BRACCESCO, Carlo
In un documento del 12 maggio 1497 reperito dall'Alizeri (II, pp. 149 s.) s'incarica "Carolum Braccescum da Mediolano" di eseguire figure nella decorazione della cassa dell'organo della cattedrale di Genova. Lo stesso autore ha così identificato questo pittore con l'autore del polittico nel santuario di Montegrazie presso Porto Maurizio firmato e datato "Carolus Mediolan... pinxit 1478".
È questa l'unica opera firmata del B., per il quale l'Alizeri (al quale si fa riferimento se non altrimenti indicato) ha raccolto numerosi documenti sulla sua attività in Liguria. Lo stesso autore lo identifica anche con il "Carlo del Mantegna" menzionato dal Soprani (seguito dal Ratti), precisando (pp. 122 s.) che il B. fu forse chiamato a Genova da Battista Campofregoso e non da Ottaviano (doge dal 1513) come voleva il Ratti. Un'attività a Milano del B. potrebbe essere testimoniata dal Lomazzo, che cita un Carlo al tempo di Francesco Sforza insieme con altri artisti, tra cui il Foppa e il Civerchio.
Nel 1481 il B. s'impegna a decorare la facciata del palazzo delle Compere a Genova e i pagamenti si chiudono il 9 ott. 1482 (pp. 124 s.): ma già nel secolo scorso era scomparso praticamente il S. Giorgio dipinto su questa facciata, ancora leggibile ai tempi del Soprani. Un altro S. Giorgio fu commissionato al B. per la chiesa di Sarzana; nell'agosto 1482 gli fu affidata la decorazione delle vetrate per la cappella di S. Sebastiano nella cattedrale di Genova, per la quale il 9 apr. 1483 ricevette l'incarico di eseguire tutta la decorazione pittorica.
Nel contratto (Alizeri, pp. 129-133) sono specificate le scene da eseguire: nella parte esterna della parete, sopra l'arco d'ingresso, l'Annunciazione;nell'intradosso dell'arco le figure dei Dodici apostoli e nell'interno della cappella i Quattro dottori della Chiesa ed altre figure; nell'abside l'Eterno Padre con tre gerarchie di angeli; sui muri della cappella le Storie di s. Sebastiano.
La cappella avrebbe dovuto essere finita in quindici mesi, tempo che fu probabilmente di poco superato dal pittore il quale, nel settembre del 1484, accetta di eseguire una grande Maestà per la chiesa di S. Maria degli Angeli di Promontorio (p. 136). Un'imbreviatura notarile del 27 apr. 1492 documenta un'altra ancona da lui eseguita per la chiesa di S. Antonio di Belgandora (località non identificata, pp. 137 s.). Nel 1494 il B. eseguì nella cappella Vivaldi nel santuario del Monte alcuni affreschi la cui data fu letta dal Pasqua (1610), prima del rifacimento barocco della chiesa. Il 25 genn. 1495 ricevette il saldo di un pagamento per una tavola eseguita per la chiesa di Levanto (dall'Alizeri erroneamente identificata, pp. 139-142, col S. Giorgio della chiesa dei frati minori a Levanto, che Frizzoni, in Rassegna d'arte, XI [1911], p. 45 esattamente restituisce a P. F. Sacchi). Nel 1496, a Genova, prese in affitto una casa da Bertolino della Canonica (Maiocchi, II). Del 12 maggio 1497 è il documento già citato, riguardante la decorazione della cassa dell'organo della cattedrale di Genova, che ha permesso la sua identificazione. Nel 1499 gli è affidata un'ancona per la chiesa di S. Brigida, mentre l'anno dopo i pittori Serfoglio e Leonoro dell'Aquila s'impegnano a far eseguire parti di un loro lavoro dal B. o dallo Stradioto (pp. 373 s.). Il 6 marzo 1501 il B., "artium doctor et pictor", s'impegna a dipingere le tavole per l'altare della cappella di Battista da Chiavari: la tavola centrale deve raffigurare l'Assunzione di Maria ed è precisato quali figurazioni devono essere nelle altre parti; egli deve uniformarsi all'esempio del polittico che Giovanni Mazone aveva eseguito su commissione di Baldassarre Lomellino per la sua cappella in S. Teodoro (pp. 151-153).
