un eruditissimo trattato De templis di cui si parla nella prefazione di Francesco Antonio Sabatino d'Anfora al primo volume delle Notizie, e di un libro sulla Peste menzionato dall'Acciani.
Il C. morì a Napoli il 15 dic. 1693, e fu sepolto nella basilica di S. Restituta.
Bibl.: Sulla vita del C. cfr. S. Palermo, Vita del canonico C. C., in Notizie del bello…,ristamp. con numerose aggiunte, Napoli 1792, pp. 223-228.Sull'attività teatrale v. B. Croce, Saggi sulla letter. ital. del Seicento, Bari 1924, pp. 339-41; e Teatri di Napoli, Bari 1926, pp. 95 s.; I. Sanesi, La Commedia, II,Milano 1944, pp. 203-209; Enc. d. spett., III,coll. 376 s. Sugli Avanzi delle Poste da consultare sempre B. Croce, Saggi, cit., pp. 341 ss.; G. B. Marchesi, "I Ragguagli di Parnaso" e la critica letter. del sec. XVII, in Giorn. stor. d. lett. ital., XXVII (1896), pp. 78-93; F. Beneducci, Saggio sopra le opere del Boccalini, Bra 1896, pp. 50-54; G. Spini, Ricerca dei libertini. La teoria dell'impostura delle religioni nel Seicento ital., Firenze 1950, pp. 318-320.Sulle Notizie (riedite, in 3 voll., a Napoli nel 1970,a cura di A. Mazzillo-A. Profeta-F.P. Macchia) ancora B. Croce. Un innamorato di Napoli, C. C., in Napoli nobilissima, II (1893), pp. 65-70, poinei Saggi, cit., pp. 343 ss.; J. Schlosser, La letter. artistica, Firenze 1964, pp. 553, 605; G. Previtali, La Fortuna dei primitivi. Dal Vasari ai neoclassici, Torino 1964, p. 66.