CATALAN, Carlo
Mercedario cagliaritano e fondatore, sul colle di Bonaria, del primo cenobio dell'Ordine in Sardegna, nacque nella seconda metà del sec. XIII a Cagliari, da nobile famiglia di origine catalana, che da taluni storici è messa - ma senza fondamento alcuno - in rapporto di parentela con la casa reale di Aragona. Non conosciamo nulla della sua formazione culturale e religiosa. In età giovanile, verso il 1300, venne inviato dai suoi concittadini a Barcellona, in missione segreta presso il re Giacomo II d'Aragona, che nel 1297 aveva ricevuto dal papa Bonifacio VIII l'investitura del Regno di Sardegna. Compito del C. era quello di convincere il sovrano ad affrettare i tempi della presa di possesso e della sottomissione dell'isola, e soprattutto di indurlo a liberare la città di Cagliari dalla dominazione degli invisi Pisani.
Nel corso della missione il C. venne indotto a stabilirsi nella capitale catalana da un suo parente, alto dignitario di corte: questi, rimasto favorevolmente impressionato dal suo ingegno, dalle sue belle doti e dall'affabilità dei suoi modi, gli aveva infatti prospettata la possibilità di una brillante carriera al servizio del sovrano. A Barcellona, tuttavia, il C. venne ben presto a conoscere l'Ordine della B. Maria Vergine della Mercede, fondato in quella città nel 1218 da s. Pietro Nolasco allo scopo di promuovere il riscatto e la liberazione dei prigionieri cristiani caduti in potere dei musulmani; il C., conquistato da tali propositi, abbandonò la vita mondana e vi entrò come cavaliere laico. Tuttavia, a convincerlo in questa sua scelta, non dovevano essere rimasti estranei il desiderio di solitudine e l'aspirazione ad una vita di penitenza.
Non molto tempo dopo, infatti, ottenne di poter tornare nella città natale e lì, col beneplacito di Giacomo II, fondò su un colle un piccolo oratorio, dove visse, coltivando la contemplazione e la carità, insieme con quattro confratelli venuti con lui dalla Catalogna. Tali avvenimenti sono tutti riferibili al periodo di tempo compreso tra il 1301 e il 1308, quando era maestro generale dei mercedari fra' Arnaldo Amer. Dal suo oratorio il C. iniziò un'attiva azione di apostolato, e la sua vita esemplare,tutta volta alla preghiera, alla meditazione, alle opere di penitenza e di carità, unita al suo zelo nel promuovere il miglioramento spirituale del popolo, gli valsero ben presto la riconoscenza, lo affetto e la venerazione dei suoi concittadini. Di tutti i ceti sociali erano i cagliaritani che ricorrevano a lui per invocare il conforto della sua parola, per ricevere lo incitamento a perseverare nelle buone opere, o per affidarsi alle sue preghiere. In particolare il cenobio del C. divenne in quegli anni il tempio della Vergine Maria nell'isola, il punto di avvio di quel culto per la Madonna che avrà il suo centro definitivo nella basilica che gli Aragonesi eressero, poco più di un decennio appresso, proprio su quello stesso colle.
Agli inizi del 1324 l'armata aragonese, che al comando dell'infante Alfonso si accingeva ad assediare il castello di Cagliari tenuto dai Pisani, pose il campo sul colle, dove il C. aveva fondato il suo cenobio, che da allora, con nome augurale datogli dagli Aragonesi, si chiamò de Bon Ayre, ossia "di Bonaria". Meno di un anno dopo, quello che era stato un semplice campo trincerato, era già una città di quasi 8.000 abitanti, cinta di mura e di torri: il castrum et villa de Bonayre, destinato a diventare - secondo i progetti dei fondatori- la capitale del regno aragonese di Sardegna, dato che il castello di Cagliari era stato lasciato in feudo ai Pisani. L'infante aveva dato ordini di erigere nel castrum anche una chiesa che, già ultimata alla fine del 1325, era stata dedicata alla SS. Trinità e alla Vergine Maria Madre di Dio, ed assegnata, perché la officiasse, ad un sacerdote catalano, Guglielmo Jordá. Il C. continuò ad abitare nel suo piccolo oratorio con i suoi compagni, ma divenne un assiduo della nuova chiesa, e fece di essa un centro del culto della Vergine.