Densa dunque la documentazione dell'attività del B. in Liguria, ma esiste una sola opera d'indiscutibile riferimento: il polittico di Montegrazie dell'anno 1478. In esso il Longhi (1942)proponeva di leggere "la prima forma del pittore" e riferiva al B. il trittico con l'Annunciazione del Louvre come esempio del "colmo del suo genio, nell'ultimo decennio del secolo". Tra le due opere (1480-90) proponeva una predella, ricostruita, le cui tavole, con i Fatti della vita di s.Andrea, sono disperse in varie collezioni. Questa proposta ebbe largo seguito, anche se l'Arslan (1949) e il Salmi (1952) continuavano a distinguere il "Maestro dell'Annunciazione del Louvre" dal Braccesco. Al primo nucleo di opere riferite dal Longhi al B. è stato aggiunto un affresco in S. Maria di Castello a Genova (Castelnovi, 1951)e l'integrazione del polittico di S. Andrea (Zeri, 1955).L'Annunciazione del Louvre fu presentata alla mostra "Arte lombarda dai Visconti agli Sforza" (Milano 1958), con l'attribuzione al Braccesco. Il confronto diretto tra questa e l'opera di sicuro riferimento, cioè il polittico di Montegrazie, accuratamente ripulito per l'occasione, ripropose il problema. L'Arslan e la Brizio negarono che il polittico di Montegrazie e l'Annunciazione del Louvre potessero essere della stessa mano. Successivamente l'Arslan ribadì che il polittico di Montegrazie, del B., è opera di artista di secondo piano, con scarse possibilità espressive, non la realizzazione giovanile di un maestro dotato. La ricostruzione critica delle opere da avvicinarsi all'Annunciazione del Louvre non toccherebbe quindi il B., cui, allo stato attuale delle ricerche, si potrebbe assegnare solo il polittico di Montegrazie, cui sono da aggiungere come probabili attribuzioni due tele a Levanto (Castelnovi, 1951) e una Madonna in collezione privata genovese riconosciuta dalla Griseri (vedi Birolli, p. 124 fig. 11).
Fonti eBibl.: G. P. Lomazzo, Trattato dell'arte della pittura [1585], V, Milano 1844, pp. 321 s.; G. Pasqua, Memorie e sepolcri delle chiese di Genova, Genova 1610; R. Soprani, Le vite de' pittori... genovesi, Genova 1674, p. 268; R. Soprani-C. G. Ratti, Delle vite..., I, Genova 1768, pp. 369 s.;L. Lanzi, Storia pittor. della Italia... [1789], Pisa 1815-17, IV, p. 9; V, p. 288; F. Alizeri, Notizie dei profess. del disegno in Liguria, II, Genova 1873, pp. 119-157, 164, 199, 206, 372 ss., 392; III, ibid. 1874, pp. 33, 456; A. Baudi di Vesme, Un politt. di C. B. a Montegrazie, in Boll. d'arte, VI (1912), pp. 9-12; A. Venturi, Storia dell'arte ital., VII, 4, Milano 1915, pp. 1091-93; R. Maiocchi, Codice diplom. artistico di Pavia, I, Pavia 1937, pp. 277 n. 1186, 336 n. 1404; II, ibid. 1949, p. 61 n. 1870; R. Longhi, C. B., Milano 1942; A. Morassi, Mostra della pittura antica in Liguria, Genova 1946, pp. 33 s. (ma vedi anche, Id., Capolavori della pittura a Genova, Milano1951, pp. 15, 36 s., con esauriente bibl.); E. Arslan, Commento a un affresco pavese, in Critica d'arte, VIII (1949), p. 277; G. Castelnovi, Un affresco del B., in Emporium, LVII (1951), pp. 163-172; M. Salmi, Arte italiana, II, Firenze 1952, p. 646; F. Zeri, Two contributions to Lombard Quattrocento painting, in The Burlington Magazine, XCVII(1955), pp. 74 s.; L. Mallè, Elementi di cultura francese nella pittura gotica tarda in Piemonte, in Scritti in onore di L. Venturi, I, Roma1956, p. 160; F. Wittgens, La pittura lombarda della seconda metà del Quattrocento, in Storia di Milano, VII, Milano 1956, pp. 801 ss.; F. Bologna, Una Madonna lombarda del Quattrocento, in Paragone, VIII (1957), n. 93, p. 10; R. Longhi, in Arte lombarda dai Visconti agli Sforza (catal.), Milano1958, p. XXXIV; F. Mazzini, ibid., pp. 118-120 (nella terza ediz. è citato il parere negativo dell'Arslan;recens. di A. M. Brizio, in Bollettino d'arte, XLIII [1958], p. 359); E. Arslan, Il "Maestro dell'Annunciazione del Louvre" e C. B., in Scritti di storia dell'arte in onore di Mario Salmi, II, Roma 1962, pp. 439-50; Z. Birolli, Il formarsi di un dialetto pittorico nella regione ligure-piemontese, in Boll. della Soc. piemontese di archeol. e belle arti, n. s., XX (1966), pp. 122 ss., figg. 10 ss.; L. Castelfranchi-Vegas, in Paragone, XVII (1966), n. 201, pp. 58, 68 s.; F. Mazzini-G. V. Castelnovi, Il santuario di Montegrazie ad Imperia, Milano s.d. [post1966], p. 45.