CATINELLI, Carlo
Nacque a Gorizia il 30 marzo 1780,secondogenito di Carlo, agiato possidente d'origine modenese, e di una Elisabetta di cui si ignora il cognome.
Iniziò gli studi nel collegio degli scolopi a Gorizia per continuarli alla scuola dei serviti di Gradisca, dove apprese il tedesco; terminò nel 1796 il ginnasio a Gorizia e s'iscrisse alla facoltà di fisica dell'università di Vienna. Nel critico momento storico s'arruolò nel corpo degli studenti volontari viennesi per combattere i Francesi, ma senza aver preso parte attiva alla campagna fu congedato dopo Campoformio. Continuò così gli studi, con brillanti risultati, nell'Accademia degli ingegneri; ripresa però la guerra, nel '99 rivestì la divisa, ottenendo il grado di tenente nel 63º reggimento. Durante l'occupazione del Piemonte fu al comando di reggimento e, dopo aver preso parte ai combattimenti presso Susa, si distinse alla battaglia di Marengo assumendo il comando d'una compagnia particolarmente impegnata. Il reggimento venne trasferito nel Veneto, e nell'ottobre 1800 il C. fu chiamato a Verona, promosso primotenente e assegnato allo Stato Maggiore della brigata del gen. L. Rousseau che guardava i passaggi del Mincio; partecipò così alle sfortunate operazioni della brigata, costretta a ripiegare dal Mincio, poi invano attestata sul monte Baldo, e ritirata infine nei dintorni di Udine e a Gorizia.
Dopo la pace di Luneville, il C. fu addetto alle operazioni di triangolazione nel Veneto, durante le quali venne gravemente ferito dal crollo d'una roccia presso Lamon; dovette quindi assoggettarsi a un lungo periodo di cura che gli consentì di dedicarsi ai prediletti studi d'arte militare. Ristabilitosi, ebbe un comando a Ragusa in Dalmazia, e successivamente riprese i rilievi topografici nella zona di Pordenone, dove trascorse i primi mesi del 1805. Di qui venne trasferito in Austria per studiare la preparazione d'un campo trincerato attorno a Linz, e, ripresa la guerra, venne assegnato col grado di capitano allo Stato Maggiore della brigata Nordman. Combatté a Caldiero, dove fu ferito gravemente; soccorso dall'amico tenente colonnello Nugent, venne trasportato ad Este e di qui a Padova e a Venezia, rimanendo, per due mesi fra la vita e la morte. Solo nel gennaio 1806 poté esser portato a Gorizia, donde passò per le cure termali a Baden e poi ad Abano, quindi ancora a Vienna dove attese ad uno studio sulla battaglia di Marengo, rimasto inedito (forse ancora nell'Arch. di Guerra a Vienna). Chiese ed ottenne nel febbraio 1807 il pensionamento col grado onorario di maggiore, ma poco dopo venne richiamato in servizio e posto a disposizione dell'arciduca Massimiliano per l'organizzazione della Landwehr. Durante la guerra del 1809 prese parte col reggimento Reisky agli scontri di Ratisbona, Eckmühl e Abensberg meritandosi gli elogi del suo comandante. L'imperatore stesso, dopo un vivace colloquio con lui, ordinò la prosecuzione dei lavori di fortificazione di Linz; ma, per quanto promosso tenente colonnello, il C. richiese nuovamente nella primavera del 1810 d'essere pensionato. In base al trattato franco-austriaco il governo di Vienna s'era impegnato a licenziare i sudditi stranieri, e il C., divenuto suddito francese in quanto nato a Gorizia, fu accontentato.
Seguendo l'esempio d'altri ufficiali, pensò d'arruolarsi nell'esercito inglese; attraverso Durazzo e per Lissa e Malta raggiunse Palermo, dove ottenne da lord Bentinck il grado di tenente colonnello in un reggimento italiano. Alla fine del '12 prese parte alle operazioni militari in Spagna, dove diresse l'attacco a San Felipe, partecipò alla battaglia di Castalla e all'assedio di Tarragona. Nell'estate del '13 fece ritorno in Sicilia col Bentinck, e di qui venne mandato in dicembre ad occupare con ottocento uomini Viareggio, Lucca e Livorno e a sondare l'atteggiamento della popolazione; nel febbraio del '14 svolse un'importante missione a Napoli, dove il Bentinck trattava l'armistizio col Murat, e il 7 aprile, sempre al seguito di quello, sbarcò a La Spezia ed ebbe parte nella presa di Genova da parte degli Inglesi, venendo perciò promosso colonnello.