Nel 1326, sconfitti per la seconda volta, i Pisani furono costretti a sgomberare il castello di Cagliari, dove si trasferì in massa la popolazione catalano-aragonese del castello di Bonaria, che già pochi anni dopo era ridotto ad un borgo abbandonato e in rovina. Solo la chiesa continuò ad essere officiata e frequentata dai fedeli grazie alla mistica ed esaltante presenza del C., che riuscì ad assicurarle da ultimo il sostegno dell'Ordine della Mercede, al quale venne affidata nel 1336. La fama della sua santità e dei miracoli da lui operati si andò progressivamente diffondendo, tanto che anche dal continente giungevano pellegrini che ambivano incontrarsi con lui e trovare conforto nella sua parola ispirata. Appunto rispondendo a due stranieri, due nobili veneziani che lo esortavano a impetrare dalla Vergine la grazia di rendere più salubre la zona del porto di Cagliari infestata dalla malaria, il C. profetizzò l'arrivo miracoloso del simulacro della Madonna, che poi sarebbe stato detto di Bonaria. Morì all'età di sessanta anni, verso il 1347, presumibilmente a Cagliari.
Tutte le notizie che possediamo sul C. derivano da una fonte assai tarda, la História general de ... N. S. de la Merced del frate spagnolo Alonso Remón, pubblicata a Madrid nel 1610, e sono state ripetute senza alcuna critica da tutti gli eruditi locali e dagli storici dell'Ordine che si sono occupati in epoche posteriori del C. e del santuario di Bonaria. Nella sua opera il Remón afferma di aver desunto i dati biografici e le informazioni da documenti esistenti in archivi spagnoli, che egli tuttavia tralascia di indicare. In realtà, niente può dirsi di certo né sulla vita né sui meriti del mercedario cagliaritano. Allo stato attuale delle nostre conoscenze, non sembra che la tradizione contemporanea locale avesse serbato memoria del C.; quanto a quella raccolta in Spagna dal Remón, essa segue gli schemi e i luoghi comuni delle narrazioni agiografiche, il che suscita, in mancanza di altre testimonianze, dubbi e perplessità sulla attendibilità delle notizie da essa fornite. Lo stesso quadro storico che fa da sfondo, nel racconto del biografo, alle vicende del C. sembra contrastare in taluni punti con gli avvenimenti a noi altrimenti noti di quel periodo. Tali considerazioni inducono il sospetto che la leggenda rappresenti un tentativo di spiegare le origini della miracolosa immagine della Vergine di Bonaria, patrona della Sardegna, per ricollegare alla gloriosa tradizione dell'Ordine dei mercedari, attraverso la biografia di un santo locale taumaturgo e profeta, uno dei maggiori fasti della religiosità popolare sarda.
Fonti e Bibl.: A. Remón, História general de la Orden de N. S. de la Merced, Madrid 1610, I, lib. 6,c. 7; G. Puddu, Relac. histor. de la venida de la Virgen de Buen Ayre al convent de la Merced en la ciutad de Caller, Caller 1750, p. 34; E. Lippi, La Madre di Dio e la Sardegna. Storia del Santuario di N. S. di Bonaria, Cagliari 1870, pp. 115-130, 144, 164; F. Sulis, Notizie stor. del Santuario di N. S. di Bonaria in Cagliari, Cagliari 1935, p. 136; P. Leo-G. Melchionna, Santuario di Bonaria, Cagliari 1970, pp. 14, 173; M. M. Costa, El santuari de Santa Maria de Bonaire a la ciutat de Caller, Cagliari s. d. (ma 1971), p. 17.