BONELLI (Bonella), Carlo
Nacque nel 1612 a Roma da una nobile famiglia che aveva molti legami con la Spagna: suo padre, Antonio Pio, capitano delle truppe spagnole nel Milanese, nel 1594 aveva prestato giuramento di fedeltà alla corona spagnola in qualità di marchese di Cassano. Per parte della madre, Marzia Ceba Grimaldi, poteva contare su una parentela composta di rispettabili famiglie genovesi e spagnole. Fra i suoi antenati era da annoverare anche Pio V per via del matrimonio contratto dalla nipote del papa con il bisnonno del B., Marco Bonelli, e il famoso cardinale Michele Bonelli, fratello del nonno del B., Girolamo.
Pur essendo primogenito di sette figli e nel pieno possesso di tutti i diritti che questa condizione gli riservava, il B. abbracciò lo stato ecclesiastico e dopo un primo periodo trascorso nel seminario romano, si trasferì a Perugia, dove conseguì il dottorato in legge. Ritornato a Roma, fu nominato cameriere segreto pontificio e successivamente referendario delle Segnature. Fu chiamato quindi nella Congregazione del Buon Governo e nominato infine giudice della Segnatura della Giustizia. Intrapresa la carriera amministrativa, fu inviato come governatore in varie città dello Stato della Chiesa, finché Alessandro VII, grazie all'intervento dei cardinali Sacchetti e Imperiali, lo nominò il 15 apr. 1655 governatore di Roma.
Nel concistoro del 16 ott. 1656 fu eletto arcivescovo di Corinto e designato nunzio straordinario presso la corte spagnola. A questo voto seguì il 27 ottobre la conferma ufficiale. La scelta del B. per la nunziatura spagnola era dovuta al favore del papa, ma anche alle raccomandazioni da parte dei diplomatici spagnoli. Alessandro VII si era deciso a inviare nunzi straordinari a Madrid e a Parigi dopo il fallimento delle numerose iniziative intraprese dalla diplomazia pontificia nel tentativo di ristabilire la pace tra la Spagna e la Francia.
Il B. s'imbarcò a Civitavecchia l'11 novembre e sbarcò a Barcellona il 17 dicembre. A motivo della peste che in quel momento dilagava in Italia dovette trattenersi in quarantena sulla costa spagnola fino agli ultimi di gennaio del 1657. A sua maggiore sfortuna un incendio distrusse gran parte dei suoi averi. La prima udienza ufficiale gli fu concessa il 21 febbraio, ma già il 2 marzo presentò a Filippo IV il breve della sua nomina a nunzio ordinario che portava la data del 5 novembre. Contemporaneamente invitò il De Massimi, fino a quel momento nunzio ordinario, ad abbandonare la Spagna con la massima sollecitudine, secondo le precise disposizioni della Segreteria di stato.
A questo gesto del B. il governo spagnolo reagì con sorpresa e indignazione, lamentando di non essere stato informato preventivamente, come imponeva la consuetudine diplomatica, della nomina del nuovo nunzio ordinario, considerata per il suo vizio di forma una manovra della Curia. Al B. fu negato il riconoscimento della corte e in conseguenza l'esercizio di ogni giurisdizione ecclesiastica sul territorio spagnolo.
Come già nel caso del De Massimi, che aveva dovuto lottare a lungo per ottenere il riconoscimento della sua nomina a nunzio ordinario, avvenuta anch'essa senza alcun preavviso, dietro il rifiuto della corte spagnola c'era il proposito di costringere la Curia ad accreditare in avvenire solo nunzi bene accetti a Madrid, che intendeva riservarsi il diritto di approvarli ufficialmente prima di riceverli. Presto risultò chiaro che oltre a queste motivazioni di ordine generale l'intransigenza spagnola celava il desiderio di ottenere in cambio di un riconoscimento, che alla fine avrebbe certamente concesso, pesanti contropartite. Si trattava delle somme riscosse dalla Chiesa spagnola per la bolla della crociata (i fondamenti storici e giuridici della loro devoluzione al governo spagnolo erano scaduti sin dal 1648) e di un sussidio straordinario, richiesto al clero spagnolo sulla base del cosiddetto "milione" dovuto alla corona per le sue spese.
Non è ancora chiaro se il governo spagnolo disponesse di validi argomenti giuridici per motivare la sua intransigenza, o se invece volesse solo approfittare di una occasione favorevole per un tentativo di ricatto. Certo è comunque che la manovra spagnola ebbe successo: dopo sedici mesi di attesa e di vane insistenze si trovò un compromesso che permise il 18 luglio 1658 il riconoscimento ufficiale del B., del resto personalmente assai bene accetto alla corte spagnola. Alessandro VII, dal canto suo, dette il suo consenso al sussidio del clero, per il pagamento del quale erano scoppiate violente polemiche fra i vescovi spagnoli.
Il De Massimi, che fino ad allora aveva provveduto al normale disbrigo degli affari della nunziatura, poté rientrare a Roma il 21 luglio dove l'aspettavano pesanti accuse di gravi manchevolezze di ordine finanziario e personale.
