CECERE, Carlo
Nacque a Napoli il 7 nov. 1706. Non si conosce niente della sua vita né della sua formazione musicale; una incerta notizia lo dice violinista nel convento del Carmine, sempre a Napoli, nel 1741. Il Napoli Signorelli ne fa menzione, dichiarandolo una volta "contrappuntista e violinista eccellente" e un'altra volta "violino napoletano" e "pregevole". In realtà quanto di lui conosciamo lo farebbe dire piuttosto un espertissimo flautista: rimangono, infatti, due Concerti a 3, per flauto traverso ed archi e varie opere per due flauti, tra cui: Concerto a due traversieri e basso (segn. 34.4.5); Divertimenti a due traversieri e violoncello (id.)e Duetto per traversiero 1º e 2º (segn. 34.4.8), conservati in manoscritto nella Biblioteca del Conservatorio di S. Pietro a Maiella in Napoli.
Come compositore melodrammatico il nome del C. è legato all'opera buffa, anzi alle movimentate vicende di due importanti opere del teatro napoletano dovute al notaio Pietro Trinchera: egli mise in musica Lo Secretista (dato anche col titolo Secratista Fabozio: cfr. Manferrari), che fu rappresentato a Napoli, al teatro Nuovo, nella primavera del 1738, e La Tabernola abentorosa, che fu eseguita, sempre a Napoli, nel monastero di Monteoliveto nel febbraio del 1741 (rappr. nel monastero di S. Chiara verso il 1740, secondo il Napoli Signorelli, o nel convento del Carmine secondo il Croce; Manferrari, p. 221). Questa ultima opera venne incriminata dall'autorità religiosa per irriverenza ed oscenità; forse per consiglio e con l'aiuto del C., il Trinchera, a carico del quale era stato emesso, subito dopo la rappresentazione, un mandato di cattura, si rifugiò nel convento del Carmine, ma inutilmente: ben presto vi fu scoperto e arrestato. Secondo taluni storici, venne risparmiato il C., mentre, secondo altri, si trattò, per questo, soltanto di una breve carcerazione. I termini del memoriale di autodifesa presentato dal Trinchera al re (memoriale riportato dal Prota Giurleo senza specificazione né localizzazione di fonte) non autorizzano a dire che la partecipazione della musica allo svolgimentodell'azione fosse totale, mentre lasciano intendere che il C. l'avesse richiesta e ottenuta, a fatica; e sta di fatto che, mentre sono sopravvissuti i testi letterari, fra i più significativi e geniali della letteratura napoletana antica, nessuna nota ci è rimasta della musica. Più tardi il C. scrisse la sinfonia de La Rosmonda (libr. di A. Palomba), pasticcio del quale T. Traetta stese le arie, N. Logroscino le parti buffe e i finali, e P. Gomez i recitativi. La Rosmonda fu rappresentata a Napoli (teatro Nuovo sopra Toledo), come opera semiseria, nel carnevale del 1755. Anche questa sinfonia è perduta.
Quanto alla posizione storica del C., se è scomparsa ogni traccia di quello che fu il suo contributo al melodramma, e che dovette essere discontinuo e caduco, rimane il fatto della sua partecipazione - pur modesta - a quella fase della civiltà musicale italiana che, agli inizi del sec. XVIII, si configura nello sboccio di una ricca produzione strumentale; e che, proprio in quell'arco di tempo, mostra a Napoli un gruppo non trascurabile di musicisti da riallacciare ad Alessandro Scarlatti. Il C. vi si inserisce con un numero di opere ristretto, con un orizzonte creativo limitato e circoscritto, ma con qualche lineamento notevole. Infatti, se la sua tematica è povera, costituita di stilemi comuni e di scarso respiro, il suo possesso dello stile del tempo è completo, sicuro il suo senso strumentale, e ottima la sua scrittura flautistica. L'aver potuto stampare presso Walsh, il grande editore di Londra, i suoi Duetti per due flauti testimonia della sua buona fama, diffusa oltre i confini d'Italia. Da notare che egli dilata l'architettura del concreto fino a cinque tempi, mentre i Divertimenti per due flauti traversi e basso sono concepiti come gradevoli squarci in due brevissimi tempi (andante-minuetto o andante-allegro), che quasi certamente erano destinati ad essere eseguiti uno di seguito all'altro.
Il C. morì a Napoli il 15 febbr. 1761 e fu seppellito nella cappella della Congregazione dei musici nella chiesa di S. Maria la Nova.
Fonti e Bibl.: P. Napoli Signorelli, Vicende della cultura nelle due Sicilie, Napoli 1810-11, pp. 322 s.; F. Florimo, La scuola musicale di Napoli e i suoi conservatori, II,Napoli 1882, p. 323; IV, ibid. 1884, pp. 589 s.; M. Scherillo, Storia letter. d. opera buffa napol. dalle origini al principio del sec. XIX, Napoli 1883, pp. 239-43, 264, 281; B. Croce, I teatri di Napoli, Napoli 1891, p. 366; U. Prota Giurleo, Logroscino "il dio dell'opera buffa",Napoli 1927, pp. 66 ss.; U. Ferrari, Diz. univ. delle opere melodrammatiche, I,Firenze 1954. p. 221; F. Sphlitzer, C. C., in Enc. d. Spett., III,Roma 1956, coll. 309 s., F. De Filippis-M. Mangini, Il Teatro "Nuovo" di Napoli, Napoli 1967, p. 17; A. Mondolfi Bossarelli, C. C., in Die Musik in Gesch. und Gegenwart, XV, Suppl. Kassel 1973, coll. 1395 s.; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, II, p. 387; F. J. Fétis, Biogr. univers. des musiciens, Suppl.,a cura di A. Pougin, pp. 165.