Nel 1815, compiute missioni a Londra e a Genova, il C. fu invitato a entrare nell'esercito sardo; ancora col Bentinck fu nel '16 a Parigi e a Londra, ma nel luglio '17,forse deluso nelle sue aspirazioni, chiese e ottenne il congedo dall'esercito britannico. Girovagò per qualche mese, nell'ottobre era a Gorizia, poi a Vienna, e nel febbraio '18 nuovamente nella città natale, dove il 28 aprile sposò Anna de Gironcoli da cui ebbe sette figli. Ma, sempre inquieto, accettò nell'ottobre '21 l'invito dell'arciduca Francesco di trasferirsi a Modena alla direzione dell'Accademia militare, che abbandonò però l'anno seguente per fare definitivamente ritorno a Gorizia deciso ad occuparsi delle sue terre. Nel '24 fu iscritto alla Società agraria e nel '25 venne chiamato a far parte della Deputazione centrale quale consigliere; per suo impulso, vennero eseguite sistematiche sperimentazioni nel podere della Società, fu arricchita la biblioteca e si introdussero nuove macchine e alcune specialità agricole extraeuropee. Attese inoltre a studi storico-geografici sul corso del Timavo (Archeografo triestino, II [1830], pp. 379-405) e dell'Isonzo, fu consultato per la costruzione d'un nuovo acquedotto per Trieste (1836) e per il prosciugamento del bosco di Montona in Istria; pubblicò quattro opuscoli sulla progettata ferrovia da Trieste a Vienna.
Nel 1848, dopo una breve parentesi militare, il C. venne eletto a rappresentare Gorizia alla Costituente austriaca, ma trovò Vienna in pieno fervore rivoluzionario e l'assemblea poco propensa a secondare le sue dichiarazioni di lealismo dinastico. Perciò si dimise da deputato e fece ritorno a Gorizia, dove subì le rimostranze dei suoi elettori e del podestà nonché gli attacchi del Costituzionale di Trieste (17 ottobre); si rifugiò per qualche mese a Palmanova e a Verona.
Rientrato a Gorizia nel '49, prese a scrivere con accenti aspramente antirisorgimentali Sopra la questione italiana, studi, pubbl. solo nel 1858 dal Patemolli a Gorizia. Il grosso volume, che ebbe in quell'anno un'edizione ridotta a Bruxelles, è seriamente impostato e documentato specie negli aspetti militari; la tesi centrale è che la questione italiana è solo un aspetto della tendenza generale europea a sostituire il principio di nazionalità alla sistemazione, conforme alla storia e alla geografia della penisola, data dal congresso di Vienna. Ma l'Europa ha ancora bisogno d'un'Austria forte e libera d'agire, mentre l'unificagione e l'indipendenza italiana sarebbero gravide di conseguenze catastrofiche.
Uscita alla vigilia della guerra del '59, l'opera ebbe scarsa fortuna e diffusione. Il C. poi, vecchio e quasi cieco, vide negli ultimi anni della sua vita realizzarsi quell'unità che aveva paventato, con la perdita del Lombardo-Veneto da parte dell'Austria e il declino del potere temporale. Si spense quasi novantenne a Gorizia il 27 luglio 1869.
Dei suoi figli vanno ricordati Carlo (Gorizia 6 maggio 1829 - ivi 4 ag. 1909) che fu per quattro volte consigliere comunale e bibliotecario civico, e Massimiliano (Gorizia 18 apr. 1840 - ivi 24 ott. 1907), generale d'artiglieria dell'esercito austriaco, che ebbe fama di buon stratega.
Bibl.: F. Manzano, Cenni biogr. dei letterati ed artisti friulani dal sec. IV al sec. XIX, Udine 1885, p. 78; M.-H. Weil, La miss. du lieutenant-colonnel C. aux quartiers-généraux de Murat et de Bellegarde 11-17 février 1814, Saint-Denis 1900; Id., Le prince Eugène et Murat 1813-14, Paris 1902, IV, pp. 158, 178-182; R. M. Cossar, Gorizia ottocentesca. Il Quarantotto e la Guardia nazion., in Rass. stor. del Ris., XX (1933), 2, pp. 72 ss.; Id., Storia dell'arte e dell'artigianato in Gorizia, Pordenone 1948, pp. 333, 335; A. Venezia, Il Quarantotto nel Friuli orientale, in La Venezia Giulia e la Dalmazia nella rivoluz. nazionale del 1848-1849, Udine 1949, II, pp. 254-259, 262 s.; C. Hugues, Cenni stor. sulla famiglia Catinelli, in Studi goriz., XXVII (1960), pp. 89-98; G. Stefani, Figure dell'antirisorgimento: C. C., in Gorizia nel Risorgimento, suppl. agli Studi goriz., XXIX (1961), pp. 43-86; Diz. del Risorg. naz., II, sub voce.