La conclusione nel 1659 della pace dei Pirenei senza alcuna partecipazione della diplomazia pontificia costituì lo scotto più grave pagato dalla Curia per la sua insipienza. Una nuova cocente sconfitta doveva registrare ancora il B. nel corso della sua nunziatura. Nel 1662 la tensione latente fra la Curia e la Francia era degenerata in aperta ostilità, mentre il conflitto con Madrid per il conferimento dei vescovati portoghesi dopo lo scoppio della guerra con quel paese aveva aggravato pesantemente la posizione della S. Sede, costretta ad un pericoloso isolamento. Quando nel 1663 fu incaricato di sottoporre a Filippo IV la proposta di una alleanza con Roma diretta a proteggere la uria dalle minacce francesi e a mantenere lo statu quo in Italia, il B. capì di trovarsi nel momento più difficile di tutta la sua carriera. La Spagna, infatti, aveva già raggiunto un accordo con Parigi, che permetteva alle truppe francesi il libero passaggio attraverso l'Italia settentrionale fino ai confini dello Stato della Chiesa.
Il maldestro tentativo di conciliarsi le simpatie spagnole con la offerta di trasferire alla Spagna tutti i privilegi goduti dalla Chiesa francese ebbe un risultato facilmente prevedibile: la risposta fu assai umiliante per il B., accusato tra l'altro di agire come rappresentante dei privati interessi del papa e di trattare più da turco che da cristiano. Magro compenso fu di ottenere la platonica concessione di un aiuto militare spagnolo nel caso di una persistente occupazione francese dello Stato della Chiesa, o di grave pregiudizio ai diritti ecclesiastici del papato.
Poco dopo l'arrivo a Madrid del suo successore, Vitaliano Visconti, che già in passato era stato accredidato presso la corte spagnola come nunzio straordinario, il 17 nov. 1664, cioè dopo otto anni di soggiorno spagnolo, il B. si mise in viaggio per l'Italia. All'inizio del 1665 arrivò a Roma, dove nel frattempo, prima ancora del suo arrivo, era stato elevato al cardinalato il 14 gennaio. Il 13 aprile ottenne il titolo di cardinale prete di S. Anastasia. Trascorse il resto della sua vita a Roma, rispettato e indicato ad esempio per l'integrità e l'abilità diplomatica dimostrata nel corso della sua nunziatura. Fece parte delle congregazioni della Consulta, della Immunità e del Buon Governo e fu protettore dei cappuccini.
Le sue ricchezze, minutamente descritte nel testamento, gli garantirono una vita tranquilla e godereccia. I tentativi dello zio, il cardinale Imperiali, di avanzare la sua candidatura al soglio pontificio durante i conclavi del 1667 e poi del 1669-1670 ebbero esito sfavorevole e non mancarono di nuocergli. Dopo una grave malattia, morì il 27 agosto 1676 nel corso del conclave dal quale risultò eletto Innocenzo XI. Secondo il suo desiderio fu sepolto nella chiesa di S. Maria sopra Minerva, dove più tardi i suoi nipoti gli fecero erigere un monumento sepolcrale.
Il copialettere originale della sua corrispondenza diplomatica si conserva nell'Archivio Segreto Vaticano, Segreteria di Stato,Nunziatura di Spagna, voll. 115-117, 119-131, 349-350. Copie di questa corrispondenza si conservano inoltre nei volumi 136-140 delle Nunziature diverse. Altre copie nella Biblioteca Apostolica Vaticana, Fondo Chigi, D I 2-3, 10-11; e E I 22, 26. Nello stesso Fondo Chigi, E I 147, ff. 297-333v, si conserva una copia del suo testamento del 2 ag. 1670 con aggiunte del 1º ott. 1675. Una copia del Discorso... fatto alla Maestà del re cattolico sopra la legaproposta da N. S. Alessandro VII... contro la Francia e la relativa risposta del duca di Medina si trovano nel Vat. lat. 13409, ff. 203-218. Una parte della sua corrispondenza diplomatica degli anni 1657-1660, riguardante la questione giansenistica, è pubblicata in L. Ceyssens, La fin de la première période duJansenisme. Sources des années 1654-1660, II, Bruxelles-Rome 1965.
Bibl.: A. Ciaconius-A. Oldoinus, Vitae et res gestaepontificum…, IV, Romae 1677, coll. 715-716; I. Palatio, Fasti cardinalium, Venetiis 1701, coll. 334-335; G. J. Eggs, Supplementum novumpurpurae doctae, Augustae Vindelicorum et Graezii 1729, p. 596; L. Cardella, Mem. stor. de' cardinali, VII, Roma 1793, pp. 157-158; S. Pallavicino, Della vita di AlessandroVII, I, Prato 1839, p. 266; II, ibid. 1850, pp. 71-73, 247; V. Forcella, Iscrizioni delle chiesee d'altri edifici di Roma, I, Roma 1869, p. 502; L. Karttunen, Les Nonciatures permanentesde 1650à 1800, Genève 1912, pp. 8, 23, 234; P. Gauchat, Hierarchia catholica IV, Monasterii 1935, pp. 34, 165; P. Litta, Le fam.celebri ital., I, s. v. Bonelli; G. Moroni, Diz. di erud. stor-eccles., ad Indicem; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., IX, col. 839.