BONUCCI, Carlo
Nacque a Napoli nel 1799; compiuti gli studi nel collegio degli scolopi a S. Carlo alle Mortelle, "conseguì i gradi accademici e fu nominato architetto" (Giucci). Si diede presto ad attività di studio e di ricerca archeologica, tanto che il 12 ott. 1827 veniva nominato "architetto direttore" degli scavi di Ercolano e il 23 ag. 1828 architetto di quelli di Pompei, dei quali si occupò per oltre un ventennio (fino al 5 giugno 1849); anche quando, nell'anno 1837, fu nominato direttore Pietro Bianchi, il B. continuò a risiedere sul sito degli scavi con la qualifica di architetto "locale". Per un decennio, dal 20 nov. 1838 all'8 ag. 1848, egli fu anche architetto direttore degli scavi di Pozzuoli. Negli stessi anni fu nominato professore onorario nel R. Istituto di Belle Arti di Napoli della sezione architettura (30 apr. 1841), "architetto municipale dell'eccellentissimo corpo della città di Napoli ed ispettore de' monumenti storici" (26 apr. 1843) e "architetto direttore funzionante del Real Museo Borbonico con la direzione de' reali scavi di Pompei, Ercolano, Pozzuoli, Capua, Pesto, ecc." (28 apr. 1844, confermato il 10 maggio 1847). Il 9 sett. 1845 venne eletto architetto giudiziario presso la Gran corte civile di Napoli e presso i tribunali delle maggiori città campane.
Il B. morì a Napoli nel 1870.
La fortunata e tenace attività di archeologo del B., iniziata in età ancor giovane, e spesso accompagnata da relazioni scritte, doveva condurlo a restituire alla luce numerose e importanti antichità campane. A Pompei ricorderemo gli scavi dei più ricchi edifici privati delle strade di Mercurio e della Fortuna, gli scavi del foro (1830), quelli della casa del Fauno (dello stesso anno) - di cui diede notizia in un volumetto del 1832, Il gran musaico di Pompei e la magione del Fauno (tradotto in francese l'anno seguente), con l'illustrazione del mosaico di Alessandro - e i lavori sulla via dei Sepolcri. A Ercolano, "dopo aver richiamato alla vita i primi edifizi di questa antica e graziosa città", restaurò le volte della casa d'Argo. Ma il campo della sua indagine si ampliò in breve tempo, comprendendo anche la zona flegrea. A Pozzuoli il B. mise quasi interamente in luce l'anfiteatro, rinvenendone, nel 1839, le gallerie sotterranee, scavò alcune tombe lungo la via Campana, restaurò le gigantesche sale termali di Baia (cosiddetti templi di Venere e Diana), scavò una necropoli a Cuma; più tardi, nel 1846, consolidava il tempio di Nettuno a Paestum, e l'anno seguente dirigevva i restauri dell'anfiteatro campano a Capua. Puòdirsi che tutta la feconda area archeologica del Napoletano fusotto il suo diretto controllo, ma perfino in Puglia, a Canosa e a Gnatia, il B. compì scavi di ricche necropoli, raccogliendo anche qui oggetti per il museo napoletano; dalla sua relazione sugli scavi di Canosa, scritta nel 1854, risulta che in questa occasione ebbe a collaboratore il figlio Raffaele, architetto, che si occupò anche della pianta archeologica della città e delle necropoli di Canosa (S., 1939;Malcangi, 1964).
Prima opera del B. fu la pubblicazione a Napoli (così come poi per tutte le altre) di una guida delle antichità pompeiane (Pompei descritta), che vide ben cinque edizioni italiane (dal 1824 al 1837) e due francesi (1828, 1830). Nel 1825 pubblicò due minuscole guide di Napoli, una in collaborazione con C. Modestino (Napoli e contorni)e l'altra da solo (Napoli descritta). Seguì una numerosa serie di scritti di vario carattere, talora semplici articoli a sfondo storico o letterario. Tra i pochi di un certo interesse sono quelli in cui il B. esamina i maggiori episodi archeologici della Campania, dai citati studi su Pompei a quelli su Stabia (1834), sulla tomba di Virgilio (1834), su Ercolano (Le Due Sicilie: Ercolano, 1835), ecc., in cui dà notizia scrupolosa delle nuove scoperte e dei restauri compiuti sotto il suo controllo (vedi le relazioni di scavo pubblicate dal 1829 al '47 nel Bullettino dell'Instituto di corrispondenza archeologica di Roma e i numerosi articoli citati nei suoi Titoli), viva testimonianza del suo impegno culturale. In occasione del VII congresso degli scienziati italiani, tenutosi a Napoli nel 1845, il B. collaborò alla Guida di Napoli e sue vicinanze, due volumi illustrati pubblicati a spese del re, descrivendo i dintorni della città e in particolare le celebri rovine classiche lungo l'arco del golfo. Una pianta di Pompei (incisa da N. Ricci, Napoli 1845-1851) e una di Napoli, nonché numerose vedute accompagnavano l'opera che ebbe come collaboratori G. B. Ajello, S. d'Aloe, R. d'Ambra, M. d'Ayala, C. Dalbono, F. Puoti e B. Quaranta.
Il B. non fu architetto operante, dedicandosi pressoché interamente all'archeologia e al restauro dei monumenti antichi; le sole esperienze diverse da quelle di scavo possono considerarsi talune sistemazioni di sale del Museo borbonico, di cui fu direttore, e il restauro della fontana secentesca di S. Lucia, in occasione della sistemazione viaria promossa da Ferdinando II (1845).
Al fortunato archeologo non mancarono onorificenze e riconoscimenti di ogni genere di numerose accademie italiane e straniere, elencate nei suoi Titoli.
Opere: Un elenco delle opere a stampa del B. si trova in Malcangi, 1964, p. 7;e in Titoli e requisiti di C. B., s.l. né d. Oltre alle opere citate si ricordano: Guida pel Real Museo Borbonico, Napoli 1827 (traduzioni francesi 1831, 1837); Scavi del Regno di Napoli: Pompei,Ercolano,Minturno,Garigliano,Napoli, in Bull. Ann. Inst. di corrisp. archeol., I (1829), pp. 65-70; Descrizione delle scoverte fatte in Pompei dal 1817 al 1830, in D. Romanelli, Raccolta de' viaggi..., Milano 1831, pp. 243-320; Giorn. de' reali scavi di Pompei ed Ercolano per tutto l'anno scorso,1831, in Bull. dell'Inst. di corrisp. archeol., IV (1832), pp. 7 ss.; Scavi di Pesto,ibid., VI (1834), pp. 50 ss.; Scavi di Pompei e contorni,Taverna della Valle,Torre dell'Annunziata,Torre del Greco,Ercolano,ibid., pp. 145 ss.; Esquisses pittoresques et descriptives de la ville de Naples et des ses environs (in collaborazione con C. D'Amico e C. Modestino), Naples 1835; I ponti di ferro sul Garigliano e sul Calore, in Poliorama pittoresco, I (1836), p. 48(in collaborazione con P. Campagnoli); La bella Ebliena,dipinto di Gius. Franque, in D. Del Re, Rimembranze storiche e artistiche della città di Napoli, Napoli 1846, pp. 177ss.Delle collaborazioni al periodico La Sirena si vedano gli estr.: Monumenti e scavi del Regno dal 1820 al 1851, Napoli 1852; I napoletani nella Siria, ibid. 1854; Le Sicilie ed i Normanni, ibid. s.d., mentre Laura Terracina,ossia il Gran Secolo, è estratto dalla strenna La Ghirlanda, Napoli 1856. Si vedano ancora, Le Sicilie e gli Svevi, Napoli 1856; Il Duca di Luynes, ibid. 1868.
Fonti e Bibl.: V. Capialbi, Lettera al sig. C. B. archit. dirett. degli Scavi di antichità in Napoli sopra alcuni monumenti del Medioevo esistenti in Calabria, Messina 1836;G. Giucci, Degli scienziati italiani formanti parte del VII Congresso in Napoli nell'autunno del 1845: notizie biografiche, Napoli 1845, pp. 107-109;G.Nobile, Napoli ed i luoghi celebri delle sue vicinanze, Napoli 1845, passim; G. Fiorelli, Pompeianarum antiquitatum historia, III, Neapoli 1864, pp. 37, 40, 45 s., 50, 52, 55, 60, 86, 92, 147, 184, 187, 199; G. Ceci, La fontana di S. Lucia, in Napoli nobilissima, XI (1902), p. 147;B. Zumbini, Studi di letteratura comparata, Bologna 1931, p. 143;G.Ceci, Bibl. per la storia delle arti figurative nell'Italia merid., Napoli 1937, II, pp. 460, 656; S., Canosa greca e latina in una relazione inedita del direttore borbonico degli scavi di Ercolano, in Gazzetta del Mezzogiorno, 8 apr. 1939;E. Cione, Napoli romantica (1830-1848), Milano 1942, pp. 426, 441; G. Russo, La città di Napoli dalle origini al 1860, Napoli 1960, p. 210;A. Venditti, Architettura neoclassica a Napoli, Napoli 1961, pp. 35, 403; G.Malcangi, Il "Viaggionella Terra di Bari" di C. B. (1854), Trani 1964.